Provincia cuneese, Busca downtown, trentacinque anni ma non si è mai abituato all’inevitabile invecchiamento e questo discorso lo precipita sempre in un grigio sconforto. Ricercatore all’università, tecnologie agroalimentari: roba di cibo, batteri e affini. Diverse pubblicazioni in merito, ampie discussioni con gli amici circa quelli più gustosi e dove trovarli. È diventato un punto di riferimento a suon di discese fuori e dentro i confini della Provincia Granda. Tradisce un aspetto rassicurante se lo si incontra nei post gita, ma in realtà è uno dei più feroci sciatori che ci sono in circolazione dal lato bello delle Alpi. Per tecnica e disinvoltura con gli assi nei piedi certamente un cabrì da montagna con a curriculum alcune classiche prestigiose, dalla parete Ovest del Monviso alla nuova discesa del2018 della Nord-Ovest del Täschhorn con Davide Terraneo.
Se si deve inquadrare un momento della sua sciata, penso a quella frazione di secondo in cui cambia spigolo agli assi: stai certo che se c’è lo spazio peruna curva, Cristian la farà. Non uno spettacolo per deboli di cuore se il terreno è esposto e particolarmente ripido. Mi ricordo un episodio in particolare durante una nuova discesa sul versante nord-orientale del Monte Matto, Valle Gesso, Alpi Marittime. Quel giorno eravamo riusciti asbucare sulla cresta sommitale. Come quest’inverno, a un monsone autunnale era seguita una bolla di alta pressione stabile lunga un paio di mesi. L’umida neve autunnale si era incollata e consolida sul roccioso pendio sommitale: un pongo perfetto, morbido in superficie. Tuttavia le prime curve da affrontare subito dopo aver calzato gli sci non rappresentavano certo un inizio soft: expo massima e quella tensione che si percepisce quando si deve abbandonare un luogo piatto come la cima per entrare nell’esposizione della parete. In quei primi dieci metri era tutto massimale: pendenza, esposizione, concentrazione. Io e Max stavamo indugiando su chi sarebbe stato il primo a entrare. Poi abbiamo visto Cristian scivolare in parete con disinvoltura. Bastone a tastare la neve, curva, curva sopra il primo salto in due metri quadri. Sorriso: «Le code dan quasi fastidio, toccano il pendio. È ripido».
Sono profondamente convinto che in parecchi a Chamonix dovrebbero ringraziare che la sua vocazione non sia stata lavorare in un bar o su unpeschereccio durante l’estate per poi fare lo skibum in inverno e primavera ai piedi del Bianco. Rappresenterebbe sicuramente un upset da quelle parti, come un vero underdog.
Questo ritratto è stato pubblicato all’interno dell’articolo Sei personaggi sotto traccia su Skialper 128 di febbraio 2020. Info qui.