Per l'alpinista cuneese la prima discesa italiana
La prima discesa integrale italiana con gli sci dalla vetta del Cho Oyu: protagonista Mario Monaco, alpinista cuneese, amante del ‘ripido’. Insieme a Riccardo Bergamini è salito ai 8201 metri, per la parete nord-ovest dal lato tibetano, ovviamente senza ossigeno: l’unico della spedizione con gli sci in spalla. Una discesa in due giorni: il primo, appunto dalla sommità, passando al centro della parete nord-ovest, di fianco al campo 3 a quota 7600 metri e arrivando al campo 2 a 7200 metri dove ha aspettato i compagni di spedizione e trascorso la notte. Il secondo giorno dal campo 2, sino al campo 1 dove normalmente finisce la discesa su neve. Rimessi gli sci sotto la costola rocciosa del campo 1, ha ancora aggiunto una discesa sul pendio denominato ‘killer slope’, sino al limite inferiore della neve che in quei giorni era a circa 6200 metri di quota, dove ha caricato gli sci in spalla proseguendo sulla lunga morena sino al campo base a quota 5650 metri. «Il Cho Oyu non è impossibile, ma neppure ‘banale’ – racconta Mario Monaco che per l’occasione ha utilizzato un prototipo di sci di una ditta italiana, presto anche in commercio – la neve all’inizio era abbastanza difficile, poi da quota 8000 ho trovato un manto nevoso soffice e pennellabile dovuto alla recente spolverata di neve, con solo alcuni tratti di neve ventata, tutto sommato entusiasmante se si considera che a quella quota è difficile trovare buone condizioni. Sono riuscito a passare con gli sci ai piedi anche la barra rocciosa denominata Yellow Band, una fascia rocciosa che taglia tutta la parete tranne appunto pochi metri in cui è interrotta da uno scivolo di neve, in un punto ripido ma innevato e poi, a quota 6750 metri, anche la Ice fall, un risalto di enormi seracchi che richiedono concentrazione e prudenza in un tratto breve ma ripidissimo e con poca neve per le lamine degli sci che sfiorano il ghiaccio».