Un atleta simbolo dello scialpinismo come William Bon Mardion. Una gara di Coppa del Mondo, la individual in pista di Arinsal. Una protesta plateale contro format sempre meno fedeli allo spirito e all’eredità dello scialpinismo: al momento del via rimane fermo, con le braccia incrociate. È successo lo scorso 25 gennaio. La foto, pubblicata dai colleghi di Skimostats sul loro account Instagram, che riportiamo nell’articolo, parla da sola.

Così nasce l’hashtag #saveskimo che in pochi giorni è diventato virale. Intendiamo virale per il piccolo mondo dello scialpinismo agonistico (meno di 100 post). Non è tanto la quantità, ma la qualità che ne determina la viralità. Ci sono post di molti degli atleti o ex atleti più forti, da Samuel Equy a Emelie Forsberg, passando per Xavier Gachet, Axelle Mollaret, Katia Tomatis e Martina Valmassoi. Spicca anche quello ironico degli organizzatori della Pierra Menta: «Le salite vengono battute con amore dai volontari, non create con la motosega (la motosega serve per fare rumore al Grand Mont)».

Il motivo della protesta è una individual che, a causa anche della mancanza di neve, è stata tracciata in pista, con un circuito da ripetere quattro volte: porte direzionali, salite a piedi (tagliate con la motosega), rombi. Insomma, una sprint allungata. Un format per il futuro, magari in previsione di una individual ai Giochi del 2030? «Fa veramente male al cuore vedere la direzione che sta prendendo il nostro sport… Questo circuito dovrebbe essere la vetrina dello sport e non un percorso che non sarebbe da proporre neppure a dei principianti» scrive Samuel Equy. «Fino a dove dobbiamo e possiamo spingerci nell’accettare che lo scialpinismo venga massacrato?» si domanda Xavier Gachet. Nei commenti gli risponde Kilian Jornet: «Ne abbiamo fatte molte di gare senza tanta neve, la Trace Catalane, Albosaggia, Alpago… ma, come dici bene, bisognava adattarsi alle condizioni per fare il meglio, cercando dei percorsi naturali. In questi ultimi anni la direzione verso uno sport sempre più da stadio, con l’artificializzazione degli ostacoli, è triste…». Tra gli altri commenti anche quello di un grande del trail running, ma grande appassionato di scialpinismo, come François D’Haene: «Sperando che questo nuovo messaggio possa finalmente essere ascoltato… prima che sia troppo tardi per lo sport e gli atleti». «Conosco alcuni dei migliori e più esperti atleti del mondo. Alcuni fanno cose che la maggior parte delle persone non pensano possibili. Sciano a una velocità pazzesca in discesa, non importa con quali condizioni della neve o quanti ostacoli da superare. E ora questi atleti vengono rallentati da delle bandiere su una pista perfettamente battuta» scrive Martina Valmassoi. Si arriverà allo sciopero degli atleti? Difficile pensarlo perché comunque il gesto di Bon Mardion è rimasto isolato, ma sicuramente cela un malcontento diffuso. E fa specie che nel comunicato post gara della federazione internazionale non ci sia neanche un cenno al gesto plateale di William.