CUET a Enzo Romeri e Giuliana Gionghi

Enzo Romeri e Giuliana Gionghi hanno iscritto il loro nome nell’albo d’oro della Comano Ursus Extreme Trail e si sono imposti nella gara lunga di 58 chilometri e 4580 metri di dislivello, emulati nella prova di 34 chilometri da Francesco Trenti e Sofia Scanziani.
Oltre 150 runner hanno risposto all’appello lanciato dalla Comano Mountain Runners del presidente Marco Buratti e si sono confrontati sul doppio percorso disegnato sul territorio delle Giudicarie Esteriori, con arrivo nel caratteristico borgo di Rango, conosciuto come uno dei più belli d’Italia. Romeri si è reso protagonista di una gara in progressione e ha fatto la differenza nella seconda parte del tracciato, la più tecnica, dopo che il candidato numero uno alla vittoria – il bergamasco Luca Carrara – era stato costretto al ritiro poco dopo metà gara a causa di un risentito muscolare, lui che era reduce dal successo al Gran Trail Orobie del weekend precedente.
Scattati da Comano Terme alle 6 del mattino, i partecipanti alla Cuet 58 si sono dati sportiva battaglia sul suggestivo percorso che prevedeva il passaggio sul Monte Casale, quindi sulla Cresta del Brento, al rifugio San Pietro, al Lago di Tenno, al Passo del Ballino e a Malga Nardis, a precedere il transito in vetta all’impegnativa ascesa del Doss della Torta, il giro delle Cime, la discesa da Malga Stabio e l’ultimo tratto verso il traguardo. Dopo il via si sono avvantaggiati in quattro, tra cui Romeri, Roberto Viliotti, Luca Carrara e il runner della Costiera Amalfitana Giovanni Ruocco, che ha provato il forcing. Romeri, che conosceva le insidie e le particolarità tecniche della seconda parte del tracciato, ha preferito non rispondere subito ed è andato in progressione, riuscendo a fare la differenza e a scavare un gap poi rivelatosi incolmabile per gli avversari.
Enzo Romeri ha raggiunto il traguardo di Rango in perfetta solitudine e ha portato a termine la propria fatica in 7h27’24” (media di 7’42” al km), staccando di oltre 16 minuti il secondo classificato, Giovanni Ruocco, che ha fermato il cronometro sul tempo di 7h43’31” e preceduto Roberto Viliotti nella sfida per la piazza d’onore. Più staccati tutti gli altri, Christian Insam che si è accomodato ai piedi del podio, quarto in 8h07’20”, seguito da Mirko Fioretti, Fabrizio Ridolfi e dall’atleta locale Ivan Serafini, settimo.
Più netta la vittoria al femminile di Giuliana Gionghi, atleta di San Lorenzo in Banale che correva sui sentieri di casa. La Gionghi ha preso il comando delle operazioni già nelle prime battute di gara e ha poi aumentato il proprio vantaggio di chilometro in chilometro, andando a chiudere a braccia alzate con il tempo di 10h05’06”, di 52 minuti più basso rispetto a quello fatto segnare da Daniela Montelli, seconda in 10h57’21”.

Giuliana Gionghi ©Pegasomedia/Samuele Guetti e Michele Puecheri

Prima dell’arrivo di Romeri e Gionghi erano stati decretati i vincitori della Cuet 34, che prevedeva 2400 metri di dislivello, con partenza e arrivo a Rango e un tracciato che ricalcava quello della seconda parte della gara lunga, con transiti da Malga Nardis, Doss della Torta e Malga Stabio. La prova maschile è stata caratterizzata dalla sfida a distanza tra Francesco Trenti e Davide Delladdio (già terzo lo scorso anno): ha avuto la meglio il fiemmese, che nella seconda parte di gara ha visto riavvicinarsi il rivale, ma è riuscito a difendere il proprio vantaggio, primo al traguardo in 4h08’10” (media 7’17” al km). Delladdio ha scalato un gradino del podio rispetto al 2017, argento in 4h09’42”, mentre il bronzo è andato al portacolori della società organizzatrice Andrea Titta (4h32’59”), seguito a poco meno di 4 minuti di distanza da Marco Gubert.
Sviluppo simile per la parallela gara femminile, vinta da Sofia Scanziani in 5h43’59”, con le due trentine Irene Zamboni e Luisa Salvadori a completare il podio, rispettivamente con il tempo di 5h51’28” e 6h28’53”. Attorno alle ore 17 della caldissima giornata di inizio agosto, si è abbattuto sulla parte finale del percorso un forte temporale che, per motivi legati unicamente alla sicurezza degli atleti, ha spinto la giuria di gara - pur con il dispiacere del caso - a fermare gli ultimi concorrenti sul percorso.


Nadir Maguet e Axelle Mollaret da record a Punta Helbronner

Un altro vertical da record. La quarta Uyn Courmayeur Mont Blanc ha portato sulle pendici del Monte Bianco oltre 450 concorrenti, 100 che hanno scelto di correre il K1000 di venerdì sera, gli altri che invece hanno puntato sulla doppia distanza di sabato. In Valle d’Aosta e nel cuore della catena del Monte Bianco sono state due giornate strepitose, con una sfida stellare tra i grandi favoriti e con i vincitori Nadir Maguet e Axelle Mollaret che hanno fatto segnare i nuovi record della gara verticale, partita da Courmayeur e arrivata sulla terrazza panoramica di Punta Helbronner.
Nel K2000 maschile gli alpini Nadir Maguet e Davide Magnini sono entrambi partiti per battere il record. I due ski-alper non hanno tradito le aspettative e già al passaggio del Pavillon hanno preso un buon margine sugli inseguitori. Con loro a metà gara anche lo spagnolo Oriol Cardona Coll che in mezzo al ripidissimo tratto di roccia ha poi perso terreno. Magnini voleva vincere, Maguet era invece in cerca della tripletta, arrivata dopo una gara corsa con le gambe e con la testa. L’alpino ha chiuso gli 11 chilometri in 1h 40’59”, abbassando di 18” il suo primato dello scorso anno. Alle sue spalle il trentino Magnini, staccato di 42”, con terzo gradino del podio per lo spagnolo Cardona Coll, a 4’41” dalla vetta. Record letteralmente frantumato nella gara femminile, dove la sci alpinista francese Axelle Mollaret - vincitrice di ormai tutte le prove de La Grande Course - ha dominato in 2h 01’11”, abbassando di 11’ il precedendo record firmato nel 2017 da Chiara Giovando, oggi terza a 12’17” dalla vetta. Il podio è stato completato da Ilaria Veronese, all’arrivo in 11’39”.

Davide Magnini e Nadir Msguet ©Acmediapress

Venerdì sera invece un centinaio di trailers hanno gareggiato nel K1000 serale con arrivo al Pavillon. Anche nella 7 chilometri hanno dominato gli atleti del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur, applauditi anche dal nuovo colonello Patrick Farcoz. La prova maschile è stata vinta da Daniel Antonioli in 46’08”, davanti al compagno di squadra Damiano Lenzi (47’31”) e a Davide Cheraz (48’11”). Tra le donne successo per l’alpina Giulia Murada (57’01”), a precedere Marcella Pont (1h 05’12”) e la britannica Sophie Grant (1h 06’13”).
Applausi a scena aperta anche per sei concorrenti che hanno deciso di correre sia il K1000 di venerdì, sia il K2000 di sabato. Una doppia sfida da brividi per Enea Amato, Ruggiero Isernia, Jules Pijourlet, Paolo Pajaro, Alessio Albanese e Dominique Comte.
Nella mattinata di venerdì, sui tracciati del Pavillon, hanno corso anche una quarantina di bambini e ragazzi in una prova non competitiva. Gioia, entusiasmo, voglia di fare sport, senza pensare al cronometro. Per tutti premio e Nutella party finale.


Ritornare

«Mhtar non lo avevamo avvisato del nostro ritorno, non sapevamo neppure che nascondesse un vecchio cellulare tra le pieghe del suo burnus,la veste berbera con cappuccio ormai sbiadita dal sole dell'Alto Atlante. Siamo tornati al suo douardando per scontato che fosse là. La strada la conosciamo a memoria e si differenzia dall’anno precedente solo per il colore della vegetazione». Mhtar e la moglie Naima sono alcuni dei personaggi che Giacomo Frison e GlorijaBlazinšekhanno ritrovato nel loro viaggio tra le montagne del Marocco, uno dei progetti di Altripiani, un insieme di fotografia, alpinismo, ricerca culturale, antropologica e linguistica, che ha come intento quello di tracciare sentieri nuovi e percorsi diversi. Linee che non corrono da una città all’altra, ma che attraversano lentamente catene montuose e piccoli villaggi alla ricerca di volti e memorie.Ne parliamo in un ampio reportage su Skialper 119 di agosto-settembre.

©Giacomo Frison

OSPITI O AMICI? - «Ritornare è per noi diventato una filosofia di vita. Vogliamo chiamare tutti per nome tanto che non scattiamo fotografie a caso, perché in ogni ritratto c’è la storia di una persona e del luogo che le appartiene. Perché ritornare è anche recuperare e restituire qualcosa a qualcuno che non ha avuto paura di accoglierti in casa. Di anno in anno si aggiungono viaggi, esperienze, delle nuove linee e sta diventando sempre più impegnativo ritornare da ognuno, perché viaggiando leggeri senza rendersene conto si entra in un’altra dimensione, si entra nel cuore delle persone con la mente libera e la forza della curiosità reciproca. Ci sentiamo spesso come una matita leggera che disegna una mappa di traiettorie nuove, ricche di identità sempre più preziose e pronte a testimoniare la bellezza e la fragilità dei luoghi remoti. Ritornare non è sempre facile, ma l’impegno è quello di farsi accettare, perché un po' alla volta non sei più l'ospite, ma un amico, uno di casa che è solamente andato via per un po'».

©Giacomo Frison

ALTRIPIANI - Giacomo Frison, fotografo nato e cresciuto a Venezia, appassionato di montagna e ideatore del progetto e Glorija Blazinšek, istriana multilingue, sono le anime di questo bel progetto.L’idea nasce nel 2015 dalle passioni e dagli studi di Giacomo che traccia la prima linea del progetto con un amico antropologoesplorando le montagne del Caucaso fino agli altipiani iraniani. Nel 2016 con Glorija intraprende il viaggio lungo i Monti Carpazi nel centro-est Europa e dal 2017 insieme percorrono più volte l’Alto Atlante in Marocco.Viaggi che esplorano la delicatezza dei confini nazionali, cercando e trovando la sovrapposizione di popolazioni e culture di montagna spesso divise da confini innaturali. Storie di vita e di resistenza in paesaggi mozzafiato. www.altripiani.org

©Giacomo Frison

Vertical Tovel atto secondo

Vertical Tovel atto secondo. Sabato la gara in salita organizzata nel Parco Naturale Adamello Brenta concederà il bis, dopo il fortunato esordio della scorsa estate: saranno in tanti al via a Plan dele Glare. Fra loro ci sono nomi di peso, come quelli di Manuel Da Col, Alex Oberbacher, Nicola Pedergnana, Thomas Holzer e Luca Binelli, ai quali potrebbero aggiungersi avversari assai temibili, quali Patrick Facchini e David Thöni, che lo scorso anno concluse davanti a tutti la prima edizione. Fra le donne le favorite sono Stephanie Jimenez, Paola Gelpi ed Edeltraud Thaler.
Al di là delle posizioni di vertice, ciò che attrae i concorrenti è però il percorso, ricavato fra il Plan dele Glare e la Busa de l'Om, 1.105 metri di dislivello con 4.300 di sviluppo lineare per buona parte tracciati su terreno erboso, a vantaggio dei concorrenti e del pubblico, che li potrà tenere sotto controllo. È importante ricordare che la classifica del Vertical Tovel combinata con quella del DoloMyths Run Vertical Kilometer darà vita a quella della nuova Finstral Vertical Cup.


Lavaredo Ultra Trail: La Sportiva è il nuovo title sponsor

Tremilaseicento atleti iscritti per oltre sessanta nazioni rappresentate da ultra e trail runner di livello internazionale, unica tappa italiana del circuito Ultra Trail World Tour con la qualifica di gara ‘Series’ dedicata alle sei gare ultra più prestigiose al mondo: immersa in uno degli scenari più spettacolari delle Dolomiti, la Lavaredo Ultra Trail è senza dubbio il sogno di tutti i trail runner. Dodici le edizioni disputate sino ad oggi in un percorso di crescita costante in termini di iscritti, servizi offerti ai partecipanti e comunicazione: tre le gare, con una quarta lunghezza pronta ad affiancarsi nel 2019 alle ormai classiche Ultra Trail (120 Km con partenza dal centro di Cortina d’Ampezzo), Cortina Trail (48 Km), Skyrace (20 Km) oltre alla Cortina Kids dedicata ai più piccoli.
Percorso di crescita analogo sviluppato in oltre novant’anni di storia, lo ha compiuto La Sportiva: la storia dell’azienda nel settore del trail running è di quelle di lunga data e vede il lancio della prima calzatura da Mountain Running®, marchio registrato proprio da La Sportiva, già nei primi anni 2000.
Percorsi convergenti dunque che culminano, dopo qualche anno di corteggiamento, in un accordo di sponsorizzazione per i prossimi tre anni: dal 2019 la LUT si farà chiamare La Sportiva Lavaredo Ultra Trail, un passaggio importante in termini di immagine che andrà a sottolineare ancora di più il carattere dolomitico e territoriale della manifestazione.
«Non abbiamo mai nascosto il nostro interesse per la LUT, una gara dal carattere internazionale e riconosciuta non solo per la spettacolarità del suo percorso e delle sue cime, ma anche per il livello di organizzazione e servizi offerti ai runner – commenta Lorenzo Delladio, CEO & president de La Sportiva - si tratta di una competizione di assoluta eccellenza, oltretutto a pochi km da casa nostra: sarà un’ottima occasione per comunicare l’appartenenza a questo territorio».
«I prossimi tre anni rappresentano un’ulteriore sfida per la LUT – affermano Simone Brogioni e Cristina Murgia ideatori ed organizzatori della manifestazione – l’intento è di continuare a crescere aggiungendo anche un’ulteriore competizione su un percorso di 90 km che porterà il nome di UltraDolomites e garantendo i servizi e l’immagine che la Lavaredo si è costruita in questi 12 anni di storia: La Sportiva è stata una scelta naturale in questo senso, è un’azienda italiana che crede nel nostro sport e da sempre si impegna per farlo crescere in interesse e partecipanti: la partnership per i prossimi 3 anni ci permette di programmare i prossimi passi con molta serenità».
Inizia quindi il countdown per La Sportiva Lavaredo Ultra Trail edizione 2019 che si terrà a Cortina d’Ampezzo con partenza dal celebre corso Italia, dal 27 al 30 giugno prossimo: le Tre Cime, le Cinque Torri, le Tofane ed il Cristallo si tingeranno per la prima volta di giallo.


Power to trail

Si può partire dalla strada per arrivare al trail e allo skyrunning? Sì, naturalmente. Anzi, è proprio dalla strada che arrivano tanti appassionati, che magari hanno iniziato a correre per farsi del bene e, piano piano, le strade della città e l’asfalto rovente si sono trasformati in una prigione per la loro voglia di liberare la testa e il corpo. Proprio per capire come si fa la transizione dall’asfalto allo sterrato, che non deve essere necessariamente esclusiva, abbiamo invitato tre runner a provare a correre fuori strada con noi tramite una campagna sui nostri account social media, grazie alla collaborazione di Mizuno che ha fornito scarpe e abbigliamento. Un marchio, quello giapponese, che ben si sposa con la voglia di andare oltre le barriere della città visto che produce sia scarpe da running che da trail. Lo abbiamo fatto, simbolicamente, andando a correre sul percorso del Vertikal di Punta Martìn, dietro Genova e a 7 chilometri in linea d’aria dal mare. Un percorso aspro, tecnico, sulla pietra e sotto il sole rovente. Perché per uscire dall’asfalto e trovare l’avventura non è necessario andare lontano da casa.

©Damiano Benedetto
©Damiano Benedetto

«Io corricchio un po’ da sempre, ho anche fatto atletica da ragazzo, mavado a correre soprattutto per staccare la spina, ho la fortuna di abitarein centro a Genova e corro nella parte alta della città, al Castelletto, a Righi, dove il verde non manca e la montagna si mescola con lecase» dice Francesco Ratto, 34 anni, ortopedico all’ospedale San Martino. Una corsa cittadina con la fortuna di potere inserire qualche trattodi misto o comunque di respirare natura dunque quella di Francesco. «Sì, anche se fino a oggi ho sempre usato scarpe da strada, poi sul numero di aprile di Skialper ho letto con molto interesse l’allegato Outdoor Running e scoperto che a Gressoney si corre il Monterosa WalserTrail, così mi sono iscritto visto che passerò le vacanze da quelle parti, però prima per allenarmi farò un vertical qui in Liguria, ma sono leprime gare trail alle quali parteciperò». Galeotto è stato Skialper o, meglio, la moglie, che gli ha regalato l’abbonamentoalla nostra rivista a Natale… Quella di Andrea Bandera nonè una storia tanto diversa, cambiano solo i luoghi. Ventinovenne, impiegatonel ramo commerciale di un’azienda alimentare, è di Busto Arsizio, nel Varesotto, ma lavora nella periferia milanese. «Corro prevalentementein pausa pranzo perché ho la fortuna di avere la docciain ufficio, faccio anche qualche garetta, distanza massima mezza maratona,poi l’anno scorso ho provato il primo trail, l’Ossola Trail: perqualche giorno ero a pezzi e non avevo idea di quale strategia utilizzare,però mi sono divertito molto». Una sola esperienza dunque perAndrea, anche se qualche raduno per tapascioni tra erba e fango non se l’era fatto mancare in precedenza… Quella di Francesca Ferrando,invece, è una storia un po’ diversa che ci fa capire come potrebbero diventare quelle di Francesco e Andrea. Siamo a uno step successivo edè interessante capire come è andata. Originaria di Ovada, nell’Alessandrino, lei correva su strada e poi gradualmente ha scoperto che fuoriera più bello e ora corre soprattutto nella natura. Tanto che non si è fatta mancare nemmeno il giro dell’isola di Minorca, alle Baleari, in autonomia correndo e andando in bici o una tappa del circuito mondiale swim & run.

©Damiano Benedetto
©Damiano Benedetto

Dopo una deliziosa focaccia alla Società di Mutuo Soccorso di Acquasanta, il tempo delle chiacchiere è finito ed è il momento di saggiare la voglia di trail dei nostri compagni d’avventura. Li abbiamo messi alla prova su 500 metri di dislivello, con terreno prevalentemente pietroso e un sole molto caldo. Un modo per testare subito le scarpe el’abbigliamento. «Sono subito delle pantofole, morbidee comode» scherza Francesco, che ha avuto in doteil modello più cattivo e veloce, la Wave Hayate. «Mi sono iscritto a un vertical e questa è proprio la scarpache ci voleva» aggiunge. Scherzi a parte la Hayate,bassa sul terreno e relativamente secca proprio peressere veloce e reattiva, è sembrata comunque abbastanzaammortizzata anche dietro a Francesco che,essendo ortopedico, di magagne alle articolazionidovrebbe intendersene. «Se avessi dovuto chiedereun consiglio a un amico, lo avrei chiesto proprio per una scarpa così».

Promossa anche la suola Michelin, almeno su roccia liscia e infida ed erba, i terreni che abbiamo provato. «In salita ho avuto subito la sensazione delle ventose, con la suola che si appiccicava alle pietre» gli fa eco Francesca che, come Andrea, ha ai piedi una Wave Daichi. «Mi sono trovata subito bene, aiuta la dinamica di corsa, è comoda e con la tomaia traspirante ma protetta» aggiunge. E Andrea? «Scarpa no problem, non posso che condividere quanto ha detto Francesca, aggiungo che l’ho sentita abbastanza sensibile da sotto sull’avampiede». Una sensazione comune a tutti e tre i nostri testatori. È l’impostazione Mizuno, che privilegia un po’ di sensibilità per leggere il terreno e le sue insidie, un fattore di sicurezza in più, soprattutto su medie distanze, quelle per le quali sono concepite i due modelli. Normale però che chi arriva dal liscio asfalto noti subito questo aspetto.

Mizuno Wave Daichi 3 ©Damiano Benedetto
Wave Hayate 4 ©Damiano Benedetto

L’abbigliamento è stato messo ancora a più dura prova perché la salita sotto il caldo sole delle 11 di mattina, con temperature prossime ai 30 gradi, è stato il miglior campo di prova. Esame superato. In generale tutti hanno apprezzato la leggerezza e piacevolezza dei tessuti e l’efficacia degli inserti in stile rete delle t-shirt maschili, che assicurano maggiore traspirazione sulla schiena. Anche la maglia femminile, pur essendo in un unico pezzo, senza rete, è risultata fresca. I pantaloni da uomo sono 2 in 1, con tight inferiore non troppo fasciante, quelli da donna aderenti in stile ciclista. «I miei hanno anche una tasca con zip dietro, oltre alle due laterali, i loro no» scherza Francesca. Endura 7,5 2in1 Short infatti ha una doppia taschina in mesh per gel o piccoli oggetti in posizione laterale. Però la maglia maschile dietro ha doppio scomparto a zip laterale e due tasche mesh centrali. «Mi domando se mettendo un oggetto un po’ grande come il telefonino non tendano a ballare» si chiede Francesco. Detto, fatto: proviamo a mettere uno smartphone e la sensazione non è diversa, grazie all’elastico che impedisce alla zip frontale di aprirsi oltre un certo punto che mantiene il tutto in equilibrio. A proposito, proprio la zip davanti della maglia maschile è risultata particolarmente efficace in una giornata afosa come quella del 26 maggio. Perché sono i particolari a fare la differenza.

©Damiano Benedetto
©Damiano Benedetto

MIZUNO WAVE HAYATE 4

Per trail runner tecnici alla ricerca di una scarpa veloce e leggera, senza sacrificare il grip e la protezione. La speciale suola Michelin garantisce la massima tenuta, mentre la struttura ribassata contribuisce a tenere il ritmo e si adatta a superfici irregolari, su qualsiasi terreno, anche a velocità estrema e sempre con agilità.

Peso: 280 gr (M) / 230 gr (W)
Prezzo: 130 euro

MIZUNO WAVE DAICHI 3

La scarpa da trail running pensata per affrontare tracciati dalla lunghezza intermedia, ideale per una corsa veloce su superfici dure come roccia e pietrisco. Adatta a chi possiede un appoggio neutro. La scanalatura ad X, posta alla base del sistema X t a Ride, permette alla scarpa di adattarsi alla discontinuità del terreno, tutto a beneficio dell’aderenza.

Peso: 320 gr (M) 270 gr (W)
Prezzo: 135 euro

COMPLETO DONNA

Alpha Vent Tee è una T-shirt con dettagli riflettenti e tecnologia Mizuno DryLite che trasferisce l’eccesso di umidità lontano dal corpo per un microclima secco e confortevole che aiuta a migliorare la prestazione (35 euro). I pant short BG3000 Mid Tight, aderenti, sono realizzati in tessuto leggero e traspirante per offrire una migliore performance. La banda elastica interna brandizzata Mizuno fornisce ottimo confort per le corse più lunghe (50 euro).

COMPLETO UOMO

Endura HZ Tee è una t-shirt con mezza zip frontale per l’aerazione dotata di dettagli riflettenti sulle spalle per offrire grip e tenuta allo zaino. Due tasche posteriori con zip e due in rete (70 euro). Endura 7,5 2in1 Short appartiene alla nuovissima collezione primavera estate 2018 di Mizuno. Gli short sono in tessuto molto leggero con collant interno, che fornisce la compressione delle gambe per corse più lunghe (75 euro).
www.mizuno.eu


Giochi 2026, l'Italia con Milano-Torino-Cortina

Prima i dubbi di Torino, poi quelli di Milano (‘pronta ad ospitare gare, ma non a mettere mano nell'organizzazione’): alla fine il CONI ha deciso di andare avanti con una candidatura unica, delle tre sedi, prevedendo una spesa di 376,65 milioni di euro, un costo inferiore di quello previsto di ciascuno dei singoli studi. Tre medal plaza, tre villaggi olimpici (Milano, Bormio e Cortina), due hotel degli atleti (Torino e Val di Fiemme). Questo il piano; sul sito del Coni è stata pubblicata la proposta della Comissione di Valutazione con il masterplan: eccola se volete leggerla tutta Candidatura_Italiana_Giochi_2026. Di sci-alpinismo non si parla: quando il CIO a ottobre dirà chi tra Italia, Canada (Calgary), Svezia (Stoccolma), Turchia (Erzurum), Giappone (Sapporo) se la giocherà per il 2026 si potrà capire quali saranno le sedi che vorranno avere nel loro programma lo ski-alp. Ultimo passo sarà quello della scelta finale che sarà nella riunione del CIO prevista a settembre 2019.


Magnini-Maguet, si rinnova la sfida a Courmayeur

Sul tetto d’Europa, con il Monte Bianco in bella vista, a esaltare il gesto tecnico dei runners. L’attesa è finita e Courmayeur si prepara ad accogliere oltre 400 atleti che venerdì e sabato parteciperanno alla quarta edizione della Uyn Courmayeur Mont Blanc, la spettacolare gara che percorrerà i ripidi sentieri verso il Pavillon e Punta Helbronner, nel cuore del celebre Quattromila.
Tutto esaurito nel K2000 (sabato 4 agosto), la gara regina dell’intero evento organizzato dalla Trail Mountain. Dal centro di Courmayeur (piazza Brocherel, ore 7,30) ai 3.560 metri di Punta Helbronner, una salita che toglierà il fiato per le sue pendenze e per i panorami che regalerà. Una gara che dopo 11 chilometri (dislivello positivo di 2.200 metri) arriverà sulla terrazza panoramica e che ha catturato l’attenzione di molti stranieri, provenienti da Belgio, Brasile, Russia, Finlandia, Francia, Australia, Gran Bretagna, Svezia e Germania.
Nadir Maguet e Chiara Giovando faranno ancora una volta una grande andatura per provare a vincere, proprio come nel 2017 quando tagliarono il traguardo con il tempo di 1h 41’ 15” e 2h 12’35”. Al femminile, Giovando sfiderà Barbara Cravello e Christiane Nex, mentre con Maguet ci sarà anche Henri Grosjacques, ma soprattutto Davide Magnini. Venerdì 3 agosto sarà un’altra giornata ricca di eventi. Rimanendo in ambito agonistico, alle 21 partirà il K1000 con un percorso che da Courmayeur porterà fino al Pavillon, a quota 2.173 metri. Una prova di 7 chilometri (900 metri dislivello positivo) che si correrà con le frontali accese e che è stata scelta da Enzo Benvenuto, Lisa Borzani, Marco Béthaz, Marcella Pont, Denis Trento e da tanti altri concorrenti.

NON SOLO CORSA - Venerdì alle 11 toccherà invece ai bambini che saranno protagonisti di una prova Kkids non competitiva in zona Pavillon. Nessuna classifica, ma gadget ricordo e un grande Nutella party per il futuro del vertical. Sempre venerdì, alle 18, il Jardin de l’Ange di Courmayeur ospiterà un dibattito incentrato sulla disabilità e la montagna, organizzato dalla Trail Mountain e da Technos Media, partner ufficiale del Tour Trail della Valle d’Aosta e del Défi Vertical, circuito all’interno del quale è inserita anche la prova lunga della Uyn Courmayeur Mont Blanc. Interverranno il preparatore atletico Alessio Alfier, la psicologa dello sport Federica Farcoz, il maestro di sci Andrea Borney e Moreno Pesce, atleta amputato e protagonista di numerose imprese in montagna.

PROGRAMMA - I pettorali potranno essere ritirati venerdì dalle 17 alle 20,30 all’auditorium delle scuole elementari di Courmayeur e sabato mattina dalle 5,30 alle 7 negli stessi locali. Le iscrizioni per la gara bambini verranno prese venerdì mattina alla partenza della funivia Skyway oppure nel negozio Les Pyramides di Courmayeur. Gli atleti, mostrando il pettorale, avranno la discesa gratuita sulla Skyway, mentre gli accompagnatori potranno beneficiare di prezzi agevolati sia per la discesa, sia per la cena di venerdì o il pranzo di sabato al ristorante del Pavillon. Il main sponsor della manifestazione Uyn omaggerà tutti i partecipanti con una maglietta celebrativa della quarta edizione del vertical, riservando un gilet a tutti i finisher del K2000. Ma i premi saranno davvero tanti altri, lo spettacolo garantito.


Enrico Brizzi, partire adesso

Dal 2004 Enrico Brizzi scrive di viaggi a piedi. Insieme ai suoi buoni cugini, i pellegrini con cui ha fondato il gruppo degli Psicoatleti, l’autore di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, romanzo cult di almeno tre generazioni, ha compiuto alcuni straordinari cammini: dal Tirreno all’Adriatico, da Canterbury a Roma lungo il percorso della Via Francigena e poi da Roma fino a Gerusalemme. E ancora: ha percorso l’Italia da Nord a Sud durante i festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario del tricolore, ha camminato da Torino a Finisterre, calpestato ogni singolo miglio del Vallo di Adriano e, di recente, calcato palmo a palmo i terreni carichi di storia delle Residenze Reali Sabaude col patrocinio dell’omonimo consorzio. Ma cosa significa camminare per Enrico Brizzi. Lo ha intervistato per noi, su Skialper 119 di agosto-settembre, un altro scrittore, Simone Sarasso, fresco vincitore del premio letterario Bancarella Sport.

NUOVA ISPIRAZIONE - A dieci anni esatti dall’inizio della sua avventura editoriale, per la prima volta, Enrico si ritrova a provare una sensazione mai sperimentata prima: «Stavo scrivendo una storia per Mondadori e non provavo nessuna emozione. Mi pareva di scrivere semplicemente perché dovevo ottemperare a un contratto. Era scioccante: è come accorgersi, di punto in bianco, che la donna con cui stai da una vita non prova più niente per te». La scrittura, che prima era piacere puro e autentico, è di colpo diventata fatica. È allora che Enrico decide di prendere una pausa dalla tastiera. Di staccare andando a fare qualcosa che ama da sempre: perdersi per le montagne con uno zaino in spalla. E allora perché non realizzare quel sogno tante volte immaginato in classe, durante i giorni più noiosi, fissando la cartina d’Italia? Attraversare lo Stivale nel senso stretto, proprio come gli eroici ciclisti della Tirreno-Adriatica tante volte acclamati per le strade dell’infanzia. Ma a piedi. Ed è così che da allora Brizzi programma due lunghi viaggi a piedi all’anno…


Tutti insieme per i Giochi 2026

Mercoledì alle 15 ci sarà un Consiglio nazionale straordinario del CONI: all’ordine del giorno la scelta della candidatura italiana per l’organizzazione Giochi Olimpici Invernali del 2026. Il presidente del CONI, Malagò ha da sempre annunciato di volere una candidatura condivisa. Milano e Cortina ha subito detto sì, mancava all’appello Torino. Che nutriva qualche perplessità, ma anche alla fine (come si legge nella lettera della sindaca Appendino pubblicata da La Stampa) ha accettato. Milano però, un po' si defila: pronta ad ospitare gare, ma non a mettere mano nell'organizzazione come si legge nella lettera del sindaco Sala (da Corriere.it). Una candidatura multipla, dunque: vedremo come si chiameranno (Alpi italiane?), quale sarà la sede dell’inaugurazione, e se ci sarà spazio per lo ski-alp...


A prova di temporale. E di sudore...

Una delle primavere più variabili degli ultimi anni ha messo a dura prova la nostra voglia di outdoor. Ed è stata la migliore occasione per testare due giacche ideali per la corsa in natura e una delle scarpe da trail best seller della stagione in versione GORE-TEX.
Lo abbiamo fatto con Filippo Bianchi, atleta del team Scarpa protagonista di un inizio di stagione con grandi risultati, dalla vittoria alla prima tappa delle Skyrunner Italy Series, a Villacidro, in Sardegna, a quella del Valbregaglia Trail, che gli è valsa la qualifica per i Mondiali di Corsa in Montagna Lunghe Distanze, fino al secondo posto in volata alla 4 Passi in Casa Nostra.

©Alice Russolo

Per testare le giacche abbiamo optato per una corsa sui crinali del Monte Baldo tra le nubi e qualche schizzo d’acqua. Proprio su questo terreno molto panoramico il 6 ottobre si correrà una grande classica, la Lake Garda Mountain Race, una gara only-up che prevede due possibilità, la partenza da Malcesine e l’arrivo alla stazione della spettacolare funivia panoramica, oppure il traguardo più in quota, ai 2.128 metri di Cima Pozzette per oltre 2.000 metri di dislivello in 11,6 chilometri. Tra i vincitori ci sono nomi del calibro di Jonathan Wyatt e Philip Götsch, normale che Filippo sia stato stimolato a correre veloce anche nel nostro test, complice anche un clima umido che metteva voglia di scaldarsi un po’.

La Magic Jacket Montura 2.0 con tecnologia
New GORE-TEX Active pesa 290 grammi e costa 279 euro ©Alice Russolo

Per lui due giacche con membrana GORE-TEX, Montura Magic 2.0 Jacket e Dynafit Ultra GORE-TEX SHAKEDRY™ Jacket 150. La prima adotta una tecnologia di prodotto GORE-TEX New Active con costruzione a tre strati e la seconda la leggerissima SHAKEDRY™. Due proposte diverse, la prima più versatile, la seconda minimalista e molto leggera, entrambe valide per chi pratica trail running. «Ho usato a lungo la precedente versione della Magic Jacket, anche durante i temporali estivi, e non ho mai patito il caldo: tiene bene l’acqua e traspira correttamente, inoltre è molto versatile grazie alle due grandi tasche e al fit che ne permette un utilizzo anche in inverno come guscio leggero o nelle stagioni di mezzo e non solo per la corsa» ha detto Filippo che ha particolarmente apprezzato il nuovo polso regolabile con velcro che non era presente nella vecchia versione.

©Alice Russolo

«La giacca Dynafit con tecnologia SHAKEDRY™ è invece molto essenziale, dalla linea pulita e senza tasche e stupisce per la leggerezza e per le gocce d’acqua che scivolano via subito dalla superficie: molto pratica e funzionale la cerniera sul retro che consente di portare uno zaino sotto la giacca e ben fatto anche il cappuccio con visiera».

Scarpa Neutron 2 GTX pesa 340 gr
(5 in più di quanto dichiarato per
la versione senza GORE-TEX)
e costa 169 euro ©Damiano Benedetto

La Scarpa Neutron 2 non ha bisogno di tante presentazioni: è stato uno dei modelli più apprezzati dai nostri testatori della Outdoor Guide e sarà una delle sorprese della stagione, grazie a una versatilità notevole e alla tenuta della mescola Megagrip. Finora però non avevamo ancora messo ai piedi la versione in GORE-TEX. L’abbiamo fatta provare a Gabriele Testa, passato di calciatore nelle giovanili della Sampdoria e da qualche anno grande appassionato di trail. È appena rientrato dal Trail del Segredont e in stagione ha messo nel mirino un’altra decina di gare con obiettivi di media classifica. Proprio l’utilizzatore che potrebbe trarre maggiori benefici dall’utilizzo di una scarpa con tecnologia GORE-TEX Extended Comfort, la più traspirante, indicata per attività intense. Un test severo: 400 metri di salita e discesa sui pendi della Punta Martìn, in Liguria, con temperature esterne di circa 25 gradi e un bagno nelle acque del fiume Acquasanta. «La scarpa è molto bella ed equilibrata, non uso abitualmente prodotti in GORE-TEX quando corro ma non ho mai sofferto il caldo pur avendo sudato molto per il gran caldo e nell’acqua il piede rimane perfettamente asciutto, tranne qualche schizzo da sopra quando ho guadato il fiume a tutta» ha detto Gabriele che ha percepito anche la leggerezza della scarpa.

GORE-TEX NEW ACTIVE - Capi estremamente traspiranti anche durante attività ad elevato impatto aerobico, impermeabili e antivento nel tempo, morbidi al tatto e molto confortevoli sulla pelle, durante e dopo ogni attività ad elevato impatto aerobico. Il tessuto sottile con densità da 13 a 30 denari, il peso inferiore a 200 grammi e l’ingombro minimo rendono questi capi a tre strati i compagni ideali per le attività ad elevata intensità.

GORE-TEX SHAKEDRY™ - Tecnologia a due strati con la membrana GORE-TEX che si trova all’esterno e impedisce l’assorbimento dell’acqua, che scivola via grazie alle sue qualità idrorepellenti. Ultra-leggera, comprimibile e altamente traspirante, ha una fodera interna che garantisce un ottimo comfort sulla pelle. Non inzuppandosi mai, mantiene il capo leggero a tutto vantaggio della performance.

GORE-TEX EXTENDED COMFORT - Le scarpe con questa tecnologia sono pensate per ambienti chiusi e all’aria aperta con «temperature moderate e più elevate oppure durante attività ad alto impatto aerobico». Sono impermeabili nel tempo con una traspirabilità ottimale e sono quindi la soluzione perfetta per ottenere un eccellente comfort climatico eliminando il calore in eccesso.


Sabato c'è la CUET

A pochi giorni dal via, va a delinearsi la starting list della Comano Ursus Extreme Trail, che sabato 4 agosto vivrà la propria terza edizione sul doppio percorso di 34 e 58 chilometri, con partenza e arrivo nel suggestivo borgo di Rango, nel cuore delle Giudicarie Esteriori.
Sfogliando la starting list della gara organizzata dalla Comano Mountain Runners, figurano anche alcuni big della specialità, tra i quali spicca il bergamasco Luca Carrara, atleta che nel weekend appena trascorso si è imposto per il secondo anno consecutivo al Gran Trail Orobie e che, sempre nel mese di luglio, aveva fatto sua anche la DoloMyths Run Ultra di Canazei.
Tra gli atleti locali, invece, gli osservati speciali saranno il runner di Fai della Paganella Enzo Romeri e il portacolori della società organizzatrice Ivan Serafini, impegnati al pari di Carrara sulla distanza di 58 chilometri. Per la gara ‘corta’ ha già garantito la propria presenza il vincitore della passata edizione, il trentino del Gs Fraveggio Luca Miori, al quale si aggiungono Davide Delladio (terzo nel 2017) e l’atleta del Team La Sportiva Francesco Trenti.
Al femminile, nel 2017, s’impose l’altoatesina Anna Pedevilla, che nelle prossime ore scioglierà le riserve in merito alla sua partecipazione. Medesimo discorso per la veneta Cristiana Follador, che come Carrara è reduce dal successo alla DoloMyths Run Ultra e ha manifestato agli organizzatori la propria volontà di prendere il via sabato prossimo.
La gara avrà anche un marcato profilo internazionale, garantito dalla presenza di atleti provenienti da sette nazioni, tra cui anche la lontana Cina, quindi Estonia, Polonia, Ucraina, Finlandia e Romania. Le iscrizioni alla CUET 2018, disponibili online sul sito della società organizzatrice www.comanomountainrunners.it, sono ancora aperte e la chiusura è stata prorogata alla mezzanotte di giovedì 2 agosto.
Lo start verrà dato alle ore 6 per la gara di 58 chilometri (4580 metri di dislivello positivo) e alle 8.30 per quella di 34 chilometri (2380 metri di dislivello). Partenza e arrivo verranno allestiti a Rango, conosciuto come uno dei più bei borghi d’Italia, con suggestivi passaggi sul Monte Casale, sulla Cresta del Brento, al rifugio San Pietro, al Lago di Tenno, al Passo del Ballino e in vetta all’impegnativa ascesa del Doss della Torta, a precedere il giro delle Cime, la discesa da Malga Stabio e l’ultimo tratto verso il traguardo.
Nel pomeriggio sempre di sabato 4 agosto, con partenza alle ore 14, ci sarà anche uno spazio dedicato ai più giovani, protagonisti in occasione del primo Mini TrAIL. Baby, Cuccioli, Ragazzi, Cadetti e Allievi si affronteranno su percorsi di differente difficoltà e lunghezza (da 1,5 km a 6 km) e il ricavato delle iscrizioni verrà devoluto interamente in beneficienza all’AIL, l’Associazione Italiana contro le Leucemie.