Su Skialper in edicola una intervista a due giovani protagonisti del ripido
«Il nostro incontro non è stato su un pendio innevato, nemmeno su un impianto di risalita. È stato con un giro di cocktail argentino Coca&Fernet in un locale milanese. I ricordi non possono essere nitidi, una serata di proiezioni di discese di pente raide in snowboard, la presentazione di un libro… sì c’erano altri amici! Empatia, entrando nella consuetudine del ‘questo lo offro io’ e il gioco era fatto: si è iniziato a combinare giri e discese per le Alpi. Il bello delle passioni comuni: diventano un pretesto e poi con Gerry e Tia in montagna si va bene davvero. Pochi eccessi, si ragiona, a volte si rinuncia, cosa assai difficile e preziosa. La parte più complicata diventa la gestione del mese di maggio: le telefonate, i dubbi meteo, meteoblu, meteoverde, meteo orange, lì sì, ma anche quella parete sembra buona e manca. Un delirio. Ogni primavera. Ma poi quando la discesa l’hai fatta, si capisce e si scusano gli eccessi di questa passione. I due soggetti in questione infatti sono prima di tutto due appassionati sciatori: perché quando a fine settembre chiami Gerry per arrampicare e lui ti risponde con una foto di un qualche colosso del Vallese reso verglassato da un temporale estivo, l’unica cosa che ti impedisce di riattaccare è che quella passione ce l’hai pure tu». Comincia così l’intervista di Andrea Bormida a Davide ‘Gerry’ Terraneo e Mattia Varchetti su Skialper 104 di febbraio-marzo. Due amici off piste e nella vita con all’attivo tante discese di valore dai 45 gradi in su.
CURRICULUM – Couloir Coolidge al Monviso, (1.200 m 45/50°), Tour Ronde – parete nord (350 m 50/55°) e Canale Gervasutti (400 m – 45/50°), Disgrazia – parete nord (600 m – 50/55°) ma anche la nord del Fletschhorn e del Lenzspitze o del Gran Paradiso o la ovest dell’Eiger. Sono solo alcune delle discese del duo, spesso sciate insieme.
IL RIPIDO PER GERRY – «In primis ci tengo a dire che amo lo sci, dal freeride, allo skialp classico fino al ripido (anche la pista in dicembre). Il ripido per me, e credo per Mattia, è il punto di arrivo di un lungo percorso che inizia con la pista, poi con il freeride, poi con lo scialpinismo. È il culmine della carriera di uno sciatore: per molti invece è l’inizio, infatti poi dai video e dalle foto si vedono tecniche di curva non molto cristiane ahahah! Le difficoltà non sono di certo paragonabili con l’arrampicata sia su roccia che misto, perché ritengo che siano attività molto più selettive a livello fisico e atletico. Nello sci il gesto tecnico è abbastanza semplice e una volta imparato è come andare in bicicletta, non c’è di certo bisogno di un allenamento assiduo e costante. Forse conta un po’ di più la componente psicologia e soprattutto il fatto che non ci si può allenare se non praticandolo. Non esistono palestre con neve artificiale e pendii di 50 gradi dove perfezionare la curva, se no saremmo tutti dei campioni e sul Couturier si formerebbero le gobbe».
IL RIPIDO PER MATTIA – «Il ripido – uso questo termine per semplificare anche se non mi piace molto – è comunque l’estremizzazione di uno sport, credo che lo si potrebbe paragonare al freesolo o anche all’arrampicata tradizionale di livello, anche se di climbing non mi intendo molto. Spesso l’errore non è concesso, l’allenamento fisico deve essere sempre al massimo per riuscire a ottenere risultati e agire in maniera lucida e sicura. Sicuramente la difficoltà rispetto alle altre attività citate da te sta nel fatto che l’allenamento del gesto tecnico su strutture artificiali non è permesso e che il rischio maggiore rispetto ad altre discipline è che si agisce su un terreno in continua mutazione: temperatura, vento e precipitazioni possono modificare il campo di gioco in tempi brevissimi».
IL FUTURO DEL RIPIDO (GERRY) – «Il futuro penso che sia portare questa tipologia di sci su cime dove la quota è un ingrediente che può determinare un successo o un fallimento. Ci sono già stati tanti exploit negli anni passati e spero di vedere negli anni futuri sempre più gente alle prese con montagne di 6.000, 7.000 e anche 8.000 metri con sci o snowboard ai piedi».
IL FUTURO DEL RIPIDO (MATTIA) – «Sicuramente la Cordillera Blanca sta attirando sempre più appassionati e rimane la meta intercontinentale più ambita mentre l’Himalaya è meno battuta per costi e fattori ambientali. Quest’anno ho visto parecchie foto anche della Nuova Zelanda. Ma credo che non sarà solo altitudine, i paesi dell’estremo nord richiamano sempre più sciatori amanti delle linee fluide del gesto che sta diventando sempre più estremo e veloce. Pendii ripidissimi scesi in modalità freeride. È l’era dei De La Rue e Anthamatten».
DISPONIBILE ANCHE SU APP – Skialper di febbraio-marzo è disponibile nelle migliori edicole e su app. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!
A questo link la presentazione del numero