Una parete non sempre in condizione che, dopo le nevicate monstre delle scorse settimane, si trasforma in uno scivolo quasi perfetto e ricco di spine. Ecco perché Fay Manners e Marco Malcangi hanno battezzato la linea aperta con gli sci sul versante Nord del Becco della Pazienza (3.606 m) lo scorso 26 aprile Navigando fra le spine. La discesa scende al centro dell’imponente parete sopra la Valnontey, nella zona del Gran Paradiso. La nuova linea, con uno sviluppo di circa 450 metri, è stata gradata 5.3 E4. Navigando fra le spine scende sulla parete centrale, una cinquantina di metri a destra della linea aperta nel maggio del 2016 da Andrea Bormida, Cristian Botta, Mattia Varchetti e Stefano Ambrosio salendo dal versante piemontese, probabile prima discesa del pendio sul quale aveva messo gli occhi già Federico Negri alla fine del secolo scorso. La linea del 2016 si sovrappone a quella di Manners e Malcangi nel traverso centrale per poi piegare a sinistra nella parte bassa perché nel 2016 sia il canale centrale che la parte bassa presentavano tratti rocciosi a spezzare la linea.

 

L’occasione giusta è arrivata a fine aprile quando proprio quel versante è stato al centro della potente tempesta che ha scaricato metri di neve tra Piemonte e Valle d’Aosta. «Quando siamo arrivati al bivacco Borghi abbiamo fatto fatica a trovarlo perché era sommerso da due metri di neve» ricorda Fay. Dopo una notte al bivacco e aver scrutato bene le pareti circostanti, decidono di provare la linea sul Becco della Pazienza. «Da sotto la neve sembrava abbastanza rovinata dal vento e, nella parte alta, ghiacciata, ma quelle spine erano un’attrazione e abbiamo deciso di provare a risalire il pendio e rientrare se la neve fosse stata insciabile o pericolosa». Invece trovano il pendio in ottime condizioni, con neve invernale stabile e in due ore sono in vetta. «Dopo la prima parte c’è un lungo traverso a destra molto esposto dove abbiamo trovato una placca a vento per fortuna stabile» aggiunge Marco. I tratti più impegnativi? L’attacco e la spina nella parte finale, tra i due traversi. «Le prime curve sembrano sospese su un precipizio così alto ed esposto, costellato di spuntoni di roccia» dice Fay. «La spina tra i due traversi tra le rocce, nella parte bassa, è particolarmente ripida a impegnativa» ricorda Marco. «Avevamo piccozze e corda, ma non sono state necessarie calate, abbiamo sciato tutta la parete» dice Fay. Fay ha usato sci Black Crows Camox con scarpone La Sportiva light, mentre Marco aveva un set più largo e pesante, con sci Black Crows Atris e scarpone quattro ganci Tecnica.