Ecco un paragone calzante per il livello 3 nel bollettino nivometeorologico

Avete aspettato tanto le prime nevicate e non vogliamo certo fare i guastafeste. Ma leggendo il bollettino dell’AINEVA questa mattina ci è sermbrato doveroso riproporre l’articolo pubblicato sul numero di dicembre della nostra rivista Skialper (numero 104, pagina 30) a firma del nostro super-esperto di nivologia, Renato Cresta.

«Organizzato dall’ARPA Piemonte, lunedì 16 novembre si è tenuto a Torino il convegno ‘Sicuramente sulla neve, conoscenza e informazione per ridurre il rischio di incidenti da valanga’. Il titolo del convegno richiama correttamente il concetto di riduzione del rischio, ma alcuni relatori hanno convintamente parlato di ‘andare in sicurezza’ e di ‘aumentare la sicurezza’, aggiungendosi a coloro che, già da tempo, parlano di montagna sicura. Poiché la sicurezza, dizionario alla mano, è una ‘condizione oggettiva esente da pericoli’, considero improprio e fuorviante l’uso di questo termine, perché sono convinto che non esista nessuna montagna priva di pericoli. È mia opinione che sia necessario quindi riprendere la riflessione sulla riduzione del rischio, per fare comprendere a chi pratica le attività sportive della montagna che deve sempre confrontarsi con il pericolo, cioè con ‘situazioni cui sono associati uno o più elementi capaci di compromettere l’incolumità’. Nel corso dei lavori, qualche relatore ha seguito questo orientamento facendo accenno alla prevenzione, cioè a quell’azione diretta a impedire il verificarsi di fatti dannosi che possono condurre all’incidente, ma gli argomenti della diffusione dell’informazione e dell’incremento della conoscenza del pericolo valanghe non sono stati abbastanza approfonditi. Ritengo che, tra le azioni preventive, meriti piena lode il Bollettino Valanghe e che questo sia un gran merito dei diversi Enti Regionali che se ne occupano. 

Maria Cristina Prola, con una convincente presentazione, ha mostrato il complesso (e oneroso) sistema organizzativo di raccolta dei dati nivo-meteorologici che permette di redigere il testo del Bollettino, che ora si presenta anche con una nuova veste grafica, molto chiara e ben comprensibile. Ciò nonostante, ha ricordato che il 73% degli incidenti mortali dell’inverno 2014/15 si è prodotto con il livello di rischio 3. Poco dopo Davide Viglietti, commentando l’attività valanghiva dello stesso periodo, ha illustrato una situazione tragica che, durante un inverno moderatamente nevoso, ha raggiunto il quarto posto nella statistica di incidenti mortali avvenuti negli ultimi trent’anni.

Durante la tavola rotonda pomeridiana, condotta da Roberto Mantovani, giornalista e scrittore di montagna, gli invitati alla discussione hanno esposto i loro personali punti di vista, ma tutto è rimasto a livello d’idee e di pareri, senza giungere a una proposta concreta e convincente. Per questo motivo, nello spazio di tempo concesso agli interventi del pubblico, ho chiesto la parola e, tra altri argomenti che proverò a esporre in altra occasione, ho fatto osservare che, nel corso dei lavori, era stato appena sfiorato, e con una sfumatura negativa nei confronti della Magistratura, il rischio di finire travolto dalla ‘valanga di guai’ di un procedimento penale. Voglio ricordare che l’intervento del magistrato non è un capriccio, ma un atto dovuto in ogni occasione in cui riceve un verbale nel quale l’Ufficiale di Polizia Giudiziaria segnala un incidente e indica quel o quei soggetti che, a suo parere, possono avere concorso al verificarsi dell’incidente.

Poiché nel corso dei lavori si è accennato a una revisione dei parametri che conducono alla valutazione del livello di pericolo, ho ricordato che, nella mia attività di Consulente Tecnico, durante i procedimenti giudiziari ho sovente visto sollevarsi la diatriba sul significato del livello indicato con 3 sulla scala del pericolo. In queste occasioni mi sono reso conto che la maggior parte degli utilizzatori del Bollettino intende in senso astratto il concetto di pericolo e che il livello 3 non viene interpretato come un reale avviso di pericolo, ma come eventualità di incappare, per puro caso, in un incidente. Solitamente, durante i procedimenti giudiziari, i difensori sostengono che, su una scala di 5, il livello 3 deve essere inteso come pericolo medio; io ritengo che questa sia un’interpretazione priva di senso. Infatti, se si è convinti di ciò, poiché medio è ciò che ha una posizione o un valore compreso fra punti di riferimento estremi, ne consegue che la situazione di pericolo è al 50%; da questa interpretazione deriva che andare in montagna con il livello 3 è come giocare alla roulette russa ma, per rispettare il 50% di rischio, il tamburo del revolver deve contenere tre cartucce invece di una.

Vi ricordate che i primi pennarelli evidenziatori si chiamavano Marker? Ebbene, l’aggettivo marcato, che sempre accompagna il 3, sta correttamente a indicare che le condizioni del manto nevoso sono in una condizione particolare, che la distingue (negativamente) dalla stabilità, come confermano i sinonimi accentuato, sottolineato, evidente… Ho concluso questo argomento del mio intervento dicendo che, a mio parere, il concetto di ‘scala del pericolo’ è equivoco e che sarebbe preferibile sostituirlo con il principio di ‘codice di instabilità’, un codice nel quale il numero perde il senso di valore ma rimanda alle reali condizioni di equilibrio del manto nevoso, come il codice di colori in uso per definire le condizioni di salute di un infortunato.
 
In questo modo, forse, leggendo il Bollettino Valanghe, potremmo renderci conto che, quando segnala il livello 3, chi l’ha redatto, non si riferisce a un pericolo teorico e indefinito, ossia a una circostanza fortuita e imprevedibile, ma a una situazione concreta, ossia a una probabilità di incappare in una delle numerose nicchie di instabilità presenti sui versanti montani. Di conseguenza, la frase ‘è richiesta una buona (liv. 3) o una grande (liv. 4) capacità di valutazione locale’, che compare sempre sul Bollettino, non è un semplice consiglio, ma un chiaro invito all’assunzione di responsabilità. È una mia raccomandazione, invece, l’invito a leggere e valutare il Bollettino nella sua integrità ricordandovi che, se non lo farete voi, lo farà il Consulente Tecnico del Giudice e quest’ultimo non accetterà la scusa del malinteso, mentre l’accusa andrà alla ricerca di prove di imprudenza, negligenza e imperizia che sono le tre ombre che volteggiano sul capo dell’indagato per tutta la durata del procedimento. 
 
Provate a leggere la scala del pericolo secondo questa interpretazione di codice di instabilità.
1 – DEBOLE – Manto nevoso generalmente consolidato e stabile. Sono presenti alcune locali nicchie di instabilità sui pendii indicati nel testo.
2 – MODERATA – Manto nevoso non completamente consolidato. Sono presenti diverse nicchie di instabilità sui pendii indicati nel testo.
3 – MARCATA – Manto nevoso scarsamente e difformemente consolidato, con numerose e diffuse nicchie di instabilità, sui pendii indicati nel testo.
4 – FORTE – Manto nevoso debolmente consolidato e poco stabile sulla maggior parte dei pendii indicati nel testo.
5 – ELEVATA – Manto nevoso generalmente instabile.

Ps Il termine ‘nicchia’ vuole intendere una superficie circoscritta nella quale il succedersi dei fattori nivologici e climatici ha causato una condizione della neve discorde e inferiore rispetto a quella che caratterizza il pendio circostante».