Omar Oprandi racconta la gara di domenica in Austria

Omar Oprandi ha corso la Dachstein Triple di domenica nella doppia veste di triathleta e di inviato di Ski-alper. Mentre prepara il servizio per Up&down di ottobre, presentiamo un’anticipazione su skialper.it. 
Ecco dalla sua viva voce cosa ci ha raccontato:  

«Mi sono divertito un mondo! Quella è una gara di vero scialpinismo, e non basta essere forti atleticamente. Bisogna proprio saper fare bene tutto. L’ho fatta individualmente, come triathleta, e per tutta la prima parte in bici ci tenevamo d’occhio tra di noi che pedalavamo con l’imbragatura indossata».

MOUNTAIN BIKE IN SINGLE-TRACK – «Tre km tutti insieme attraverso il paese con l’auto della giuria davanti e tutti gli incroci presidiati alla perfezione. In tutto oltre 20 km molto tecnici di cui l’80% pedalabile, moltissimo in single-track reso difficile per tutti dalle radici bagnate, per cui anche i bikers bravi dovevano spingere certi passaggi. Mountain-bike vera. Così come sugli ultimi 2 km sterrati: qualcuno li ha addirittura camminati tutti, ma almeno il tratto finale bisognava spingere. Era un taglio inserito appositamente!»   

LA CORSA – «Cambi attrezzatissimi come nei migliori triathlon. Io ho scelto di correre scarponi ai piedi. Praticamente tutti hanno usato scarpette ma è stata vantaggiosa la mia scelta: dopo un chilometro diventava ripida, impossibile correre. Gli scarponi sulla schiena sono peso in più e soprattutto si portano male».  

SCI MOLTO ALPINISTICO – «La parte in sci, ti dico: una figata! Subito sci ai piedi su neve estiva, poi due diversi tratti a piedi in arrampicata facile, passi di II in parte attrezzati, e su quello più esposto una vera ferrata con l’obbligo di passare i due moschettoni, sci e bastoni nello zaino. Verificato dai controllori per tutti…o almeno si spera sempre!  A un certo punto c’è una galleria scavata nella roccia e una parete verticale di circa 30 metri da scendere sulle zanche fittonate. Si arriva sul ghiacciaio dello sci estivo: ancora tratti abbastanza ripidi con inversioni e l’arrivo sulle piste alla stazione di monte della funivia».  

ORGANIZZAZIONE E ACCOGLIENZA – «Tutto è organizzato perfettamente e nei tratti da percorrere in sicurezza vera, non alla buona chiudendo un occhio come da noi, eravamo controllati da professionisti e soccorritori alpini. C’era nebbia, e allora hanno messo le bandierine a 6-7 metri: impressionante! 

E grande ospitalità austriaca: molto benvenuti i concorrenti italiani!  

Alla fine la mia riflessione personale è che mi è piaciuta tantissimo anche perché rappresenta l’espressione dell’ andare in montagna con i propri mezzi, come ho fatto molte volte nelle mie traversate. Si parte da casa con le proprie gambe o in bicicletta e si va in cima usando quello che serve a seconda di quello che si trova».