Su Skialper di aprile un articolo su colui che ha dato il nome al Trofeo

«Nel necrologio dedicatogli sulla Rivista Mensile del CAI da Piero Ghiglione, suo inseparabile compagno di gita, Mezzalama viene ricordato come uno scialpinista ‘avido di sempre nuove ricognizioni’ che da oltre 10 anni stava mettendo a punto un grande itinerario lungo ‘l’alta zona confinaria’ delle Alpi, dalle Marittime al Brennero, sempre in territorio italiano. Una grande idea, non ancora realizzata da altri, neppure a nord delle Alpi». Scrive così Giorgio Daidola nell’articolo pubblicato su Skialper di aprile-maggio e dedicato a colui che ha dato il nome al Trofeo in programma, meteo permettendo, nei prossimi giorni. Ma chi era Ottorino Mezzalama?

ZAINI PESANTI –
Sempre secondo Ghiglione, Mezzalama ‘u uno dei primi a comprendere la bellezza e la grandiosità delle gite in sci sui ghiacciai in primavera, e a praticarle’. Pochi anni dopo, nel 1937, gli faceva eco in Francia Jacques Dieterlen, con il suo volume ‘Ski de Printemps’: un inno allo sci primaverile. Promuovere questo sci è stata l’idea vincente di quegli anni, in cui si vedevano più sciatori sulle montagne a Pasqua che a Natale. Mezzalama non fu, come l’amico Ghiglione, un precursore degli sci corti e della leggerezza. Probabilmente era talmente forte che non ne aveva bisogno. Partiva sempre con un grande zaino che giustificava dicendo: ‘Non si sa mai: in montagna si sa quando si parte, ma non quando si arriva’. Nel suo zaino doveva esserci insomma tutto il necessario per fare fronte nel migliore dei modi ai rischi della montagna e per prestare soccorso agli altri. Mezzalama era infatti estremamente generoso di natura e sempre il primo a muoversi quando qualcuno doveva essere soccorso in montagna. Ad esempio, un mese prima della sua morte, eccolo con il suo immenso sacco nel vallone di Rochemolles, sopra Bardonecchia, volontario partecipante alla ricerca dei 21 alpini del Terzo (il suo reggimento in guerra) travolti da una valanga.

LA FINE – Nel 1931 Mezzalama viaggiava con un altro celebre sciatore dell’epoca, Domenico Marzocchi, anche lui Accademico del CAI e socio dello Ski Club Torino, nonché campione italiano di canottaggio. Erano diretti a Vipiteno e di lì al rifugio del Bicchiere, sulla Cima Libera. Una scialpinistica lunga e impegnativa che sarebbe servita a Mezzalama come punto di riferimento per completare la sua grande traversata delle Alpi con gli sci. Fu travolto da una valanga sul ghiacciaio di Malavalle, mentre scendeva dal rifugio del Bicchiere. Aveva 44 anni.

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