Disponibile Skialper 120 di ottobre-novembre
È disponibile nell’edicola digitale di Skialper (a breve in consegna ad abbonati e nelle edicole) il numero 120 di ottobre-novembre 2018: 176 pagine ricche di informazioni e spunti, aspettando la neve. Un numero che si apre con un long form sull’impresa di Andrzej Bargiel al K2: 32 pagine per sapere tutto, ma proprio tutto, sull’integrale con gli sci della montagna himalayana. E poi tante storie, con una predominanza femminile. «La montagna è generatrice di idee, c’è forse della femminilità, un lato glamour, nel modo di pensare e affrontare certe sfide. Ecco il senso di questo numero: non un vademecum di quote rosa, ma un inno a un modo di guardare oltre l’apparenza» scrive il direttore Claudio Primavesi nell’editoriale. Ecco dunque le storie di Mira Rai, Clare Gallagher, Stephanie Case, Catherine Poletti, ma anche quella di Carole, Tiphaine e Boris, i tre francesi che hanno sciato per primi il Laila Peak.
L’IMPRESA DI BARGIEL - Il 22 luglio, dopo avere rinunciato l’anno scorso, il polacco Andrzej Bargiel è riuscito a sciare integralmente il K2. Dopo quasi venti anni di tentativi anche la montagna degli italianiè stata sciata. Skialper, in collaborazione con Storytel, dedica all’impresa un long form di 32 pagine a inizio rivista. È il racconto in prima persona di Andrzej e degli altri componenti della spedizione, dai preparativi al giorno decisivo, dalle difficoltà all’euforia. E poi tante curiosità, per esempio sui droni utilizzati, che sono stati fondamentali per il successo finale e potranno aprire nuove strade all’alpinismo di domani. A chiudere un intervento di Emilio Previtali sulla storia dello sci ripido in Himalaya e sul K2 e il senso di quello che ha fatto Bargiel.
QUELLI DEL LAILA - Si chiamano Carole Chambaret, Tiphaine Duperier e Boris Langenstein e sono assunti all’onore delle cronache la scorsa primavera, quando hanno sciato per primi (e qualche giorno prima di Cala Cimenti) il Laila Peak, una delle montagne più sognate dagli adepti del ripido, con quel suo profilo così iconico. Di loro nessuno o quasi sapeva nulla fino ad allora. Andrea Bormida è andato a trovarli ai piedi del Monte Bianco, scoprendo che quella del Laila è l’ultima di mille avventure, tutte da scoprire.
MIRA RAI - Chi non la conosce la runner nepalese National Geographic Adventurer of the Year… Su di lei è stato fatto anche un film, eppure ci sono tanti aspetti della sua incredibile storia, fonte d’ispirazione per migliaia di giovani asiatiche in cerca di riscatto attraverso lo sport, che non sono conosciuti. E c’è un seguito alla storia raccontata dal film. Quattordici pagine per ripercorrere i momenti più intensi della sua incredibile storia.
CLARE GALLAGHER - Statunitense, vincitrice con record della CCC nel 2017 e da qualche mese parte del nuovo Ultra Running Team La Sportiva. Ma dietro alla runner c’è molto di più, c’è una ambientalista convinta, che ha cambiato il proprio modo di vivere per lasciare meno segni possibili del suo passaggio.
ALBA DE SILVESTRO: QUESTA È LA MIA VITA - Come è cambiata la più forte skialper italiana? Come si allena? Quanto? Siamo stati al Passo dello Stelvio con Alba De Silvestro per seguire i suoi allenamenti ma anche per conoscere la ragazza che c’è oltre sci, scarponi e scarpe da running.
DOLOMYTHS PER TRE - La mitica gara di Canazei, la Dolomites Skyrace, ha cambiato nome. E noi l’abbiamo rivissuta attraverso il racconto di tre protagoniste: Hillary Gerardi, Maite Maiora e Martina Valmassoi.
STEPHANIE CASE, FREE TO RUN - Terza al Tor des Géants 2018, l’avvocatessa canadese, oltre a correre veloce, ha legato la sua storia a quella dei diritti umani. Lavora per l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU e al Tor avrebbe voluto portare a correre cinque donne afghane.
LA SIGNORA UTMB – Catherine Poletti è al tempo stesso la persona più influente e temuta del mondo ultra-trail. L’abbiamo incontrata a Chamonix qualche giorno prima dell’UTMB. E ne è uscito un ritratto moto particolare, oltre le apparenze.
ÖTZTAL, GRANDE NORD - Ghiacciai dalle dimensioni artiche, rifugi accoglienti, neve in abbondanza: siamo stati a Obergurgl, nella vallata austriaca, dove Salewa ha organizzato il suo Get Vertical.
CRISTINA PARISOTTO, OLTRE LA SIEPE - È la creativa della famiglia Scarpa, il volto dietro a tante calzature di successo e d’immagine (Mojito dice qualcosa?) del marchio veneto. L’abbiamo incontrata in quelli che diventeranno i nuovi uffici di Scarpa per parlare di industria calzaturiera, ispirazione, donne, viaggi e tanto altro.
PORTFOLIO UTMB ROSA - La gara delle gare in immagini. Martina Valmassoi ha catturato con il suo obiettivo alcuni dei momenti più significativi della gara al femminile: non solo l’arrivo, ma le pause ai rifornimenti, il tifo lungo il percorso, i passaggi nei boschi…
WINTER RUNNING SHOES - Quattro scarpe ‘integrali’, per correre sulla neve, e quattro in Gore-Tex, a prova di pioggia e fango. Le abbiamo messe ai piedi di Marta Poretti e Melissa Paganelli, due che di corse al freddo se ne intendono…
PROVE - La nuova scarpa per le lunghe distanze Scott Supertrac Ultra RC, ma anche la Salomon Sense Ride GTX, con l’innovativa tecnologia Gore-Tex Invisible Fit e i leggerissimi guanti con Gore-Tex Infinium, utili anche quando si usa lo smartphone, grazie alla tecnologia tattile.
Peter Kienzl racconta il suo Tor
77 ore 31 minuti e 11 secondi; ecco quanto ha impiegato Peter Kienzl per completare i 330 chilometri dell’ultra trail più difficile e affascinante del mondo. Il Tor des Géants era in cima alla sua lista dei desideri fin da inizio anno, soprattutto dopo il ritiro dell’anno scorso. Ma quest’anno la voglia di arrivare in fondo ha trionfato sulla fatica. «Stiamo parlando della gara più importante del panorama ultra-trail, sia per numero di chilometri che per la sua caratura internazionale – racconta Peter –. Alla vigilia della competizione mi ero prefissato tre obiettivi: arrivare al traguardo, aspetto non così scontato vista la lunghezza del percorso; puntare a una posizione fra i primi 10 e, come ultimo, restare sotto le 80 ore di gara, per guadagnarmi il titolo di atleta altoatesino più veloce di sempre al Tor des Géants».
Dopo i primi chilometri di gara l’atleta Dynafit si è ritrovato nel gruppetto formato da altri due italiani, Gianluca Galeati e Franco Collé e il canadese Galen Reynolds. Una gara di questo genere, lunga e altamente stressante per corpo e mente, nasconde insidie ad ogni angolo. «A Donnas ho avuto la prima, e forse più forte, crisi della gara. – continua Peter -. Sono arrivato lì intorno alle 14 del secondo giorno, faceva molto molto caldo e il percorso da lì è quasi tutto asfalto, mi mancavano le forze perché al punto ristoro non avevo trovato nulla che mi andasse di mangiare, forse il caldo mi aveva anche tolto l’appetito. Salendo verso il rifugio Coda non ce la facevo davvero più, mi sono messo all’ombra a riposare avvolto nella coperta termica, volevo restare lì 10 minuti, ma le mosche erano così fastidiose che dopo cinque minuti mi sono dovuto alzare. Pausa breve, ma efficace, perché una volta giunto al rifugio mi sono tornate forza e appetito». In una gara dove cibo e sonno sono optional, una grande importanza la fanno gli indumenti che devono sapersi adattare a tutte le situazioni di gara. «L’abbigliamento Dynafit mi ha supportato al meglio. Mi sono trovato particolarmente bene con i nuovi manicotti, si tratta di un capo che non avevo mai utilizzato, mi hanno aiutato tanto in gara perché sono caldi, comodi e veloci da togliere e indossare. In una competizione così ogni secondo è prezioso». Ma la parola riposo non si trova nel vocabolario di Peter Kienzl che è già pronto a rimettersi in gioco per la prossima avventura: «Sono molto felice di questo terzo posto che mi ha permesso di realizzare uno dei miei più grandi sogni: portare a termine il Tor des Géants. - conclude Peter - Ora mi aspetta un mese di allenamenti a basso livello per recuperare. Per poi chiudere la stagione con La Diagonale des Fous e a seguire la difesa del titolo alla Transgrancanaria nel marzo 2019».
Dynafit punta su Ultra Set Up e Feline Up Pro
Dynafit presenta per la prossima stagione il nuovo Ultra Set Up, il top di gamma per le gare di corsa in natura della collezione primavera-estate 2019. Il set è composto dalla Glockner Ultra GTX Shakedry JKT, che sfrutta la collaudata e leggerissima tecnologia di Gore-Tex per proteggere dal vento e soprattutto dall’acqua, ma allo stesso traspira molto bene e permette di indossare lo zaino sotto, grazie alla possibilità di espanderla con il sistema a cerniera ZipOver. Poi c’è la Glockner Ultra S-Tech S/S Tee M, pratica e comoda maglia tecnica con tasche e con zip frontale utile per la ventilazione e soprattutto i Glockner Ultra 2IN1 Shorts M, con diversi vani e un pantaloncino interno aderente senza cuciture. A completare il set lo zaino Ultra Pro 15, ricco di tasche e con una pratica estensione che protegge l’addome nelle discese e scompare in un taschino sullo spallaccio quando non serve. Non mancano gambali e proteggi braccia (Ultra Kneeguard e Ultra Arm Guard), banda Performance Dry headband 2.0, calzini Ultra Cushion e la principale novità 2019 per i piedi, la Feline Up Pro. «I materiali sono molto piacevoli a contatto con la pelle e il fit molto valido, soprattutto quello dei pant, ancora migliorato rispetto alla collezione 2018, le tasche per riporre gel o le chiavi quando ci si allena non mancano» dice Peter Kienzl, atleta del team Dynafit, terzo all’ultimo Tor des Géants, che ha già potuto provare il set.
SI CHIAMA UP, MA VA BENE ANCHE IN DISCESA - È la grande novità del 2019. La Feline Up Pro, solo 230 grammi di peso, in teoria va a sostituire nel catalogo Dynafit la Vertical Pro, la scarpa di punta per le gare only up. Ed è stata in effetti pensata anche per questo, ma non solo, perché i primi test dicono che potrebbe essere un’ottima scelta pure in chiave skyrace. A favore delle prestazioni in salita la grande tenuta sul terreno, reattività, precisione e leggerezza. Per la prima volta in un prodotto della casa del Leopardo delle nevi è stata utilizzata per il battistrada la nuova tecnologia Vibram Lite Base che permette una riduzione dello spessore e fino al 25% del peso. Il design intelligente dei tasselli e la mescola Megagrip sono pensati per una perfetta aderenza anche su terreni impegnativi e su superfici bagnate o sconnesse. Il drop è di 4 mm e trasferisce al runner la sensazione di un contatto diretto con il terreno che agevola la reattività e rende più preciso ogni passo. Un’altra caratteristica della Feline Up Pro è la speciale calzata Narrow Minimal Fit, aderente e precisa come un guanto nella zona della punta e sul tallone. Una variante particolarmente leggera dell’Heel Preloader, il rinforzo diagonale sviluppato dal brand per l'area del tallone, migliora l’aderenza, agevolando il naturale movimento della corsa. Soletta interna in Ortholite e sistema di allacciatura rapida, con linguetta elastica per riporre i lacci. Il modello Unisex sarà disponibile dalla primavera 2019 a un prezzo consigliato al pubblico di 185 euro.
This Is Vertical Race a Patrick Facchini ed Elena Nicolini
Valevole come campionato italiano Fisky per tutte le categorie, la quarta edizione della This Is Vertical Race ha incoronato campioni italiani i trentini Patrick Facchini ed Elena Nicolini. Sono stati i due portacolori del team La Sportiva i più veloci sui mille metri di dislivello dalla centrale Enel di Aviasco fino alla cresta che divide la zona dei laghi di Valgoglio dalla Val Sanguigno. Un percorso di 1800 metri di sviluppo interamente balisato con fettucce a destra e sinistra e corde fisse nei punti critici. Un traccia ripidissima e ben tenuta, con tanti punti gradonati utilizzando legno locale. In questo contesto si sono sfidati gli amanti della salita pura, fra i quali si è imposto ancora una volta Patrick Facchini, concludendo la scalata in 34’22”. Il secondo miglior tempo è quello di Pietro Lanfranchi (Sci Club Valgandino) che stoppa il cronometro su 34’55”. Il terzo gradino del podio spetta all’atleta di casa Fabio Pasini (Scai 3038) con il finish time di 35’22”. Nei migliori dieci Simone Costa, Giovanni Zamboni, Luca Tomasoni, Daniele Andreis, Luca Lizzoli, Massimo Triulzi e Roberto Dalsant.
La This is Vertical Race in rosa ha decretato la vittoria di Elena Nicolini che ha percorso i mille metri di dislivello in 46’42”. Alle sue spalle Ivonne Martinucci (Gp Valchiavenna) con il tempo di 49’16”. Terzo posto per Sabrina Polito (Atletica Reggio) in 49’38”. Quarta Raffaella Cian e quinta Michela Sacchi.
Obiettivo Dhaulagiri
Gli 8.000 sono ritornati di grande attualità per gli sciatori del ripido. Mentre due spedizioni, come già segnalato da Skialper, si trovano già o lo saranno a breve tra le montagne più alte della terra (quella di Hilaree Nelson e Jim Morrison al Lhotse e quella di Anton Pugovkin e Vitaly Lazo all’Annapurna), ecco che il sito spagnolo desnivel annuncia che in autunno ci sarà un terzo tentativo di discesa, dal Dhaulagiri (8.161 m). A provare la discesa integrale, mai riuscita, Herbert Hellmuth e Sergey Baranov. David Fojtik nel 2009 lo ha sciato da circa 20 metri sotto la cima e fino a qualche metro sopra il campo 3. A luglio Andrzej Bargiel aveva sciato per la rima volta il K2 ed è stato sciato anche il Laila Peak, ad opera dei francesi Carole Chambaret, Tiphaine Duperier e Boris Langenstein. Discesa ripetuta pochi giorni dopo anche da Cala Cimenti e Matthias Koenig. «Marco Siffredi ha disceso per la prima volta l’Everest in snowboard lungo il Couloir Norton, il 23 maggio del 2001 e la sua, compiuta lungo un itinerario differente rispetto alla linea di salita, può essere considerata l’inizio della ‘new age’ dello sci ripido d’altissima quota. Fino a quel momento lo sci sulle montagne di 8.000 metri, esclusi pochi sporadici tentativi d'avanguardia, andava piuttosto alla ricerca della ripetizione in discesa di itinerari classici di salita» dice Emilio Previtali, esperto di spedizioni e prime discese in Himalaya. Al Dhaulagiri è tornato anche il settantanovenne spagnolo Carlos Soria, che aveva già tentato la montagna a maggio e nel 2017 e raggiungendola arriverebbe a una sola vetta dal suo obiettivo, quello di diventare la persona più anziana ad aver scalato i 14 ottomila. Gli mancherebbe solo il Shishapangma.
Mathieu Brunod e Sonia Glarey trionfano ad Aymavilles
Mathieu Brunod e Sonia Glarey nella 35 km, Filippo Tirone e Gloriana Pellissier nella 25 hanno vinto la prima edizione del Grivola trail, disputato sabato sui sentieri del comune di Aymavilles, a pochi chilometri da Aosta. Una gara di alto livello tecnico, che ha regalato grande spettacolo agonistico e che ha riscosso gli applausi delle oltre 350 persone che hanno partecipato alle due prove agonistiche e alla passeggiata enogastronomica.
Nella 35 chilometri femminile, testa a testa fino alla Pointe de la Pierre tra Sonia Glarey e Francesca Canepa. Poi nella discesa finale la vincitrice dell’Ultra Trail du Mont Blanc non ha preso rischi e ha calato il ritmo; sul traguardo Glarey ha trionfato in 4 ore 42’22”, davanti a Canepa giunta in 4 ore 49’10”. Terzo gradino del podio per Anna Biasin in 5 ore 18’46”.
Mathieu Brunod ha invece vinto la gara maschile, dopo una partenza tranquilla e un allungo decisivo nel secondo tratto del percorso. Si è aggiudicato il trail in 4 ore 05’25”, davanti a Nadir Vuillermoz (4 ore 08’02”) e a Marco Béthaz (4 ore 10’08”), entrambi passati davanti a Denys Capponi, poi quarto e fuori dal podio.
Gara a senso unico nella 25 chilometri femminile, dove Gloriana Pellissier ha vinto in 2 ore 56’14”, con oltre dieci minuti di vantaggio su Katia Perratone (3 ore 33’21”). Terzo gradino del podio per Cristina Masoero in 3 ore 33’21”.
Incerta fino all’ultimo la prova maschile che si è decisa nell’ultima discesa. Thierry Brunier, che aveva scollinato per primo, è stato raggiunto e superato dal genovese Filippo Tirone che ha vinto in 2 ore 34’40”, proprio davanti al giovane podista valdostano Brunier (2 ore 35’26”). A completare il podio è stato Mattia Colella (2 ore 40’06”) che ha ormai in mano la vittoria del circuito Tour Trail Valle d’Aosta.
Millet Light Rush, non solo leggera
Ne avevamo letto le lusinghiere recensioni nei test dei colleghi francesi di Trails Endurance Mag e non vedevamo l’ora di provarla, visto che non siamo riusciti a farlo nella Outdoor Guide. Stiamo parlando di Millet Light Rush, la nuova scarpa da trail con suola Michelin del marchio francese. Abbiamo organizzato un primo contatto facendola mettere ai piedi di Stefano Trisconi, uno dei decani del mondo del trail italiano e nostro storico testatore. Una prova per prendere le misure del nuovo gioiellino made in France, in attesa di metterla alla frusta nella Outdoor Guide 2019.
TOMAIA - Che dire… le premesse sono interessanti. Light Rush non passa inosservata grazie alla tomaia in un materiale molto particolare, Matryx, vale a dire un intreccio di fili di nylon e di kevlar che danno vita a un insieme molto resistente alle abrasioni senza appesantire la struttura che è davvero light, con valori di circa 260 gr.
ALLACCIATURA - L’allacciatura è di stile speedlace e la suola Michelin ben disegnata, con tasselli non troppo alti, pensati per la trazione davanti e per frenare dietro. Il drop è di 6 mm. Altre particolarità sono il tirante che unisce i rinforzi della tomaia sopra alla stringatura, poco sotto il collo del piede, e l’elastico ferma lacci, molto pratico.
©Andrea Salini/Outdoorstudio
PRIMO CONTATTO - «È sicuramente una scarpa leggera, non affatica mai il piede e asseconda ritmi veloci, nonostante questo non è per niente secca, ma ben ammortizzata, pur rimanendo sempre bassa sul terreno, e la suola sembra valida, soprattutto su sentieri e terreni trail di media tecnicità» dice Stefano, che la utilizzerebbe sia su distanze medio-corte che più lunghe. La stringatura è uniforme, «bisogna abituarsi al tirante centrale, che tiene ben fasciato il piede e davanti le forme sono abbastanza ampie per chi, come me, ha i piedi magri». In definitiva? Stefano vorrebbe provarla in gara. Sembra proprio una scarpa no problem, per atleti dal medio livello in su e la tomaia è davvero innovativa. Quando si parte?
Millet Light Rush
Peso: 260 gr
Tomaia: Matryx nylon/kevlar
Intersuola: EVA
Drop: 6 mm
Prezzo: 149,95 euro
©Andrea Salini/Outdoorstudio
Anche Bruno Brunod e Francesca Canepa al Grivola Trail
La prima edizione del Grivola trail, in programma sabato 29 settembre, sta riscontrando grande curiosità da parte dei trailer. A poche ore dalla chiusura delle iscrizioni online sono quasi 350 i concorrenti che hanno richiesto un pettorale per una delle tre prove. Numeri che potrebbero aumentare e che vengono considerati già più che positivi dagli organizzatori della gara che si snoderà internamente sui sentieri del comune di Aymavilles.
Questa manifestazione, ideata dalla guida alpina Abele Blanc, è nata proprio con l’intento di far scoprire e valorizzare l’intero territorio poco distante da Aosta. Aymavilles, Pont D’Ael, Ozein, zone ricche di bellezze naturali, siti culturali e vigneti, arricchite dagli spettacolari colori dei paesaggi autunnali. Abele Blanc ha disegnato i tre percorsi con il cuore di chi fin da bambino ha vissuto questi luoghi.
Sono in programma due prove competitive con oltre 250 iscritti e una passeggiata enogastronomica che ha circa 100 adesioni. La 35 chilometri (3.000 metri di dislivello positivo) partirà da Aymavilles alle 8 di mattina e si snoderà lungo un percorso che prevede due salite, la seconda con un dislivello positivo di circa 2.000 metri. Dopo aver saltato gran parte della stagione per portare avanti il lavoro, tornerà a correre la leggenda Bruno Brunod, così come sarà presente il figlio Mathieu. Al maschile pettorale anche per Diego Vuillermoz e Marco Béthaz.
Nella gara femminile figura il prestigioso nome di Francesca Canepa, prima italiana in grado di vincere l’Ultra Trail du Mont Blanc. Al via anche Nilda Blanc, Alida Foudon, Sonia Glarey e Federica Fazari, attuale leader del Tour Trail della Valle d’Aosta.
Alle 9 partirà invece la 25 chilometri, gara con un’altissima partecipazione femminile e con l’alpina Gloriana Pellissier che parte da favorita, davanti a Claudia Titolo e Katia Perratone. Nella prova maschile ci saranno invece Giancarlo Annovazzi del Mello’s Team - main sponsor del Grivola trail - e il giovane podista Thierry Brunier.
Alle 9,30 scatterà la passeggiata enogastronomica non competitiva che porterà i partecipanti alla scoperta del territorio. Iniziativa gratuita che ha già riscontrato ampio successo con un centinaio di richieste arrivate al comitato organizzatore. Sette chilometri di percorso con degustazione delle specialità locali alla Cave des Onze Communes.
Il quartier generale è nel cuore di Aymavilles: venerdì dalle 15 alle 18 (zona scuole) è possibile ritirare i pettorali, briefing alle 18. Gli ultimi pettorali potranno essere ritirati sabato dalle 6 di mattina, poi ultimi briefing 15 minuti prima di ogni partenza. Premiazioni nel pomeriggio. La gara fa parte del Tour Trail della Valle d’Aosta, entrambi i percorsi porteranno punti.
Sabato in FISI la prima riunione della Commissione di sci-alpinismo
Sabato ci sarà in FISI la prima riunione della Commissione di sci-alpinismo, presieduta da Marco Mosso: presenti tutti i responsabili dei comitati regionali e la direzione agonistica al completo. Tra gli argomenti all’ordine del giorni ovviamente i calendari nazionali della prossima stagione. Il dt Stefano Bendetti chiederà le date per fissare i campionati italiani e la prove di Coppa Italia perché siano funzionali rispetto agli impegni della Nazionale e alla Coppa del Mondo. Ma soprattutto saranno fissate le scadenze per la presentazione delle domande da parte degli organizzatori, e le modalità con il nuovo sistema FisiOnline di CONINET. L’obiettivo (e la speranza, aggiungiamo noi) è quello di avere un calendario pronto con ‘ampio margine’ rispetto al via della stagione agonistica.
La sprint che apre la Coppa del Mondo sul trampolino di Bischofshofen!
Tempo di sopralluoghi in vista della prossima stagione di Coppa del Mondo: il general manager Roberto Cavallo e il delegato tecnico Stafano Mottini hanno fatto visita ai campi gara di Madonna di Campiglio, Disentis e Bischofshofen. Tutto confermato con una novità: la sprint in Austria, nella tappa d’apertura alla Hochkönig Erztrophy, verrà stracciata nella zona del salto di trampolino di Bischofshofen.
Due spedizioni in Himalaya per sciare Lhotse e Annapurna
Dopo i successi di Bargiel al K2 e del trio francese Carole Chambert, Tiphaine Duperier e Boris Langenstein al Laila Peak, le vette più alte della terra sono al centro di altri progetti di discese. La prima spedizione prevede di scendere in autunno il Lhotse (8.516 m). A farne parte Hilaree Nelson e Jim Morrison, con loro anche Dutch Simpson, Michael e Nicholas Kalisz. La Nelson nel 2012 ha scalato in 24 ore Everest e Lhotse e insieme a Morrison, che quest’anno ha sciato in parte l’Everest, ha disceso Denali e Cho Oyu. I russi Anton Pugovkin e Vitaly Lazo si trovano già all’Annapurna (8.091 m) che tenteranno di sciare dopo avere sciato l’anno scorso il Manaslu (8,156 m). Nei loro progetti anche Nanga Parbat (2019), Everest (2020) e K2 (2020).
La francese Liv Sansoz scala tutti i 4.000 delle Alpi
She did it. La francese Liv Sansoz ha portato a termine a metà settembre il suo progetto di scalare tutte le 82 vette di 4.000 metri delle Alpi. Un progetto che si è chiuso con la salita dell’Aiguille Blanche de Peuterey (4.112 m) e del Grand Pilier d’Angle (4.243 m), nel gruppo del Monte Bianco, in compagnia dello svizzero Roger Schaeli, e con un volo in parapendio dalla vetta. L’idea di salire tutti i 4.000 era venuta a Liv dopo che nel 2015 Ueli Steck aveva portato a termine l’impresa in 62 giorni. Liv si era data 12 mesi e a marzo 2017 era partita forte: 21 cime in tre settimane in compagnia di Colin Haley. Poi alla numero 38, Aletschorn, un infortunio con relativo congelamento e uno stop che l’aveva portata a -6 vette nei 12 mesi. Per le salite e discese non è stato utilizzato alcun mezzo meccanico: solo alpinismo, sci e parapendio.