«Dove altro potrebbero portarmi le scarpe da trail?» si domanda Kim Strom al termine dell’articolo sulla Glacier Haute Route che pubblichiamo sul numero 118 di Skialper, già disponibile nell’edicola digitale del sito e in distribuzione a giorni nelle migliori edicole italiane. Stiamo parlando della famosa Haute Route Chamonix-Zermatt, ma questa volta non co sci e pelli ma con scarpe da trail running e, naturalmente, attrezzatura di sicurezza per il ghiacciaio. Un articolo scritto dalla giornalista tedesca e corredato dalle stupende e molto scenografiche fotografie di Dan Patitucci/Patitucciphoto, una delle tante storie di traversare che pubblichiamo su Skialper di giugno-luglio.

GHIACCIAI CHE SCOMPAIONO – La storia scritta da Kim Strom, oltre che un reportage sull’itinerario simbolo dello skialp itinerante d’alta quota in versione estiva e fast & light, è un invito a riflettere sul tema del climate change e dell’inesorabile scioglimento dei ghiacciai. Con Kim e Dan, infatti, nell’estate 2017 sull’alta via c’era anche Pascal Egli che, oltre a essere uno dei più fortu skyrunner in circolazione, è anche dottorando in glaciologia. A titolo d’esempio, uno dei ghiacciai attraversati, lungo quasi otto chilometri e con uno spessore massimo di 260 metri, si sta sciogliendo a una velocità allarmante di dieci centimetri al giorno, in estate. Pascal Egli ha anche contribuito a installare una delle centrali di monitoraggio che i tre incontrano lungo il percorso.

PANORAMI UNICI AL MONDO – In quattro giorni, con tappe da 13 a 26 km e dislivelli positivo compresi tra i 1.000 e 2.000 metri, sono stati coperti 88 km attraversando non solo ghiacciai, ma panorami unici, con lo sguardo che scorre dal Monte Bianco fino al Cervino e dormendo ai rifugi Chanrion e Bertol. «Gli ultimi 20 chilometri sulla morena rocciosa e lungo un sentiero bellissimo ci portano a Zermatt. Il calore e la polvere salgono dalla terra, una sensazione così diversa da quella che abbiamo provato muovendoci su ghiaccio e roccia – scrive Kim Strom -. Acceleriamo come quando finisci una qualsiasi corsa, una qualsiasi gara, ma questa volta è diverso: un misto di sollievo, gratitudine e orgoglio riempie i nostri animi. Ci siamo mossi veloci in un ambiente naturale che definirei enorme, potente e terribile allo stesso tempo».