MdS Live – Dopo la prima tappa Giuliana Arrigoni quinta
Il deserto si sa è una terra inospitale, qui ci vivono persone dure, ed è per quello che i marocchini e giordani la fanno da padrone in casa loro. Un italiano però, proveniente da una terra altrettanto aspra, ha cercato ed è riuscito a scalzare la loro padronanza. E’ il sardo Filippo Salaris che oggi, nella prima tappa di 37,2 km, con il tempo finale di 2h55.25 è giunto secondo a soli 4’29’’ dal marocchino Mohamad Ahansal. Alle sue spalle lo spagnolo Miguel Capo Soler in 3h00’33’’. Segue il trio marocchino composto da Lhoucine Akhdar, Aziz El Akad e Samir Akhdar. Il giordano Salameh al Aqqra, primo lo scorso anno, è nono in 3h13’40’’. Ottima anche la partenza di Marco Olmo, ventesimo assoluto in 3h34’39’’. Tra le donne, vittoria di tappa per la francese Laurence Klein in 3h39’21’’. La prima italiana è Giuliana Arrigoni, quinta in 4h14’38’’, seguita da Emanuela Scilla Tonetti, nona in 4h39’52’’. Da segnalare i francesi Vincent Delebarre, decimo in 3h15.36, e Christophe Le Saux, undicesimo in 3h18’08’’.
BIVUAC 2 – Il percorso oggi si è svolto in una valle bellissima, enormi pianori interrotti da montagne irte e maestose. Un susseguirsi di sabbia color ocra intenso e rocce completamente nere. Il colpo d’occhio è affascinante… sembra un enorme “crème brulè quasi avessero svolto qui una puntata di Master Chef. Il mio autista guida velocemente, spingendo il fuoristrada su una pista che affianca quella dei corridori. Ogni tanto non resisto e gli chiedo di fermarsi. Il panorama è troppo bello, il mio occhio mi chiama e le mie macchine fotografiche vogliono a tutti costi imprimere nei loro sensori da milioni di pixel quelle milioni di pietre mere millenarie.
LE FASI PREPARATORIE – La giornata era iniziata bene. Un notte molto fredda ma in cui il vento, che aveva sferzato forte in quella precedente, non si è quasi avvertito. Sono le 5,30 del mattino, arrivano tuareg assoldati come manovalanza per montare e smontare le tende. Gli umori degli italiani sono al meglio. Dopo averlo a lungo sognato, il ‘via’ della Marathon des Sables è a portata di mano, anzi di occhio. Nella notte gli addetti dell’organizzazione hanno montato l’arco di partenza. Lo start sarà la catarsi di centinaia di ore di allenamento, di tabelle di preparazione, di studio meticoloso dell’attrezzatura. Ma prima bisogna godersi questo irripetibile momento fatto di tensione, gioia, di paura (perché no… si affronteranno 250 km da svolgersi in autosufficienza – 6 tappe in sette giorni) e orgoglio di sé stessi. Non mancano le foto di rito, singole e di gruppo. Si perché è solo da tre giorni che conosci il tuo compagno di tenda ma ti sembra di essere suo amico da sempre. Questo legame si rafforzerà per tutta la settimana e per molti si protrarrà per tutta la vita. Come dice Paolo Zubani, alla luce delle sue 24 edizioni, «i migliori amici della mia vita li ho conosciuti proprio qui, alla Md».
LA PARTENZA – Alle 8,30 tutti sotto alla linea di partenza, Patrick Bauer dopo aver salutato il Ministro dello Sport Marocchino nonché inviato speciale per la manifestazione di sua maestà Re Mohammed VI, come da usanza sale sul tetto della Land Rover Defender, prende in mano il microfono e inizia il breafing pre tappa. Sotto di lui il ‘suo’ popolo, tutti lo adorano, lo incitano, lo ringraziano, per aver avuto l’intuizione di creare 28 anni fa questo meraviglioso girone dantesco che si chiama MdS. Dopo una dettagliata spiegazione di come si dipanerà la prima tappa, la musica incomincia a salire forte … ci siamo! L’adrenalina è a mille, dentro e fuori la linea di partenza. Una magia che contagia non solo i corridori ma anche tutte le altre 500 persone addette all’organizzazione (compresi giornalisti, fotografi e operatori di 15 televisioni).
Sempre come da tradizione le casse incominciano a sparare Higway to hell degli AC.DC… meno dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno…. viaa! La lunga coda di corridori si snocciola via via lungo l’orizzonte, uscendo dall’enorme pianoro che ha ospitato il bivuac 1, fino ad addentrarsi in mezzo alle montagne. Molti corrono (i primi anche molto veloce), altri camminano. Per i primi percorrere i 37,2 km della prima tappa sarà questione di poco meno di tre ore, per gli altri molto, molto di più.
SALARIS CONTROLLA – Partito alle spalle dei mostri, il nostro Filippo Salaris si è appostato a circa 25/30 metri di distanza da loro così da poterli controllare anche qualora dovessero dividersi in due o più gruppetti. Per lui una gara molto tattica svolta in continuo crescendo, con ritmi che sul piano si assestavano attorno ai 4’20”/km e che lo hanno portato, km dopo km, a rosicchiare terreno al primo gruppetto e ad assestarsi in seconda posizione fino all’arrivo.
OLMO SUPERSTAR – secondo degli italiani Marco Olmo, ventesimo al traguardo, che dichiara di aver patito un po’ troppo le lunghe pietraie e il forte vento contrario. D’altronde si sa, lui non è un corridore ‘muscolare’, fa delle sue armi vincenti la regolarità e la ‘testa’, ma deve poter trovare un terreno adatto per dispiegare il suo passo leggero e continuo. Appena taglia il traguardo tutte le televisioni lo assalgono. Lui è e rimane la star, l’uomo che a sessant’anni si è permesso di vincere due edizioni dell’UTMB, l’uomo che oggi, quando di anni ne ha 64, si permette di mettere dietro alle sue spalle fior fiore di giovanotti muscolati edsuper allenati. Molto bene anche la nostra Giuliana Arrigoni, quinta tra le donne e settantaquattresima assoluta e giunta, al traguardo solo qualche attimo prima di Marcello Vendramin con il quale ha condiviso tutto il percorso di tappa.
LE IMPRESSIONI DI FILIPPO SALARIS – Salaris, ora sta bene ed è rilassato sotto alla propria tenda. Mi racconta la sua tappa passo dopo passo e dice a me (ma soprattutto a se stesso) di non sentirsi un campione. Vuole (e deve) rimanere con i piedi per terra e dare il massimo anche domani; il tutto senza strafare perché, come già detto, il deserto è come la montagna… se lo sfidi lui ti batte. Sempre!