It's the end of the world as we know it?

«Era l’inverno del lontano 2020 e le Dolomiti di Brenta sembravano avvolte da un incantesimo. Dopo giorni di incredibili nevicate finalmente era sbucato il sole. Così, domenica 13 dicembre, non avevamo avuto dubbi sul da farsi. Messe le pelli, eravamo partiti con destinazione quota 2.069 metri. Ricordo le impronte dei camosci confondersi con la mia traccia. Tutto intorno il manto nevoso immacolato illuminava le montagne. Le condizioni erano davvero eccezionali, favolose. Sarebbe stato tutto nella norma se non fosse che stavamo facendo scialpinismo sulla pista Cinque Laghi, che di solito in quel periodo era piena zeppa di sciatori che sfrecciavano a folle velocità verso valle. Accanto a noi, le seggiovie coperte di neve sembravano un reperto d’altri tempi e incutevano una certa tristezza. Madonna di Campiglio era semi deserta. Da allora nulla è stato più come prima. Tutti noi siamo cambiati». 

© Alice Russolo

Inizia così l’articolo It’s the end of the world as we know it di Marta Manzoni, con le stupende fotografie di Alice Russolo che pubblichiamo su Skialper 134 di febbraio-marzo. Una provocazione sul filo sottile delle citazioni musicali per partire alla scoperta di una Madonna di Campiglio irriconoscibile, naturalmente con sci e pelli, ma anche per immaginare come potrebbe cambiare l’offerta turistica della montagna dopo questo inverno inimmaginabile e irripetibile. «Questa situazione porterà un cambiamento. Dobbiamo rallentare. La giostra del su e giù con gli impianti è troppo frenetica, come la nostra vita. In questi giorni per salire in cima ti devi prendere la giornata, te la godi, assapori ogni momento – racconta Martina Marcora, proprietaria del Rifugio 5 Laghi – Mi piace la relazione con le persone e per questo soffro i momenti di alta affluenza, quando il rapporto umano viene meno. Bisogna diluire l’afflusso di turisti su tutto l’arco dell’anno».

«Siamo arrivati a un punto di svolta: la parabola del turismo dello sci alpino è sempre cresciuta e ora improvvisamente ci troviamo in una caduta verticale - dice Bruno Felicetti, direttore delle Funivie Madonna di Campiglio - Le varie forme di outdoor sulla neve non possono più essere considerate in competizione con gli impianti, la logica, al contrario, dev’essere quella dell’integrazione: si potrebbe offrire non più lo ski pass ma un winter pass, una tessera outdoor ricaricabile, per permettere a ognuno di scegliere l’esperienza che preferisce vivere. Questa situazione ha messo in evidenza i limiti della monocultura dell’offerta invernale. La normalità non sarà più quella di prima e su questo dobbiamo interrogarci».

Tante altre voci e idee dalle piste chiuse di Madonna di Campiglio su Skialper 134 di febbraio-marzo.

© Alice Russolo

48 ore al massimo. O la storia di una rapina in Appennino

«La luce è splendida e illumina un sorprendente paesaggio invernale, il bianco candido delle cime spunta in mezzo a un oceano di foresta. In lontananza, le piste da sci di una stazione sciistica chiusa, forse per sempre, attirano la mia attenzione e mi ricordano il Vermontì e gli Stati Uniti. Usciamo dal bosco delle Veline per guadagnare la morbidezza e le curve dolci dei pendii che brillano al sole, l’aria rimane relativamente fresca e non c’è un filo di vento. Questa salita è una pura meraviglia, Layla, che aveva avuto qualche dubbio a lasciare l’abbondante nevicata di Chamonix, ora è in paradiso. C’è molta gente intorno alla croce artisticamente incrostata di ghiaccio in cima al Monte Cusna; è il punto più alto della provincia di Reggio Emilia, a 2.121 metri sul livello del mare, e attira una folla variopinta venuta a festeggiare la gioia dell’inverno e della neve fresca».

È il racconto di Bruno Compagnet, arrivato in fretta da Chamonix per trovare le giuste condizioni sull’Appennino Emiliano, come si fa per l’onda giusta nel surf, quell’onda che aspetti per anni, a raccontare la meraviglia dello scialpinismo al Monte Cusna a dicembre, dopo le nevicate record di inizio stagione. In prossimità delle piste di sci chiuse, accanto a ciaspolatori e curiosi. Due giorni di sci intenso, di sci-scoperta. Un reportage alla ricerca dell’essenza di sci e pelli in questo momento così particolare della nostra esistenza. Non solo una descrizione dei luoghi, ma una riflessione sulla bellezza di scivolare nella neve fresca, di conquistarsi ogni curva, di respirare aria pura a pieni polmoni.

© Layla Kerley

«Ci sono i vecchi con l’attrezzatura collaudata, esausta e a volte anche un po’ obsoleta, e poi ci sono i giovani, i nuovi, quelli che leggono le riviste specializzate di sci, che sono attivi su Instagram, e quelli che se ne fregano. Oppure quelli che fuggono dall’atmosfera soffocante delle città. C’è tanta gente e io sono diventato un vecchio solitario, ma per una volta sono felice di vedere persone entusiaste di uscire a prendere un po’ d’aria fresca, senza mascherine, di vedere e sentire tutto questo parlare, toccare, sorridere. Non importa se con gli sci o le ciaspole, ecco che dai vari tracciati e dalla pista diversi gruppi invadono la salita».

E poi… ci sono le splendide fotografie di Layla Kerley a documentare una sciata con lo sguardo che corre dal mare al Monte Rosa. L’articolo completo è su Skialper 134 di febbraio-marzo. 

© Layla Kerley

La Grande Course tra cancellazioni e speciali edition

Visto l’annullamento del Trofeo Mezzalama e con la Pierra Menta riservata ai soli atleti nazionali nella gara che venerdì 12 marzo assegnerà il primo titolo mondiale ISMF-LGC Long Distance per squadre, il comitato organizzatore de La Grande Course ha deciso all’unanimità che il nuovo circuito riprenderà di fatto nel 2022 con L’Altitoy Ternua e terminerà nel 2023 con il Trofeo Mezzalama. Per chi nell’anno corrente avesse già acquistato la tessera, quella in suo possesso sarà comunque valevole per il triennio che ci attende.

ADAMELLO SKI RAID SPECIAL EDITION 

Pur non essendo tappa del circuito, il 10 aprile andrà in scena la settima edizione dell'Adamello Ski Raid. Le iscrizioni sono già aperte e, sulle montagne di confine tra Lombardia e Trentino, lo spettacolo è assicurato. Per l’occasione i ragazzi di Alessandro Mottinelli hanno infatti promesso un tracciato davvero ‘extreme’ per veri gourmet del mondo race. Vista la tecnicità del percorso, 34 chilometri di sviluppo, 3.400 m D+, saranno ammesse ai blocchi di partenza non più di 160 squadre. Nel caso in cui il numero di richieste superi la disponibilità, per stabilire le priorità verranno tenuti in considerazione il curriculum degli atleti e la data di invio del modulo. Come anticipato, dato che il circuito della Grand Course quest’anno non avrà luogo, l’Adamello Ski Raid 2021 sarà gara Fisi aperta agli stranieri e assegnerà punti preziosi per chi, il prossimo anno, sogna le grandi classiche. Maggiori info su: www.adamelloskiraid.com

GARE AFFILIATE

Sono eventi scelti ad hoc per qualità organizzativa e tecnicità dei tracciati volti ad accrescere la formazione alpinistica degli atleti per garantire loro il bagaglio tecnico necessario per correre le grandi classiche. Proprio come L’Adamello Ski Raid 2021, queste gare forniranno ai finisher una sorta di wild card per un accesso diretto alle iscrizioni delle grandi classiche dello skialp. Le gare affiliate 2021 e attualmente in calendario sono:

- La Grande Trace, Le Dévoluy (F) in programma 13 e 14 febbraio.

- Transcavallo, Alpago - Piancavallo (I) in programma il 20 marzo.

- La Belle Étoile, Les 7 Laux - Isère (F) in programma il 27 e 28 marzo.


Gruppo vacanze Sellaronda

«Arrivo a Canazei alle dieci di sera di una sera qualunque di dicembre, le poche luci accese sono quelle delle insegne. Dopo l’uscita dall’autostrada avrò incontrato sì e no una decina di auto: più che nel cuore del Dolomiti Superski, sembra di essere in una di quelle valli un po’ decadute, frequentate solo da scialpinisti e scalatori. Il mio è uno dei pochi alberghi aperti, ci sono un paio di turisti e pochi altri ospiti che sono lì per lavoro. Una volpe attraversa la strada mentre scarico le valigie, fa freddo».

Comincia così l’articolo Gruppo Vacanze Sellaronda di Federico Ravassard, autore anche delle fotografie, su Skialper 134 di febbraio-marzo. Un racconto del Sellaronda desolatamente vuoto, di una delle massime espressioni del turismo invernale di massa trasformata in ritrovo per qualche scialpinista. «Nella sola Val di Fassa, ad esempio, tra alberghi, appartamenti e seconde case si contano oltre 56.000 posti letto disponibili, a fronte di una popolazione che non arriva ai 10.000 abitanti. Nella vicina Val Gardena le presenze annue superano il milione, distribuite in più di 700 strutture ricettive. Più di metà degli arrivi sono stranieri, un terzo del totale è di origine tedesca. Nella stagione invernale metà del fatturato viene prodotto nei mesi di gennaio e febbraio, il resto si sparpaglia, fra dicembre, marzo ed aprile. Questo significa avere un modello economico, quello del turismo invernale, basato sul fare grandissimi numeri ma in un periodo di tempo brevissimo, e a quel periodo dedicare – o sacrificare, dipende dai punti di vista – tutto il resto, dalle risorse naturali a quelle umane. È come se un negozio decidesse di aprire solo per un paio di mesi all’anno, vendendo pochissimi prodotti: certamente può funzionare, e la prova sono i pop-up store che vendono capi di moda in edizione limitatissima. Ma, proprio come nel mondo del fashion, basta poco perché un prodotto rimanga invenduto e per mandare tutto all’aria: questione di trend e di collezioni, oppure di pandemie».

Le 20 pagine di reportage che dedichiamo al Sellaronda, ma anche al fuoripista della Val Mezdì, non sono solo il racconto di un inverno diverso, ma la voce di chi di solito quell’inverno non ha tempo di viverlo, cioè di quei professionisti della montagna, Guide, Maestri, albergatori, che proprio nel periodo che amano di più si trova costretti a fare gli straordinari. E invece per un anno si sono goduti il loro parco giochi privato. Non senza leccarsi le ferite, perché quel parco giochi è anche la loro fonte di reddito. «Chiudere gli impianti da sci non significa levare un giochino del weekend a borghesi annoiati, ma di fatto tagliare alla base una catena che tiene in vita indirettamente una miriade di piccole attività e lavoratori stagionali, all’incirca 400.000 persone in tutta la penisola». Per fortuna rimane il fatto che «non è detto che sciare sia un’attività funzionale a risolvere qualsiasi tipo di problema, ma di sicuro ti pone nella condizioni di guardarlo in un modo più leggero».

© Federico Ravassard

Sci e pelli, la filosofia di Livigno

Se ne può discutere all’infinito: è scialpinismo salire accanto alle piste e scendere in pista? Non etimologicamente parlando, piuttosto ski fitness o se vogliamo ski touring, che non ha nella terminologia la parola alpinismo. Non c’è dubbio però che, a maggior ragione in una stagione come questa, con impianti finora chiusi e tanti appassionati che hanno acquistato o affittato l’attrezzatura da scialpinismo, una strategia di avvicinamento dolce sia diventata ancora di più un’esigenza. Per permettere a chi non lo ha mai fatto di provare in tutta sicurezza sci e pelli e poi magari fare un ulteriore passo nella montagna aperta.

Da diversi anni Livigno propone una filosofia di avvicinamento al freeride e allo scialpinismo con percorsi di risalita segnalati e battuti. Un progetto, quello della località valtellinese, che non si limita agli itinerari ma cerca di trasmettere anche una cultura della sicurezza. Per questa strana stagione l’offerta legata a sci e pelli prevede quattro itinerari di risalita segnalati, battuti e monitorati con dislivelli da 460 ai 620 metri che permettono di raggiungere le piste di sci per la discesa, oppure per una sciata in neve fresca seguendo le tracce della salite. Il consiglio è comunque quello di avere sempre con sé il set sonda-pala-artva nel caso si opti per la discesa fuoripista. Inoltre vengono sempre evidenziate le sei regole d’oro della sicurezza: bollettino valanghe, set di autosoccorso, prudenza, utilizzo del casco e uscita con almeno un compagno, rivolgersi alle Guide alpine se non ci si sente sicuri e prestare soccorso e chiamare immediatamente il 112 in caso di incidente. Un’offerta, quella legata a sci e pelli, che è stata potenziata in questa stagione e ha visto un’alta adesione, segno che una porta d’entrata ‘dolce’ al mondo dello scialpinismo è un’esigenza reale. 


Finché c'è neve c'è Speranza

«In montagna ho fatto più o meno tutto, più o meno bene: salite invernali, arrampicate in falesia d’estate, trekking, corse in quota, ciaspolate a non finire, sci su pista e sci da fondo. In quest’ultimo settore ho partecipato pure a qualche gara e ad almeno una dozzina di Marcialonghe, a partire dalla prima, quella del remoto 1971. Solo per farvi intendere l’età che ho accumulato. Mi mancava dunque lo scialpinismo. È un po’ che ce l’avevo in mente ma per smuovermi davvero ci volevano due cose indispensabili: l’occasione e la compagnia giusta. Adesso l’occasione l’ho trovata: la quarantena nella casa di montagna».

Inizia così l’articolo Finché c’è neve c’è Speranza, di Franco Faggiani, affermato e premiato autore di romanzi (La Manutenzione dei Sensi, Il Guardiano della collina dei ciliegi, Non esistono posti lontani), oltre che ex responsabile dell’ufficio stampa del Tor des Géants, su Skialper 134 di febbraio-marzo. Un racconto giocato sul filo di un’intelligente ironia per raccontare le domande e le emozioni di fronte alle quali si sono trovati in molti in questa stagione invernale che ha fatto muovere i primi passi con sci e pelli a tanti sciatori. Speranza Vigliani è l’amica milanese di Faggiani che lo accompagna nella prima, semplice, escursione di scialpinismo. 

«Posizione centrale - dice Speranza Vigliani - niente uso degli spigoli, movimenti accentuati di flessione-distensione e appoggio dei bastoncini, che danno il ritmo. Fluidità, scioltezza, naturalezza. Niente lunghi diagonali, per non rallentare e rendere difficili le curve. Tutto qui». E Faggiani pensa, tra sé e sé, «Certo, tutto qui. Ora che mi concentro su ogni singolo elemento viene Natale 2021 ma in questo caso bisogna fare tutto insieme, contemporaneamente». 

Esilarante anche il racconto della tecnica di salita e di tutto l’abbigliamento ficcato nello zaino. «Decenni di passo alternato nello sci da fondo mi aiutano a coordinare i movimenti, ma un conto è andare in piano tra i binari ben tracciati delle vicine piste olimpiche di Pragelato, un conto è salire, salire, salire e cercare di stare dietro a Speranza che sembra andare con una lentezza esasperante e invece guadagna centimetri ad ogni scivolata. Lei scivola, io zampetto, qui sta la differenza. C’è anche da aggiungere che il sottoscritto, da neofita, ha portato nello zaino tutto quel che serve per proteggersi dal blizzard, dalla nevicata del secolo, dall’invasione delle locuste, dall’arrivo del vento dal Sahara, dall’alluvione e da ogni altra avversità dovuta ai cambiamenti climatici, sempre più imprevedibili. Speranza, che aveva controllato di nuovo le previsioni meteo, solo quel che serve davvero in una giornata di sole tiepido che fa rintanare il freddo del mattino nelle zone ombrose di fondovalle». Il racconto di Faggiani è illustrato da una serie di fotografie evocative di Mattias Fredriksson, in bianco e nero. 

© Mattias Fredriksson

Adamello Ski Raid il 10 aprile su un percorso diverso

L’attesa è stata lunga, ma ora l’Adamello Ski Raid, la prestigiosa competizione scialpinistica che si svolge ogni due anni a cavallo fra Lombardia e Trentino, è in rampa di lancio. La settima edizione si svolgerа sabato 10 aprile, organizzata dall'Adamello Ski Team, forte dell'esperienza maturata nel dicembre scorso, quando organizzò in sicurezza a Ponte di Legno la prima tappa di Coppa del Mondo. Fra due mesi circa 160 squadre si daranno quindi battaglia su un nuovo percorso, studiato per adattarsi alle circostanze e soprattutto per ovviare all’indisponibilità dei rifugi alpini, supporto fondamentale per la logistica, ma non per questo meno selettivo e affascinante di quello tradizionale. 

«Sarà comunque necessaria un’ottima esperienza alpinistica, oltre ad una buona preparazione fisica, per partecipare a questa gara – spiega il presidente del comitato organizzatore Alessandro Mottinelli – dato che abbiamo reso ancora più tecnico il tracciato per compensare la sua riduzione: avrà una lunghezza di 34 chilometri e un dislivello positivo complessivo di 3.400 metri. La pandemia ci costringe ad accogliere un numero inferiore di coppie rispetto al solito, ma rimane un appuntamento top».

Le iscrizioni si apriranno dal primo minuto della giornata di lunedì prossimo (8 febbraio) e dovranno essere inviate, al solito, utilizzando l’apposita sezione presente sul sito de
La Grande Course. C’è tempo fino al 29 marzo o fino a quando non si esauriranno i 160 posti disponibili per ogni coppia. Nel caso in cui il numero di richieste superi la disponibilità, per stabilire le priorità verranno tenuti in considerazione il curriculum degli atleti e la data di invio del modulo. Ci sarà tempo fino al 29 marzo per comunicare la modifica delle coppie.Dato che il circuito della Grande Course quest’anno non avrà luogo, ridotto ad una sola giornata di gara il programma della Pierra Menta, e annullato il Mezzalama, l’Adamello Ski Raid 2021 sarà gara Fisi aperta agli stranieri. Il quartier generale sarà allestito al palasport di Ponte di Ponte di Legno, struttura capiente in grado di ospitare al meglio briefing, premiazioni e pasta party finale.


Trail-food

Molte delle comodità a cui eravamo abituati non saranno disponibili, ma questo significa anche che potrebbero presentarsi piacevoli scenari inaspettati se saremo pronti a coglierli. In fondo, per quanti sarà davvero un deterrente l’idea di non trovare un rifugio o un bar aperto a fine gita? Era bello fermarsi con gli amici a bere una birra dopo una sciata, certo. Per non parlare della comodità di poter pernottare in quota e raggiungere la cima dopo una colazione al caldo. Ma non era ciò che ci motivava a partire e non lo sarà neanche adesso. Anzi, in alcuni casi il rifugio o l’impianto in funzione erano addirittura motivo per cambiare destinazione: il rischio di ritrovarsi in un luogo troppo affollato ha sempre fatto desistere chi dalla montagna si aspetta esperienze di stampo più esplorativo. Perché non riorganizzare questa stagione invernale anomala e ripartire dalle basi, ricordandosi che in fondo tutto quello che serve è un paio di sci ai piedi? Anzi, un paio di sci ai piedi e un pranzo al sacco.

Ed è per questo che su Skialper 134 di febbraio-marzo parliamo di trail-food. Una pratica che nasce tra backpacker e thru-hiker d’oltreoceano dove, a differenza di quanto accade normalmente nei territori alpini, i punti per rifornirsi lungo i più famosi cammini di lunga percorrenza distano normalmente parecchi giorni l’uno dall’altro. Più che di scienza culinaria si tratta di una vera e propria cultura dell’arrangiarsi nella wilderness. E di un modo per produrre meno rifiuti e fare una scelta più consapevole e amica dell’ambiente. Come si fa? Basta avere un essiccatore, ma anche un forno ventilato, con alcune accortezze, può funzionare. Abbiamo chiesto a Elisa Bessega, che si produce il cibo per le sue avventure nella natura, di darci qualche dritta e di consigliarci qualche ricetta. Per esempio quadretti energetici al cioccolato, cous cous e infuso di zenzero e limone. Non resta che comprare Skialper e provare le ricette. 


Salomon, obiettivo sostenibilità

Salomon annuncia un ambizioso piano ambientale che coinvolgerà design e sviluppo dei pordotti per gli sport invernali. Entro il 2030 l’azienda di Annecy punta a ridurre le sue emissioni complessive di CO2 del 30% e si è impegnata a creare il 100% dei prodotti attraverso i principi dell’economia circolare. A seguire il comunicato stampa ufficiale dell’azienda. 

Riconoscendo come il futuro dello sci alpino, dello sci nordico e dello snowboard siano direttamente influenzate dai cambiamenti climatici, Salomon da oggi conferma che la sostenibilità sarà un aspetto importante in relazione ai parametri di performance industriale per quanto concerne i prossimi prodotti declinati agli sport invernali. Per agire concretamente lungo l'intera filiera Salomon Winter Sports ha stabilito un piano per operare a lungo termine in modo più sostenibile:

- Lancio di una linea di prodotti per gli sport invernali innovativi e altamente sostenibili

- Definizione di un elenco di ‘principi fondamentali’ di sostenibilità che tutti i prodotti per gli sport invernali dovranno soddisfare entro il 2025, in linea con la strategia di sostenibilità globale di Salomon

- Collaborazione con i partner commerciali e nei canali di distribuzione, nonché l’impegno con la comunità degli sport invernali per definire un dialogo collettivo verso obiettivi di sostenibilità

Salomon Winter Sports ha già istituito una serie di misure di sostenibilità in tutti i processi della sua attività, ad esempio riducendo gli imballaggi, migliorando la durata e la riparabilità dei prodotti, rimuovendo sostanze chimiche e composti inquinanti e, poi, integrando l'uso di materiali più sostenibili. (I dettagli di queste azioni sono descritti di seguito).

«In qualità di leader mondiale nel mondo degli sport invernali, ci sentiamo in dovere di dare un esempio di come la nostra attività possa operare in modo sempre più sostenibile» afferma Xavier LeGuen, Vice Presidente Winter Sports Salomon. «La salute degli sport che amiamo dipende dal pianeta e questa è un'opportunità per fare la nostra parte e aiutare a mostrare la via da seguire condividendo i nostri pilastri di sviluppo sostenibile all'interno del processo produttivo. In futuro, ci aspettiamo che l'intero settore degli sport invernali possa cooperare per portare avanti gli sforzi in questo settore e avere un impatto positivo sulla minaccia climatica che tutti noi dobbiamo affrontare». La natura altamente tecnica delle attrezzature per gli sport invernali lascia poco spazio alla variabilità del design, solitamente destinato alle modifiche per implementare elementi sostenibili nei prodotti. La natura di prodotti come gli sci, che sono composti da metalli, fibre di vetro/carbonio e legno, rende la produzione sostenibile un compito arduo per i professionisti della ricerca e sviluppo. Nonostante questa sfida, il Dipartimento Winter Sports di Salomon si impegna a tracciare un nuovo percorso negli anni a venire, guidato dagli obiettivi stabiliti negli impegni globali di sostenibilità dell'azienda già presentati nel 2019. Come Salomon ha recentemente iniziato a attuare nella sua linea di calzature, il Team di progettazione dedicato agli sport invernali sta ora lavorando per sviluppare un'eccellenza nella sostenibilità che, però, non vada a compromettere le prestazioni.

IL NUOVO SCI NORDICO S/MAX eSKIN UTILIZZA BOTTIGLIE DI PLASTICA RICICLATA NELLA COSTRUZIONE DEL NUCLEO 

Questo mese, Salomon presenta il nuovo sci nordico S/MAX eSkin, il primo sci dell'azienda realizzato con un “atteggiamento mentale” sostenibile: la costruzione principale dello sci utilizza bottiglie di plastica riciclate. La nuova anima si chiama S-CORE 45, dove la S sta per sostenibile e 45 che rappresenta la percentuale del peso del nucleo prodotta dalla schiuma di poliuretano (PET) riciclata dalle bottiglie di plastica (la percentuale si riferisce ad una lunghezza di 201 cm). Il PET riciclato viene inserito in uno stampo Densolite, conferendo all'S-Core 45 la miscela perfetta di leggerezza e durata. Non bisogna però lasciarsi ingannare dalla declinazione ecologica dello sci: il nuovo S/MAX eSkin ha tutte le caratteristiche di un prodotto per accelerare sulla neve. Non a caso, presenta lo stesso profilo e la sciancratura degli sci da gara utilizzati da Salomon in Coppa del Mondo, ovvero, lo sci S/LAB Carbon Classic prodotto di riferimento per quanto è in grado di offrire in scorrevolezza e accelerazione. I nuovi sci S/MAX eSkin saranno disponibili a partire dall’autunno del 2021. Una fornitura prestabilita limitata di sci S/MAX eSkin arriverà in esclusiva questo mese ad un selezionato numero di rivenditori in Scandinavia, patria dello sci nordico.

«Lo sci S/MAX eSKIN è il risultato di tre anni di ricerca e sviluppo per trovare la migliore combinazione in grado di ridurre l'impatto delle nostre materie prime, mantenere i nostri elevati standard di durata e fornire le prestazioni che gli sciatori si aspettano, il tutto a un prezzo competitivo» afferma Aloïs Vacelet, Product Line Manager di Salomon Nordic Skis. «Ci impegniamo anche a rendere lo sport più accessibile e, con la tecnologia eSKIN, non è più necessario sciolinare. Si tratta di grip senza cera a scorrimento silenzioso. Inoltre, con l'attacco SHIFT-IN, puoi regolare le prestazioni a seconda delle condizioni di neve, del profilo della pista o della tua forma fisica. E puoi fare tutte queste cose restando sugli sci».

LE MISURE DI SOSTENIBILITÀ GIÀ ATTUATE DA SALOMON NEL SETTORE SPORT 

INVERNALI Oltre a creare prodotti di punta a tema sostenibile, le varie categorie all'interno del business degli sport invernali di Salomon hanno lavorato per incorporare quelle ‘basi0 della sostenibilità che hanno un impatto globale nelle seguenti aree:

• IMBALLAGGIO: Tutti gli imballaggi realizzati in cartone per gli scarponi da sci alpino e nordico, scarponi da snowboard, attacchi, caschi e occhiali sono certificati FSC al 100%; tutte le plastiche monouso negli imballaggi degli scarponi da snowboard sono state eliminate; i sacchetti di plastica attorno alle coppie di bastoncini da sci sono stati sostituiti con una speciale piccola clip risparmiando così più di 5,4 tonnellate di plastica all'anno (12,6 tonnellate di CO2); la classica “finestra” in materiale plastico posta sulla confezione degli occhiali è stata sostituita con una scatola totalmente in cartone certificato FSC, eliminando l’utilizzo di colla; sono stati rimossi dall'imballaggio degli attacchi da snowboard oltre 1 milione di sacchetti di plastica monouso

• DURATA E RIPARABILITÀ: il 100% degli attacchi da snowboard è riparabile e le piastre che li compongono ora hanno una garanzia a vita, valorizzando il riutilizzo nel tempo rispetto al consumo

• ESCLUSIONE DI SOSTANZE CHIMICHE E MATERIALI INQUINANTI: il 100% di tutti gli scarponi da snowboard Salomon è privo di PFC/PVC; gli snowboard ora utilizzano parti in sughero invece di altre in gomma per un passaggio più ecologico; l'intera linea di scarpe da sci nordico sarà priva di PFC/PVC entro l'autunno/inverno 2023; la linea di scarponi da sci alpino sarà priva di PFC/PVC entro l'autunno/inverno 2025

• INTEGRAZIONE DI MATERIALI PIÙ SOSTENIBILI: tutte le pelli per lo sci di fondo, lo sci nordico e lo splitboard per snowboard ora utilizzano Mohair proveniente da una produzione sostenibile e cruelty-free; i nuclei dello snowboard nella loro costruzione utilizzano più materiali di origine biologica; in tutti gli attacchi da sci alpino di colore nero, il 10% del prodotto è realizzato con materiali riciclati

Oltre a questi differenti passaggi messi in atto presso la sede di Salomon ad Annecy, in Francia, il polo produttivo dedicato agli sci Amer Sports ad Altenmarkt, in Austria (dove vengono prodotti gli sci Salomon e Atomic), ha svolto un lavoro esemplare con il suo sistema di gestione dei rifiuti e l'approvvigionamento energetico. Il team Amer Sports Winter Sports Operations ha ricevuto il premio Austrian Phönix 2014 per la gestione dei rifiuti e il programma di riutilizzo degli stessi presso la struttura, la quale funziona al 100% con elettricità rinnovabile e disponendo di una centrale elettrica a biomasse.

«L’impulso a questi cambiamenti è arrivato dai nostri dipendenti, appassionati nel fare le cose in modo consapevole, così come da alcuni dei nostri atleti professionisti e ambassador, sempre molto impegnati sul fronte della sostenibilità ambientale» afferma LeGuen. «Gli ambassador di lunga data dello sci Salomon come Mike Douglas, Chris Rubens, Victor Galuchot, Greg Hill, Leah Evans e tutti i nostri atleti hanno espresso il desiderio di vedere Salomon realizzare i suoi prodotti dedicati agli sport invernali con un nuovo approccio sostenibile che non sacrifichi le prestazioni dei nostri prodotti».


Maître Vivian

Mai sopra le righe, mai oltre gli 88 millimetri al centro, uno stile sul ripido impeccabile, un’esperienza enorme. E tanta disarmante semplicità. Vivian Bruchez è lo sciatore che non passa mai di moda. Ed è anche per questo che il nostro Andrea Bormida l’ha intervistato per il numero 134 di Skialper, di febbraio-marzo, in edicola a partire da questa settimana. «Uno sci di montagna il suo, puro e semplice, fatto di ricerca di nuovi itinerari, di esplorazione delle pieghe della roccia una volta che la neve ha fatto il suo lavoro - scrive Bormida nell’introduzione dell’intervista - Uno sci d’avventura su pendenze sostenute, estreme ma non per necessità od ostentazione. Per vivere la montagna perdendosi nelle sue rughe, comprendendo la bellezza di essere piccoli davanti alla sua mole. Vivian negli anni ha imparato a fare conoscere questo stile inconfondibile, anche nel modo di sciare. Non capita spesso di ricordare uno sciatore per la sua tecnica eccelsa: sci vicini, compostezza, fluidità, mai una sbavatura, dosando velocità e curve, seguendo quanto la montagna e il pendio ci impone. Nessun largone sotto al piede, 88 millimetri possono bastare, eccome. È lo sciatore che fa la differenza, non gli assi. Il piede».

Chamonix e il Monte Bianco, il momento particolare che stiamo vivendo, l’affollamento delle discese più famose, i progetti, le discese con i giovani, l’amicizia con Kilian e Jacquemoud, l’evoluzione dei materiali. È un dialogo a 360 gradi quello di Andrea e Vivian. Qualche anticipazione? Meglio essere buoni sciatori o buoni alpinisti? «Idealmente direi entrambe le cose, d’altra parte se devo scegliere dico un buon alpinista, semplicemente perché l’alpinista legge meglio la montagna e capire e analizzare le condizioni è fondamentale. Come anche saper adattare il proprio percorso a seconda delle situazioni, prendere le decisioni giuste in un determinato momento». Per il seguito… c’è Skialper 134 di febbraio-marzo. E l’attrezzatura? «Ci sono sempre novità, anche solo piccole modifiche: mi piace molto lavorare sull’attrezzatura nel garage, faccio delle prove e vedo se l’idea è buona. Per me l’attrezzatura migliore è quella con cui puoi fare tutto. Credo fermamente nella versatilità dei prodotti, in generale preferisco un buon trattore ben oliato e con un motore rodato a una macchina da corsa». 

© David Machet

Ortovox, arriva l’ARTVA con navigazione vocale

Con il lancio di Diract Voice, Ortovox dà inizio ad una nuova era in fatto di attrezzatura d’emergenza per valanghe. Si tratta del primo apparecchio di ricerca in valanga al mondo con navigazione vocale integrata. In caso di emergenza Diract Voice è in grado di guidare il soccorritore con comandi vocali chiari, permettendogli di localizzare in modo rapido il travolto. Il design è volutamente minimalista: è previsto un unico pulsante, il display è extra large e l’interruttore a levetta permette di passare velocemente dalla funzione di trasmissione a quella di ricerca, rendendo il dispositivo facile da usare anche con i guanti.

Secondo quanto riportato nel comunicato stampa del marchio tedesco «la navigazione vocale integrata nell’apparecchio di ricerca in valanga risulta essere di grande aiuto perché permette di continuare ad osservare gli eventi, senza essere costretti a distogliere lo sguardo per controllare il dispositivo. Ogni immagine che il nostro occhio osserva ha bisogno di essere rielaborata dal cervello e di essere tradotta in una reazione. Nel momento in cui è una voce a svolgere questa funzione, trasmettendo acusticamente il comando, la fase di elaborazione del messaggio viene bypassata. Comandi chiari comportano anche un minor coinvolgimento della componente cognitiva, che in una situazione di stress è comunque meno performante, come spiega la neuropsicologa Sigrun Holzer. In questo modo Diract Voice permette di risparmiare secondi decisivi e di salvare vite preziose».

Le caratteristiche di DIRACT VOICE 

Ricerca:

  • Lingue di navigazione: DE, EN, FR, IT, ES, NOR, SV, CZ, NL
  • Funzione di marcatura
  • Larghezza del corridoio di ricerca di 50 m
  • Full graphic display 34 mm x 45 mm con visualizzazione in tempo reale a 360°
  • Supporto visivo e acustico durante la ricerca di precisione
  • Controllo di gruppo

Trasmissione:

  • TECNOLOGIA SMART ANTENNA (seleziona automaticamente la miglior antenna di ricezione)
  • Protezione da valanghe secondarie in modalità ricerca
  • Protezione da valanghe secondarie in modalità stand-by
  • Riflettore RECCO® (nel sistema di trasporto)

Tecnologia:

  • Numero di antenne: 3
  • Numero di travolti: 4
  • Batteria resistente anche a basse temperature
  • Batteria ricaricabile con porta USB-C
  • Dimensioni: 7,9 x 12 x 2,3 cm
  • Peso / sistema di trasporto: 210 g / 80 g

Ortovox App (Apple iOS & Android):

  • Aggiornamenti del software
  • Impostazioni del dispositivo
  • Gestione della flotta
  • Impostazioni personalizzate

Oltre al Diract Voice, sarà disponibile anche l’apparecchio di ricerca in valanga Diract. Le caratteristiche tecniche dei due dispositivi sono identiche, tuttavia il Diract non dispone della navigazione vocale.

Diract Voice e Diract saranno in commercio a partire da settembre 2021.


Skialper 134, a different winter

Non poteva essere più diverso l’inverno che stiamo vivendo, con tanta neve come non se ne vedeva da anni, anche a bassa quota, e la montagna (almeno quella turistica di massa) chiusa a causa della pandemia. Così, per lanciare il restyling di Skialper curato della nostra art director Greta Bizzotto di Heartfelt Studio, ecco un numero particolare. Non spaventatevi, siamo sempre noi, nel solco della tradizione della rivista, non è cambiato il tono, non è cambiato lo staff che ogni giorno lavora con passione per creare contenuti di qualità, ma abbiamo deciso di fare qualche cambiamento nel nostro guardaroba. E, per la prima volta nella nostra storia, la copertina di Skialper 134 di febbraio-marzo, in distribuzione a partire dalla prossima settimana, non è una fotografia, ma un disegno. A introdurre alle 176 pagine, un artwork di John Fellows (non lo conoscete? Andate a sbirciare il suo account IG @Jfellows56), artista del Colorado, dal titolo in tema: Good thing of lost. Rappresenta il bello di quando ci si perde in montagna e si scopre qualcosa di nuovo. Un po’ come dire, parafrasando, il bello di quando ci sentiamo persi per i lockdown e troviamo l’Alaska dietro casa, come nelle scorse settimane in molte parti d’Italia. Fellows ha anche firmato le cinque copertine delle sezioni interne di Skialper, altra novità del nuovo corso del magazine. 

Finché c’è neve c’è Speranza

Abbiamo scelto la penna di Franco Faggiani, autore di romanzi premiati e tradotti in tutto il mondo (ma anche ex ufficio stampa del Tor des Géants) per l’incipit, l’articolo che apre la sezione Stories, quella con gli articoli più sostanziosi. Faggiani affronta con tono simpatico i suoi primi passi con sci e pelli, con una sottile ironia che nasconde i dubbi di tanti di noi quando hanno iniziato: l’attrezzatura, i costi, lo stile di discesa…

La fine è il mio inizio

Limone Piemonte, una delle località simbolo dello sci in pista, frequentata anche dai vip in arrivo dalla vicina Montecarlo. Ma anche una delle località simbolo della difficile situazione che sta affrontando il turismo alpino: non solo tanta neve e impianti chiusi, ma anche i danni dell’alluvione autunnale. Chiara Guglielmina, insieme al fotografo Daniele Molineris e a un manipolo di Guide alpine e Maestri di sci local, è salita con sci e pelli nel comprensorio nella prima giornata di sole dopo le abbondanti nevicate di inizio stagione. Per esplorare, galleggiare nella polvere e incontrare altri local. E c’è anche un cameo di Nino Viale. Vi dice qualcosa?

© Daniele Molineris

48 ore al massimo

Carpe diem. Come con l’onda giusta nel surf, che magari la aspetti per anni, bisogna sapere cogliere l’attimo ed essere pronti a sfruttarlo. È quello che ha fatto Bruno Compagnet a inizio dicembre, scappando da una Chamonix molto bianca per sperimentare le gioie di una sciata appenninica accanto alle piste del Monte Cusna. Da leggere e da guardare.

© Layla Kerley

Cronache da un inverno inimmaginabile

Scialpinismo solo con la Guida, spostamenti vietati, allenamenti concessi, piste chiuse alle pelli e alle tutine, campionati annullati. La cronistoria di questi folli ultimi due mesi.

It’s the end of the world as we know it?

Madonna di Campiglio, 13 dicembre. Neve in abbondanza, alberi carichi, panorami da Canada. Ma anche impianti chiusi, rifugi desolatamente sprangati e vuoti. Marta Manzoni, insieme alla fotografa Alice Russolo, ha pellato al cospetto delle Dolomiti di Brenta. Anche lei incontrando operatori e semplici avventori. Per riflettere su questo strano inverno, ma anche guardare al futuro in modo propositivo, sul sottile filo delle citazioni musicali, come avrete capitolo dal titolo.

© Alice Russolo

Trail food

Rifugi chiusi, che si fa? Si riscopre il piacere di prepararsi spuntini e pasti a casa, con la tecnica dell’essiccazione. Che poi è anche un modo per produrre meno rifiuti durante le nostre escursioni…

Gruppo vacanze Sellaronda

La trilogia dei comprensori chiusi da esplorare con sci e pelli si chiude nel carosello simbolo dello sci di massa, il Sellaronda. Un articolo, quello scritto e documentato con le fotografie di Federico Ravassard, dal sapore leggermente diverso. Il Sellaronda è il trampolino di lancio per andare a cercare canali e discese freeride che solitamente non sono meno affollate delle piste. Ma soprattutto una scusa per fare con Guide, Maestri e albergatori locali quello che è il loro passatempo preferito, cioè sciare. Perché di solito, nel cuore dell’alta stagione, di tempo per sciare veramente come piace a loro non ne hanno.

© Federico Ravassard

Maître Vivian

Mai sopra le righe, mai oltre gli 88 millimetri al centro, uno stile sul ripido impeccabile, un’esperienza enorme. E tanta disarmante semplicità. Vivian Bruchez è lo sciatore che non passa mai di moda. O no?

© David Machet

Esperienza ZeroG

D’accordo, il set scarpone più sci Tecnica-Blizzard è uno di quelli di maggiore successo commerciale, ma perché? Come è nato e per intercettare quali sciatori? La cosa più semplice per capirlo è prendere progettisti e Guide alpine dalla cui mente è nato e portarli a sciare in Tofana. Detto, fatto.

Domani è già arrivato

In un capannone del Vicentino si producono parti di elicotteri e di… scarponi da scialpinismo e scarpe da alpinismo. Siamo stati in Xenia Materials, azienda leader nella produzione di materiali plastici caricati con fibre. E abbiamo scoperto che il futuro dei nostri amati sport potrebbe essere rivoluzionario. 

Must have

Qualche novità per le nostre pagine dei desideri. Abbiamo preso dei veri outdoor addicted, li abbiamo portati sulla neve della località dove hanno scelto di vivere (Gressoney in questo caso) e li abbiamo vestiti e attrezzati. Poi, in studio, abbiamo creato delle vetrine monotematiche per altre categorie di prodotti. 

Futuro no problem

Per il 2022 gli sciatori chiedono semplicità e prestazioni. E le aziende rispondono con scarponi intuitivi e solidi. Ne parliamo nel preview materiali dell’inverno 2021/22

Antologia bianca

Il gioco è semplice (a parole): vi abbiamo chiesto di mandarci dei racconti di massimo 3.500 battute, naturalmente a tema con gli argomenti della rivista, e il primo verrà premiato con un bello zaino da scialpinismo Ferrino Rutor 25. Ci avete scritto in tanti, tantissimi, con storie molto belle. Le prime le trovate pubblicate nelle quattro pagine dedicate all’iniziativa, ma si replica su ogni numero, quindi… fatevi avanti!

Photo gallery

Una magnifica galleria fotografica con scatti che documentano l’inizio d’inverno: seggiovie ferme e con le seggiole piene di neve, vigneti trasformati in perfette linee di discesa, vette quasi mai in condizione ricoperte di neve.

© Federico Ravassard

Pensieri, outro…

Lo scialpinismo local di chi è abituato a godere soprattutto della dimensione di raid del nostro sport, ma anche lo scialpinismo immaginario e immaginato di chi è fermo ai box per un infortunio. Abbiamo chiesto a Giorgio Daidola di scrivere per la rubrica pensieri e ad Andrea Benesso un pensiero (scusate il gioco di parole) per l’outro.