Intervista con uno dei mostri sacri dell’arrampicata su Skialper di aprile

«Oggi il cielo, col suo azzurro sfacciato, pesa come un coperchio. Il sereno intenso e intonso reclama a viva forza lunghe vie in Dolomiti, mentre invece mi ritrovo in una – seppur bella – falesia tirolese a margine dell’International Mountain Summit.  All’apparenza è una giornata normale; indosso imbracatura, scarpette e sono legato a una corda che scorre per una ventina di metri fra roccia e rinvii. A tenere l’altro capo è un mio coetaneo austriaco. Abbiamo diverse cose in comune oltre all’età: un padre montanaro (Alpi il mio, Himalaya il suo), la corporatura e una passione a 360° gradi per tutto quello che si può fare fra i monti, con una certa predilezione per le strisce di ghiaccio incorniciate da bei graniti. Le differenze risiedono nella lingua e nel livello (competere con chi già a dieci anni saliva l’8a è complicato). E nell’aspetto». Comincia così Alessandro Monaci l’intervista con David Lama sul numero di aprile-maggio di Skialper. Nato nel 1990 da madre austriaca, di Innsbruck, e padre nepalese, guida di montagna, Lama a 10 anni saliva sull’8a e a tredici sull’8c. Nel 2005 ha salito No Future, una via di 70 metri in 8c. Nel 2009 ha tentato di salire in libera la Via del Compressore sul Cerro Torre, in Patagonia, senza successo. Ci è riuscito invece nel 2012 con Peter Ortner. Ecco alcune risposte alle nostre domande…

ALPINISMO – «L’alpinismo per me è più di uno sport. È più un’attitudine verso se stessi, ma anche verso la montagna. Voglio dire, se vuoi arrampicare su una via devi scegliere uno stile e questo stile è fondamentale. La maniera in cui sogno di scalare una montagna è più importante dell’avere successo. Penso che se tenti una qualsiasi via, incontrerai delle difficoltà lungo il percorso e molte persone cercano più di aggirarle che affrontarle. Invece è importante rimanere concentrati sullo stile che si è scelto e se si rivela impossibile salire con i metodi che ci si è prefissati, accettare la sconfitta. Ecco, questa penso sia l’attitudine che l’alpinismo richiede».

ARTIFICIALE – «Forse il free climbing è lo stile più bello con cui si possa arrampicare, perché si affrontano realmente le difficoltà di una parete, senza nessun artificio o aiuto. Ma tutto dipende dalla fantasia che si ha stando sotto una montagna e, mentre ti immagini la linea che vorresti salire, ti immagini anche il modo in cui vorresti farlo. Non necessariamente scelgo sempre lo stesso, trovo che anche l’arrampicata artificiale moderna abbia un suo forte fascino».

SCI – «Mi piace molto. Preferisco lo sci ripido, i canali. Ho fatto anche qualche prima discesa nelle montagne di casa».

GIÀ IN EDICOLA – Skialper di aprile-maggio è disponibile nelle migliori edicole. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per acquistarlo su smartphone o tablet è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!      

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