Dolori alle ginocchia hanno impedito di completare il percorso originario
Il programma originale di Origone prevedeva la scalata del Monte Bianco e del Cervino, per poi concludere la lunga cavalcata sulla cima Dufour, la vetta più alta del gruppo del Monte Rosa in 24 ore. Per due terzi le cose sono andate come pianificato a tavolino. O quasi. Nel tratto in bicicletta, prima, e nell’approccio al Matterhorn, le ginocchia hanno iniziato a dare problemi a Simone Origone, che ha interrotto l’impresa ai 4478 metri della Grande Becca. Resta l’exploit per un’impresa mai tentata e, ovvio, mai realizzata da nessun altro, così come rimane un poco di amarezza nella guida alpina e maestro di sci di Champoluc nel non avere portato a termine la lunga cavalcata. “Quando ho capito che il dolore alle ginocchia non mi avrebbe permesso di andare oltre alla vetta del Cervino – ha raccontato Simone Origone al suo rientro a Cervinia – ho pianto. Pianto per non poter proseguire, pianto per l’allenamento e il tempo che ho dedicato all’impresa, per tutto il lavoro di quelli che mi hanno aiuto in questi mesi e oggi. Ma quando Adriano Favre mi ha comunicato che una volta raggiunta la vetta del Cervino la mia giornata si concludeva lì, ho anche capito che aveva perfettamente ragione: mi ero ripreso, stavo bene, ma l’avvicinamento alla Dufour era un’incognita e non ho proprio idea come avrebbero reagito le ginocchia alle sollecitazioni della discesa.”
Ma Simone Origone ha compiuto comunque un’impresa: “Peccato per i problemi accusati da Simone – ha sottolineato Adriano Favre, responsabile tecnico della Fondazione Mezzalama – e che non sia riuscito a concludere il progetto, ma quello che ha fatto oggi è un assoluto exploit. In 17 ore scalare il Monte Bianco, affrontare un tratto di discesa con gli sci, compiere il trasferimento in bicicletta e salire sulla cima del Cervino, non è una cosa da tutti i giorni, e soprattutto per pochi atleti. Mi preme sottolineare la discesa con gli sci, dal Dôme de Goûter al rifugio Gonnella, effettuata in piena notte, su pendenze del 55% e con il solo ausilio della lampada frontale. Un aspetto che dimostra la grandissima abilità di Simone sugli sci e la perfetta conoscenza della montagna tipica delle Guide: un uomo di montagna a 360°, oltre che un’atleta eccezionale.”
A mezzanotte in punto, dai 993 m di Les Houches – Chamonix, è scattata la rincorsa all’impresa di Simone Origone. Con un ritmo da fantascienza ha raggiunto i 4810 m del Monte Bianco alle 4.36 del mattino; raggiunto il Dôme de Goûter, l’inizio della discesa con gli sci per raggiungere il rifugio Gonnella, una discesa dove, per ammissione dello stesso Origone: “Ho preso qualche rischio, ma su quelle rocce che l’hanno strappato alla vita ho potuto salutare il mio amico Paolo Obert.”
Alle 6, Adriano Favre apre il contatto radio per fornirgli l’assistenza logistica nella discesa con gli sci, ma Simone rispondeva che lo stava aspettando al Gonnella, dove si stava rifocillando e cambiando scarpe e vestiti. Alle 7.30, in netto vantaggio sull’originaria tabella di marcia, Origone inforcava la bici e si lanciava, anche in questo caso a ritmo elevato, nel trasferimento che, dopo 100 km di strada, l’avrebbe portato ai piedi del Cervino. Nella salita da Châtillon ai 2050 metri del Breuil, Origone è stato affiancato da Alain Seletto, metronomo del pedale, che l’ha accompagnato lungo i tornanti della strada
della Valle del Marmore. Da poco passate le 11, l’arrivo a Cervinia e il pit stop all’albergo dell’amico Egidio Sertorelli; cambio di vestiario e di scarpe e poi via, nuovamente in bicicletta fino al campo da calcio per attaccare la normale del Matterhorn, sempre in compagnia di Alain Seletto, fino ai piedi dalla capanna Carrel. Nel frattempo, il dolore al ginocchio si acuiva e un rifornimento probabilmente errato causava anche dolori allo stomaco. Alle 14.35, lo obbligava a riposare per un quarto d’ora. Lo stesso Lucio Trucco lo costringeva a riprendere l’ascesa al Cervino e, dopo un decina di minuti di grande difficoltà, i due iniziavano a progredire a ritmi altissimi verso i 4478 m della Grande Becca, cima toccata alle 17 in punto. I suggerimenti di Adriano Favre prevalevano sulla voglia di Simone Origone, ora in condizioni eccellenti, di proseguire l’avventura e l’elicottero con lo stesso responsabile tecnico della Fondazione Mezzalama a bordo andava a recuperare le due guide alpine sulla punta del Cervino. All’arrivo al golf di Cervinia dell’elicottero, un gran numero di persone che, dopo tante ore con le pupille nei cannocchiali e nei binocoli a osservare la parete della Grande Becca, si radunavano per applaudire i protagonisti della giornata.
“Voglio ringraziare tante persone – ha detto Simone Origone appena sceso
dall’elicottero e abbracciato alla guida alpina che avrebbe dovuto accompagnarlo nell’ascesa alla Dufour, Joris Turini – dalla tantissima gente che lungo i tornanti da Châtillon a Cervinia mi ha incitato e dato forza per continuare; ad Adriano Favre, Alain Seletto, Lucio Trucco, Joris Turini, il gruppo di finanzieri che mi ha atteso sul Cervino e a tutti quelli che mi hanno aiutato in questi mesi di allenamento e nel tentativo di oggi. Mi spiace non aver concluso il progetto nel quale, io a Adriano, abbiamo creduto fino in fondo; ma sono anche molto felice per il calore e gli incitamenti di tutti quelli incontrati in
questi chilometri da me percorso, da Chamonix a Cervinia. Grazie a tutti.”