Il freddo sembra non essere stato l'unico inconveniente

Penso di avere fatto il Sellaronda più corto della storia. 15 metri di gara e poi….. sbam mi sono trovato disteso sulla neve a pelle d’orso, crocefisso con i
bastoncini schiacciati  da decine di sci, impossibile muoversi, per di più
senza una pelle, e senza il compagno.  Posso solo migliorare che migliorare ho pensato.
Era troppo bello partire là davanti, in terza fila, dove si entra in
griglia gli ultimi due minuti e c’è sempre posto. Già troppo bello, ma il
destino crudele mi ha punito sbattendomi là nella polvere, dove dovevo
essere. Mi rialzo con centinaia di persone che mi passano attorno,
pettorali pesanti…350/450 segnale inconfutabile che sono scivolato ben
oltre la pancia del gruppo.
Riparto d’orgoglio alla ricerca del socio perduto o meglio del numero 91.
Recupero posizioni su posizioni, passo i 300 i 200, ma del 91 neanche l’ombra. Mi metto giù a testa bassa come se la gara finisse alla prima salita, ma nulla da fare, il cancelletto quest’anno non è proprio un cancelletto, sembra piuttosto un portone, il nuovo cronometraggio permetteva il passaggio di molte coppie in contemporanea,positivo da una parte ma poco controllabile. Così dopo un paio di minuti di attesa scendo verso Arabba sperando di farla franca e recuperare, ma rimane pura utopia.
Decido di proseguire in ogni caso, senza la manopola del bastoncino,
rotta nella caduta, cambiando il mio approccio alla gara.
Dimentico così i tempi e d’un tratto mi rendo conto che quelle ombre che passavo in salita, ostacoli al mio obbiettivo, hanno dei nomi e dei volti che
riconosco. Edoardo, Riccardo per tutti un saluto e loro salutano me, proseguiamo così assieme.
Il Pordoi arriva, e puntuale anche il freddo che ci aveva risparmiato fino
ad allora, con l’unica consolazione che è di spalle. Capirai che fortuna, cerco di
coprirmi alla meglio, alzo il buff ma non ci riesco oramai è un blocco di
ghiaccio, ma si deve proseguie e allora giù.
La discesa è sempre liberatoria stabilisce una netta frattura tra la
sofferenza della salita, dalla quale vuoi fuggire, e il piacere della
discesa.  Ma al Sellaronda con -17 gradi non è così, preghi che finisca
prima possibile che le luci del paese ti scaldino.
Canazei è sempre magica, percorro le strette vie del paese che amplificano
il  tifo "forza Olivo… dai…" chissà chi sarà questo Olivo lo salutano
tutti , che sia il Sindaco?.
Il buio ci inghiotte di nuovo, Passo Sella, mi accovaccio attorno al fuoco
acceso dal quale non vorrei staccarmi più. Sento la voce gentile di una
ragazza che implora l’aiuto al compagno e vorrei aiutarla, ma molti attorno sono in difficoltà. Il vento adesso ci coglie di lato, mi fermo e mi copro infilando anche i copri pantaloni,  non ci sono mezze misure in questi casi.
La discesa a Selva è lunga, forse la più fredda, e a Plan de Gralba quando credo di essere arrivato mi rendo conto che non è così, con l’aggravante che devo  stringere forte il bastoncino rotto per non perderlo, visto che dopo la caduta è rimasto un moncherino che però mi porterà fino a casa, casa dolce casa, e calda casa.
Ultima difficoltà Passo Gardena. Il vento adesso schiaffeggia la faccia,
unica consolazione Corvara, che è ad un passo, un’ultima scivolata… decido di non tagliare il traguardo, mi defilo nel buio alcuni metri prima in silenzio..
sarà per l’anno prossimo… e il 91?  Mai visto.