C’è qualcosa di fuori dall’ordinario, come sempre nelle imprese di Kilian Jornet, anche nell’ultima, vale a dire i 23.486 metri di dislivello superato in 24 ore con gli sci ai piedi nei giorni scorsi, nella località sciistica di Tusten, in Norvegia. È naturalmente straordinario quello che ha fatto, ma questo è scontato. L’impresa non era annunciata e sembra che anche nell’entourage Salomon il progetto fosse conosciuto solo a pochi livelli. Quello che ogni volta riesce a sorprenderti è che a poche ore dal record siamo bombardati da una miriade di dati e curiosità. Tanto spirito libero, geniale e creativo, sui monti, tanto meticoloso nel registrare tutto, ma soprattutto nel comunicarlo. È anche per questo che è uno dei pochi personaggi della scena outdoor ad avere un ufficio stampa personale e oltre 800.000 follower su Facebook e poco meno su Instagram. Ma la straordinarietà sta nell’ordinarietà di quello che scrive… Un preciso diario di 24 ore da paura, dalla partenza da casa al riposo del fine settimana, con il puntiglio del dettaglio e della curiosità e anche tanta semplicità, oserei direi umiltà, una dote rara ai nostri tempi. Kilian per primo, e subito, chiarisce che il suo non ha la pretesa di essere un record perché non esiste uno standard uniforme nelle imprese (simili) di chi l’ha preceduto: cambiano quota, percorsi, pendenze. Insomma, un po’ tutto. Vale però la pena di ricordare che solo qualche mese fa Lars Erik Skjervheim si era fermato a 20.993 metri… E allora vediamoli questi numeri.

©Matti Bernitz/Lymbus

PERCORSO – Partenza a quota 116 metri, pendenze prima del 12%, poi del 26,22%, poi, dopo i primi 316 metri di dislivello, si andava fuoripista con pendenze anche del 30% e tratti corti in piano. Arrivo a 673 metri. All’inizio c’era (poca) neve fresca, quindi ha dovuto ance batter traccia. In totale due giri, uno lungo da 4,4 km e 550 m di dislivello e uno da 3,6 e 428 metri. 23.486 metri e 200,4 km percorsi, dati leggermente corretti rispetto a quello di Strava utilizzando topografia dettagliata.

RITMO – Nelle prime 6 ore Kilian ha dovuto badare soprattutto a conservare le forze e non andare troppo veloce, una media di 1.100 m/h, calcolando anche i tempi di discesa e i cambi pelle. Di notte, dopo sette ore, ha scelto l’anello corto. Da 8.000 a 13.000 metri il ritmo passa a 1.000 m/h, da 13.000 a 16.000 scende a 900 e il sonno si fa sentire, in due giri, quando il timer segna 16 ore, arriva a 820 e 802 metri. Si ferma 10 minuti, sale a 900 metri e poi scende a 828, si ferma ancora, 12 minuti. Le ultime 4 ore sono al ritmo di 950 metri e alla fine la media sarà 978,6 m/h, con un massimo di 1.222 e minimo di 802. Tolta la discesa e i cambi pelle, la media è di 1.065 m/h. Vale a dire il 64,1% della Vo2 max e dei suoi più veloci 1.000 metri, 36 minuti. Uno standard simile ad altre imprese 24 ore (58,5% nel record della mezza maratona e 68% in quello ciclistico).

CALORIE – Obiettivo di 250 ora, dati finali 5.500-6.000. Cosa ha mangiato? Gel e jellies, però anche tanta pizza, un po’ di pasta, un caffè, una cioccolata…

MOTIVAZIONE – Si è rivelata fondamentale, soprattutto la notte, la compagnia. Poi tanti piccoli obiettivi a corto e massimo medio termine: ‘arrivare alla fine del tratto più ripido’, ‘mi mancano due giuri per raggiungere i 20.000 metri’. La massima visualizzazione è stata relativa alle sei ore successive, non di più.

RIPOSO – Doccia, qualche snack, poi una cena con riso, verdura, insalata, pane e formaggio, nove ore di sonno, il giorno dopo 30 minuti di bici… Da lunedì la solita routine. Muscoli stanchi, ma niente di più, qualche fastidio ai piedi, passato velocemente.

MATERIALI – Sci Salomon Minim con attacchi e scarponi Gignoux. Ne aveva più paia, ma non ha mai fatto cambio. Pelli Pomoca Race Pro / Grip.

E poi? E poi la velocità massima in discesa è stata di 115 km, per 9 ore c’è stata luce e per 15 buio, 20h,02’41’’ in salita e 3h22’44’’ in discesa. Dimenticavamo, il suo GOS Suunto era in modalità ‘best’ e alla fine aveva ancora il 10% di carica.

©Matti Bernitz/Lymbus