Presentata oggi a Milano l'edizione 19 della gara valdostana

E’ stato presentato questa mattina nella Sala Montanelli di Milano, presso la sede della Gazzetta dello Sport, il XIX Trofeo Mezzalama; l’edizione degli 80 anni. Il Mezzalama spegne infatti 80 candeline e quella del 27 aprile 2013, considerando le varie interruzioni nella storia della gara, sarà una data importante. Nel 1933 la prima edizione vinta dalle Guide di Valtournenche, poi un evento riservato all’elite dello sci, fino alle edizioni moderne (dal 1997) con  lo scialpinismo agonistico in forte espansione che trasforma il Mezzalama in un evento di massa. Questa evoluzione impone scelte tecniche e organizzative inedite, perché la montagna a 4.000 metri resta pur sempre un ambiente per nulla addomesticabile. Lo spirito della Fondazione Mezzalama si impone però di conservare il bene prezioso di questa tradizione eccellente e di promuoverlo, insieme a tutto il movimento dello ski-alp sportivo e alle montagne della Valle d’Aosta. È proprio al Mezzalama che si può far risalire l’origine dell’evoluzione che ha portato alla concezione e ai materiali dello ski-alp contemporaneo.  Lo stesso Centro Sportivo Esercito può dirsi concepito nei caratteri attuali dai metodi inventati nel 1933 dalle pattuglie degli Alpini per vincere il Trofeo, come spiegato dal colonnello Marco Mosso, presente all’evento. Sul palco il presidente della Fondazione Mezzalama Giorgio Pession, il direttore tecnico Adriano Favre e lo storico dell’alpinismo e giornalista Pietro Crivellaro.

LA PAROLA A FAVRE –
Ecco l’intervento tecnico di Adriano Favre, certamente il più atteso dai lettori di Ski-alper  «L’edizione 2011 ci ha riportato coi piedi… sul ghiaccio. Negli anni ’70 era obbligatorio avere nello zaino il duvet. Lo reintroduciamo: abbigliamento termico al seguito, sia giacca che pantaloni.  Poi forse abbiamo peccato di generosità nell’ammissione di tutti. Invece il Mezzalama non è per tutti e la differenza sta nelle capacità alpinistiche. Punteremo tutto sul curriculum alpinistico, tramite un grosso lavoro di selezione. Le classifiche in gare ad alto tasso tecnico, come quelle della Grande Course, conteranno molto. Ma abbassando i limiti al cancello non risolveremmo il problema, anzi per paradosso favoriremmo atleti specializzati ma non ‘alpinisti’. Ammetteremo ‘solo’ trecento team.  Stiamo pensando anche alla squalifica per chi non sarà in grado di legarsi autonomamente: abbiamo sempre richiesto a tutti di prepararsi tecnicamente anche su queste manovre, ma il messaggio non passa e quindi dobbiamo trarne le conseguenze.  Il ghiacciaio cambia, e allo stato è confermato il nuovo passaggio del Naso del Lyskamm,  che sale al colletto e poi ne raggiunge la cima in cresta».