Fine settimana iridato
Tempo di Mondiali nel fine settimana, da Andorra alla Scozia, dalla corsa in montagna allo skyrunning.
WMRCH 2018 - Viaggio nel principato pirenaico per gli azzurri di Paolo Germanetto: domenica a Canillo va in scena la rassegna iridata di corsa in montagna. Un’Italia che cercherà di fare bottino con Nadir Cavagna, Francesco Puppi, Bernard e Martin Dematteis, Gloria Giudici, Emma Quaglia, Erica Ghelfi ed Elisa Sortini. A livello junior, convocati Isacco Costa, Dionigi Gianola, Alessandro Mello Rella, Giovanni Rossi, Gaia Colli, Angela Mattevi, Linda Palumbo e Alessia Scaini.
SKYRUNNING WORLD CHAMPIONSHIPS - I Mondiali ISF saranno di scena nelle highland scozzesi: la prova ultra è partita venerdì con la Salomon Ben Nevis Ultra (52 km e 4000 m D+): in casa azzurra occhi puntati soprattutto su Luca Carrara, Enrico Bonati, Francesca Canepa, Katia Fori e Cristiana Follador. Sabato tempo di skyrace con la Salomon Ring of Steall Skyrace di 29 km e 2500 metri dislivello. Tra gli italiani nella start list, Daniele Cappelletti, Nadir Maguet, Eddj Nani, Alex Oberbacher, Manuel Bortolas, Silvia Rampazzo e Daniela Rota.
Due gare impegnative e non sarà facile vista gli iscritti Kilian Jornet, Luis Alberto Hernando, Pere Aurell, Jan Margarit, Stian Angermund-Vik, Jonathan Albon, Tom Owens, Sage Canaday, Dakota Jones, Laura Orgué, Maite Maiora, Sheila Avilés, Holly Page, Hillary Gerardi, Ragna Debats, Lina e Sanna El Kott, Mira Rai...
Sono andate forte le donne al Tor
Sono andate forte le donne al Tor. Silvia Ainhoa Trigueros Garrote ha un carattere indomito, tipico dei baschi, di chi il Tor lo voleva vincere. E così è stato, naturalmente, dal primo all’ultimo dei 330 km del percorso. Silvia infatti l’ha condotto sempre in testa, spesso anche nella top ten assoluta, sempre tenendo a distanza le più dirette inseguitrici, che pian piano si sono diluite nella stanchezza e nel caldo. La ultrarunner basca ha chiuso il suo TOR all’attacco con il tempo di 87 ore e 50 minuti, ben 10 ore in meno rispetto al tempo dello scorso anno, che era stato di 97 ore e 43 minuti e che le era valso il secondo posto. Oltretutto quest’anno è arrivata anche dodicesima assoluta. Meglio di così dunque non poteva proprio fare. La seconda e la terza classificata, vale a dire l’italiana Scilla Tonetti e la britannica Jamie Aarons, sono arrivate al traguardo di Courmayeur otto ore dopo, con il tempo di 95 ore e 54 minuti. Per l’atleta italiana di Samarate un bel passo avanti rispetto alle 108 ore dello scorso anno e anche un passo più in alto sul gradino del podio rispetto al terzo posto conquistato nel 2013.

E dunque è ‘volata in avanti e in alto’, ha detto un suo fan a bordo campo, facendoci notare che Scilla ha tatuate sulle gambe farfalle e uccelli in volo. Jamie non ha tatuaggi visibili, e quel che ha mostrato è stata una grande energia, che le deriva dal carattere brillante e da una lunga esperienza internazionale. Il suo curriculum parla chiaro.
Il tempo cronometrico registrato di 95 ore e 54 minuti vale per entrambe (quindi un secondo posto a pari merito), perché le due ultrarunner hanno tagliato il traguardo insieme, mano nella mano.
«Fino al Malatrà, l’ultimo colle prima della lunga discesa verso il traguardo, ci eravamo più volte alternate in testa, distanziate davvero di un paio di minuti o poco più - ha detto Scilla dopo la linea d’arrivo - poi una volta arrivate lassù, a 3mila metri e con una bella giornata di sole davanti, ci siamo dette: perché non la smettiamo di inseguirci vicenda e arriviamo insieme?». Accordo gentile, che solo le donne sanno fare.
TOT DRET - Altre ragazze dal piede veloce e dal cuore forte hanno riempito nella notte tra il 12 e il 13 settembre anche il podio del Tot Dret, gara di 130 chilometri con partenza notturna da Gressoney Saint Jean. Sul gradino più alto del podio è salita la veneta Francesca Pretto, già vincitrice della Trans d’Havet, al traguardo in 26 ore e 38 minuti. Francesca ha chiuso anche al quarto posto in assoluto. Sul gradino numero 2, Maria Elisabetta Lastri (12ª in 30h59’33”), ultrarunner senese, e, al terzo posto, Alessandra Boifava (14ª in 31h38’56”), veneta come la vincitrice.

Tot Dret a Marco Mangaretto e Francesca Pretto
Marco Mangaretto, origini valdostane, abitante nel Canavese ha vinto la seconda edizione del Tot Dret, la prova ‘griffata’ Tor, di 130 km e 12.000 metri di salita, partita da Gressoney-Saint-Jean.
Al traguardo di Courmayeur è arrivato alle 21,01 del giorno successivo, dunque un minuto in più oltre le 24 ore. Un tempo che comunque abbassa di 14 minuti il tempo del vincitore dello scorso anno. Il quarantasettenne atleta, che nella quotidianità lavora in una azienda metalmeccanica, ha ‘giustificato’ la sua vittoria con il ritiro di ultra runners più accreditati al successo. Ma il fatto di essere andato forte fin dall’inizio e di aver condotto la gara sempre nelle prime posizioni, alternandosi spesso in testa, annulla di fatto la sua sportiva giustificazione. Un successo dunque per niente occasionale.
Dopo 30 minuti esatti ha tagliato il traguardo il valdostano Ruben Bovet, che a sua volta ha preceduto, a completamento del podio, Geoffrey Radeka, francese di Chamonix, che ha portato a termine la sua impresa sportiva e personale facendo fermare il cronometro su 24 ore e 58 minuti.
E quarta piazza assoluta per Francesca Pretto la regina del Tot Dret in 26h38’16”.
Il Tor è ancora di Franco Collè. Ma che finale con il canadese Reynolds
Un finale di Tor così non s’era mai visto nelle otto precedenti edizioni. Un testa a testa negli ultimi chilometri dei 330 del tracciato. Social impazziti, tutti a controllare i GPS del live tracking tra Franco Collè e il canadese Galen Reynolds. Il valdostano era saldamente primo, poi a Saint-Rhémy-en-Bosses, vista anche l’esperienza dello scorso anno, ha deciso di dormire, dormire di più rispetto al suo solito. Così, come ha raccontato al traguardo, la macchina ci ha impiegato un po’ a ripartire, ha fatto le tradizionali foto al Malatrà, ma non aveva riferimenti precisi su Reynolds. Che intanto si avvicinava, in palla, con la musica nelle cuffiette: un margine che a un certo punto è arrivato ad un solo quarto d’ora. Collè è sceso, anzi è volato su Courmayeur e ha tagliato il traguardo dopo 74h03’29”. Reynolds, visto che non poteva più riprenderlo, si è goduta la discesa: un grande secondo posto per lui in 74h40’36”. In terza posizione viaggia Peter Kienzl, in quarta Oliviero Bosatelli.

ZacUp, domenica si corre
Ultimi lavori di rifinitura per lo staff del Team Pasturo: domenica si corre la sesta edizione della sky del Grignone. Restano solo poche ore e pochi pettorali per la kermesse che di fatto varrà come prova unica di campionato italiano assoluto di skyrunning e tappa delle Italy Series. Difficile azzardare un pronostico, ma al di là di qualche sorpresa dell’ultima ora, nella lista dei favoriti figurano il campione di casa Daniel Antonioli, il dominatore del circuito La Sportiva Gil Pintarelli e il re della ResegUp Jean Baptiste Simukeka. Ruolo di outsider per Paolo Bert, ma attenzione soprattutto a Cristian Minoggio, uno con una serie infinite di gare nelle gambe e ancora tanta voglia di correre.
Restando in casa Valetudo Serim, a Pasturo il presidente Giorgio Pesenti schiererà anche il keniano Dennis Kiyaka e la ruandese Primitive Niyirora. Quest’ultima, nella gara in rosa, dovrà guardarsi le spalle dalla compagna di team Cecilia Pedroni, dall’ex fondista Elisa Grill, da Paola Gelpi e Martina Brambilla.
Il meteo preannuncia una splendida domenica di sole e la voglia di tornare in vetta al Grignone dopo due edizioni di percorso alternativo è molta. Piano A confermato: domenica da affrontare 27.5km (con 2650 metri di dislivello) con un tifo da stadio al passaggio ai rifugi Riva, Bogani, Brioschi e Pialeral. I tempi da battere sono quelli di Marco De Gasperi (2h50’24”) e Elisa Desco (3h28’49”).
Salewa inventa il 'piumino di lana'
«La nostra missione è sviluppare prodotti innovativi per gli alpinisti e gli appassionati di montagna partendo da quelle che sono le nostre radici. Questo approccio, che abbiamo ereditato dalla cultura locale, ci differenzia dai tanti marchi di montagna presenti sul mercato. Noi viviamo e lavoriamo nel cuore delle Dolomiti: la cultura alpina di queste montagne e le sfide alpinistiche che esse ci propongono sono la nostra fonte di ispirazione. Il nostro legame con il territorio è fortissimo e unico». Parola di Stefan Rainer, General Manager di Salewa.
LANA HI-TECH - Non deve quindi sorprendere che uno dei focus di ricerca e sviluppo di Salewa sia diventato l’utilizzo, per il proprio abbigliamento tecnico, della lana - un materiale generalmente associato al folklore alpino ma non alle alte prestazioni. Dal 2009 Salewa collabora con il Tirol Bergrettung (il soccorso alpino del Tirolo austriaco) per testare la lana delle pecore alpine tirolesi come imbottitura per proteggere dal freddo i soccorritori di montagna durante le lunghe operazioni di salvataggio. Grazie a questa collaborazione e ai rapporti privilegiati con ii leader tecnologici di settore, Salewa ha messo ha punto il TirolWool Celliant, un’mbottitura ibrida composta da lana ricca di lanolina e fibre di poliestere caricate con minerali termoriflettenti, che ha il vantaggio di tenere al caldo più a lungo. Questa tecnologia si è rivelata talmente efficace da sostituire nelle collezioni da alpinismo le imbottiture sintetiche.
LAVORAZIONE A MAGLIA FITTA - Ma quando si è trattato di sviluppare nuove giacche imbottite da escursione che potessero offrire prestazioni e funzionalità innovative in un segmento dominato dai piumini leggeri, oltre che dalle proprietà termoregolanti della lana, Salewa si è fatta ispirare dalla secolare competenza locale su questo materiale. «Nella nostra casa, le Dolomiti, la tradizione vuole che la lana venga lavorata in modo specifico - spiega Stefan Rainer -. Grazie alla lavorazione a maglia fitta Sarner, non solo la lana continua a proteggere dal freddo anche se si inumidisce, ma non lascia passare il vento e la pioggia leggera. In questo modo vengono risolti proprio i noti punti deboli dei piumini. Per quanto riguarda il design e la funzionalità, il nostro approccio è stato del tutto innovativo e in linea con le aspettative di un pubblico attivo in montagna ma dai gusti progressivi e urbani. Come si vede ad esempio nella originale cerniera diagonale della giacca Corda da donna». Per alzare il livello delle prestazioni e rendere i propri ‘piumini in lana’ adatti a un utilizzo escursionistico, Salewa ha accoppiato alla maglia con lavorazione Sarner una fodera in jersey antivento elasticizzato, che aumenta il livello di confortevolezza e protezione rispetto alle giacche tradizionali in sola lana.
TECNOLOGIA VERDE - Un ulteriore punto sottolineato da Salewa a favore dell’utilizzo della lana, è che si tratta di un materiale rinnovabile prodotto rispettando il benessere delle pecore, al contrario di quanto accade con le note criticità relative al trattamento che subiscono le oche da piuma. «Gli aspetti ambientali e di benessere degli animali fanno parte integrante della nostra cultura aziendale e delle aspettative dei nostri clienti - continua Stefan Rainer -. Nel caso delle giacche in Sarner, ci siamo impegnati a usare solo lana riciclata, che proviene soprattutto dalla Val di Funes. Inoltre pulizia, lavaggio e cardatura vengono svolte in Italia, per avere una logistica corta che riduca per quanto possibile le emissioni di CO2».
Tor Day-2, Collè sempre più leader. Nonostante il caldo
Il primo giorno del Tor è stato condizionato dal gran caldo che ha costretto tanti (155 per la precisione) ad alzare bandiera bianca (ma tutta la settimana sono previste temperature piuttosto alte): tra questi anche i vincitore del 2012, Oscar Perez, e Giulio Ornati, tra i migliori nella prima fase della gara. Afa che ha sofferto anche Franco Collè che comunque resta leader anche martedì mattina, mentre sta viaggiando sui sentieri di casa. Il valdostano è uscito dalla base di Champoluc poco dopo le 6 ed è atteso a Valtournenche verso le undici. Dietro di lui non c’è più Gianluca Galeati, ma Peter Kienzl: il margine è importante, l’altoatesino è partito da Gressoney alle 5.21 e verso le 10.30 è previsto l’arrivo a Champoluc. Deve controllare il canadese Galen Reynolds partito un’ora dopo da Gressoney. E sempre da Gressoney sono usciti insieme alle 8 di martedì mattina Oliviero Bosatelli e Gianluca Galeati. Silvia Ainhoa Trigueros Garrote leader rosa e sempre non assoluta.
I nuovi Garmin serie GSMAP 66
I nuovi palmari della serie GPSMAP 66 di Garmin sono i dispositivi ideali per chi ama vivere avventure all’aria aperta. Caratterizzati da un display dalla grande visibilità e da una batteria di grande durata, dispongono di un abbonamento gratuito a BirdEye Satellite Imagery per visualizzare immagini reali in alta risoluzione dell’area di interesse, scaricabili attraverso connessione WiFi. I nuovi strumenti per la navigazione di Garmin sono resistenti all’acqua, agli urti e alle temperature più estreme e hanno un display a colori da 3 pollici perfettamente leggibile anche sotto la luce diretta del sole. GPSMAP 66 è robusto e resistente, concepito per le condizioni climatiche e termiche più estreme, antiurto e impermeabile, il compagno di viaggio perfetto per le avventure outdoor.
POSIZIONE ACCURATA - I due palmari sono compatibili con il sistemadi posizionamento satellitare Galileo, che va ad affiancare i tradizionali serviziGPS e GLONASS, a garanzia di un’acquisizione della posizione ancora piùprecisa e rapida, anche in situazioni critiche come zone frondose o canyonprofondi. In modalità Spedizione le batterie dei nuovi GPS supportano il tracciamento del segnale fino a una settimana. Dotati di connessioni Wi-Fie Bluetooth, i nuovi strumenti Garmin permettono di scaricare gratuitamente, e senza la necessità di sottoscrivere alcun abbonamento, le mappe BirdsEye Satellite Imagery offrendo agli utenti la possibilità di visualizzare sul display immagini satellitari della zona che si sta esplorando, così da poter facilmente individuare sentieri, parchi, radure, postazioni per la caccia e tanto altro ancora. Il modello GPSMAP 66st è inoltre dotato di mappe TopoActive Europe precaricate, in modo da offrire una visuale dettagliata della morfologia del territorio prestando attenzione a fiumi, vette e linee costiere.
NUOVA APP GARMIN EXPLORE - Grazie alla nuova applicazione GarminExplore sarà possibile accedere a strumenti e funzionalità aggiuntive per lanavigazione, per la pianificazione del viaggio, per il download di una mappa ela condivisione dei dati. Scaricando la cartografia relativa al proprio percorso,Garmin Explore permetterà di monitorare il tragitto anche in modalità offline.Grazie alla connessione Bluetooth con GPSMAP 66 (o altro dispositivo Garmincompatibile), sarà possibile visualizzare la posizione su Garmin Explore anche in assenza di copertura telefonica e, inoltre, inviare al dispositivo le pianificazioni di percorso e i waypoint, gestire tracce e molto altro.La connessione Bluetooth permette la sincronizzazione anche con Garmin inReach Mini, il comunicatore satellitare Garmin, per inviare e ricevere messaggi o lanciare un SOS direttamente dal display di GPSMAP 66. L’applicazione precaricata Wikiloc permette di accedere a più di 9 milioni di percorsi, selezionati da una community di appassionati, e di scaricarli direttamente nel proprio GPSMAP 66. E per chi ama unire l’esplorazione al gioco, Geocaching Live trasferisce in automatico migliaia di punti Geocache per divertirsi con una entusiasmante caccia al tesoro.
PER OGNI AVVENTURA - Dotata di sensori ABC (altimetro a calibrazione automatica o manuale, barometro e bussola), la nuova serie di palmari Garmin prevede una batteria con un’autonomia fino a 16 ore in modalità GPS. Integrati anche una torciaLED e un beacon SOS che possono essere utilizzati per segnalare la propria posizione in caso di necessità. Inoltre, collegando i propri GPSMAP 66s e GPSMAP 66st al proprio telefono cellulare via Bluetooth sarà possibilericevere direttamente sul dispositivo informazioni sulle previsionimeteorologiche e rappresentazioni grafiche animate del trend meteo, velocitàe direzione del vento, tutte variabili che potrebbero risultare molto preziosenell’ottica di un’avventura all’aperto.I nuovi dispositivi Garmin GPSMAP 66s e GPSMAP 66st saranno disponibili nel quarto trimestre 2018 a un prezzo consigliato al pubblico rispettivamente di 399,99 euro e di 449,99 euro.


Veia Sky Race a Daniel Antonioli e Denisa Dragomir
In Val Bognanco appuntamento con International Veia Sky Race, Trofeo Giampiero Bragoni, valida come prova delle Italy Series. Sin da subito si delinea un duello sportivo fra il vincitore dello scorso anno Daniel Antonioli ed il keniano Kiyiaka Dennis Bosire.
Sulla prima salita saltano e si ritirano due tra i favoriti per la lotta alle prime posizioni, l’altro keniano Robert Panin Surum ed il local Alberto Comazzi. Al gran premio della montagna a cima Verosso a quota 2.444 transitano appaiati Antonioli e Kiyaka, nella tecnica discesa Antonioli allungava e staccava il keniano che riusciva però a ricucire il distacco nei tratti più pianeggianti e meno tecnici.
Sull'ultima discesa l'allungo vincente di Antonioli: per lui arrivo in solitaria con il crono record di 3h00'09'', Kiyaka Dennis Bosire è secondo in 3h01'43'', sul terzo gradino del podio il francese Johann Baujard con 3h03'42''.
A completare una top ten veramente di alto livello, il tedesco Stefan Knopf, Cristian Minoggio, il britannico Heines Hector, il giovane svizzero Roberto Delorenzi, Paolo Bert Paolo, Mattia Bertoncini Team Salomon e lo spagnolo Jordi Sanchez Alìs.
In campo femminile vittoria incontrastata per la rumena Denisa Dragomir con l'incredibile tempo di 3h23'27'', per il quarto anno consecutivo si conferma regina della gara di Bognanco, seconda la ruandese Niyirora Primitive, terza Stephanie Jimenez, quindi Cecilia Pedroni e Martina Chialvo.
Nella 15 km, novità di questa edizionem che ha riscosso un grande successo, vittoria per il ruandese Jean Baptiste Simukeka ed Elisa Grill.
Tor, day-1: Collè al comando. Incidente al Col de la Crosatie
Una prima giornata intensa al Tor. Prima dell’aspetto agonistico, tiene banco un incidente, quello avvenuto nella discesa dal Col de la Crosatie. Dopo la mezzanotte un concorrente valdostano, Narciso Dagnes, è caduto scendendo per il Lac du Fond: assistito dalle guide alpine presenti sul Colle e da un medico della base di Valgrisenche, con il supporto di un rianimatore, coordinati dal responsabile del 118 della Valle d’Aosta Luca Cavoretto, è stato trasportato in elicottero all’alba all’ospedale Parini di Aosta, dove è stato trasferito nel reparto rianimazione in prognosi riservata.
LA GARA - Per quanto la gara al comando Franco Collè atteso alla base vita di Donnas verso le 14 di lunedì. Con un distacco di circa 40 minuti Gianluca Galeati, mentre terzo è Peter Kienzl uscito da Champorcher venti minuti dopo Galeati. Quindi John Tidd e Giulio Ornati. Al femminile guida la basca Silvia Trigueros Garrote, addirittura nella top ten. Una gara rosa dura che vede i ritiri della svizzera Denise Zimmermann, di Sonia Locatelli e Raffaella Miravalle.
Gran Paradiso vertical a Lorenzo Rostagno e Chiara Giovando
Il Gran Paradiso vertical fa segnare il nuovo record di partecipanti. La penultima prova del circuito Défi ha portato in griglia di partenza 140 concorrenti, gran parte arrivati in mattinata grazie anche alla giornata soleggiata.
Una grande sfida iniziata dal rifugio Tetras Lyre di Pont di Valsavarenche e conclusa poco sopra il rifugio Vittorio Emanuele, dopo 1.000 metri di dislivello positivo e dopo 3,6 chilometri di gara. I ripidi sentieri sottobosco, posti all’inizio del percorso, hanno subito fatto selezione e scremato il gruppo.
Gran parte della prova è stata dominata da Mattia Roncoroni che ha dettato il ritmo fino al Vittorio Emanuele, ma la sua andatura non è bastata per vincere. Poco dopo il passaggio al rifugio è infatti stato recuperato da Lorenzo Rostagno che a metà gara aveva oltre 40” di ritardo. Il finale è stato incerto fino agli ultimi metri: Roncoroni e Rostagno sono rimasti appaiati, poi negli ultimi venti metri il torinese Rostagno ha avuto lo spunto migliore e si è imposto in 45’39”. A 3” è arrivato Mattia Roncoroni, con terzo gradino del podio per Thierry Brunier in 48’28”.
Tirata anche la gara femminile: a dettare il ritmo sono state le atlete piemontesi con la torinese Chiara Giovando e la biellese Barbara Cravello distanziate di pochi secondi. A vincere, dopo una gara sempre in testa, è stata Giovando in 53’51”, un risultato che le permette di incrementare ulteriormente nella classifica generale del Défi. Seconda Cravello in 54’05”, con terza posizione per la valdostana Chantal Vallet in 55’10”.
Enzo Romeri da record alla Dolomiti di Brenta Trail
Enzo Romeri vince la gara di casa, stracciando il precedente record della Dolomiti di Brenta Trail di oltre 25 minuti. È lui il protagonista della sfida più attesa lungo i 64 km del percorso con 4.200 metri di dislivello, mentre in campo femminile ha trionfato la cortinese Francesca Scribani. Altro successo ‘dolomitico’ anche nella sfida sui 45 km con 2.850 metri di dislivello, visto che si è imposta Elena Nicolini, mentre in campo maschile si è registrato un arrivo ex aequo fra il trentino Andrea Debiasi e l’altoatesino Ivan Paulmichl.

Una prestazione oltre ogni previsione, dunque, per il forte trail runner di Fai della Paganella Enzo Romeri, che nei primi chilometri ha gestito le energie, salendo assieme ad un gruppetto di sette concorrenti, ma quando la verticalità ha iniziato ad accentuarsi dopo Andalo, ha deciso di alzare il ritmo, merito di un’eccezionale stato di forma e, facendo valere il fatto che conosce alla perfezione questo percorso, se ne è andato in solitaria, galvanizzato anche dal tifo dei tanti amici presenti nei passaggi cruciali. È passato per primo ai piedi di Cima Santa Maria e Cima di Campa e così anche ai rilevamenti nei pressi dei rifugi Graffer, Tuckett, Pedrotti, Salvata e Croz dell'Altissimo, sino al traguardo in riva al Lago di Molveno a braccia alzate. Ma in particolar modo con il nuovo record inciso nel database dei cronoman: 7h04’23” il suo tempo. Ad oltre 23 minuti è giunto il vincitore di dodici mesi fa Christian Modena, con 7h27’57”, ma con ancora nelle gambe l’Ultra Trail Mont Blanc e la Rosetta skyrace di pochi giorni fa e comunque con una prestazione nettamente inferiore rispetto a quella che aveva fatto registrare dodici mesi fa. Sul terzo gradino del podio è poi giunto Giovanni Ruocco, proveniente dalla Costa Amalfitana ma residente ad Andalo dove lavora come cameriere, con il tempo di 7h41’11”. Seguono in classifica Alberto Franzoi, Andrea Mattiato e i due tedeschi Simon Schachenmeier ed Johannes Obermueller.

Nella gara lunga femminile ha primeggiato, dopo una gara in solitaria, la cortinese Francesca Scribani, che dall’alto della sua esperienza ha gestito bene le energie, chiudendo la prestazione con il tempo di 9h51’56”. Con distacchi importanti hanno poi concluso sul podio Liliana Panizza ed Irene Zamboni, seguite da Giulia Orlandi ed Elisabetta Pozza.
La sfida sui 45 km, con lo start dato un’ora e mezza dopo la competizione lunga, è stata combattuta nella prima fase con Andrea Debiasi, che ha subito allungato, poi raggiunto da Ivan Paulmichl. Dopo qualche schermaglia fra i due, viste le simili forze in campo, i due avversari hanno deciso di gestire la gara in coppia, giungendo appaiati sul traguardo con il tempo di 5h02’44”, anche se il cronometro ha assegnato la vittoria al trentino per un secondo. Poco distante, a soli 39 secondi, Francesco Trenti del Team La Sportiva. A ridosso del podio poi Samuele Bertò, Thomas Springhetti, Matteo Perli e lo slovacco Karel Svoboda.

Chi ha potuto godere su un tifo davvero speciale è stata Elena Nicolini, in particolar modo al passaggio al rifugio Tosa Pedrotti gestito da papà Franz e dall’intera famiglia. Partita con un buon ritmo, Elena è stata raggiunta e superata dalla francese Charlotte D’Alencon, ma la scialpinista molvenese benché non sia una specialista di queste competizioni ha dato fondo a tutte le energie e alla determinazione che la contraddistingue, riprendendo la leadership ed incrementando il vantaggio sul traguardo nei confronti della transalpina. Elena ha chiuso i 45 km con il tempo di 6h14’09”, precedendo di oltre 24 minuti la D’Alencon, quindi sul terzo gradino del podio si è piazzata Rossana Tomasi, seguita da Elena Sassudelli e dall’austriaca Maren Haid.












