È il bello di un’estate diversa, senza cercare premi e classifiche. «È come una canzone semplice che ascolti di notte davanti al mare, con gli amici che si abbracciano e sorridono per tutte quelle cose che ci sono state e che non si possono vedere. È come una canzone semplice che avevi in testa e che hai saputo aspettare». Sono le parole di Niki Gresteri a proposito di Transappenninica a condensare il senso del numero di agosto-settembre di Skialper, il fascicolo 131 (144 pagine), in edicola a partire dal 4 agosto. Un numero sul senso del correre e camminare nella strana estate che stiamo vivendo, per riscoprire quel senso di libertà che solo andare veloci e leggeri tra le montagne permette di vivere in pieno. E per ritornare negli angoli più selvaggi del Belpaese, spesso a pochi passi dalla città o dalle località turistiche più famose: l’Appennino Ligure, quello Marchigiano, i tratti meno frequentati del Sentiero Italia, il Lagorai. Ma anche per sognare un viaggio di corsa in Patagonia. Perché chi smette di sognare è morto, come scrive il direttore responsabile di Skialper, Claudio Primavesi, nell’editoriale.

© Jamyl Coury

Every Single Street – Correre lungo tutte le strade di una città. Una sfida inventata nel 2018 da Rickey Gates a San Francisco, ma diventata tremendamente di attualità al tempo del lockdown. Per raggiungere tutte le strade di Frisco, come i local chiamano la città del Golden Gate, Gates ha percorso 1.317 miglia (poco più di 2.100 chilometri) e 147.000 piedi di dislivello, quasi 45.000 metri. Dopotutto in sette miglia per sette miglia ci sono ben 1.100 miglia (1.770 chilometri) di strade e per percorrerle tutte, anche se sei efficiente al massimo, devi coprire alcuni tratti più volte. «Correre su ogni singola strada di San Francisco in 45 giorni è stato come fare un’ultra ininterrotta tra le montagne, perché non puoi mai staccare con la testa, devi essere sempre concentrato e il dislivello è importante – dice Rickey – Però per altri versi è molto diverso, perché la nostra idea di trail running è spesso legata alla fuga, è semplicemente esistere in un posto e non essere perfettamente presenti e consapevoli in quel luogo: correre per le strade della città è l’opposto di fuggire».

© Nicola Damonte

Transap – C’è chi si porta in spalla il fornelletto e prepara l’asado, chi gira in bretelle. C’è chi cammina tutta la notte senza fermarsi mai e chi non vede l’ora che finisca. La Transappenninica è una prova di avventura e di montagna attraverso l’Appennino, lungo le antiche vie del sale che l’uomo ha usato per centinaia di anni per trasportare il sale necessario alla conservazione dei cibi verso la Pianura Padana e sui sentieri dei Partigiani tracciati durante la Seconda Guerra Mondiale, dalle colline della bassa padana fino al Mar Ligure. Tutti percorsi che toccano i crinali e non le valli come le strade moderne. Non è una gara di trail running. Non è a pagamento. La sfida si svolge durante l’ultimo weekend d’estate (che quasi sempre coincide con il terzo fine settimana di settembre) e prevede di coprire ampie distanze in poco tempo, con notevoli metri di dislivello (da 3.000 metri a 7.000 metri, tra salite e discese) e chilometri di sviluppo (dai 55 ai 110), variabili a seconda dell’itinerario scelto. La perfetta non gara per l’estate 2020, ma anche un’idea per partire alla scoperta dell’Appennino con la stessa formula, lasciando spazio alla libertà. L’articolo è firmato da Niki Gresteri e Marta Manzoni che la Transappenninica l’hanno fatta veramente, più volte, ed è un mix di ricordi, racconti e informazioni pratiche.

© Elisa Bessega

Esanatoglia – Un paese dove tutti si conoscono, lontano dalle autostrade e dal turismo di massa, nel cuore delle Marche. Un trail perfettamente tracciato e segnalato per le mountain bike che può diventare un’ottima scusa per correre liberi senza l’assillo del cronometro. L’Esatrail Supehero è il collegamento di molti dei sentieri in un giro unico: 90 chilometri e 4.000 metri di dislivello positivo. Per noi l’ha provato Francesco PacoGentilucci: «In 14 ore e 22 minuti di corsa ho incontrato due persone, alcuni cinghiali, tantissimi caprioli e un serpente. Basta».

© Dino Bonelli

Giovanni & Franz, si continua a correre – Dopo il lockdown non erano ancora tornati a correre insieme in montagna. Così ci abbiamo pensato noi di Skialper e il comico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo si è incontrato con l’amico di avventure Franz in Val Veny per fare quattro passi con le scarpe da trail e scrivere un articolo a due voci sul senso della corsa in natura al tempo del Covid-19. Una battuta di Giovanni? «Il blocco al quale il Coronavirus ci ha obbligati è stato un laboratorio. Ci sono quelli che si sono adattati correndo in terrazza o sul tapis roulant e quelli che non sono riusciti ad accettare la situazione e la corsa – antistress per eccellenza – è diventata un fattore di stress».

© Federico Ravassard

Translagorai Classic FKT Run – 80 chilometri in uno degli ultimi angoli selvaggi delle Alpi, senza strade asfaltate e rifugi eppure a pochi passi dalle Dolomiti più turistiche. A metà luglio nove trail runner si sono dati appuntamento a Passo Rolle per mettere le basi di quello che potrebbe diventare un classico della corsa e dell’hiking nella wilderness. Prima che la costruzione di rifugi e bivacchi trasformi irrimediabilmente lo spirito del luogo. «Translagorai Classic FKT Run nasce in modo piuttosto semplice – scrive Francesco PacoGentilucci – Ordino 50 adesivi pagandoli a mie spese e decido che sono il premio per chi arriva in fondo alla traversata in meno di 24 ore. Servono a rendere l’idea che se sei a caccia di un riscontro materiale importante è meglio che aspetti che ricomincino le gare. Attenzione, la Translagorai esiste da sempre come percorso, io non ho inventato assolutamente nulla. Esisteva la traccia e, intuendo da ciò che in molti mi hanno scritto, in tanti hanno un cugino o un conoscente che aveva già stampato un tempo strabiliante. Però mancava l’ufficialità, ma soprattutto qualcosa che rendesse questa traversata un vero FKT, un percorso condiviso, ripetibile e che facesse sognare anche i non local. Abbiamo quindi creato la traccia cercando di individuare il concatenamento che avesse più logicità e linearità».

© Rodrigo Manns

Una corsa alla fine del mondo – «All’inizio del 2018, grazie alla donazione allo stato del Cile della terra della Valle Chacabuco da parte di Tompkins Conservation, la Reserva Nacional Lago Jeinemeni e la Reserva Nacional Lago Cochrane sono state unite nel Parque Nacional Patagonia. Queste valli sono state trasformate negli anni dall’allevamento e l’ecosistema, al di fuori dei panorami da cartolina, rischiava di essere compromesso irrimediabilmente, però la creazione del parco è andata contro alcuni degli interessi economici locali. Così, a distanza di due anni, volevo vedere come è stato accolto dalle persone che vivono da quelle parti e che effetto ha prodotto sull’economia locale. Volevo farlo a mio modo, tornando lì per correre». Scrive così il runner e ambientalista cileno Felipe Cancino nell’articolo Una corsa alla fine del mondo, alla scoperta dei parchi nazionali patagonici e delle ultime aree remote della terra a passo di trail. Cancino racconta le avventure di due diversi viaggi nei quali ha toccato anche la Terra del Fuoco, la Península Mitre e l’isola di Navarino.

© Sara Furlanetto

Va’ Sentiero – Silenzio, natura, cultura, incontri. Sono le Alpi e gli Appennini attraversati dalla spedizione sul più lungo trekking del mondo. Il diario dei primi 3.458 chilometri riserva pagine ricche di sorprese e piccoli tesori di un’Italia tutta da scoprire, come per esempio la malga Smarano e Sfruz, il paese di Topolò o le Alpi Marittime. «Non ero mai stato nelle Alpi Marittime: a duemila metri ritrovi i colori della macchia mediterranea – scrive Yuri Basilicò – Anche l’odore dell’aria è diverso, a volte sembra sappia di timo. L’estate è finita, ma le giornate sono ancora belle e regalano grandi vedute. Da settimane il Monviso compare a ogni cima o valico, comincio a capire perché i Romani pensavano che fosse il più alto delle Alpi».

© Giacomo Frison-Glorija Blazinsek /Altripiani

Made in BangladeshClacson, polvere, smog, tosse, lacrime, occhi di donne stanche, bambini dallo sguardo adulto, piedi scalzi e cumuli di ciabatte di plastica abbandonate in un Paese di 169 milioni di abitanti che rischia di sparire tra le acque. Ma anche le garanzie di una fabbrica dove si produce l’abbigliamento di un noto marchio dell’outdoor, per nulla scontate nel Paese asiatico. Un reportage di Giacomo Frison e Glorija Blazinsek per andare oltre l’apparenza. «Lo sforzo più grande in Bangladesh è stato evitare di ragionare secondo le nostre regole e provare a interpretare continuamente questa logica della non logica dettata quasi sempre da un’esigenza di sopravvivenza».

© Yunes Boiocchi

Must Have e non solo – 19 pagine con i materiali più sexy per camminare e correre selezionati dalla redazione e fotografati da Daniele Molineris in una location insolita quanto accattivante (no spoiler), ma anche un’ampia sezione di portfolio sui tanti fastest known time di inizio estate, un estratto dal libro Correre, viveredi Emelie Forsberg sul senso di libertà dell’andare per monti a passo più o meno veloce, l’outro sulle gare virtuali e l’immancabile controcopertina di Caio completano un numero pensato per leggere e riflettere durante le vacanze.