Sul numero di febbraio/marzo tre discese nella Bergamasca
«I dolci rilievi della bassa valle vengono rapidamente sovrastati dalla Presolana, il massiccio detto ‘La Regina’, con le sue diverse cime, i suoi pilastri di calcare, il vuoto sul precipizio nord che guarda la Val di Scalve. Essa è la porta dell’alta Val Seriana e la cima simbolo per l’alpinismo classico locale. L’idea di esplorare in ottica sciistica proprio le tre cime più rappresentative del massiccio è nata da un’uscita sul frequentatissimo Timogno… soltanto guardandosi intorno! Ecco il tarlo che ha portato nell’arco di due stagioni a sfiorare sci ai piedi le pendici del Pizzo Scais, del Pizzo di Coca e della Presolana Centrale che confluiscono nella Val Seriana. Itinerari classici primaverili dell’alpinismo bergamasco, visti in ottica sciistica: un’effimera collezione che consente di ‘calzare alla croce’ di tre punti simbolo delle Orobie». È questo il ‘succo’ dell’articolo di Andrea Bormida e Gerry Terraneo sullo sci ripido in Val Seriana pubblicato su Skialper di febbraio/marzo.
PRESOLANA – L’itinerario riguarda la normale estiva dalla Grotta dai Pagani. Emozioni dolomitiche su un canale da 45°. «La crosta cede sotto i piedi ma regge gli sci, con poco grip. In cima non c’è vento e fa caldo. Il sole inizia ad entrare, ma temo un po’ le scariche nel primo canale. Calzo gli sci e tengo la picca a portata di mano».
PIZZO DI COCA – Sulla vetta più alta delle Orobie la discesa scelta è quella dalla parete Ovest. Un 3.000 di grande soddisfazione. «L’idea di salire questo versante, per poi scenderlo, costituisce una bella possibilità di scialpinismo, ripido e di un certo impegno. Il dislivello, l’esposizione e il difficile orientamento a ovest forniscono tutti gli ingredienti per una discesa soddisfacente in un posto che ha tutte le carte in regola per essere definito selvaggio. L’avvicinamento fino al rifugio Coca, se percorso con molta neve come ci è capitato, non è per niente banale, anzi presenta rischi per tipologia di pendii attraversati e conformazione, che devono essere attentamente presi in considerazione».
SCAIS – La terza proposta è il canale centrale dello Scais. «Ambiente severo, senza sole vista l’esposizione est, un freddo pungente, ma il morale rimane alto. Siamo tranquilli, fino a quando, a circa 60 metri dall’uscita, dove verrebbe voglia di piegare a sinistra per prendere la spalletta di uscita, un evidente placcone ventato ci induce a pensare ancora più intensamente a tutte quelle belle cose che avremmo potuto fare».
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