Alla ricerca del podio perduto
Dopo un paio di anni di digiuno eccomi di nuovo a Sega Digon, uno sparuto gruppo di case affacciate sul torrente che divide il Cadore dal Comelico, un luogo dove si lavora il legno oggi come cento anni fa, e dove, per un paio di domeniche all’anno l’associazione presieduta da Michele Festini porta sport e divertimento.
La Pitturina è solo alla quarta edizione, ma si è già guadagnata una posizione di tutto rispetto nel panorama Nazionale e non solo, è gara facente parte del circuito di Coppa delle Dolomiti, Coppa Italia categorie senior-master, junior-cadetti, e Campionati Nazionali a Squadre, non si può sbagliare.
Già dal briefing serale, proiettato su mega schermo, si capiva che la regia aveva preparato tutto e nei minimi particolari, e noi saremo stati gli attori di un bel film d’azione, la ricognizione virtuale sul percorso con la magia di Google Earth è la ciliegina sulla torta.
Il mattino seguente ci portiamo in zona partenza, con un trasferimento collettivo stile gita Cai, vestiti come palombari unica differenza che attorno ci sono tutti i campioni dello skialp nazionale, o perlomeno tutti quelli che non sono andati in Colorado, ma vuoi mettere Sega Digon con il Cottage di Bever Creek e i Patrol?
Partiamo come sempre alla “boia chi molla”, e subito invece si molla… si ma…. la pelle, devo già recuperare il mio compagno Riccardo, stessa classe un master come me, un vecchietto insomma, ma arzillo, un piccolo progetto in testa quello del podio di categoria del Campionato Italiano, ma sshh… non diciamolo a nessuno!
Procediamo spediti, decido di controllare da dietro, o meglio sono costretto in quanto non riesco a passarlo, Riccardo ha il passo regolare, è un metronomo, ogni tanto però devo scuoterlo perché ha la tendenza seguire la scia come un ciclista navigato, suggerisco un paio di cambi traccia, e lui afferra al volo lo spirito combattivo e andiamo per la nostra strada.
Seguiamo a poca distanza le seconde donne, dall’alto arriva il tifo caloroso a Martina e a Laura un po’ ci sentiamo importanti anche noi.
Tutto bene o quasi nei tratti a piedi e nei cambi, ma i ramponi non ne vogliono sapere di stare attaccati, così dopo una calata in neve fresca, me li ritrovo all’altezza delle ascelle o quasi… il tutto di fronte allo sguardo severo e incredulo di un giudice, facendo finta di nulla me li sfilo come una giarrettiera, neanche la Sofia Loren avrebbe fatto di meglio.
Il mio compagno non se la cava meglio di me, è alle prese con gli ultimi nati, i ramponi usa e getta pieghevoli per aprirli devi avere dimestichezza con il cubo di Kubrik.
Ultima breve salita prima della discesa finale, di fronte a me un atleta mi saluta «Ciao Tommy live tutto bene?» ma che simpatico penso mi ha riconosciuto, guardo meglio e riconosco Paolo, mi concentro e faccio uno più uno. Paolo… ma è della mia classe un master come me! Un pretendente al podio, mi si annebbia la vista, nel cambio infilo i ramponi alla bella e meglio, ma il mio compagno è ancora impegnato con la combinazione vincente del cubo di Kubrik, addio podio penso.
Discesa a rotta di collo e poi sci di fondo nell’infinita stradina che conduce al traguardo, «dai che ce la facciamo dai!» In quel mentre perdiamo anche una pelle e risaliamo per recuperarla, con quello che costano! Il podio è definitivamente andato.
Arriviamo felici, la squadra è affiatata, giudizi positivi su tutti i fronti nell’anno orribilis dello scialpinismo per mancanza di neve, complimenti veramente a tutti.
Sguardo alle classifiche, quella master naturalmente, mi accorgo con stupore che siamo in tanti anzi troppi…più di venti squadre su cento in totale.
Scopriremo poi che c’è stato un problema tecnico tutto da rifare classifiche comprese… io ho la mia ufficiosa… terzi….olè!