«Il raid degli amici ha iniziato a fare capolino nella mente di François qualche inverno fa, così un gruppo di persone si riunisce ogni anno per qualche giorno per sciare e scoprire un massiccio. È un’esperienza per uomini, non ci sono ragazze e Layla è l’unica donna a essere accettata perché sa sciare, bere vino e raccontare stronzate o fare battute pesanti come i ragazzi. Ma il raid degli amici non è solo scherzi e vino, si scia molto anche se il biglietto d’ingresso è un magnum di rosso o champagne nello zaino. Qui niente barrette energetiche e bevande vitaminiche, è come una versione hard core della Sentinelle. I protagonisti sono per lo più Guide alpine, cercatori di cristalli, alpinisti, medici del Soccorso alpino. Insomma, il livello atletico e sciistico è alto. Basti pensare che a volte del gruppo ha fatto parte anche Hélias Millerioux…».
Introduce così Bruno Compagnet il raid degli amici in Val Maira e Val Varaita. Qualche giorno lontano dalle code per firmare la powder di Chamonix, lontano dalle responsabilità, tra amici, per riscoprire i valori più autentici dello scialpinismo, quelli che non verranno mai meno. Discese, silenzio, bufere, villaggi popolati da cani e gatti. Nelle 14 pagine con le coinvolgenti foto in bianco e nero di Layla Kerley c’è l’anima dello skialp. E nelle sei pagine a seguire una mini-inchiesta di Federico Ravassard sulla Val Maira, icona di un turismo slow e human powered che si candida a paradigma del turismo alpino del futuro. Appuntamento su Skialper 132 di ottobre-novembre.