Si può partire dalla strada per arrivare al trail e allo skyrunning? Sì, naturalmente. Anzi, è proprio dalla strada che arrivano tanti appassionati, che magari hanno iniziato a correre per farsi del bene e, piano piano, le strade della città e l’asfalto rovente si sono trasformati in una prigione per la loro voglia di liberare la testa e il corpo. Proprio per capire come si fa la transizione dall’asfalto allo sterrato, che non deve essere necessariamente esclusiva, abbiamo invitato tre runner a provare a correre fuori strada con noi tramite una campagna sui nostri account social media, grazie alla collaborazione di Mizuno che ha fornito scarpe e abbigliamento. Un marchio, quello giapponese, che ben si sposa con la voglia di andare oltre le barriere della città visto che produce sia scarpe da running che da trail. Lo abbiamo fatto, simbolicamente, andando a correre sul percorso del Vertikal di Punta Martìn, dietro Genova e a 7 chilometri in linea d’aria dal mare. Un percorso aspro, tecnico, sulla pietra e sotto il sole rovente. Perché per uscire dall’asfalto e trovare l’avventura non è necessario andare lontano da casa.
«Io corricchio un po’ da sempre, ho anche fatto atletica da ragazzo, mavado a correre soprattutto per staccare la spina, ho la fortuna di abitarein centro a Genova e corro nella parte alta della città, al Castelletto, a Righi, dove il verde non manca e la montagna si mescola con lecase» dice Francesco Ratto, 34 anni, ortopedico all’ospedale San Martino. Una corsa cittadina con la fortuna di potere inserire qualche trattodi misto o comunque di respirare natura dunque quella di Francesco. «Sì, anche se fino a oggi ho sempre usato scarpe da strada, poi sul numero di aprile di Skialper ho letto con molto interesse l’allegato Outdoor Running e scoperto che a Gressoney si corre il Monterosa WalserTrail, così mi sono iscritto visto che passerò le vacanze da quelle parti, però prima per allenarmi farò un vertical qui in Liguria, ma sono leprime gare trail alle quali parteciperò». Galeotto è stato Skialper o, meglio, la moglie, che gli ha regalato l’abbonamentoalla nostra rivista a Natale… Quella di Andrea Bandera nonè una storia tanto diversa, cambiano solo i luoghi. Ventinovenne, impiegatonel ramo commerciale di un’azienda alimentare, è di Busto Arsizio, nel Varesotto, ma lavora nella periferia milanese. «Corro prevalentementein pausa pranzo perché ho la fortuna di avere la docciain ufficio, faccio anche qualche garetta, distanza massima mezza maratona,poi l’anno scorso ho provato il primo trail, l’Ossola Trail: perqualche giorno ero a pezzi e non avevo idea di quale strategia utilizzare,però mi sono divertito molto». Una sola esperienza dunque perAndrea, anche se qualche raduno per tapascioni tra erba e fango non se l’era fatto mancare in precedenza… Quella di Francesca Ferrando,invece, è una storia un po’ diversa che ci fa capire come potrebbero diventare quelle di Francesco e Andrea. Siamo a uno step successivo edè interessante capire come è andata. Originaria di Ovada, nell’Alessandrino, lei correva su strada e poi gradualmente ha scoperto che fuoriera più bello e ora corre soprattutto nella natura. Tanto che non si è fatta mancare nemmeno il giro dell’isola di Minorca, alle Baleari, in autonomia correndo e andando in bici o una tappa del circuito mondiale swim & run.
Dopo una deliziosa focaccia alla Società di Mutuo Soccorso di Acquasanta, il tempo delle chiacchiere è finito ed è il momento di saggiare la voglia di trail dei nostri compagni d’avventura. Li abbiamo messi alla prova su 500 metri di dislivello, con terreno prevalentemente pietroso e un sole molto caldo. Un modo per testare subito le scarpe el’abbigliamento. «Sono subito delle pantofole, morbidee comode» scherza Francesco, che ha avuto in doteil modello più cattivo e veloce, la Wave Hayate. «Mi sono iscritto a un vertical e questa è proprio la scarpache ci voleva» aggiunge. Scherzi a parte la Hayate,bassa sul terreno e relativamente secca proprio peressere veloce e reattiva, è sembrata comunque abbastanzaammortizzata anche dietro a Francesco che,essendo ortopedico, di magagne alle articolazionidovrebbe intendersene. «Se avessi dovuto chiedereun consiglio a un amico, lo avrei chiesto proprio per una scarpa così».
Promossa anche la suola Michelin, almeno su roccia liscia e infida ed erba, i terreni che abbiamo provato. «In salita ho avuto subito la sensazione delle ventose, con la suola che si appiccicava alle pietre» gli fa eco Francesca che, come Andrea, ha ai piedi una Wave Daichi. «Mi sono trovata subito bene, aiuta la dinamica di corsa, è comoda e con la tomaia traspirante ma protetta» aggiunge. E Andrea? «Scarpa no problem, non posso che condividere quanto ha detto Francesca, aggiungo che l’ho sentita abbastanza sensibile da sotto sull’avampiede». Una sensazione comune a tutti e tre i nostri testatori. È l’impostazione Mizuno, che privilegia un po’ di sensibilità per leggere il terreno e le sue insidie, un fattore di sicurezza in più, soprattutto su medie distanze, quelle per le quali sono concepite i due modelli. Normale però che chi arriva dal liscio asfalto noti subito questo aspetto.
L’abbigliamento è stato messo ancora a più dura prova perché la salita sotto il caldo sole delle 11 di mattina, con temperature prossime ai 30 gradi, è stato il miglior campo di prova. Esame superato. In generale tutti hanno apprezzato la leggerezza e piacevolezza dei tessuti e l’efficacia degli inserti in stile rete delle t-shirt maschili, che assicurano maggiore traspirazione sulla schiena. Anche la maglia femminile, pur essendo in un unico pezzo, senza rete, è risultata fresca. I pantaloni da uomo sono 2 in 1, con tight inferiore non troppo fasciante, quelli da donna aderenti in stile ciclista. «I miei hanno anche una tasca con zip dietro, oltre alle due laterali, i loro no» scherza Francesca. Endura 7,5 2in1 Short infatti ha una doppia taschina in mesh per gel o piccoli oggetti in posizione laterale. Però la maglia maschile dietro ha doppio scomparto a zip laterale e due tasche mesh centrali. «Mi domando se mettendo un oggetto un po’ grande come il telefonino non tendano a ballare» si chiede Francesco. Detto, fatto: proviamo a mettere uno smartphone e la sensazione non è diversa, grazie all’elastico che impedisce alla zip frontale di aprirsi oltre un certo punto che mantiene il tutto in equilibrio. A proposito, proprio la zip davanti della maglia maschile è risultata particolarmente efficace in una giornata afosa come quella del 26 maggio. Perché sono i particolari a fare la differenza.
MIZUNO WAVE HAYATE 4
Per trail runner tecnici alla ricerca di una scarpa veloce e leggera, senza sacrificare il grip e la protezione. La speciale suola Michelin garantisce la massima tenuta, mentre la struttura ribassata contribuisce a tenere il ritmo e si adatta a superfici irregolari, su qualsiasi terreno, anche a velocità estrema e sempre con agilità.
Peso: 280 gr (M) / 230 gr (W)
Prezzo: 130 euro
MIZUNO WAVE DAICHI 3
La scarpa da trail running pensata per affrontare tracciati dalla lunghezza intermedia, ideale per una corsa veloce su superfici dure come roccia e pietrisco. Adatta a chi possiede un appoggio neutro. La scanalatura ad X, posta alla base del sistema X t a Ride, permette alla scarpa di adattarsi alla discontinuità del terreno, tutto a beneficio dell’aderenza.
Peso: 320 gr (M) 270 gr (W)
Prezzo: 135 euro
COMPLETO DONNA
Alpha Vent Tee è una T-shirt con dettagli riflettenti e tecnologia Mizuno DryLite che trasferisce l’eccesso di umidità lontano dal corpo per un microclima secco e confortevole che aiuta a migliorare la prestazione (35 euro). I pant short BG3000 Mid Tight, aderenti, sono realizzati in tessuto leggero e traspirante per offrire una migliore performance. La banda elastica interna brandizzata Mizuno fornisce ottimo confort per le corse più lunghe (50 euro).
COMPLETO UOMO
Endura HZ Tee è una t-shirt con mezza zip frontale per l’aerazione dotata di dettagli riflettenti sulle spalle per offrire grip e tenuta allo zaino. Due tasche posteriori con zip e due in rete (70 euro). Endura 7,5 2in1 Short appartiene alla nuovissima collezione primavera estate 2018 di Mizuno. Gli short sono in tessuto molto leggero con collant interno, che fornisce la compressione delle gambe per corse più lunghe (75 euro).
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