16h 09' per attraversare il Bianco dalla Val Veny a Les Houches
La cresta per antonomasia, che sale alla cima più alta delle Alpi.
La cresta di Peuterey è il sogno di qualunque alpinista, ma restano un’esigua minoranza quelli che riescono a realizzarlo.
Circa 1000 metri di avvicinamento più 4500 metri positivi di arrampicata in gran parte su roccia, numerose doppie per scendere dalla Noire e poi dalla Blanche, lunghi traversi, esposizione continua, terreno misto di quota e infine, dopo il Col de Peuterey ed il Pilier d’Angle, ancora i pendii in ghiaccio e neve per il Mont Blanc di Courmayeur e la quota prima della vetta vera.
Difficoltà complessiva almeno TD+, e linee non sempre facili da individuare.
E poi resta da scendere a valle: 3800 metri con forte sviluppo per raggiungere Les Houches.
Ueli Steck l’ha realizzata come l’avrebbe concepita un alpinista ma… in poco più di mezza giornata invece che in due, o più facilmente tre giorni, che sono i tempi medi dal bivacco Borelli. Naturalmente per quelli che hanno il grado e sono forti e ben allenati.
LA SALITA – Partenza alle 4.00 del 14 agosto dal campeggio in Val Veny, dove era ospitato da Matteo Pellin già autore di un tempo record con discesa dalla normale italiana del Gonella. In 1h 10′ Steck raggiungeva l’attacco della Sud della Aiguille Noire, dove il giorno precedente aveva lasciato lo zainetto con il minimo indispensabile e i 60 metri di Dyneema da 6 mm per le doppie.
In anticipo sui tempi previsti ha iniziato da arrampicare al buio, confidando nella ricognizione di una settimana prima. Grande divertimento e pochi problemi per Ueli verso la cima della Noire, raggiunta alle 8.30. 16 calate in velocità alle Dames Anglais, con qualche occhiata alla bella giornata che andava iniziando. E poi rocce rotte, traversi, lo Schneider Couloir, la punta Gugliermina dove ha deviato per non rischiare di staccare sassi su una cordata.
Dopo un paio di rifornìmenti della bottiglia con acqua di fusione, Steck raggiungeva l’Aiguille Blanche dove calzava i ramponi nella nebbia. Finchè si è trattato di seguire il filo della cresta nevosa per le punte e fino alle tre calate non ci sono stati problemi. Ma una volta raggiunto il vasto Col de Peuterey, Steck ha dovuto aggirarsi avanti e indietro tre o quattro volte lungo la terminale per trovare un accesso al Pilier d’Angle con visibilità di un paio di metri. Dopo una buona mezz’ora persa ha deciso di tentare qualcosa, e alla fine si è trovato a di sopra della nuvola e con una vecchia traccia visibile davanti.
L’ULTIMO PENDIO – Con i guanti fradici rigelati e ormai affaticato, Steck ha risalito le ultime infinite centinaia di metri, risparmiando il paio asciutto per la discesa sul versante francese. Appena prima delle 15 raggiungeva il Mont Blanc di Courmayeur, e verso le 15.30 la vetta!
LA DISCESA INFINITA – Un momento di relax sapendo che ormai era fatta ed era ‘solo’ questione di raggiungere Les Houches 3800 metri più sotto, e poi giù alle 15.35 verso il Dome di Gouter sulla enorme traccia che incide la normale francese.
Cercando di non pensare a quanto tempo e dislivello mancassero, Steck ha corso la discesa attraverso Téte Rousse e Bellevue. Appena dopo le 20 si trovava finalmente di fronte alla chiesa di Les Houches, 16 ore e 9 minuti dopo aver lasciato la tenda in Val Veny.
QUATTRO PASSI PRIMA DI CENA PER STUZZICARE L’APPETITO – «Pensavo di mangiare un boccone. Ma poi ho deciso di continuare, volevo raggiungere il mio camping a Les Bossons. Per un momento ho pensato di chiamare qualcuno e farmi dare uno strappo, ma era una così bella serata che ho pensato di fare quattro passi fino al campeggio. Una buona oretta dopo ero seduto vicino alla mia tenda».
QUALCHE TEMPONE PRECEDENTE:
– Matteo Pellin e Arnaud Clavel – 28 ore totali da Notre Dame de la Guerison (imbocco della Val Veny) e ritorno dalla normale del Gonella. In realtà questo resta l’unico riferimento comparabile con l’impresa di Steck.
– Luka Lindic – 15 ore e 30′ il 7 agosto 2013 dal bivacco Borelli alla vetta. Poi giù con calma per Téte Rousse.
– Jonathan Griffith and Jeff Mercier – Nel 2012 dal bivacco Borelli alla cima del Bianco in 29 ore e 30 minuti.
– Cristophe Profit – Tra il 10 e l’11 febbraio 1989 in 19 ore. Profit ha attaccato la Sud dell’Aiguille Noire alle 14 del 10 febbraio, e ha raggiunto la vetta del Monte Bianco alle 9 di mattina del giorno successivo.
Tra il e 17 e il 18 febbraio 1984 aveva già effettuato la prima solitaria invernale in 32 ore.