Dieci ore e 6 minuti. In questa estate così strana e così ricca di exploit personali, senza pettorale, ieri è arrivato un nuovo record, anche se è ancora in attesa di omologazione. Simone Eydallin ha fermato il cronometro sul miglior tempo dell’everesting, vale a dire 8.848 m D+ di corsa. Il precedente crono con lo stesso stile è di 11 ore e undici minuti. Perché esistono diverse opzioni, oltre a naturalmente alla più famosa in bici. L’atleta Dynafit ha scelto di scendere in mountain bike, su un percorso parallelo. La partenza ieri alle cinque di mattina in punto, nella sua Sauze d’Oulx, per risalire 12 volte e mezza una pista di sci di 715 metri di dislivello, lunga 3,3 km e con una pendenza media del 24%. «È una salita aritmica che uso spesso per allenarmi e per testarmi» ha detto Simone. Un record costruito con meticolosità, con un team, tra ristori, assistenza e lepri, di una decina di persone. «L’idea dell’everesting è nata più per allenamento e per dare un senso all’estate senza gare, ma inizialmente non pensavo al record, poi quando ho fatto una prova su un dislivello di circa la metà ho capito che avevo delle possibilità». La tattica di Simone è stata spavalda: spingere nelle prime cinque salite, per avere poi margine per gestire gli ultimi giri. «La prima salita l’ho chiusa in 33 minuti, forse un po’ troppo veloce, poi sono stato su una media di 35-36 minuti e l’obiettivo da metà era di potermi gestire 43 minuti di media, però all’ottavo e nono giro ho avuto un black-out durissimo. Il problema non era il fisico, ma la testa, non ce la facevo più a mangiare, a vedere le stesse persone, sono stato a un punto dal ritiro». Qualche curiosità: le scarpe usate sono state Feline Up, Simone aveva con sé anche un paio di bastoni pieghevoli, che non ha usato solo nelle prime due salite, ha consumato circa 12.000 calorie, 4,5 litri di bevande e percorso in totale 84 km con una media di 150 battiti al minuto. «Ogni 30 minuti prendevo un gel di carboidrati, poi all’arrivo sali o carboidrati liquidi e dopo circa metà delle salite ho aggiunto dei tramezzini con miele e marmellata, non ho mai avuto cali di zuccheri ma lo stomaco ne ha risentito un po’». Anche a metà percorso c’era un punto ristoro. Un altro aiuto è venuto dalle lepri, non tanto nelle prime salite, ma nelle ultime, nelle quali sono state importanti nell’impostare e mantenere il ritmo. Però l’atleta Dynafit non ha mai fatto portare nulla ai compagni, né i bastoni, né il flask. Well done Simone. 

© Damiano Benedetto