Due chiacchiere con Lorenzo Holzknecht dopo un allenamento
«Chiamami pure il primo pomeriggio che mi becchi senz’altro, mi alleno in tarda mattinata e poi verso le 17». Puntualmente chiamo alle 14 e non risponde, ma Lorenzo non tradisce e poco più tradì mi richiama lui. «Avevo visto un po’ di tregua meteorologica e così sono uscito a correre, invece ne ho presa un bel po’ e ora sono qui in auto con il riscaldamento a manetta che mi asciugo».
Hai tempo per due chiacchiere o ti faccio prendere il raffreddore?
«Dai spara…».
La scorsa stagione è stata la migliore sotto l’aspetto dei risultati? «E’ stata certamente la migliore sotto tutti i punti di vista».
E se l’appetito vien mangiando quest’anno si fa il pieno? «Esatto, mi è venuta molta fame, e se hai stimoli si fa anche meno fatica».
Che estate hai trascorso? «Mi sono allenato tanto e bene. A differenza di altri anni è andato tutto liscio, nessun infortunio, ho seguito tutta la preparazione senza perdere giorni. Ho invece cambiato un po’ la mia preparazione introducendo sedute di mtb, e il fatto di diversificare mi ha fatto bene anche muscolarmente. Mi sento carico e i test danno buone indicazioni».
Ti prepari esclusivamente di corsa o fai anche skiroll? «A me piace correre, mi viene facile ed è una passione che ho da sempre. Ma alla fine la corsa ti logora dal punto di vista muscolare, per cui con la mtb mi sono preservato. Non ho mai messo gli skiroll e nemmeno gli sci da fondo, piuttosto vado ad arrampicare».
La tua immagine è offuscata dal mito di Guido Giacomelli, sembra vinca da solo e che tu vada a rimorchio, è così? «Parto e arrivo con le mie gambe, ma è chiaro che con Guido sarà sempre così. Lascio giudicare la gente, non ho da convincere nessuno. Per me è un onore, oltre che un grande piacere, correre con Guido. Lui ha vinto tutto, è il campione, ha grande esperienza ed un carisma che in gruppo si sente. Guido è sempre meglio averlo come compagno che avversario, questo te lo garantisco».
Ad inizio stagione non che vedessi un grande affiatamento tra di voi, uno davanti e l’altro dietro. Poi è successo qualcosa, tanto da sembrare coppia da nuoto sincronizzato, e mi riferisco in particolare alla terza tappa del Pierra e in Adamello. «Bisogna imparare a conoscersi, la fatica e le tante ore assieme ci hanno unito, abbiamo iniziato a capirci senza bisogno di tante parole, c’era grande complicità. Accadono cose, anche particolari, che durante una gara ti fanno vedere le cose in modo diverso. Sei a nudo, difficile bluffare, certi gesti o certe parole fanno la differenza, in certi frangenti è stata un’arma in più a nostro favore».
Ci vuole tanto coraggio ad accettare il ruolo di compagno di Guido Giacomelli, certe tirate di collo, ma soprattutto quanta responsabilità se non si va come lui. «Ma è anche un grande stimolo. Guido non è come appare, è un ragazzo buono, un generoso, potete chiederlo a Jean Pellissier o a Lunger, tutte persone che prima di me hanno condiviso questa esperienza. E’ facile andarci d’accordo, è uno terra terra, sai sempre come la pensa, sincero e deciso. Poi è chiaro che è un ruolo rischioso, ma ci sta e sono davvero felice tocchi a me».
Che stagione sarà? «Non lo so, ci sono tanti appuntamenti e tante gare che è impensabile poter fare tutto. Bisognerà fare delle scelte, che non voglio fare a priori sulla carta, ma che effettuerò durante la stagione vedendo come evolve. Chiaro che il secondo posto alla Pierra Menta ha lasciato l’amaro in bocca, anche perché è l’unica gara che Guido non ha ancora vinto. Ritengo che inconsciamente quello potrà essere il grande obiettivo, che però non va dichiarato, onde evitare di caricarsi di responsabilità ed aspettative. Personalmente ritengo che una vittoria al Pierra Menta valga una carriera, per certi versi solo un titolo individuale iridato può avere più valore, anche se non avrà mai lo stesso sapore. A marzo vedremo come stiamo intanto si vive alla giornata. Mi piacerebbe anche partecipare a qualche gara che sinora non ho mai fatto, come il Sellaronda, questo per uscire anche un po’ dagli schemi e dai soliti circuiti».
Grande Course? «Siamo in lotta per il titolo, c’è anche quella, tanta roba, troppa».
Tu fai il professionista, ma come campi? «I miei sponsor Scarpa, Montura, Trab, e Camp in questo sono fondamentali, di fatto si sopravvive, ma senza di loro sarebbe impossibile. Il resto lo si racimola con lavori occasionali soprattutto in estate, e con i montepremi alle gare, se si vince, altrimenti t’attacchi».
Scelta di vita la tua o emulazione? «Se alludi a Kilian ti dico di no, lui è unico. Ho voluto provarci per me stesso, prendermi un po’ di rivincite e dimostrare il mio vero valore. Pochi, per non dire nessuno, credevano in me, ero un po’ uno sfigatello, chiuso nelle categorie giovanili dai risultati di Spini e Maiori. Dopo i due ori ai mondiali di Morzine, nella categoria espoir, la mia vita è cambiata. Le cose a 26 anni le fai per te non per gli altri, ora o mai più».