Les Moulin des Artistes vince la rassegna dedicata agli sport della neve, menzione speciale al film di Alexis Berg che parla della Spine Race
Si è concluso il 9 novembre il Banff Mountain Film Festival. La vittoria è andata, come sempre più spesso succede, a un film che non riguarda lo sci o l’alpinismo, ma la vita in montagna e le persone che affrontano le difficoltà dell’ambiente montano. Il Grand Prize è infatti andato a Iron Winter di Kasimir Burgess. Ambientato nella valle del Tsakhir, in Mongolia, racconta la storia del giovane Batbold e del suo amico Tsaaganna che si trovano a difendere un gregge di 3.000 cavalli durante uno degli inverni più rigidi mai registrati.

Il festival assegna ogni anno decine di riconoscimenti: Ambiente, Avventura, Mountain Sports, Mountain Culture, Climbing, Snow Sports, Best Feature Film, Best Short Film, Creative Excellence Award, Audience Choice Award. E poi ci sono le menzioni speciali della giuria. Tra questi premi la nostra curiosità è stata attirata da alcuni film, come Le Moulin des Artistes, premiato nella sezione Snow Sports. In un mulino del XVI secolo nella valle di Chamonix, Peter e Anati gestiscono Le Moulin des Artistes: un laboratorio di sci, uno spazio artistico e un luogo di ritrovo per spiriti liberi che condividono gli stessi ideali. A spiegare le motivazioni ch hanno portato a premiare il film di Pierre Cadot è il giurato Ben Sturgulewski: «Sembra che il mondo intero sia in fiamme, sia in senso letterale che figurato. Questo film sottolinea in modo eloquente la necessità dell’arte e della comunità per sostenerci nei momenti più difficili. Poeta con le parole e con il legno, un artigiano e sua moglie distillano la loro essenza nella produzione di sci, creando legami profondi all’interno del loro villaggio. In seguito, quella comunità li aiuta a superare una perdita inimmaginabile».

La giuria si è spinta a definire Old Man Lightning, il film premiato nella sezione Climbing, la migliore commedia sull’arrampicata. È sempre Ben Sturgulewski a segnalare le motivazioni: «Quello che inizia come un film apparentemente semplice e irriverente sull’arrampicata, si trasforma presto in una follia narrativa ricca di spunti. Diventa un’esplorazione delle profondità accecanti dell’ossessione e della futile resistenza umana alle devastazioni del tempo, soprattutto se uno nel corso della propria vita si è goduto almeno tre birre al giorno. Allo stesso tempo commedia esilarante e tragedia, sovverte i cliché dei film d’avventura incentrati sui successi e sull’eredità e ci ricorda che non è mai troppo tardi per scoprire la vera vocazione della propria vita».

Tra le due menzioni speciali, anche Run Again di Alexis Berg – fotografo che ha pubblicato anche su Skialper -. Dave Pen è il cantante degli Archive, una rock band inglese che da trent’anni riempie le sale più grandi d’Europa. A 45 anni, Dave è alla ricerca di una nuova prospettiva di vita. Si iscrive alla gara di corsa più dura d’Inghilterra, la Spine Race invernale di 460 chilometri. «Alla ricerca di una nuova prospettiva di vita, un uomo di mezza età intraprende la sfida più dura della Gran Bretagna: una gara di 460 chilometri in condizioni invernali estreme – dice la giurata Dina Mufti -. Quella che inizia come una prova di resistenza diventa un viaggio alla riscoperta di se stesso. Con una splendida fotografia e una colonna sonora distintiva, il film cattura la bellezza, il dolore e la perseveranza: è più di un semplice film su una gara». Da segnalare anche The Last Expedition (Best Feature Film). Diretto da Eliza Kubarska, il film esplora la scomparsa di Wanda Rutkiewicz, una delle prime donne alpiniste ad aver scalato le vette più alte della Terra, indagando attraverso registrazioni audio e un viaggio himalayano della regista (a sua volta alpinista) la misteriosa morte della protagonista.
