Uyn Vertical Courmayeur Mont Blanc, vince Daniel Antonioli

Sole, catena del Monte Bianco in bella vista, con temperature in quota vicine allo zero. Giornata giusta a Courmayeur per la quinta edizione del vertical firmato dall’azienda Uyn di Asola. Partenza alle 7,30 dal centro di Courmayeur, poi quasi subito con il naso all’insù verso il Pavillon, per affrontare infine pendenze ancora più ardue nell’ultimo tratto fino a Punta Helbronner. Pietraia, passaggi ripidi, scale da oltrepassare per arrivare sulla terrazza panoramica. Fin dall’inizio, a fare l’andatura, è stato l’alpino Daniel Antonioli che ha sfruttato anche l’assenza di Kilian Jornet, che era originariamente previsto al via insieme ad Emelie Forsberg. È passato primo al Pavillon, è arrivato in solitaria sulla terrazza, tra gli applausi del pubblico e del colonnello del Centro Sportivo Esercito, Patrick Farcoz. L’alpino ha vinto in 1h 46’18”, davanti al francese Thibault Anselmet (1h 47’16”) e a Daniele Felicetti (1h 47’52”). La gara femminile è invece stata vinta da Ilaria Veronese, scialpinista e ciclista che è sempre rimasta davanti a tutte. Ha concluso ventunesima assoluta, coprendo i 2.000 metri di dislivello positivo in 2h 08’47”. Secondo posto per Elisa Pallini in 2h 19’05” e terzo per la francese Noémie Grandjean in 2h 22’41”.

K1000 A BRUNOD E MURADA - Sono invece stati 95 i concorrenti che hanno gareggiato nel K1000 di venerdì sera, corso sui sentieri - illuminati dalle frontali - che da Courmayeur hanno portato al Pavillon. È stata sfida fino all’ultimo metro tra i valdostani Mathieu Brunod e Davide Cheraz, con successo del primo che ha preceduto di 10 secondi l’avversario, chiudendo con il crono di 48’47”. Terzo gradino del podio per Mattia Luboz, a 2’55” dalla vetta e reduce dalla prima edizione del vertical La Thuile. Tripletta Esercito in ambito femminile. A vincere, in modo piuttosto netto, è stata l’azzurra di sci alpinismo, Giulia Murada (55’56”), davanti all’esperta Gloriana Pellissier (59’11”) e a Giulia Compagnoni (1h 04’02”).

KKIDS PER 45 GIOVANI - Venerdì mattina spazio ai più giovani. Circa cinquanta bambini hanno animato l’area del Pavillon che ha ospitato la Kkids non competitiva. Nessuna classifica per loro, solo un primo approccio alla disciplina, con Nutella party finale e premio di partecipazione per tutti. Il Uyn vertical Courmayeur Mont Blanc - prova del Défi Vertical - ha anche chiuso il circuito VK3000, iniziato con Chaberton e Monterosa Sky Marathon. A tornare a casa con il trofeo sono stati Ilaria Veronese e Giovanni Bosio (quinto assoluto). Premiata anche la combinata K1000/K2000 (gare venerdì e sabato), vinta da Giuliana Arrigoni e Davide Cheraz.
Domani alle 15,30, Emilie Forsberg presenterà il libro Correre, Vivere, pubblicato dalla nostra casa editrice. Appuntamento a Punta Helbronner, nella nuovissima libreria LaFeltrinelli.


Anche Kilian Jornet e Emelie Forsberg in gara all'Uyn vertical Courmayeur Mont Blanc

I 400 pettorali a disposizione sono andati ancora una volta esauriti. Il Uyn vertical Courmayeur Mont Blanc anche quest’anno ha fatto il pieno di iscritti e nel K2000 di sabato si preannuncia uno spettacolo unico. Come uniche saranno le due stelle internazionali che saranno al via della gara di sola salita che dal centro di Courmayeur porterà i concorrenti sulla terrazza panoramica di Punta Helbronner.
Sabato 3 agosto in griglia di partenza ci sarà Kilian Jornet, uomo icona della montagna e delle grandi imprese, scialpinista e atleta di corsa in montagna che ha vinto otto volte la Skyrunner World Series. E al suo fianco non mancherà Emelie Forsberg, svedese e altra protagonista dello scialpinismo e dei trail.
Nella gara femminile sarà presente anche Lisa Borzani, che cercherà la migliore condizione in vista del decennale del Tor des Géants, mentre in quella maschile atleti austriaci, finlandesi, francesi, britannici, norvegesi, olandesi, polacchi, spagnoli, americani, svizzeri e ucraini, ma anche gli alpini del Centro Sportivo Esercito, Daniel e Robert Antonioli e Denis Trento.
La gara regina sarà anticipata, come da tradizione, dal K1000 che si correrà venerdì sera (2 agosto) e che arriverà al Pavillon. Una sfida in notturna che vedrà impegnati un centinaio di concorrenti. Ci saranno anche Davide Cheraz, Mattia Luboz, Gloriana Pellissier e la scialpinista Giulia Murada.
Sempre venerdì saranno impegnati anche i bambini. Alle 11 in zona Pavillon verrà organizzata una prova non competitiva che costeggerà il Giardino Botanico Saussurea e che sarà aperta ai giovani tra gli 8 e i 15 anni. Le iscrizioni (costo 15 euro) potranno essere effettuate venerdì mattina alla partenza della funivia Skyway.
Il programma del Uyn vertical Courmayeur Skyway è lungo e molto articolato. Oltre alle due gare adulti, che partiranno alle 21 di venerdì (K1000) e alle 7,30 di sabato (K2000), sono previsti alcuni incontri dedicati a chi ama lo sport e la montagna. Venerdì, alle 18, al Jardin de l’Ange confronto con i trailer di oggi e di ieri, alla presenza di Bruno Brunod, Ettore Champretavy, Milena Béthaz e Francesca Canepa. Domenica 4 luglio, alle 15,30, a Punta Helbronner, Emilie Forsberg presenterà il libro “Correre, Vivere” della nostra casa editrice, best seller dell’estate.


Vetrina milanese per la sesta edizione dell’Adamello Ultra Trail

Vetrina milanese per la sesta edizione dell’Adamello Ultra Trail, disegnata tra i camminamenti della Grande Guerra. Alla presenza degli assessori regionali Davide Caparini (Bilancio, Finanza e Semplificazione), Martina Cambiaghi (Sport e Giovani) e Mauro Testini (presidente Unione dei Comuni Alta Valle Camonica), il comitato organizzatore della super classica camuna ha svelato date e novità. Le date da segnarsi in agenda sono quelle del 20, 21, 22 settembre. Tre giornate, a dir poco intense, che porteranno i concorrenti della 6ª edizione nei paesi, sui sentieri e sulle montagne dell’Alta Valle Camonica.
I primi a partire, venerdì 20 settembre da Vezza d’Oglio, saranno gli eroi della 170km (11.400 m D+), il giorno successivo nel cuore di Ponte di Legno sarà la volta dei concorrenti impegnati sulla 90K (5900m D+), mentre domenica (sempre da Ponte di Legno) spazio ai runner della 30 Trail. La proposta minore, in collaborazione con Rosa Associati, apre la porta ai neofiti della specialità e ai runner puri facendo dell’AUT un evento a tutto tondo per gli amanti della corsa in natura.
Per i non agonisti da non perdere i 20 km della Slow Trail, la non cronometrata Ludico Motoria Fiasp aperta agli appassionati di cammino, a conferma di come AUT sia un evento per tutti. L’evento rientra nel calendario del Festival del Cammino 2019.


La festa del Giir

Più forti del tempo che passa, di una supposta fase di ‘stanca’ dettata da mode e cambio generazionale a livello organizzativo, più forti delle calamità naturali, del fango e della natura che quando vogliono sono più forti e ti fanno male.
Ma Premana non si ferma, e dietro a questo mantra la macchina del Giir ha retto, portando a casa un’edizione cui non sono mancati i numeri, i campioni, il tifo e la passione.
E cosi è stata ‘la Festa del Giir’, come il condottiero Fil Fazzini ha ricordato ai microfoni nel dopo gara, giunta dopo la prova più difficile che ha imposto ridimensionamento degli storici tracciati di gara e, dulcis in fundo, un meteo a forte rischio anche nel week-end.
Ma niente, testa alta ed avanti, il Giir di Mont 2019 salpa in un sabato sera piovoso, riscaldato dalla storia incredibile di Milena Bethaz, la guardia parco del Gran Paradiso colpita da un fulmine e tenacemente tornata a vivere in maniera attiva la sua montagna. Lei l’ospite d’onore in un gremito Palasole, nel consueto appuntamento della vigilia che ha poi visto sfilare i tantissimi elites invitati dall’organizzazione e provenienti da tutto il mondo, con molti di loro a caccia dei punti decisivi in quella che era anche la 4^ è tappa del circuito La Sportiva Mountain Running Cup.
Domenica di nuvole ed incertezza, ma la Via Roma si anima di buon mattino: volontari, sponsor, espositori e tutto l’apparato mediatico che racconta il Giir sono al loro posto, pronti ad accogliere 500 atleti protagonisti sulla distanza regina e 238 sul Mini, per l’occasione accorciate rispettivamente a 21 (con 2076 D+) e 11 (1000 D+) km.
Poche gocce allo start, poi una mattinata che fila via liscia mentre sugli alpeggi e gli inediti passaggi di questa edizione salgono attesa, adrenalina e tensione.
Scappa via subito Gabriele Bacchion, il folletto del Tornado Running Team che sogna la grande vittoria da mettere in bacheca. Il varesino raggranella solo una manciata di secondi al passaggio al Piz d’Alben, dove il più in palla sembra il favorito di giornata Daniel Antonioli (La Sportiva - Falchi Lecco). Poco lontano anche il keniano di Run2gether Jonah Kiplagat Kemboi mentre nella gara donne la Neozelandese Ruth Croft innesta subito le marce alte per volare subito via dalle avversarie più agguerrite: la basca Ohiana Kortazar è a 1’30”, la rumena Denisa Dragomir a 2’.
Dalla croce di Piz d’Alben gli atleti si lanciavano sull’ Alpe Chiarino e successivamente in direzione di Lavinol per imboccare il lungo tratto di salita verso Premaniga, transitando anche dal centro storico di Premana.
Bacchion non dà la spallata decisiva ma mantiene circa mezzo minuto su Antonioli, mentre nella gara donne la Croft fa letteralmente il vuoto lasciando dietro di sé una avvincente lotta per il podio.
L’ascesa a Premaniga e Solino, come tradizione impone, decide la gara: Bacchion scappa via, all’ultimo gpm sono 3’10” sulla coppia formata da Daniel Antonioli e dallo spagnolo Antonio Perez Martinez (Wild Trail Project-Nike) sui quali cerca disperatamente di rientrare l’idolo di casa Mattia Gianola (AS Premana).
Il rettilineo di via Roma, che ha salutato negli anni Mejia, Burgada, Mamu, Puppi e tante leggende della corsa in montagna, accoglie festante un Gabriele Bacchion incredulo, il Giir di Mont 2019 è suo, la vittoria costruita con tenacia nella prima parte e poi resa trionfale con un finale perfetto che gli vale il 2h17’05” finale. Martinez (2h19’23”) è la medaglia d’argento mentre Antonioli (2h20’12”) bissa il podio del 2018, centrando la medesima posizione.
Gianola (2h21’31”) e Ionut Zinca (2h23’24”) chiudono una top five in cui talento, esperienza e tecnica si fondono alla perfezione.
Vittoria di proporzioni schiaccianti al femminile per una dominante Ruth Croft. La portacolori del Team Scott sigilla il suo Giir con il crono finale di 2h36’20”, lontanissima la migliore delle avversarie, Denisa Dragomir (Team Serim) che con una rimonta magistrale nella difesa finale chiude per l’ennesima volta sul podio di premana, per la skyrunner rumena crono finale di 2h39’23”, terzo posto per la basca Oihana Kortazar (Salomon Santiveri) in 2h41’03” a precedere la spagnola Azara Garcia de Los Salmones (Team AML Sport) e la rumena Ingrid Mutter (team Compresssport).
Nel mini giir, quest’anno ridotto alla distanza di 11 km, vittorie straniere: si impongono il Keniano Japhet Mwenda Mutwiri e la gallese Heidi Davies.
La short race maschile ha visto salire sul podio anche il rumeno Gyorgy Szabolcs Istvan e l’italiano Filippo Curtoni, al femminile suona l’inno per sua maestà britannica, con la Davies sul podio salgono anche Holly Page ed Emma Clayton.
In chiave La Sportiva Mountain Running Cup considerevoli passi avanti compiuti dal vincitore di giornata Bacchion e dai suoi inseguitori più prossimi Daniel Antonioli e Mattia Gianola. Nel ranking femminile la capoclassifica Paola Gelpi chiude all’ottavo posto di giornata.
Erano altre le priorità di Premana dopo il 12 giugno, eppure a distanza di un mese e mezzo tutto è filato liscio, malgrado mille difficoltà la classica premanese ha celebrato il proprio rito, e sì, Premana non si ferma!


Val Brevettola Skyrace a Jean Baptiste Simukeka e Daniela Rota

È il ruandese Jean Baptiste Simukeka ad aggiudicarsi la quarta edizione di Val Brevettola Skyrace. L’atleta Serim, società che si è aggiudicata il titolo italiano di skyrunning a squadre, ha concluso la gara in 2h11’ 52’’. Simukeka è riuscito a prevalere sul compagno di squadra Dennis Bosire Kiyaka, che si era aggiudicato il Gpm. Terzo il detentore del record del percorso, ancora imbattuto, Paolo Bert. Quarto il figlio d’arte Dennis Brunod. In campo femminile, torna a vincere sui sentieri della val Brevettola, diramazione della Valle Antrona, in provincia del Verbano Cusio Ossola, la bergamasca Daniela Rota, seguita da Cecilia Pedroni e Elena Vanzini.
Un percorso suggestivo, reso ancor più sublime dalle nuvole che hanno avvolto le montagne ossolane. Poi, il sole, tornato a splendere nel momento del taglio del traguardo del primo atleta. La quarta edizione della Val Brevettola è stata un vero e proprio inno alla montagna, con le sue difficoltà e la sua durezza. Sono stati 230 gli atleti a sfidare il maltempo e le piogge. Eppure, sono stati loro a spuntarla, coronando una quarta edizione spettacolare e di altissimo livello tecnico. «Una gara unica, che ogni anno mi richiama qui in modo irresistibile: sarà sempre nel mio calendario» ha affermato la vincitrice Daniela Rota.
«Ho visto un paese che, incredibilmente unito, si muove per questo evento e per questo ricordo. Tornerò sicuramente». Sono queste le parole del grande Bruno Brunod, icona e leggenda dello skyrunning, giunto a Montescheno, paese di partenza e di arrivo della manifestazione, al seguito del figlio Mathieu. L’evento, infatti, ha come obiettivo centrale quello di ricordare due ragazzi, Manuel e Davide, scomparsi in montagna nel 2016. Furono i loro amici, quell’anno, a ideare una gara in loro ricordo. E sono sempre loro, seguiti dall’intero paesino (di 400 abitanti) e da 250 volontari, a perpetuare la loro memoria raccontando il volto più bello, più puro, più concreto delle loro montagne.


Franco Collè padrone dell’Hoka One One Monterosa EST Himalayan Trail

Era l’uomo più atteso, il campione assoluto di questa seconda edizione dell’Hoka One One Monterosa EST Himalayan Trail (MEHT) e non ha deluso le aspettative. Il valdostano Franco Collè del Team Hoka Italia, unico doppio vincitore del Tor Des Geants, ha vinto la competizione al cospetto della parete Est del Monte Rosa presentandosi a Macugnaga, dopo aver corso e dato spettacolo nei 60km previsti del tracciato con 4500m D+, in 8h09’37”. Al femminile successo per la spagnola Estelita Santin Fernandez che ha concluso in 10h52’22”. Gara nella parte più alta e difficile annullata causa maltempo, come previsto dal pomeriggio si sono abbattuti temporali nella zona e l’organizzazione per motivi di sicurezza ha dovuto sospendere la gara nelle due distanze più lunghe da 38km e 60km radunando i partecipanti che non erano ancora transitati riportandoli in sicurezza all’arrivo.
Hoka One One Monterosa EST Himalayan Trail (MEHT) organizzato da Sport Pro-Motion, società organizzatrice anche di Nexia Audirevi Lago Maggiore Half Marathon e Sportway Lago Maggiore Marathon, ha scelto un posto unico in Europa per far vivere un'emozione unica. Gli atleti, tantissimi gli stranieri provenienti da oltre 20 nazioni, hanno potuto ammirare il salto di 2.500 metri, dal ghiacciaio del Belvedere fino alla Punta Dufour a 4634 mslm, con il passaggio sulla Diga di Mattmark/Saas Almagell e scollinamento al Passo del Monte Moro.
Alle spalle del fuoriclasse Franco Collé troviamo Stefano Ruzza ben distanziato in 8h50’51” e Carlo Bonnet, terzo, in 9h25’59”, mentre non ha concluso la gara Giulio Ornati, il vincitore del Meht 2018 e consulente tecnico per il percorso di questa seconda edizione 2019. Per la gara femminile secondo posto per Chiara Innocenti in 12h07’58” e terzo invece per la britannica Jenny Rice in 12h20’40”.
«Per me la montagna è tutto, ben vengano questi trail dove c’è montagna vera a 360 gradi – il pensiero del vincitore Franco Collé appena tagliato il traguardo -. Sentieri molto tecnici fin da subito e stamattina uno spettacolo, stupenda la parete Est e il Rosa davanti. Pomeriggio purtroppo si è annuvolato ed è arrivata la pioggia ma lo sapevamo. La prima parte è straordinaria, ma la seconda parte non va sminuita, mi avevano preavvertito dicendo che sarebbe andata via liscia, invece è affascinante anche la seconda parte. Tornerò senz’altro per farmela con il sole».
Come previsto oltre alla gara principale da 60km si sono corse anche altre quattro distanze che hanno consentito la presenza totale di circa 600 atleti. Nella 15K (1000m D+) successo per Fabio Falcioni in 1h27’59” e tra le donne per Priscilla Rigo in 1h53’27”, la 23K (1600m D+) con un percorso che passava sotto la parete EST del Monte Rosa è stata dominata dal favorito Mattia Bertoncini, bronzo ai Mondiali 2018 di Skyrunning U23 e astro nascente della nazionale under 23. Ha vinto in 2h30’17” mentre al femminile primo posto per Anna Cremonesi in 3h40’55”.
Ancora si è disputata la 38K (2900m D+) che presentava un percorso tecnico che consentiva di assaggiare l'imponenza dei “4.000 svizzeri”. In questa distanza primo posto per Riccardo Montani in 4h49’43”, tra le donne si è imposta Cecilia Pedroni con 6h13’41”. Si è disputata per la prima volta anche la staffetta 38K+22K (2900 m + 1600 m D+), in questo caso primo posto per il team composto da Singenberger Martino - Dorici Enea in 8h55’34”.


Monte Rosa Walser Trail a Andrea Macchi e Lisa Borzani

I temporali e la forte pioggia che, a tratti ha accompagnato il lungo viaggio dei trailer sulle montagne e i sentieri dei walser, non sono riusciti a rovinare la grande festa della MWT 2019. Andrea Macchi e Lisa Borzani sulla lunga, Mattia Colella e Elisabetta Negra sulla prova intermedia, Mattia De Guio e Stefania Canale sulla breve sono i vincitori della settima edizione. Quasi 800 concorrenti da 12 differenti nazioni a Gressoney Saint Jean hanno sfidato il meteo per correre su tracciati di rara bellezza. Domani mattina gran finale con la 5k non competitiva rivolta alle famiglie.
Pioggia nella notte, temporali intermittenti e ribasso repentino delle temperature hanno mietuto vittime importanti, ma non sono riusciti a sovvertire i valori in campo. Andrea Macchi e Lisa Borzani, super favoriti dei pronostici, sono riusciti a porre la loro griffe nell’albo d’oro della 114 km; la prova principe della Monte Rosa Walser Trail.
Pronti, via e il gruppetto dei migliori ha subito provato a fare ritmo nella prima salita al Rifugio Sottile e nella seconda importante ascesa al Colle della Salza. La notte, caratterizzata da forti temporali, ha contribuito a rimescolare non poco le carte in tavola. Andrea Macchi, per difendersi dal freddo, ha cambiato marcia e salutato il resto della ciurma. Alle sue spalle, se Gianluca Galeati e Michele Tavernaro hanno alzato bandiera bianca, l’esperto Patrick Bohard ha macinato sorpassi su sorpassi sino a guadagnare la seconda piazza. Al traguardo di Gressoney Saint Jean, sotto la pioggia, successo per un super Macchi che, dopo una lunga cavalcata solitaria, ha stoppato il cronometro sul tempo di 18h13’12”. Seconda piazza per il francese Bohard in 19h23’16” e gradino più basso del podio per Nicola Poggi (20h26’33”).
Nella gara in rosa la due volte vincitrice del Tor de Géants Lisa Borzani ha battagliato nelle prime fasi di gara con la veneta Cristiana Follador, per poi salutare tutte e procedere in solitaria. La forte trailer padovana, ma aostana d’adozione, ha vinto in 21h53’54” davanti a Melissa Paganelli 22h48’01” e Cristiana Follador 23h16'25"
Mattia Colella e Elisabetta Negra più forti di tutti sulla prova intermedia che, per motivi di sicurezza data la forte pioggia del pomeriggio, è stata ridotta di circa 10km. Visto il protrarsi della perturbazione il comitato organizzatore ha infatti giustamente deciso di tagliare colle Ranzola riportando tutti i runner il prima possibile al quartiere generale di Gressoney Saint Jean. Classifica alla mano Mattia Colella ha vinto in 5h19’24”, mettendo dietro Danilo Lanternino (5h19’50”) e Giovanni Quaglia (5h28’50). Al femminile l’atleta di casa Elisabetta Negra, fermando il cronometro sul tempo di 6h22’40”, è invece riuscita a tenere dietro Katrin Bieler (6h34’52”) e Annalisa Faravelli (716’03”).
Il meteo non ha spaventato i runner della 20k che in quasi 300 si sono sfidati sul bel percorso che li ha portati in scorci incantati delle Valli dei Walser dove il tempo sembra essersi fermato. I più forti di giornata sono stati Mattia Federico De Guio (1h32’44”) e Stefania Canale (1h59’21”). Sul podio con De Guio sono saliti anche Ante Zikovic (1h37’37”) e Alex Perolini (1h37’42”) Al femminile a conquistare la seconda piazza è stata Marcella Pont (2h01’47”), mentre terza è giunta Helena Gleda (2h09’55”).


Royal Ultra Sky Marathon a Cristian Minoggio e Ragna Debats

Hanno corso a fil di cielo del Gran Paradiso i circa 430 skyrunner della Royal Ultra Sky Marathon - 7 colli, 55 km di lunghezza e 4141 metri di dislivello positivo - e della Roc Skyrace - 31 km con 2000 metri di dislivello. Una giornata da incorniciare, uno spot per la natura selvaggia del Parco Nazionale Gran Paradiso, che ben ha compreso la valenza dei grandi eventi sportivi outdoor, per comunicare e promuovere il territorio e la natura della Valle Orco e del PNGP. Dopo il Giro d’Italia, arrivato per la prima volta nella sua storia, a maggio al lago Serrù, è toccato alla Royal, tappa del circuito mondiale Migu Run Skyrunner World Series, come nel 2017. Dall’idea dell’organizzatore Stefano Roletti nel 2008, data della prima edizione, si è sviluppata quella che non è solo una corsa in montagna, una skyrace come è più giusto chiamarla secondo la sua codificazione sportiva, ma un viaggio in uno spettacolare ambiente naturali.
«Eravamo in 36 nella prima edizione del 2008 e chi l’avrebbe mai detto che nel 2019 tutto il mondo dello skyrunning sarebbe venuto a trovarci qui a Ceresole Reale – commenta Stefano Roletti, organizzatore anima e cuore con Paola Catuzzo della Royal – La promozione di questo territorio della Valle Orco e del Parco Nazionale Gran Paradiso, dove la natura è ancora più forte dell’uomo, si fa anche con lo sport, con una gara come questa, dove si corre tra pietraie, neve, creste affilate, laghi e prati in fiore, dove tutti coloro che arrivano al traguardo sono vincitori come i primi classificati, grandi campioni dello skyrunning internazionale. Ora ho 2 anni per riprendermi da questa edizione e appuntamento a tutti per il 2021».
Partenza e prima salita verso il colle dei Becchi, innevato nella seconda parte, difficile soprattutto in discesa, tant’è che l’organizzazione ha fatto calzare i micro-ramponi ai concorrenti. Parte a bomba lo spagnolo Pere Aurell, uno dei favoriti della vigilia, che così conquista il trofeo messo in palio dalla famiglia Vittone per il primo concorrente che passava all’Alpe Foges, punto in cui i due percorsi si separavano. Per la Roc Skyrace iniziava la lunga discesa verso il traguardo di Ceresole, per la Royal Skyrace si era solo all’inizio e si risaliva verso i 3002 metri del Colle della Porta, il punto più alto del percorso. Al colle del Nivolet transitava in testa Cristian Minoggio tallonato dal francese Gautier Airiau, con il favorito giapponese Ruy Ueda in terza posizione. Praticamente poco cambiava per le posizioni del podio, visto che la risalita al Colle delle Rocce Bianche, la discesa al lago Serrù, la successiva risalita al rifugio Jervis e al colle del Nel, prima della passerella finale sul lungo lago e l’arrivo al PalaMila, lascia posizioni e distacchi quasi immutati.
Vittoria maschile in 6h50’04” per Cristian Minoggio, cannobbino portacolori del team Serim del presidente Giorgio Pesenti, che nell’ultimo mese ha infilato una serie di successi da brividi, dalla Chaberton Skyrace, alla francese Pierra Menta Etè, alla Bettelmatt Skyrace della Val Formazza. Un personaggio, disponibile e simpatico con tutti, con un atteggiamento quasi scanzonato, una formidabile macchina da corsa quando indossa un pettorale e i sentieri salgono e soprattutto scendono. Onore comunque a chi lo ha seguito sul podio: il francese Gautier Airiau 2° in 6h51’01 e il giapponese Ruy Ueda 3° in 6h56’49”. Completano la top ten nell’ordine il tedesco Hannes Namberger, il britannico Andy Symonds, Daniel Jung, il tedesco Andre Purchke, lo slovacco Peter Frano, lo spagnolo Pere Aurell e il ceco Tomas Macecek.
E’ in testa al circuito Skyrunner World Series, era la favorita e ha vinto, la fortissima olandese Ragna Debats del Team Merrel, tra l’altro con il nuovo record del percorso di 7h52’40”, seguita sul podio dalla sorpresa francese Myriam Guillot Boisset seconda in 8h14’53” e dalla basca Oihana Azkorbebeitia terza in 8h45’35”. Anche qui top ten di valore internazionale nell’ordine con Antoniya Grigorova, Silvia Puigarnau, Roser Espanol Bada, Takako Takamura, Angela Castello e le azzurre Cecilia Pedroni e Monica Dalmasso.
Nella Roc Skyrace maschile successo di Luca Arrigoni del team Serim in 3h20’39”, 2° Marco Aimo Boot in 3h34’37”, che era stato il vincitore della prima edizione della Royal, 3° Mattia Colella in 3h35’57”, 4° Alfonso Bracco e 5° lo spagnolo Roberto Sancho Martinez.
Al femminile si impone come nel 2017 Cecilia Basso dell’Orecchiella Garfagnana, che tra l’altro è la campionessa mondiale giovanile di skyrunning in carica, in 4h04’56”, seconda Lorena Casse in 4h30’25”, terza Agnese Sobrero in 5h06’18”, quarta Susan Ostano e quinta la francese Sabrina Bryant.


Bagolino Alpin Run, spettacolo per la decima edizione

Tutto ok per la decima edizione della Bagolino Alpin Run. 352 gli iscritti alla gara competitiva (di 18 km) e 60 alla non competitiva (di 9 km) al via dal parco Pineta nella gara organizzata dall’Avis di Bagolino e dalla SSD Bagolino
Ed è stato spettacolo puro sul percorso di 18,5 km, modificato rispetto alle passate edizioni a causa della tempesta Vaia di fine ottobre che ha provocato la caduta di parecchi alberi nel territorio bagosso. Sfida ancora più impegnativa dunque per tutti i partecipanti che hanno affrontato tre salite e tre discese per un dislivello positivo di 1.100 metri.
La gara è stata vinta dal campione ruandese Jean Baptiste Simukeka, in 1 ora 29 minuti e 15 secondi, precedendo nell’ordine Dennis Bosire Kiyaka e il campione del mondo lunghe distanze Alessandro Rambaldini. A seguire Roberto Cassol, Italo Cassol, Andrea Bottarelli, Davide Danesi, Marco Maini, Davide Bottarelli e Cristian Badini. Gara maschile combattutissima che si è decisa sull’ultima salita dove Simukeka ha mantenuto la posizione, mentre Kiyaka recuperava dalla quarta posizione alla seconda. Rambaldini cedeva all’ultimo chilometro di salita, ma manteneva la terza posizione. Da segnalare la bella prestazione dei gemelli Cassol e l’arrivo al traguardo del veterano Andrea Pini, classe 1939.
Al femminile la vittoria è andata a Ana Nanu che ha tagliato il traguardo in 1 ora 57 minuti e 27 secondi. Alle sue spalle Nives Carobbio,Lara Bonora, Roberta Illini e Giovanna Cavalli. La gara non è mai stata in discussione, con la Nanu in testa fin dalle prime battute. La corsa, valeva anche come penultima prova del Grand Prix di Corsa in montagna Valle Sabbia ed Alto Garda, circuito di gare che comprende anche la Gamba Buna Trail, la Pompegnino Mountain Running, la Vai Canyon Race, La Ivars Tre Campanili Half Marathon, e la Maratona delle Frazioni.


DoloMyths Run Skyrace da record

Sarà ricordata negli annali la ventiduesima DoloMyths Run Skyrace della Val di Fassa, perché sono stati infranti parecchi i record, tranne quello assoluto maschile. Nell’albo d’oro della sfida inserita nelle Golden Trail World Series piombano con veemenza il ventunenne trentino di Vermiglio Davide Magnini, che diventa così il più giovane vincitore della storia di questa competizione, e la svizzera Judith Wyder, capace di infrangere il primato femminile e di realizzare una prestazione eccezionale in discesa. Quattro primati su sei sono dunque stati sbriciolati: tutti quelli femminili (miglior tempo in salita, in discesa e assoluto) e la prestazione più veloce fino al Piz Boè da parte del vincitore.
Due protagonisti nuovi, dunque, per l’evento che ha chiuso il festival di corsa in quota di Canazei e delle valli ladine, con Magnini subito all’attacco e interprete di una gara in solitaria e la Wyder autrice di una strepitosa rimonta in discesa, che l’ha portata sul gradino più alto del podio, entrambi alfieri del team Salomon. Sul podio assieme a Magnini, che ha concluso i 22 km del tracciato con 3.500 metri di dislivello stabilendo il tempo di 2h00'28”, di soli 17 secondi superiore a quello che fece registrare Kilian Jornet Burgada nel 2013, anche il valdostano del Team La Sportiva Nadir Maguet e il sorprendente marocchino Elhousine Elazzaoui del team Tornado, giunti appaiati dopo 2’54”.
La svizzera di Berna Judith Wyder ha invece terminato la propria fatica con il tempo strepitoso di 2h18’51”, di ben 7 minuti e 6 secondi inferiore rispetto a quello che fece registrare la statunitense Megan Kimmel nel 2015. Sono scese sotto il precedente primato anche la seconda classificata, la neozelandese Ruth Charlotte Croft (a 3’04” dalla vincitrice) e la svizzera Maude Mathys (a 3’16”), che si è comunque ritagliata un posto nella storia visto che in cima al Piz Boè è transitata per prima con il tempo di 1h25’41”, di ben 3 minuti e 49 secondi migliore rispetto a quello stabilito del 2015 della spagnola Laura Orguè, stavolta assente.
Un’edizione da incorniciare, dunque, per la DoloMyths Run, che da due stagioni si presenta con un nuovo format, e che ha visto in gara mille iscritti in rappresentanza di 45 nazioni, un dato quest’ultimo da far invidia a tanti Campionati Mondiali di specialità.
Per Davide Magnini questa vittoria rappresenta la consacrazione definitiva nel panorama delle skyrace e delle corse in quota. Già vittorioso in più occasioni in questo 2019, ultima in ordine di tempo venerdì nel Vertical Crepa Neigra sempre a Canazei, è il nuovo fenomeno di questo sport. Ha stracciato tutti gli avversari, compresi i leader del circuito, adottando l’unica tattica che aveva a disposizione. Attaccare da subito in salita per riuscire a gestire il vantaggio in discesa, considerato il fatto che la sua caviglia non era al meglio. E così è stato. Già dopo il Lupo Bianco vantava una decina di secondi di scarto sui rivali. A Passo Pordoi il trentino è transitato con 1’14” di margine su un terzetto composto dal norvegese Stian Overgaard Aarvik, dal valdostano Nadir Maguet e dal marocchino Elhousine Elazzaoui, più staccati gli altri 5 avversari. Magnini non ha però smesso di aumentare le frequenze e a Forcella Pordoi è giunto dopo 1h14’55”, con 2’8” di gap su Aarvik e Elazzaoui, 2’14” su Maguet e 2’35” sul peruviano Josè Manuel Quispe Mallma. Si sale ancora verso il punto più alto della gara, i 3.152 metri del Piz Boè, dove il talento trentino giunge dopo 1h14’55”, una prestazione che è risultata di 1 minuto e 5 secondi inferiore a quella di Kilian (record di salita). A 2 minuti e 23 arriva il peruviano Ouispe Mallma, quindi Aarvik a 2’33”, Elazzaoui a 2’35”, Maguet a 2’39”.
Nell’interminabile e tecnica discesa che dal Piz Boè porta al traguardo di Canazei attraverso la Val Lasties e Pian Schiavaneis, Magnini gestisce alla grande il vantaggio sul terreno che non ama, perdendo nel primo tratto, ma allungando nel finale. Vince con autorevolezza, sfiorando addirittura un altro record dopo quello sul Piz Boè. Sul traguardo precede di 2’25” Nadir Maguet e Elhousine Elazzaoui, di 2’36” lo spagnolo Jan Margarit Sole, di 2’47” il polacco Bart Przedwojewski, di 3’48” il norvegese Stian Angermund Vik, di 4’32” l’inglese Finlay Wild e di 4’35” il peruviano Quispe Mallma che nel primo tratto in discesa aveva imboccato un sentiero sbagliato.
Tattica azzeccata anche per la vincitrice della gara femminile Judith Wyder, con un passato importante nella corsa orientamento, che ha sfruttato al meglio la propria abilità in discesa. La Wyder fino al Biz Boè ha lasciato sfogare la connazionale di Ollon Maude Mathys, giunta con un tempo da record sul punto più alto della gara, per poi lasciar correre le gambe come una cavalletta in Val Lasties e fino al traguardo di Canazei, dove ha concluso con un altro primato (2h18’51”). Seconda a 3’04” è arrivata la neozelandese Ruth Charlotte Croft, sempre terza nella prima fase in salita e poi capace di superare la Mathys in difficoltà nella seconda parte della gara, giunta a 3’16” dalla vincitrice. Quarta a 12’11 la francese Elise Poncet, quindi la prima delle italiane, la bormina Elisa Desco che ha accusato un ritardo di 13’09”. Seguono l’altra francese Anais Sabriè e la veneziana Silvia Rampazzo a 17’52”.


VUT a Franco Collé e Giuditta Turini

La coppia d’oro del trail running italiano Franco Collé e Giuditta Turini si aggiudica la terza edizione della Valmalenco Ultra Trail Distance. Per la serie non c’è due senza tre, i due valdostani hanno messo la loro griffe nella ultra disegnata all’ombra del Bernina, dopo avere vinto Licony Trail e Dolomyths Ultra Run. Alle ore 23 di venerdì, dalla piazza centrale di Chiesa Valmalenco e simultaneamente da Lanzada, ha preso il via una delle competizioni più tecniche e del panorama nazionale.Il percorso, disegnato sull’alta Via della Valmalenco, anche quest’anno è riuscito ad attirare nella provincia al centro delle Alpi oltre 300 atleti provenienti da 5 differenti nazioni. Gli atleti si sono misurati su due format gara che condividono lo stesso percorso: la prova principe da 90 km e 6000 m D+ e la formula staffetta a 3 elementi partita da Lanzada. Tutti gli atleti hanno dovuto affrontare ben quattro scollinamenti a oltre 2600 metri passando per i quindici rifugi disseminati sul percorso. Ad accompagnarli un pubblico numeroso

GARA MASCHILE - Pronti, via e la gara si è subito incendiata con la progressione di Franco Collé. Il valdostano del team Crazy, ha imposto il proprio ritmo prendendo così lo scettro della corsa. Il re del Tor de Géants ha sempre mantenuto un discreto margine sul primo inseguitore, l’azzurro di trail Christian Pizzati. Tra i due è andata in scena una vera e propria sfida a distanza che si è protratta per tre quarti di gara. A Caspoggio il primo a tagliare il traguardo è stato proprio Franco Collé che si aggiudica la terza edizione della VUT con un tempo di 12h34’04” dopo avere vinto quella dell’esordio nel 2017. Seconda posizione per un ottimo Pizzati che, nella parte finale, ha gestito energie e vantaggio su chi lo inseguiva terminando con un crono di 13h21’49”. Per il gradino più basso del podio invece è andata in scena una vera propria bagarre che ha visto coinvolti Luca Schenatti, Dino Melzani e il vincitore dell’edizione 2018 Saverio Monti. Alla fine l’ha spuntata il ‘local’ Schenatti con un super timing di 13h29’21”.

GARA ROSA - Al femminile, come da pronostico, la gara ha visto primeggiare sin dalle prime battute Giuditta Turini che proprio una settimana fa si è aggiudicata la Dolomyths Run Ultra Trail. La valdostana non ha lasciato spazio alle rivali ed ha tagliato il traguardo in solitaria con un tempo di 16h04’09”. Seconda Serena Piganzoli (18h14'45"), terza piazza per Scilla Tonetti (18h18'45").

STAFFETTE - Nella gara a staffetta dominio del Ghiaccia Team capitanato dai fratelli Alessandro e Mattia Bonesi che, al fianco del fedelissimo Valentino Speziali si sono ripetuti dopo aver già vinto la prima edizione della VUT. Per loro un tempo di 11h11’51”.Secondo posto per il Team i Puffi (Gabriele Schena, Walter Dell’ Andrino e Ugo Pedrolini)con un finish time di 11h32’05” minuti. Chiude il podio composto da Jeaua Gaviria, Jaime Lopez e Catalina Beltran (11h58’07”).
Al femminile successo di giornata per il Team Mountain Girls di Francesca Galli, Elena Peracca e Lisa Rossatti che si aggiudica la prima piazza in 15h39’48”

ATTENZIONE ALL’AMBIENTE - Valmalenco Ultra Trail 2019 è stata Plastic Free. Grazie allo sponsor tecnico Scott tutti gli atleti sono stati dotati di un apposito bicchiere che ha consentito di dissetarsi lungo il tracciato senza intaccare l’ecosistema di questa area tanto bella quanto delicata. Per l’occasione sono stati eliminati tutti gli altri supporti plastificati.


DoloMyths, Davide Magnini primo nel vertical

Cambia il format del DoloMyths Vertical Kilometer, ma il padrone è sempre lo stesso. Il ventiduenne di Vermiglio Davide Magnini, dodici mesi dopo la sua prima vittoria sulla Crepa Neigra, concede il bis anche nella dodicesima edizione della competizione della Val di Fassa di sola ascesa, che per la prima volta si è disputata nella formula a cronometro con partenze individuali. Vittoria assoluta, con il tempo di 32’54”, di 19 secondi superiore rispetto a quello fatto registrare nel 2018 e di 1 minuto e 20 più alto rispetto al record che aveva stabilito l’altoatesino Philip Götsch nel 2016.
Stessa trionfatrice dello scorso anno anche al femminile, al termine di una gara disputata invece nella tradizionale formula mass start. La prima a giungere sul traguardo di Spiz di Crepa Neigra, dopo 2.400 metri di sviluppo e 1.000 metri di dislivello, è stata la trentenne svizzera Victoria Kreuzer, che ha staccato tutte le avversarie fermando il cronometro sul tempo di 39’12”, superiore al primato di Axelle Mollaret del 2017 (37’39”).
Giornata straordinaria per il secondo atto dell’evento trentino DoloMyths Run della Val di Fassa, con 200 partenti in rappresentanza di 24 nazioni per la competizione di sola ascesa che prevedeva la partenza ad Alba di Canazei a 1.465 metri e arrivo a Spiz di Crepa Neigra a 2.465 metri. Sfida caratterizzata dal cambio di formula, che è piaciuto a metà, al pubblico presente nei vari tratti del tracciato sicuramente, ad alcuni atleti invece un po’ meno, perché sono stati costretti a tenere sempre un ritmo elevato e a tenere quale riferimento unicamente gli atleti che li precedevano con una tattica di gara difficile da interpretare. E in quest’ottica Davide Magnini probabilmente è stato avvantaggiato, visto che il rivale Remì Bonnet è partito 40 secondi prima di lui e così per il solandro è stato più agevole gestire la gara, monitorandolo metro per metro. Sul traguardo con splendida vista sul Gran Vernel e sulla Marmolada Magnini ha chiuso con il tempo di 32’54”, precedendo di soli 11 secondi lo svizzero Remì Bonnet, quindi sul terzo gradino del podio è salito l’altoatesino di Appiano Hannes Perkmann del team Dynafit a 1 minuto e 8 secondi. Ottima prestazione anche per il bellunese del team Scott Manuel Da Col, a soli 23 secondi da lui, mentre un altro dei favoriti, il trentino di Roncone Patrick Facchini, ha terminato in quinta piazza con il tempo di 34’53” (1'58” dal vincitore). Seguono in classifica il marocchino Elhousine Elazzaoui, il francese Yoann Caillot e il giovane sci alpinista vicentino di Zanè Mattia Sostizzo, che ha staccato un grande tempo (36’37”) aggiudicandosi la categoria junior: ottavo assoluto. Nono Christoph Wachter, quindi ecco lo svizzero Micha Steiner e il piemontese di salice D’Ulzio Simone Eydallin.
Perentoria l’affermazione in campo femminile di Victoria Kreuzer del team Adidas, capace di precedere di 1’23” la bresciana di Temù Valentina Belotti, quindi sul terzo gradino del podio troviamo la finlandese Susanna Saapunki a 3’09” dalla vincitrice. Seguono fuori la svizzera Amelie Bertschy, la lombarda Corinna Ghirardi, la laziale Raffaella Tempesta, quindi la fiemmese già vincitrice di quattro edizioni di questa competizione (settima), quindi la spagnola Silvia Lara e l’atleta di casa, la fassana di Campitello Giorgia Felicetti. In gara anche la campionessa di sci alpino Chiara Costazza (vincitrice dello slalom speciale di Coppa del Mondo di Lienz nel 2007) che si è cimentata per la prima volta in una vertical race, chiudendo 24ª con il tempo di 59'30", sotto la soglia dei 60 minuti, come si era prefissata di fare prima del via.