Arriva l'autunno con il Trail del Prosecco Superiore
Nato 12 anni fa come corsa di trail running tra i vigneti e le cantine dell’Alta Marca Trevigiana, il Trail del Prosecco superiore è molto più di una “semplice” gara. Amore per lo sport, il territorio, le sue tradizioni e i prodotti tipici: sono questi gli ingredienti di un weekend di grande festa
Si chiama Trail del Prosecco Superiore ed è un vero e proprio omaggio al Quartier del Piave e alla Vallata del fiume Soligo, alle loro eccellenze e, naturalmente, alla corsa in natura. Ci troviamo in Veneto, tra le lussureggianti Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, che nel 2019 sono state proclamate a Baku Patrimonio dell’Umanità, e il letto del Piave, fiume Sacro alla Patria per le vicende legate all’epilogo per l’Italia vittorioso della Grande Guerra. Ed è proprio tra i vigneti che fanno da cornice alla zona, dalle cui uve vengono ricavati il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G. ed il Refrontolo Passito D.O.C.G Colli di Conegliano, che il 9 ottobre andrà in scena la gara di trail running il cui nome trae ispirazione dalle eccellenze vitivinicole locali. Tra le gare più caratteristiche del podismo veneto, le sue caratteristiche la rendono una occasione per fare sport e, nel contempo, conoscere il territorio.
La kermesse, che si trova tra le colline del Prosecco Unesco, è volutamente organizzata la seconda domenica di ottobre, per farla coincidere con lo “Spiedo Gigante di Pieve di Soligo”, la tradizionale festa che, dal 1956, anima il paese e attira visitatori da ogni parte del Veneto. E non solo, visto che la seconda di ottobre del 2017, il celebre Spiedo è entrato nel Guinness dei primati per il più grande spiedo di quaglie al mondo. Una festa nella festa, il Trail del Prosecco Superiore unisce il piacere dello sport a quello della buona cucina e, perché no, del vino di alto livello. Al posto del tradizionale pasta-party, infatti, l’organizzazione offre ai partecipanti il buono-sconto per partecipare alla celebra sagra, che ha contribuito a rendere Pieve di Soligo ancora più famosa.
La gara – Nato 12 anni fa, quando ancora la maggior parte dei runner si dedicava alla corsa su strada e il trail era un universo semi-sconosciuto, il Trail del Prosecco Superiore si sviluppa per 25 km (e 952 metri di dislivello positivo) su un tracciato tipicamente collinare che, visto il periodo dell’anno, si tinge dei colori caldi dell’autunno. Con partenza dal centro del paese, la gara passa attraverso i vigneti e le famose cantine all’interno delle quali non è raro sentire il profumo inteso del mosto in fermentazione. Dopo i primi 4 chilometri di pianura, nei quali saranno i velocisti a dire la loro, inizia il tratto più impegnativo e muscolare. Su e giù tra colline e vigneti, alternando corsa e camminata veloce. Con partenza alle 9 del mattino, la competizione ha un cancello massimo di 4 ore e 3 ristori disposti lungo il percorso, più uno all’arrivo.
La gara, che fa parte delle classiche del calendario del podismo veneto, è organizzata dall’Associazione TAMTAM (TRAIL ALTA MARCA) A.S.D. che, oltre a promuovere l’attività sportiva, si pone come obiettivo la valorizzazione paesaggistica, culturale ed enogastronomica del territorio. Gode inoltre del patrocinio dei comuni di Pieve di Soligo, di Farra di Soligo, del Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco e dell’Associazione per il Patrimonio Colline Prosecco Conegliano Valdobbiadene.
Anche il pacco gara è molto ricco e contiene una felpa (uomo o donna) griffata Alpen Plus, una bottiglia di Prosecco Superiore D.O.C.G. della cantina La Farra e il buono per consumare lo Spiedo Gigante alla sagra paesana.
Le iscrizioni sono già aperte e chiuderanno al raggiungimento della quota massima di 500 iscritti.
Sponsor: Alpen Plus, Cantine La Farra, Eclisse, Cavasin Elettrodomestici.
Per info https://www.traildelproseccosuperiore.it/
«Il gusto di camminare» - la collaborazione tra Scarpa e Slow food
Presentato a Treviso il libro firmato da Barbara Gizzi e Irene Pellegrini sugli itinerari gastronomici lungo il Sentiero Italia CAI, sostenuto da Scarpa sin dai primi passi
Un racconto di viaggio, un cammino realmente battuto dalle autrici, una suggestiva immersione nella bellezza italiana: Il gusto di camminare è il libro di Slow Food Editore dedicato a chi sceglie di scoprire il nostro Paese e la sua ricca cultura gastronomica e naturalistica a passo lento. Disponibile in tutte le librerie e sugli store online di Slow Food Editore e del CAI , Il gusto di camminare è stato presentato il 7 settembre a Treviso presso Ca’ dei Carraresi. A intervenire in prima linea le autrici Barbara Gizzi e Irene Pellegrini, che da Marsala (e dal Marsala) fino a Trieste e i suoi celebri caffè hanno percorso il Sentiero Italia CAI battendo le sue imperdibili tappe enogastronomiche.
Paolo Valoti, responsabile del progetto Sentiero Italia del Club Alpino Italiano, è intervenuto alla presentazione commentando: «Il camminare è il mezzo più antico e sempre moderno per scoprire e conoscere i territori e le sue bellezze, e il Sentiero Italia CAI rappresenta un progetto di cultura del cammino e un invito a percorrere questo eccezionale Sentiero dei sentieri che percorre e unisce tutta l’Italia, da Santa Teresa di Gallura a Trieste, passando per la Sardegna e la Sicilia. La nuova opera ‘Il gusto di camminare’, realizzata da Slow Food Editore in collaborazione con il Club Alpino Italiano, è il racconto dello straordinario viaggio di ricerca delle due autrici, compiuto con passo lento per ascoltare e raccontare le storie dei cibi e dei luoghi con uno sguardo complesso tra specialità agroalimentari radicate alla propria terra e alla creatività dell’improvvisazione, semplicità degli ingredienti e raffinati sapori, ricette di montagna e cibi di mare, contaminazioni di culture e genti che fanno unico il nostro Paese».
Con Il Gusto di camminare si suggella un nuovo sodalizio che, basandosi sul comune interesse di promozione di pratiche sostenibili, impegno nella difesa dell’ambiente e piacere della scoperta, mira a incentivare un modo di muoversi meno impattante e più coerente con la filosofia di Slow Food: camminare. Il libro infatti è la prima manifestazione concreta della partnership tra Slow Food e SCARPA, azienda italiana leader nella produzione di calzature da montagna e per le attività outdoor, che assieme costruiranno un percorso di sensibilizzazione per il viaggiatore consapevole.
«Con la pubblicazione di questo volume, SCARPA e Slow Food iniziano oggi una collaborazione che unisce due realtà legate da valori comuni, come la sostenibilità, il rispetto per l’ambiente e la valorizzazione del territorio» sottolinea il Presidente di SCARPA Sandro Parisotto. «Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una riscoperta delle attività all’aria aperta e dell’outdoor da parte del grande pubblico: si tratta di una tendenza che si lega profondamente al rapporto che ciascuno di noi instaura con la natura. Il piacere di camminare ci riporta alla contemplazione delle bellezze che ci circondano e ad una filosofia di turismo “lento”, che vuole esaltare i piccoli dettagli in contrapposizione alla frenesia della vita quotidiana. La nostra azienda, particolarmente sensibile a queste tematiche, non poteva che sposare questa iniziativa di Slow Food, da sempre portavoce di una cultura genuina ed autentica.»
«L’incontro con SCARPA era nel nostro destino: sin dalla pubblicazione del suo manifesto, nella seconda metà degli anni ’80, Slow Food invita a recuperare ritmi di vita più naturali e il piacere di muoversi con lentezza per poter meglio apprezzare luoghi, paesaggi, comunità, persone. Finalmente, grazie alla pubblicazione del libro Il gusto di camminare, questo incontro è avvenuto e ora si tratta di guardare alla strada davanti a noi» commenta Raoul Tiraboschi, vicepresidente di Slow Food Italia. «Viviamo tempi complessi che ci invitano a metterci in discussione e a ripensare ai nostri stili di vita. Anche l’idea di ridare centralità, nelle nostre vite, al cammino fa parte di questa rigenerazione più che mai necessaria. Torniamo a camminare di più e più spesso, approfittiamo della bellezza che il passo lento del cammino ci può regalare: questo atteggiamento ci può regalare molti più insegnamenti di quanti possiamo immaginarne. Questo atteggiamento diventa stile di vita, modo di osservare il mondo e gli altri, portandoci molti più insegnamenti di quanti possiamo immaginarne.»
Spostamenti, migrazioni, carte nautiche, transumanze, passi di montagna, ma anche mercanti e commercianti, allevatori e produttori, osti e ostesse accoglienti: con Il gusto di camminare e con i progetti che verranno, Slow Food e Scarpa invitano a un viaggio da gustare lentamente, passo dopo passo.
Sul libro:
Barbara Gizzi – Irene Pellegrini
Il gusto di camminare
Itinerari gastronomici lungo il sentiero Italia CAI
Collana: Guide Slow Pagine: 384
Prezzo al pubblico: 22,00 euro
Per maggiori informazioni:
Francesca Mastrovito- Ufficio Stampa Slow Food Editore
ufficiostampaeditore@slowfood.it
+39 320 621 0718
www.slowfoodeditore.it
TOR330 - Jonas Russi dominatore dell'ultra
Jonas Russi è il nuovo dominatore del TOR330 – Tor des Géants®: grazie al vantaggio enorme accumulato lungo i 330 chilometri, ha potuto gestire non solo la grande fatica ma anche la pioggia caduta durante l'ultima notte e che lo ha accolto a Courmayeur. Lo svizzero è giunto infatti al traguardo alle 8.31 e ha impiegato 70 ore 31 minuti e 36 secondi per portare a termine la sua gara.
Tanta commozione e stanchezza all'arrivo per Russi, che ha dormito solo 17 minuti in totale ed ha faticato a trovare le parole per descrivere la sua impresa.
Un’impresa voluta, cercata, dopo l’amarezza dell’anno scorso quando, al suo esordio, abdicò dopo il Rifugio Champillon, cedendo il passo a Franco Collé, al quale aveva tenuto testa fino a lì e con il quale aveva vinto la SwissPeaks 360 nel 2020. Il gressonaro quest’anno si è ritirato già la prima sera, poi pian piano tutti gli altri suoi avversari diretti, e così Russi si è avviato in solitaria senza volersi gestire. Il suo vantaggio sugli inseguitori è cresciuto fino ad oltre cinque ore, ma non ha voluto fare calcoli nonostante alla vigilia avesse alcuni dubbi sulla propria tenuta fisica e fosse indeciso se partecipare all’endurance trail più duro del mondo.
Russi, classe 1985, due settimane prima del via del TOR aveva corso in maniera eccellente i 170 chilometri dell’Ultra-Trail du Mont-Blanc, chiudendo in ottava posizione, oltre ad aver ottenuto un sesto posto alla Lavaredo Ultra Trail a fine giugno.
Dietro di lui sono in arrivo i tre italiani, con Simone Corsini in vantaggio di meno di un'ora su Andrea Macchi e Andrea Mattiato. Al femminile, ecco l'ennesimo colpo di scena della gara: tra il Rifugio Magià e il Cuney Sabrina Verjee ha staccato Silvia Trigueros Garrote, in crisi come in questi anni, forse, non si era mai vista.
Lafuma Access: la nuova linea in fibre riciclate
Sostenibilità, tecnicità e accessibilità:
tutto il DNA Lafuma in questi capi
realizzati con fibre riciclate
ACCESS è l’iconica linea Lafuma che racchiude i prodotti essenziali per ogni attività all’aria aperta rispettando i due valori del brand:prodotti tecnici e sostenibili per tutti gli amanti dell’outdoor. I best-seller del brand sono stati ulteriormente migliorati per l’autunno-inverno 22/23: lo stile è evoluto, il design ridefinito e i tessuti cambiati senza sacrificare l’eccellente rapporto qualità/prezzo. Il risultato è un outfit versatile e sostenibile: camicie leggere e traspiranti, giacche anti-pioggia e anti-vento, magliette tecniche. La linea ACCESS propone capi perfetti per le tue avventure nella natura.
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ZACUP 2022
Si è tenuta il 18 luglio 2022 la conferenza stampa per la prossima edizione della ZacUp, a due mesi esatti dal giorno in cui si correrà la gara, proprio il 18 di settembre. E soprattutto si è tenuta nel punto più iconico della gara: il rifugio Brioschi, a 2.410 metri, posto sulla vetta del Grignone. “Senza l’ospitalità dei rifugi questo evento non si potebbe nemmeno creare”, ci tiene a sottolineare il suo ideatore e presidente del comitato d’organizzazione, Alberto Zaccagni.
Questa skyrace, arrivata ormai alla sua ottava edizione, partirà come sempre dal cuore di Pasturo per arrivare in cima al Grignone e fare ritorno sempre a Pasturo per l’arrivo. Il tracciato si snoda in un ambiente selvaggio e dall’aspetto lunare ed è caratterizzato da tratti molto verticali e tecnici: 27 km e 2.650 metri di dislivello che sono stati occasione per ripristinare alcuni sentieri delle Grigne, come il passaggio allo Zapel de l’Asen, una sezione di ferrata che diversamente sarebbe andata persa.
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La ZacUp, ideata e pensata da Alberto Zaccagni in memoria al fratello Andrea scomparso sul Cervino, è una gara in cui Alberto ci ha infatti messo il cuore creando una nuova società, il Team Pasturo ASD, che ha avvicinato al mondo della corsa in montagna numerosi ragazzi giovani. Il Team Pasturo ASD compirà, nel 2024, 10 anni.
Si tratta di una gara che in poco tempo è diventata una classica di fine stagione ed ha portato a correre sulle Grigne campioni di caratura mondiale. Alberto ha ringraziato la Regione Lombardia per l’organizzazione e per il supporto nel ripristinare e migliorare i sentieri. Ha infatti preso parte alla giornata anche Antonio Rossi, sottosegretario ai Grandi Eventi, sottolineando quanto questo genere di gare siano un motore per il turismo e per salvaguardare la montagna. Antonio ha infatti ricordato che il 40% del territorio lombardo è montano e che il turismo legato allo sport è sempre più sviluppato. Una collaborazione tra gli organizzatori della gara, i volontari e gli enti che partecipano sta permettendo la manutenzione e la cura di questi luoghi ed è una fondamentale risorsa per tutti.
La cura verso questi luoghi è chiara anche nella scelta di non utilizzare bicchieri e bottigliette di plastica nella gara e di squalificare gli atleti che gettano rifiuti lungo il percorso: Alberto, insieme al team organizzatore ha sicuramente dato vita ad un evento che mette insieme cura del luogo e spettacolarità del tracciato. Il main sponsor, Scott, rappresentato da Nicola Gavardi, sottolinea la volontà di supportare l’evento proprio per l’importanza di collaborare con partner che vivano questo sport a 360 gradi, tenendo insieme sia il territorio sia l’esperienza della gara.
La ZacUp è ormai una gara riconosciuta a livello internazionale, nella sua ultima edizione ha fatto correre insieme partecipanti da oltre 20 nazioni anche extra europee dando ad un territorio, quello lecchese e delle Grigne, un’occasione molto preziosa. Il montepremi totale è di € 6.000. Verranno premiati i primi 15 uomini e le prime 15 donne. È previsto un riconoscimento di € 150 in ricordo di Gabriele Orlandi Arrigoni per il primo uomo e la prima donna in vetta al Grignone e un premio di € 500 per chi stabilirà il nuovo record della gara maschile e femminile. I tempi da battere sono quelli del forte runner ruandese Jean Baptiste Simukeka (2h49’21”) e della campionessa rumena Denisa Dragomir (3h12’50”).
Ormai è quasi tutto pronto: non resta altro che correre!
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Oberalp pubblica il nuovo report di sostenibilità
«È nella circolarità che risiede il massimo potenziale»
Bolzano, Oberalp: L’ultimo report sulla sostenibilità “Contribute” ha consentito a più di 60 dipendenti di esprimersi e raccontare le storie di molteplici iniziative che il gruppo Oberalp ha promosso nel 2021. Come previsto dallo standard europeo sulla rendicontazione delle problematiche economiche (GRI), i marchi del gruppo DYNAFIT, SALEWA, WILD COUNTRY, LaMunt, POMOCA ed EVOLV mostrano i progressi ottenuti in termini di responsabilità sociale ed economica.
«Abbiamo fatto progressi anche nel secondo anno della pandemia», afferma Ruth Oberrauch, membro del CdA e Responsabile della Sostenibilità del Gruppo Oberalp, «ma ci sono ancora delle macro-aree in cui non possiamo essere soddisfatti dei risultati ottenuti». Il report afferma che il livello di soddisfazione è altissimo per quanto riguarda condizioni di lavoro eque e sicure per tutte le persone coinvolte nel processo di produzione dei marchi. L’organizzazione no-profit Fair Wear Foundation (FWF) ha riconosciuto lo status di “Leader” al gruppo per la quinta volta di fila - Oberalp è l’unica azienda italiana ad aver ottenuto un simile risultato. Il maggior potenziale, tuttavia, risiede nella circolarità, che sarà sempre più importante in futuro.
«Per la prima volta, questo report è stato redatto dal punto di vista dei nostri dipendenti, in conseguenza della nostra posizione. Un'azienda può agire in modo responsabile solo se ciascuno inizia a farlo nel suo piccolo e secondo le proprie competenze», dichiara Alexandra Letts, Responsabile della sostenibilità presso Oberalp. Per i suoi oltre 900 dipendenti sparsi in tutto il mondo, il gruppo ha voluto riassumere tutto questo con il titolo del report “Contribute”. «Vogliamo fare della nostra responsabilità ecologica e sociale un valore da vivere e condividere», aggiunge l’Amministratore delegato Christoph Engl. Il Report sulla sostenibilità del gruppo restituisce inoltre un’immagine trasparente degli obiettivi raggiunti in termini di conformità chimica e PFC persistenti (composti perfluorurati). Per quanto concerne la gestione delle sostanze chimiche, il gruppo Oberalp applica ai suoi marchi degli standard ancora più elevati di quelli previsti dalla legge. Con una lista di sostanze proibite e un team di gestione della qualità molto rigoroso che commissiona ed effettua dei test sui tessuti, i materiali e i processi di produzione sono costantemente monitorati. A valle di tutte queste misure, un team addetto al controllo qualità effettua le valutazioni finali. I tre enti di controllo si assicurano che nessun componente chimico inappropriato penetri nei prodotti, e che tutti i fornitori si conformino a questi standard. Il gruppo intrattiene un rapporto di collaborazione a lungo termine con la maggior parte degli stabilimenti di produzione, che si sono dimostrati inoltre molto affidabili, nonostante i vincoli imposti dalla pandemia. Alla base dell’adozione di queste misure estensive c’è la ferma volontà del gruppo di garantire ai propri clienti non soltanto di poter essere ben equipaggiati con i loro prodotti per gli sport di montagna, ma anche di essere al sicuro da qualsiasi residuo chimico. Nel 2021, già due dei sei marchi del gruppo Oberalp sono stati prodotti senza PFC (POMOCA e LaMunt), e Alexandra Letts è molto ottimista che presto se ne aggiungeranno altri due. Accanto allo sviluppo di nuovi tessuti, che denotano un grande potenziale di sostenibilità come la canapa (che cresce rapidamente) o la lana di pecora (regionale), il gruppo Oberalp ha posto grande attenzione anche al prolungamento della durata di vita dei suoi prodotti da montagna. Con la sua “Garanzia a vita” per gli scarponi e gli attacchi da sci alpinismo, DYNAFIT, il marchio degli atleti, ha stabilito un nuovo standard per l’intero settore. DYNAFIT garantisce il servizio di riparazione o sostituzione del prodotto acquistato dall’inverno 2021 in poi, per tutta la durata della vita del prodotto. In questo modo, i marchi intendono garantire che gli investimenti dei loro clienti in sistemi ad elevato profilo tecnologico durino molto a lungo. In più di cento pagine, gli oltre 60 coautori del report raccontano anche delle storie su progetti di arrampicata inclusiva, nuove procedure di riciclo del cashmere e del poliestere, mobilità elettrica e progetti sociali, tra cui il giardino dei rifugiati a Bolzano, o progetti che coinvolgono persone diversamente abili in Germania e Polonia. Tutte iniziative che testimoniano l’impegno del gruppo Oberalp per la responsabilità sociale ed ecologica. Il report può essere scaricato qui Contribute 2021.
Il percorso di ORTOVOX verso la neutralità climatica
Impronte? Quando ci addentriamo nella natura ne lasciamo sempre. Potendo scegliere le lasceremmo sulla neve, ovviamente! Su terreni in alta quota, e addirittura sui ghiacciai. Eppure, per quanto tempo ancora esisterà il ghiaccio perenne? La domanda potrebbe sembrare drammatica, ma la realtà lo è altrettanto. Ecco perché l’impronta ecologica di Ortovox è importante almeno quanto quella lasciata sulle montagne. Con la definizione della strategia di sostenibilità ProtACT2024, l’azienda bavarese si è posta obiettivi elevati, tra cui il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2024.
“Per noi è fondamentale che la clientela di Ortovox, che per natura è fortemente legata all’ambiente, si senta in buone mani. Deve sapere che stiamo agendo e adoperando tutte le nostre forze per cambiare il mondo, in positivo. La linea Swisswool e la nostra collezione dedicata al freeride sono un ottimo esempio del nostro impegno. Entrambe sono infatti climaticamente neutre già dalla stagione autunno/inverno 2021/22. Dall’estate 2022 anche la collezione da arrampicata è a impatto ambientale zero, lo stesso vale per il nostro online shop, che è climaticamente neutro da aprile 2022. Naturalmente continuare su questa strada, mantenendo questo ritmo, rappresenta una sfida enorme. I requisiti da rispettare, e quindi la documentazione da presentare, per potersi definire neutrali dal punto di vista climatico sono sempre più restrittivi. Ed è quello che ci auspicavamo! Questo contrasta il greenwashing, costringendo le aziende a essere davvero green”, sostiene Katrin Bauer, Head of CSR in Ortovox.
“I cambiamenti climatici dovrebbero preoccupare tutti noi", afferma Christian Schneidermeier, CEO di Ortovox. “Le radici di Ortovox sono quelle di un brand vocato agli sport invernali. Se non ci battessimo per l’ambiente, per le nostre montagne, per la nostra terra, ci priveremmo del nostro stesso sostentamento. Ma è necessario pensare oltre gli interessi aziendali, al di là dell’esistenza del nostro marchio. Riguarda tutti noi, ogni persona, in tutto il mondo.”
Sostenibili per natura
“L’equilibrio dell’ecosistema è sempre più precario. Lo sappiamo tutti. E sappiamo anche che dobbiamo intervenire subito, prima che sia troppo tardi.” Queste parole di Christian Schneidermeier riassumono le motivazioni che spingono l’azienda bavarese ad agire. Il paesaggio alpino è particolarmente colpito dai cambiamenti climatici, sottolinea. “Proteggere le montagne, e quindi l’ambiente, è in vetta alle priorità di Ortovox! La sostenibilità è una parte essenziale del nostro approccio, che si concretizza con il raggiungimento della neutralità climatica, e il suo superamento.”
“Gli obiettivi che ci siamo posti sono a dir poco elevati. Di conseguenza stiamo attuando una serie di misure per raggiungerli. Ma c’è ancora molto da fare!”, afferma Katrin Bauer, Head of CSR in Ortovox. “La neutralità climatica è uno dei sei obiettivi definiti dalla strategia aziendale, ma non lo consideriamo un obiettivo scollegato. Chiunque inizi ad approfondire il tema della sostenibilità si rende subito conto che è tutto collegato. Parliamo sempre di cicli e di reazioni a catena. Il nome ProtACT2024 contiene già in sé un appello ad agire e definisce una data entro cui raggiungere l’obiettivo. Questa strategia mira a condurre l’azienda verso la neutralità climatica nei prossimi due anni.” Oltre alla neutralità climatica, la strategia ProtACT2024 include altri cinque obiettivi: l’utilizzo esclusivo di lana certificata Ortovox Wool Promise, l’ottenimento del titolo di Leader della Fair Wear Foundation, una produzione realizzata per il 60% in Europa, una collezione al 100% priva di PFC e la longevità e la riparabilità dei capi.
Cosa significa essere climaticamente neutri?
“I livelli della neutralità climatica sono tre: l’eliminazione di CO₂, la riduzione e la compensazione. L’obiettivo primario è sempre quello di evitare le emissioni di CO₂, poi si tenta di ridurle e solo infine di compensarle. Chiaramente, soprattutto durante la fase iniziale, queste tre misure non possono essere adottate separatamente, ma avvengono contemporaneamente.” Le aziende, i processi e i prodotti le cui emissioni di CO₂ vengono compensate, secondo il principio dei tre livelli e dopo aver sostenuto progetti di protezione ambientale riconosciuti a livello internazionale, possono definirsi neutrali dal punto di vista climatico.
Secondo Katrin Bauer, la compensazione senza un’effettiva riduzione delle emissioni di CO₂ non è abbastanza efficace e dovrebbe rappresentare solo una soluzione transitoria per un’azienda che punta a raggiungere la neutralità climatica. Tuttavia è vero che, senza la compensazione, molti progetti che consentono la riduzione o l’eliminazione delle emissioni non potrebbero essere realizzati. Un esempio di diminuzione delle emissioni di CO₂ in Ortovox è rappresentato dal progetto di riduzione degli imballaggi: in un anno è stato possibile risparmiare il 25% di CO₂ grazie a diverse ottimizzazioni. Per esempio, i sacchetti di plastica sono stati sostituiti con il 30% di rifiuti post-consumo e il 70% di rifiuti pre-consumo: una misura che consente di risparmiare 3,5 tonnellate di nuova plastica all’anno.
Per quanto riguarda la compensazione, Ortovox si sta concentrando sull’implementazione di misure per l’ottimizzazione della catena di approvvigionamento. A questo scopo l’azienda bavarese è coinvolta nel Supply Chain Decarbonisation Project promosso da EOG.
Il Supply Chain Decarbonisation Project promosso da EOG
Il Supply Chain Decarbonisation Project di European Outdoor Group, lanciato all’inizio del 2021, punta a ridurre le emissioni di gas serra e ad aumentare l’uso di energie rinnovabili all’interno della catena di approvvigionamento. L’iniziativa congiunta, che coinvolge Ortovox e numerosi marchi leader del settore dell’outdoor, sfrutta il fatto che, mentre le singole catene di approvvigionamento sono globali e diversificate, molte aziende dell’outdoor condividono gli impianti di produzione. Queste sovrapposizioni consentono ai brand di avere un’influenza decisiva sul mercato e crea enormi opportunità.
“Il maggior potenziale di riduzione delle emissioni di CO₂ si trova nella catena di approvvigionamento, in particolare nella fase di produzione dei materiali (circa il 60%). L’efficienza energetica e l’energia verde rappresentano i fattori più importanti. Tuttavia l’impatto che abbiamo come singola azienda al fine di ottenere delle riduzioni è limitato. Per questo motivo è essenziale unire le forze e collaborare con le altre aziende del settore”, afferma Katrin Bauer. “Con il Supply Chain Decarbonisation Project stiamo modificando la catena di approvvigionamento da dentro. In fondo è proprio da lì che può innescarsi il cambiamento maggiore!”
Un modello da seguire
I progetti di compensazione sostenuti da Ortovox, oltre a contribuire al risparmio di gas serra, promuovono anche lo sviluppo sostenibile per quanto riguarda una serie di aspetti in diversi paesi del mondo. I progetti spaziano dal miglioramento dell’approvvigionamento di acqua potabile alla protezione della biodiversità. “In Ortovox le persone condividono una visione comune: puntano a essere un modello per la società. E desiderano adoperarsi attivamente in tutte quelle aree che al momento – e in futuro! – sono per noi rilevanti!”, afferma Christian Schneidermeier.
Una sostenibilità perseguibile
Per quanto riguarda la neutralità climatica, Ortovox si affida a ClimatePartner che supporta l’azienda nel calcolo e nella riduzione delle proprie emissioni. Le emissioni non aggirabili vengono compensate. In questo modo, i prodotti e le aziende sono neutrali dal punto di vista climatico, come conferma il marchio ClimatePartner.
ClimatePartner è stata fondata a Monaco di Baviera nel 2006. Oggi il team supera le 90 persone e collabora con oltre 2.500 aziende in 35 paesi. Il Product Carbon Footprint (PCF), ovvero l’impronta di carbonio del prodotto, viene calcolata da Ortovox con l’aiuto di ClimatePartner secondo gli attuali parametri internazionali. Anche i progetti di compensazione climatica rispettano standard riconosciuti. Un punto di riferimento valido a livello globale per misurare gli effetti positivi in questo ambito è fornito dai cosiddetti Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite: 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile che vanno dalla lotta alla povertà e alla fame alla promozione dell’istruzione. Ogni progetto di tutela ambientale sostenuto da Ortovox contribuisce al raggiungimento di diversi obiettivi SDGs.
Tutta la politica di sostenibilità Ortovox su https://www.ortovox.com/it-it/ortovox/protACT
SCARPA cavalca l'onda outdoor: Crescita del 22% nel 2021
SCARPA: FATTURATO A 134 MILIONI DI EURO
L’azienda di Asolo chiude il 2021 con una crescita del 22% Il Presidente: “Il boom dell’outdoor una spinta decisiva, prosegue la nostra strategia di espansione in nuove aree”
Asolo (TV), giugno 2022 – SCARPA, azienda italiana leader nella produzione di calzature da montagna e per le attività outdoor, ha chiuso il bilancio consolidato 2021 con un fatturato pari a 134 milioni di euro, in progresso del 22% rispetto ai 110 milioni del 2020.
“La riscoperta delle attività outdoor negli ultimi due anni ha rappresentato una spinta molto importante per i ricavi di SCARPA – sottolinea il Presidente Sandro Parisotto. Dopo un 2020 caratterizzato da un incremento più contenuto, abbiamo archiviato un 2021 molto positivo: siamo tornati a crescere in doppia cifra, in misura superiore rispetto alle attese, e ci attendiamo di farlo ancora in questo 2022. Consideriamo il boom dell’outdoor un trend strutturale che interessa non solo l’Italia ma l’intero scenario internazionale, e in questo contesto intendiamo proseguire con la nostra strategia fondata su alcuni pilastri fondamentali come la qualità, la performance, la durabilità dei prodotti, l’innovazione e l’attenzione alle tematiche ambientali. Questi valori rappresentano un trait d’union tra la storia e le origini dell’azienda e il prossimo futuro: su queste basi puntiamo ad ampliare ulteriormente il nostro business, consolidando la leadership nei mercati in cui siamo già forti e guardando alle aree in cui ci sono più margini di crescita”.
I risultati 2021 confermano inoltre la vocazione internazionale di SCARPA, con una quota export sul fatturato pari all’82%. Il primo mercato estero è rappresentato dagli USA, con una quota del 20%, seguito da Germania/Benelux, Gran Bretagna, Francia e Austria.
Per quanto riguarda le categorie di prodotto, lo scorso esercizio ha registrato una significativa crescita del segmento dello scialpinismo, che da solo ha prodotto un volume di affari pari a quasi un quinto del
fatturato totale, in linea con il boom di questa disciplina negli ultimi anni. Ottime performance sono state registrate anche nei settori climbing, trail running e trekking.
Nonostante le incertezze legate alla pandemia e alle tensioni dello scenario internazionale, SCARPA ha continuato a portare avanti la sua politica di investimenti sulla Ricerca e Sviluppo, da sempre uno dei tratti distintivi dell’azienda, per la quale sono stati stanziati 5 milioni di euro nello scorso esercizio. Alla fine del 2021 l’azienda ha inoltre varato un piano di investimenti da 12 milioni di euro destinati allo sviluppo del business, con un particolare focus sulla sostenibilità, uno dei punti cardine attorno al quale ruota da sempre l’attività di SCARPA.
Nel corso del 2021 SCARPA ha ulteriormente consolidato il proprio impegno sul fronte ambientale. Con il Green Manifesto l’azienda ha voluto mettere “nero su bianco” i principi sostenibili dell’azienda per concretizzarli in nuove iniziative, finalizzate ad allineare l’attività ai migliori standard internazionali: un impegno programmatico molto importante, che rappresenta il punto di riferimento per le scelte che SCARPA opererà nei prossimi anni.
Andrea Lanfri, toccare il cielo con 3 dita
«Il limite non esiste, è un qualcosa che non si può ancora raggiungere ma con l'allenamento si può superare. Non esiste un obiettivo impossibile, ci sono soltanto obiettivi per i quali non siamo pronti».
Una serata carica di emozione e ammirazione quella di ieri, 15 giugno, al Sermig Arsenale della Pace di Torino, organizzata in collaborazione con Ferrino. Andrea Lanfri, il primo atleta italiano pluri-amputato ad aver raggiunto la vetta dell'Everest, il 13 maggio 2022, si è raccontato ed ha condiviso la sua esperienza di fronte ad un pubblico estasiato dalla forza e dalla determinazione di un uomo che, nonostante le difficoltà affrontate, ha deciso di non arrendersi e ha individuato nella montagna (e nello sport più in generale) un solido motivo per continuare a credere nel valore della vita.
Tutto poteva finire, la mattina di quel 21 gennaio del 2015. Andrea si svegliò tremante nel suo letto, sentiva freddo, un freddo incontrollabile. Il suo cane Kyra, un husky siberiano, grattava alla porta aspettando che qualcuno gli aprisse. Era solo in casa, a fatica raggiunse la porta per aprirgli, ma quando Kyra gli saltò addosso per fargli le feste si rese subito conto che qualcosa non andava. Le zampe dell'animale, poggiate sulle sue gambe, sembravano coltelli infilati nella muscolatura. I ricordi che seguirono questo momento sono confusi.
Andrea entra in coma a causa di una rara forma di meningite meningococcica e si risveglia nel letto di un ospedale, due mesi dopo quell'ultimo ricordo, in seguito all'amputazione di entrambe le gambe e di sette dita delle mani. L'Andrea di prima, quello che correva, scalava, esplorava, non c'era più. Prima del ricovero non era un alpinista di professione, conduceva una vita normale, appassionato di montagna giusto per il weekend. La madre, quando uscì dall'ospedale, gli disse: «Magari un giorno tornerai a camminare ma scordati di andare in montagna...». Lui le rispose: «e chi l'ha detto?». Ci torna in montagna, ci torna eccome, forse proprio per dispetto alla madre o forse perché sentiva forte dentro di se e la voglia di dimostrare al mondo che i limiti non esistono, sono soltanto nella nostra mente. Invece di seguire la classica procedura ospedaliera Andrea sceglie di adottare il sentiero dietro casa come terreno per la riabilitazione, l'idea di passare altro tempo rinchiuso in una struttura era per lui incontemplabile. Non passa neanche un anno che, dai primi passi abbozzati sulle nuove protesi, Andrea si ritrova a gareggiare sulle piste di atletica leggera, passando in poco tempo dalle competizioni locali ai campionati mondiali. Nella sua testa iniziano a delinearsi dei progetti ambiziosi persino per un alpinista normodotato: Cima grande alle tre Cime di Lavaredo, il Kilimangiaro, Il monte Kenia, obiettivi per cui serve un allenamento intenso e specifico, che lo porta ad adottare uno stile di scalata tutto suo. Anche gli strumenti utilizzati vengono perfezionati col tempo, protesi specifiche per ogni disciplina con diversi meccanismi in base al terreno di utilizzo.
Durante la pandemia sviluppa uno dei format più interessanti delle sue avventure: From Zero to Zero, ovvero dal mare alla montagna per tornare di nuovo al mare con un anello circolare composto da tre diverse discipline: bici, corsa e arrampicata, l'unione dei tre sport che gli hanno permesso di ricominciare a vivere. L'edizione zero, quella di rodaggio, ha luogo nelle Apuane, per poi spostarsi nelle edizioni successive a Etna, Gran Sasso e Monte Rosa. Per allenarsi durante il lock-down sfrutta un'appezzamento di terra fuori casa, lungo 58 metri. Qui percorre quotidianamente distanze incredibili, arrivando persino ai 21 km di una mezza maratona in 3 ore. Non aveva mai corso off-road dopo il coma, questo allenamento forzato su sterrato con le protesi da pista gli accende una lampadina. È possibile correre anche sui sentieri e sui prati. I suoi obiettivi, una volta snocciolati i problemi logistici, diventano sempre più tecnici e coraggiosi. Così nasce nella sua mente l'idea di toccare il cielo con tre dita, di diventare il primo atleta italiano pluri-amputato a raggiungere la vetta dell'Everest. Nel giro di qualche mese Andrea è pronto ad affrontare la sfida. Con l'amico guida alpina Luca Montanari parte alla volta del campo base dove, per non farsi mancare nulla, decide di stabilire il record del miglio di corsa più alto al mondo. Concluso il gioco di acclimatamento (si, perché in prospettiva del raggiungimento del tetto del mondo di gioco si può parlare), tutto è pronto per la grande avventura. La parte più difficile, racconta Andrea, è affrontare la paura di non riuscire a portare a termine l'impresa: tanti sono i fattori in gioco, dai possibili problemi di salute al malfunzionamento delle protesi meccaniche, alle condizioni meteorologiche. Fallire vorrebbe dire deludere tutti coloro che gli sono stati accanto e che hanno creduto in lui. Fortunatamente fila tutto liscio ed il 13 maggio 2022, alle ore 5.40 locali, Andrea raggiunge quota 8840, in un turbinio di emozioni, gioia e soddisfazione che è quasi difficile da raccontare. La discesa è complessa, le protesi reagiscono in maniera diversa rispetto alle articolazioni e l'atleta è costretto a scendere in laterale o addirittura camminando all'indietro. Al campo base finalmente Andrea realizza l'impresa compiuta, non si tratta solo di soddisfazione personale, ma è un messaggio rivolto a tutti coloro che in un modo o nell'altro si sono ritrovati in una situazione in cui sarebbe stato più facile arrendersi che lottare: «Il limite non esiste, è qualcosa che non si può ancora raggiungere ma che con l'allenamento, la costanza e la dedizione si può affrontare. Non esiste un obiettivo impossibile ma soltanto obiettivi per i quali non siamo ancora pronti».
ISMF presenta il calendario 2022/2023
La Federazione Internazionale di Ski Mountaineering ha pubblicato la programmazione ufficiale delle competizioni per la stagione 2022/2023. Il calendario include eventi di grande importanza che vedranno coinvolti i migliori atleti a partire da novembre 2022. La ISMF World Cup sarà composta da 7 gare distribuite tra Italia, Francia, Spagna, Austria, Andorra, Svizzera e Norvegia, e per la prima volta nella storia lo sci alpinismo sarà presente all' European Youth Olympic Festival a Gennaio 2023.
"A nome di tutta la Federazione Internazionale, posso certamente affermare che siamo profondamente orgogliosi del calendario delle gare delineato per la stagione agonistica 2022/23. Oltre a tutti i nostri vari collaboratori e stakeholder, desidero in particolare ringraziare i comitati organizzatori locali per l'instancabile impegno e il supporto che forniscono sempre all'ISMF. Sono convinto che, grazie alla in stretta collaborazione con gli organismi locali, la stagione agonistica avrà un grande successo", queste le parole del presidente Regula Meier.
RUNNINGSOFIA, il podcast di Claudio Bagnasco
"Runningsofia" è il bollettino settimanale di un podista innamorato della corsa.
"Runningsofia" è il podcast per, anzi di, tutti i podisti amatori.
"Runningsofia" ha un sottotitolo, "E la corsa e la vita", che significa... beh, su: scopritelo ascoltandomi. Ogni martedì.
Buone cose, buone corse!
Dopo il successo dell'omonimo libro Runningsofia, uscito nel 2019, Claudio Bagnasco torna a parlare di corsa e di vita nel nuovo podcast disponibile sulle principali piattaforme streaming e in uscita ogni martedì.
Le gioie e le fatiche della corsa, le difficoltà nell'incastrare questo fantastico sport tra i mille impegni quotidiani... I racconti di Claudio sono accompagnati da consigli, aneddoti, esperienze e dalla sincerità di un podista che non si dichiara esperto del settore e che, come ognuno di noi, affronta quotidianamente ogni salita consapevole dei propri limiti, con la determinazione giusta per affrontarli ma anche l'umiltà necessaria per rispettarli.
Trovate le prime due puntate a questo LINK, se non sapete quando ascoltarle, magari fatelo mentre vi allenate!
DOLOROCK climbing festival 2022
Questo weekend va in scena la 9a edizione del Dolorock Climbing Festival in Val di Landro, al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo. Un evento aperto a tutti con un format ormai collaudato: ci sarà infatti come di consueto una gara ad autocertificazione e una serie di eventi trasversali di carattere culturale e musicale. Dal 2013 il Festival si pone come obiettivo l'utilizzo dell'arrampicata per abbattere le barriere linguistiche , culturali e geografiche. L'intento è quello di accogliere le diversità promuovendo la tolleranza ed alimentando il dialogo sui temi correlati all'arrampicata e all'alpinismo.
A questo link trovate il programma completo dell'evento: https://www.dolorock.com/event-2022/