Step by Step: la traversata della Nordkette di Remco Grass

Black Diamond presenta l'avventura di Remithius Joseph Grass, Remco per gli amici e i colleghi. Una traversata dietro casa, da godersi passo dopo passo immersi nella natura.

Remco Graas è nato e cresciuto nei Paesi Bassi, distante dalle montagne. Durante gli anni della sua infanzia e adolescenza, Remco ha trascorso con la sua famiglia numerose vacanze in montagna, un tipo di svago – quello fatto di escursioni – che non gli è mai davvero piaciuto: camminare su sentieri
polverosi e caldi senza alcun tipo di intrattenimento. La parte più bella delle vacanze rimaneva sempre il momento di tornare a casa per nuotare in piscina o per giocare con il suo Game-Boy.

Tutto è cambiato durante l'ultimo viaggio di Remco con la famiglia, sulle Alpi. Nella sua testa è scattato qualcosa, improvvisamente scopre di amare la montagna. In quegli anni Remco prende parte ai campi estivi sulle Alpi, inizialmente con un approccio classico, zaino grande e scarponi pesanti. Nel corso degli anni, e ispirato da grandi alpinisti come Ueli Steck, Remco cambia approccio: riducendo al minimo l’attrezzatura ha la possibilità di muoversi più facilmente e velocemente, può trascorrere più tempo in montagna e si allena di più.

Passo dopo passo, “Step by step”, la montagna è diventata il pilastro centrale della sua vita, portandolo a definirsi un obiettivo: scalare tutti i 4000 delle Alpi. Ad oggi Remco è a buon punto, ma non ha fretta, vuole godersi appieno ogni cima di quelle che rimangono nella sua lista. Nel 2017 Remco decide di trasferirsi a Innsbruck, per potersi immergere nella sua passione per la montagna e, nello stesso anno, inizia a lavorare per Black Diamond Equipment. Durante le sue corse quotidiane in bicicletta verso l'ufficio di Black Diamond, Remco guarda ammirato la linea di cresta della Nordkette, la catena montuosa situata a nord di Innsbruck, simbolo della città. Attraversare l’intera cresta della Nordkette, una domenica? Sembrerebbe essere un piano divertente, pensa Remco.

Sabato notte, ore 2, Remco esce di casa. La città non dorme mai: i bar sono aperti, la gente fa festa, si sente la musica. La sua festa, però, è programmata con la natura. Remco si dirige verso la foresta, lascia la bicicletta nascosta dietro un albero e inizia la sua ascesa. Sarebbe bello vedere l'alba in cima al Brandjochkreuz, pensa. Mentre sale sempre più in alto, i rumori della città si affievoliscono e il sole inizia a sorgere mentre si avvicina alla prima vetta della giornata. Durante il giorno percorre sentieri panoramici, tratti impervi, vie ferrate, incontra turisti e animali, sempre seguendo la linea di cresta. «Da qui riesco quasi a vedere la mia ragazza che prende un caffè, sul nostro balcone» pensa mentre osserva il panorama. «È così bello avere posti come questo proprio nel giardino di casa».

Dopo 33 chilometri, 19 vette e 3.800 metri di dislivello, Remco raggiunge il fondovalle. Mentre sale sull'autobus, guarda la cresta e sorride. Passo dopo passo Remco ha percorso le sue montagne. Passo dopo passo, come il suo approccio alla vita

https://www.youtube.com/watch?v=NktVxZ-69Vw&t=508s


Val Maira Experience

La Val Maira è un angolo di paradiso nelle valli cuneesi. Un luogo che, dopo decenni di abbandono, è tornato a fiorire grazie ad un modello di turismo lento e sostenibile. In occasione del Press Trip di Sea To Summit e Panorama Diffusion abbiamo avuto l'occasione di scoprire questo gioiello alpino.

Situata nel cuore delle valli occitane, la Val Maira è stata per molto tempo isolata dal resto del cuneese a causa della morfologia del territorio, tanto che fino al '900 le comunicazioni e gli spostamenti avvenivano perlopiù tra i colli che la collegano alla Val Varaita, alla valle Stura e alla Francia anziché lungo gli oltre 40 km necessari a raggiungere la pianura. Addentrandosi sulla strada provinciale che da Dronero risale verso Chiappera, ci si ritrova catapultati in un ambiente di rara bellezza, dove i fitti boschi di querce e castagni lasciano lentamente spazio a panorami aspri e spettacolari. L'orogenesi della zona è particolare, i territori e le cime della valle attraversano infatti un gran numero di differenti formazioni geologiche. Nella parte bassa della valle troviamo un banco composto prevalentemente da rocce metamorfiche e silicee che, proseguendo verso fondovalle, lasciano il posto a formazioni calcaree-dolomitiche Triassiche. La tradizionale atmosfera occitana, unita all'ospitalità di un territorio che ha deciso di aprirsi al turismo sostenibile, rende la Val Maira location perfetta per avventurarsi in qualsiasi sport outdoor in un contesto alpino unico.  

Chiappera, sullo sfondo la rocca provenzale
Malga con alpeggio in direzione passo della Gardetta

Ad attenderci al nostro arrivo a Ponte Maira troviamo Renato, Guida Alpina e gestore della Locanda Mistral, dove trascorreremo la notte. Renato si è trasferito qui dall'Alto Adige qualche anno fa, per prendere in gestione la locanda con Manuela, moglie e compagna di avventure. La volontà della coppia, sin dall'inizio, è stata quella di fornire un servizio di qualità, completo e sostenibile, che permettesse ai turisti di scoprire il territorio e l'ambiente montano della valle a 360°, sia in estate che in inverno. All'interno della locanda (una casa contadina risalente al 1800 ristrutturata a partire dagli anni novanta dai genitori di Manuela) l'ambiente è sereno, familiare, concilia la tradizione con elevati standard di qualità e con una cucina molto creativa. 

Le attività offerte dalla Val Maira sono molteplici, abbracciano le quattro stagioni proponendo un'infinità di itinerari escursionistici, scialpinisitici e alpinisitici di tutti i livelli e per tutti i gusti. I Percorsi Occitani sono un concatenamento di sentieri creato nel 1992 che, in 177 km e 14 tappe,  collegano tutti i paesi della valle in un tour ad anello, perfetto per scoprire l'anima intrinseca di questo luogo. La Rocca Provenzale e la Rocca Castello sono mete ambite dagli arrampicatori, che possono cimentarsi in salite (sia facili che più impegnative) sulle splendide linee delle strutture, raggiungibili tramite brevi avvicinamenti sulle carrerecce di fondo valle. In inverno, infine, la valle si trasforma in un posto incantato. Le abbontanti nevicate che caratterizzano la zona, influenzate dalle correnti marittime, la rendono un terreno di gioco perfetto per lo scialpinista. Nessun impianto, gite per tutti i livelli e gusti, dalle classiche ai tour di 9 ore, ai canali a 45°. Pensate solo che la guida di scialpinismo conta 280 pagine con ben 135 itinerari differenti. 

Presentazione della collezione Sea to Summit, sullo sfondo la Locanda Mistral

Il progetto di Renato e  Manuela (e la strategia della Val Maira in generale), non è orientato solo al turismo, ma allo sviluppo sostenibile di un circuito che possa ridare vita alle 13 borgate, animando il territorio in maniera costante nell'arco dell'anno ed offrendo tutti i servizi necessari, per far si che questa incredibile località possa ergersi a modello di ripopolazione dei territori alpini. 

All'interno della locanda viene offerto anche un servizio di noleggio di materiale e attrezzatura da montagna. In particolare è attiva una collaborazione con Panorama Diffusion per quanto riguarda scarpe da hiking e scarponi da trekking Meindl in estate e sci Kästle in inverno. Un servizio molto utile considerato che, in caso di problemi durante il soggiorno, il negozio di materiale tecnico più vicino dista un'ora e mezza d'auto. 

Maindl test center presso la Locanda Mistral
In partenza, direzione sorgente del Maira

Oltre che per scoprire i prodotti delle collezioni Meindl, Sea to Summit, Thule e Hydro Flask, l'esperienza organizzata dal distrubutor altoatesino è stata l'occasione perfetta per andare alla scoperta delle bellezze della zona. Nei giorni trascorsi a Ponte Maira, sotto la guida di Renato, abbiamo percorso due itinerari classici e accessibili a tutti che permettono di approcciarsi all'ambiente montano occitano. 

ITINERARIO 1: DA PONTE MAIRA ALLA SORGENTE E RITORNO

L'itinerario ad anello porta da Ponte Maira direttamente alla sorgente dell'omonimo corso d'acqua, costeggiando il versante destro orografico su un sentiero che si sviluppa tra i boschi ed i prati della valle per poi attraversarla all'altezza di Chiappera. Da qui, un sentiero che rimane sempre a mezza costa sul versante opposto,  riconduce dolcemente fin sopra al punto di partenza, per poi perdere dislivello bruscamente per finire nel parcheggio della frazione. 

Itinerario Komoot: https://www.komoot.it

ITINERARIO 2: PASSO DELLA GARDETTA

Il percorso si sviluppa nel vallone di Unerzio, in una valle laterale sul versante destro orografico della Val Maira. Da Acceglio si segue la strada che porta a Viviere, superando l'abitato e parcheggiando al secondo tornante. Da qui un'articolato sistema di strade militari si snoda nella valle tra vecchi bunker abbandonati e alpeggi verdi con mucche al pascolo, fino ad arrivare al passo della Gardetta, punto di incontro di Valle Maira, Valle Stura di Demonte e Valle Gesso. In pochi minuti, dal passo, è possibile raggiungere l'omonimo rifugio per rifocillarsi ed ammirare il panorama.

Itinerario Komoot: https://www.komoot.it

La Val Maira è un luogo tutto da scoprire ed ha in serbo un interessante futuro per il turismo. Ed è grazie alla passione di persone come Renato, Manuela, Gunther (Panorama Diffusion) e di tutti coloro che credono in un modello sostenibile a basso impatto ambientale se oggi ci stiamo avvicinando sempre di più a a questo obiettivo.

LINK UTILI

https://www.locandamistral.com/it/

https://www.vallemaira.org/


Settimana della Montagna, Val di Sole

Vette da amare, natura da scoprire. A Malè parte la Settimana
della Montagna 2022

Torna l’evento dedicato alla passione per le vette e alla celebrazione del valore del territorio. Tra proiezioni, mostre, incontri e momenti di svago, il programma offre al pubblico 8 giorni ricchi di esperienze e opportunità. Anche per i più piccoli.

Malè (TN) 20 luglio 2022 - Incontri, discussioni e intrattenimento. Ma soprattutto un unico filo conduttore: i monti e i suoi protagonisti. È un programma intenso quello che caratterizza “La Settimana della Montagna” di Malè, organizzata dall’amministrazione comunale e la Pro Loco in collaborazione con l'Azienda per il Turismo della Val di Sole.

L’evento, giunto alla sua seconda edizione, si rivolge ad appassionati e semplici curiosi così come ai bambini e ai ragazzi per i quali sono previste specifiche attività. Per otto giorni – dal 31 luglio al 7 agosto – il calendario propone molteplici appuntamenti per confrontarsi, condividere nuove esperienze, conoscere la cultura e i valori del territorio. Tra incontri tematici, aperitivi, concerti, attività esperienziali, proiezioni e sport.

Si comincia domenica 31 luglio nella giornata dedicata al Soccorso Alpino che celebra i 70 anni di attività. Dalle 16, in Piazza Regina Elena, il pubblico avrà l’opportunità di conoscere meglio il lavoro dei soccorritori con un’ampia proposta di giochi ed esperienze. Dalle ore 20 si apre ufficialmente la mostra commemorativa che, attraverso un percorso di 7 parole chiave, ripercorre la storia dell’organizzazione. L’evento vede la partecipazione di due esponenti illustri del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico - Servizio Provinciale Trentino: il Presidente Walter Cainelli, e il veterano Enzo Taddei, membro dell’istituzione dall’età di 18 anni. Presenta e conduce Fabio Moratti.

Riflessioni, arte e intrattenimento caratterizzano le giornate successive: lunedì 1° agosto alle 21 in Piazza Regina Elena si discute di turismo responsabile e sostenibile in occasione dell’incontro “Senza lasciare traccia - frequentare la montagna nel rispetto della sua natura. Convivenza tra ambiente e attività outdoor” con la Commissione Tutela Ambiente Montano della SAT. Durante la serata si affronterà il tema della convivenza tra attività turistica e ambiente montano in una tavola rotonda che darà vita ad un confronto tra istituzioni, TAM e operatori locali per costruire una posizione condivisa. Parteciperanno alla tavola rotonda il Parco Nazionale dello Stelvio, con Luca Pedrotti e Ivan Callovi, l'APT Val di Sole con il direttore Fabio Sacco, Alessandro Fantelli, imprenditore nel settore adventure outdoor e Simone Pegolotti, direttore di Funivie Pejo. Conduce Fabio Moratti.

Mercoledì 3 agosto è la volta di Alessandro De Bertolini, viaggiatore alla scoperta del Gruppo del Brenta che si racconta al pubblico nel corso dell’evento “Il Brenta con mio figlio”, in programma alle 21 in Piazza Regina Elena. La serata è dedicata alla narrazione di un’esperienza insolita – un viaggio di dieci giorni con un bimbo di un anno e dieci mesi, una bicicletta, una tenda e un sacco a pelo – ma anche a una riflessione condivisa sui valori culturali del Parco naturale e sul significato quasi leggendario delle Dolomiti di Brenta. Un’occasione per ripercorrere le avventure dei primi viaggiatori-alpinisti di epoca vittoriana, con letture dai diari di William Douglas Freshfield e di Francis Fox Tuckett.

Giovani e giovanissimi saranno protagonisti nella giornata di giovedì 4 agostoin Piazza Regina Elena: si parte alle 15 con il Laboratorio organizzato dalla Scuola Montessori di Croviana che offrirà ai più piccoli esperienze con materiali naturali e si prosegue alle 17 con le prove di arrampicata sportiva per bambini e ragazzi dai 6 ai 12 anni con le Guide Alpine della Val di Sole. Il programma della giornata prosegue per i più grandi alle 18:30 in Via Brescia 36 con l’aperitivo-incontro con Alessio Zanella, esperto di volo con parapendio. Alle 21, presso il Cinema Teatro di Malè, secondo appuntamento con il Trento Film Festival con la proiezione del documentario “Fine Lines-Viver in Verticale” di Dina Khreino: le testimonianze di venti dei più grandi alpinisti e scalatori al mondo per la prima volta si intrecciano in un unico racconto che ispira e commuove.

Venerdì 5 agosto alle 20:45, in Piazza Regina Elena, prende il via la serata con Maurizio Giordani, Guida Alpina, esploratore e viaggiatore, che racconterà le sue avventure attraverso filmati e pubblicazioni. L’incontro, presentato da Sandro Rossi, vicepresidente di SAT Malè, è l’occasione per narrare le più difficili arrampicate mai realizzate sulle Alpi e le incredibili esperienze vissute dallo scalatore sulle vette più affascinanti del Pianeta come i massicci della Patagonia e dell’Himalaya oltre all’Elbrus a al Kilimanjaro per citarne solo alcune.

Gran finale con gli eventi del weekend. Sabato 6 agosto alle 8:45 prende il via la gara di trail running organizzata dalla SAT di Malè che assegnerà il 1° Trofeo della Settimana della Montagna di Malè. Domenica 7, alle 19:30 è la volta della camminata collettiva serale con falò al Cimon di Bolentina e musica dal vivo.

Da non perdere, infine, gli appuntamenti con il programma “MuoverSì: passeggiate, natura e libertà” per scoprire al meglio il territorio grazie a un programma di escursioni giornaliere sui sentieri più belli della Val di Sole. Per tutta la durata dell’evento, infine, presso la Sala Mostre del Municipio di Malé si terrà l’esposizione fotografica “Massi incisi in Val Di Sole” a cura dell’Associazione Val di Sole Antica.

Il programma completo della Settimana della Montagna è disponibile qui: https://www.visitvaldisole.it/it/eventi/settimana-della-montagna


XTERRA Dolomiti di Brenta Trail

XTERRA Dolomiti di Brenta Trail, 10 settembre 2022, Molveno (TN) 

 Le montagne più belle del mondo, un percorso che dopo 5 edizioni è già un classico e l’emozione di correre tra vette che hanno fatto la storia dell’alpinismo: è XTERRA Dolomiti di Brenta Trail, che torna il 10 settembre 2022. 

Diventata ormai un riferimento del trail running in Europa, XTERRA Dolomiti di Brenta Trail vede la partecipazione, sia in Europa che oltreoceano, di atleti di alto livello provenienti da tutto il mondo, impegnati in due percorsi di gara che sono diventati ormai un grande classico per tutti gli appassionati che vogliono vivere un’emozione che va oltre lo sport. Non è da tutti, infatti, avere la possibilità di fare trail running in luoghi meravigliosi come il Lago di Molveno, il gruppo di Cima S. Maria e Cima di Campa, il Passo del Grosté e tutta la parte centrale del Brenta (ai piedi di cime storiche come Cima Brenta, Crozzon di Brenta, Cima Tosa, Campanile Basso, e mille altre).

Anche per questo 2022 viene confermata la partnership con XTERRA e con la XTERRA Trail Marathon Series, ossia 10 gare nelle località più belle del mondo, dalla Cina a Tahiti, dalla Scozia agli Stati Uniti; impossibile non inserire un luogo unico come le Dolomiti di Brenta, che si confermano essere la sola località italiana nel programma internazionale.

XTERRA Dolomiti di Brenta Trail diventa così anche un appuntamento imperdibile per gli atleti del triathlon off road della community di XTERRA, che trovano tra le Dolomiti la possibilità di scoprire un territorio unico, provando l’esperienza del trail running.

L’anima dell’evento, fatta di passione per le terre alte” e per la corsa, rimane però la stessa, sin dalla prima edizione: godere del piacere di correre tra le montagne più belle del mondo, “accompagnati” da una organizzazione perfetta.

Le iscrizioni sono aperte e ad oggi si contano iscritti di 16 nazionalità diverse. La gara, come da tradizione, partirà sabato 10 settembre 2022 da Molveno (TN). Come sempre, grande attenzione alla sicurezza e organizzazione impeccabile, anche grazie ai tracker GPS, di cui viene dotato ogni partecipante.

Come lo scorso anno verrà data priorità anche alle normative sanitarie: l’evento sarà organizzato nel dettaglio in base alle disposizioni vigenti e in stretta collaborazione con le forze dell’ordine e le autorità sanitarie.

I percorsi di gara sono due: il corto di 45km (valido per la classifica XTERRA), con 2850m D+, e il lungo di 64km, con 4200m D+. Due distanze non estreme, ma che mettono alla prova anche i runner più preparati per le caratteristiche tecniche dei percorsi.

Il percorso collega rifugi come il Croz dell’Altissimo, il Pedrotti, il Brentei, il Tuckett e il Graffer, luoghi simbolo delle Alpi, dove arrivare correndo regala sempre un’emozione indimenticabile, un’esperienza che ogni trail runner dovrebbe provare.

Per chi si sta allenando per andare forte, i record da battere, che ormai durano da 4 anni, rimangono quello di Enzo Romieri, di 7h 04’ 23’’, e Laura Besseghini, di 9:10:37. Per la 45 km i tempi di riferimento sono quelli di Federico Nicolini (4:40:09) e di Martina Valmassoi (5:53:37). Le gare consentono di accumulare punti ITRA: 2 per la corta e 3 per la lunga.

Per informazioni:

https://www.dolomitidibrentatrail.it


SCARPA Quantix SF

Scarpa lancia Quantix SF, la nuova scarpetta per l'arrampicata del brand Trevigiano orientata alla performance, al comfort e alla precisione. È versatile, potente, precisa poiché studiata nel dettaglio: Quantix SF è il modello all round perfetto da portare in falesia e su vie lunghe, adatto su tutti i tipi di roccia.

La tecnologia Single Frame sostiene il piede dal basso come una mano, consentendo un'eccellente precisione mantenendo una flessibilità dinamica. Ha una forma neutra con una leggera inclinazione della zona delle dita verso il basso ed una posizione arcuata dell’alluce medio/alta, con un'intersuola dinamica Flexan su 3⁄4 della lunghezza per un'eccellente tenuta su tutti gli stili di arrampicata. La tomaia multi pannello è realizzata in microfibra Lorenzi a doppio strato e il pannello della zona dell’alluce in alcantara. Il vantaggio della scarpa si rintraccia soprattutto nel fatto che non ci sono interruzioni di costruzione e dunque si adatta perfettamente alla dinamica dei movimenti del piede. Il sistema PAF distribuisce poi la pressione in modo uniforme sulla zona del tallone evitando la pressione sul tendine di Achille. Inoltre, la suola Vibram su tutta la lunghezza 3,5 mm XS Grip 2 con supporto per l’arco, offre la massima aderenza e stabilità. Il prezzo consigliato al pubblico è di 149,00€.

www.scarpa.net

HIGHLIGHTS

  • Potente, versatile e precisa.
  • Una scarpa eccellente per tutte le discipline di

    arrampicata su roccia o plastica.

  • Consigliato per l'arrampicata tecnica su una ampia

    tipologia di appigli.

STYLE APPLICATION

  • Sport Climbing ★★★★★
  • Bouldering ★★★★
  • Multi-Pitch ★★
  • Indoor ★★★
SCARPA_QUANTIX SF WOMAN_Aqu-Blk_1 (1)
SCARPA_QUANTIX SF WOMAN_Aqu-Blk_1 (2)
SCARPA_QUANTIX SF WOMAN_Aqu-Blk_1 (3)
SCARPA_QUANTIX SF WOMAN_Aqu-Blk_1 (4)
SCARPA_QUANTIX SF WOMAN_Aqu-Blk_1 (5)
SCARPA_QUANTIX SF WOMAN_Aqu-Blk_1 (6)
SCARPA_QUANTIX SF WOMAN_Aqu-Blk_1 (7)
SCARPA_QUANTIX SF_Ora_1 (1)
SCARPA_QUANTIX SF_Ora_1 (2)
SCARPA_QUANTIX SF_Ora_1 (3)
SCARPA_QUANTIX SF_Ora_1 (4)
SCARPA_QUANTIX SF_Ora_1 (5)
SCARPA_QUANTIX SF_Ora_1 (6)
SCARPA_QUANTIX SF_Ora_1 (7)

Precedente
Successivo


Monterosa Est Himalayan Trail 2022

Un’avventura fatta di cinque distanze, totale 237 km e 18.150 m di dislivello per 1500 atleti . Si corre sabato 30 e domenica 31 luglio nella splendida cornice della parete est del Monterosa.

MACUGNAGA (VB) – Mancano pochi giorni al IV HOKA Monte Rosa EST Himalayan Trail, evento organizzato da Sport PRO-MOTION A.S.D., in programma sabato 30 e domenica 31 luglio. Un evento che è già un grande classico anche se compie i 4 anni di vita e che precede, stessa società organizzatrice, l’Ultra Trail Lago Maggiore che si correrà l’1 e 2 ottobre.

@MEHT 2021

La manifestazione prende il nome dalla parete EST del Monte Rosa, la più alta delle Alpi e per geomorfologia l'unica di tipo himalayano presente in Europa. La parete ha un dislivello di 2.600 metri per una larghezza complessiva di quasi 4 km e si trova nel territorio del comune di Macugnaga, alla fine della Valle Anzasca, in provincia del Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte). Dal paese se ne può scorgere un'ampia sezione, particolarmente impressionante per la vastità delle dimensioni e la distanza ravvicinata. Assieme alla parete valsesiana del MonteRosa costituisce il versante piemontese del gruppo, contrapposto a quello valdostano e a quello svizzero.

LE GARE – Cinque le distanze a cui ci si può iscrivere, tutte con partenza e arrivo al Centro Sportivo di frazione Pecetto di Macugnaga.

Dedicata agli atleti più esperti e amanti delle lunghe distanze è la BRUTAL 103K/7.800 D+, ultra-distanza che prenderà il via alle 5:00 del mattino di sabato 30 luglio e che gli atleti dovranno portare a termine in massimo 34 ore. Il punto più alto è il Passo del Monte Moro (2.868m) mentre quello più basso è a 669 m s.l.m. a Bannio Anzino.

Torna senza variazioni la EPIC 60K/4.700 D+, partenza prevista alle 5:30 del mattino di sabato 30 luglio e 18h di tempo massimo per completare la prova. Il punto più alto coincide con quello del percorso BRUTAL al Passo Monte Moro (2.868m) mentre quello più basso è a 985 m.s.l.m. in frazione Pestarena.

Più breve e molto impegnativa sul piano del dislivello è la SKY 38K/3.100 D+ che partirà alle 8:00 del mattino e dovrà essere completata in 12,5 ore. Come per le altre due distanze, la SKY 38K porterà gli atleti a raggiungere il punto più alto a Passo Monte Moro (2.868 m) mentre il punto più basso 985 m.s.l.m. in frazione Pestarena. Il percorso è molto tecnico e consente di godere dell''imponenza dei “4.000 svizzeri”.

Adatta ad una platea più ampia la CHALLENGE 22K/1.700 D+ che partirà alle 8:30 di sabato 31 luglio con 7,5 ore di tempo massimo per completare il percorso. Gli atleti raggiungeranno il punto più alto a 2151 m.s.l.m. alla Funivia Rosareccio e transiteranno ai piedi della parete Est del Monte Rosa, una vista emozionante su veri sentieri di montagna, mentre il punto più basso sarà a 1187 m.s.l.m. in Frazione Fornarelli.

L’ultima partenza è per gli atleti iscritti alla ZMAKANA’ 14K/850 D+ che partiranno alle 9:00 di sabato 31 e avranno a disposizione 5h per completare il percorso raggiungendo il punto più alto a 1714 m.s.l.m. all’Alpe Bletz (1.714m) e quello più basso a 1187 m.s.l.m. in Frazione Fornarelli. Il percorso è adatto anche a chi ha poca esperienza e consente di godere della storia e della bellezza del paese Walser Macugnaga da tutte le angolazioni.

Tutte le informazioni sulla competizione su www.meth.it

https://www.youtube.com/watch?v=06iGtRsFbdg


Tecnica presenta Sulfur, la nuova scarpa da avvicinamento

Per la stagione SS23 Tecnica presenta Sulfur, la nuova scarpa da avvicinamento veloce dedicata ai professionisti della montagna e ai climber competenti, equipaggiata con la nuova tecnologia AST-ADAPTIVE SHAPE TECHNOLOGY.

Le scarpe da tech approach sono un ossimoro. Devono garantire tutta la precisione e il grip necessari per arrampicare sulle vie normali, per salire una ferrata, o ancora per ravanare fuori dai sentieri battuti fino all’attacco di una falesia o di una grande parete. Ma allo stesso tempo devono essere confortevoli e agili per tutto l’arco della giornata, come sanno bene le guide di montagna. “In passato, la sfida rappresentata dalle scarpe da avvicinamento è stata affrontata secondo una strategia di compromesso, cercando un punto di equilibrio tra caratteristiche opposte - spiega Adriano Rossato, outdoor footwear manager Tecnica - Io stesso sono una guida di montagna, e conosco bene il dilemma di dover scegliere tra una scarpa scomoda ma precisa in arrampicata, e una scarpa più confortevole ma meno affidabile quando accompagno i clienti. Con la Sulfur abbiamo lavorato a una soluzione senza compromessi, ingegnerizzando soluzioni di design e tecnologie come la nuova Adaptive Shape Technology per ottenere un preciso fit da arrampicata, e avere allo stesso tempo il massimo livello di confort grazie al sostegno offerto dalla innovativa struttura di supporto dell’intersuola”


Precisione da arrampicata

La tomaia della Sulfur è stata sagomata attorno a una forma per calzature anatomica, sviluppata e utilizzata in esclusiva da Tecnica per ottenere una calzata precisa e avvolgente. Il risultato è che la Sulfur veste come un guanto già come esce dalla scatola, con un eccellente sostegno dell’avampiede e del tallone che garantisce un supporto stabile anche sui terreni più tecnici."Ogni piede ha una forma diversa, questo è un dato di fatto - continua Adriano Rossato - A partire dalla stagione estiva 2023 introduciamo la nuova tecnologia AST, Adaptive Shape Technology, che unisce insieme diversi ingredienti innovativi. Attraverso l'integrazione di schiume memory adattive in EVA di diverse densità con inserti termoplastici preformati e un plantare Ortholite, la Sulfur ha una costruzione anatomica del sottopiede senza concorrenti, che si adatta perfettamente alla forma di ogni piede". Inoltre, l'allacciatura che si estende sull'avampiede fino all'area delle dita, consente una regolazione che migliora il livello di precisione dell'appoggio e la bordatura per quando si arrampica sul ripido.

Struttura di supporto dell'intersuola

Il segreto nascosto nella nuova Sulfur è l'innovativa placca Edge Frame sviluppata dal team di ricerca e sviluppo di Tecnica, posizionata a contatto con l'intersuola, con cui lavora in sinergia. Realizzato in TPU, un elastomero termoplastico ad alte prestazioni, l'innovativo Edge Frame presente una combinazione accuratamente congeniata di nervature longitudinali che garantiscono durezza e rigidità torsionale alla punta e al mesopiede, e forature trasversali che favoriscono la flessione nell'area del metatarso. Il risultato è di fornire alla Sulfur per offrire la rigidità e ils upporto di una scarpa da arrampicata, consentendo allo stesso tempo la confortevole flessibilità di una scarpa da escursionismo durante la rollata."Il nuovo Edge Plate appoggia su una intersuola anatomica in EVA a doppia densità e alto rimbalzo - aggiunge Adriano Rossato - L'area a maggiore densità, posizionata dal mesopiede alla punta, garantisce rigidità torsionale e stabilità del flex, aggiungendo ulteriore supporto alla tecnologia Edge Frame. Sotto il tallone, abbiamo utilizzato una mescola in EVA del 10% più morbida, che assicura una migliore ammortizzazione e adattabilità al suolo, per un comfort ottimale durante la camminata".I nfine, il profilo rocker del pacchetto intersuola e suola della Sulfur è stato accuratamente messo a punto per favorire una transizione più fluida dal tallone alla punta, per percorrere distanze maggiori con un livello di comfort più elevato

Caratteristiche tecniche premium

Nella nuova Sulfur sono stati ingegnerizzati molteplici soluzioni tecniche per esaltare la precisione in arrampicata e le caratteristiche funzionali allo stato dell'arte di questa scarpa da avvicinamento veloce:

- La suola in mescola Vibram® Megagrip™ offre un’aderenza impareggiabile sia su superfici asciutte che bagnate. Questa mescola è la migliore della categoria in termini di durata e aderenza al terreno. Il design multi direzionale del battistrada garantisce una trazione efficace sui terreni misti e in condizioni variabili;

- La punta della suola Vibram della Sulfur ha una zona piatta tipica delle scarpe da arrampicata, per offrire un appoggio preciso e una tenuta efficace in punta e sul bordo quando si affrontano i passaggi più ripidi sui placche, sporgenze e appigli;

- Al centro della suola Vibram®, sotto l'arco plantare, sono presenti dei piccoli tasselli che assicurano una efficace aderenza su creste scivolose, bordi rialzati, e su pioli e scale delle vie ferrate;

- Il leggero bordo in gomma posizionato sulla punta e sulla parte laterale e mediale della scarpa fornisce protezione e resistenza all'abrasione da massi, rocce e ghiaioni;

- La Sulfur è equipaggiata di una robusta asola posteriore che aiuta a infilare le scarpe e consente anche un aggancio rapido e sicuro sul retro del proprio imbrago mentre si arrampica con le scarpette;

- Le versioni GTX della Sulfur sono foderati con la membrana impermeabile e traspirante Gore-Tex® Extended Comfort, per mantenere i piedi asciutti e comodi tutto il giorno, 365 giorni all’anno.La nuova Sulfur include due soluzioni per la tomaia, in pelle scamosciata da 1,5 mm oppure in tessuto balistico, entrambe disponibili in versione GTX con fodera Gore-Tex®.

La scarpa sarà disponibile dalla primavera 2023, in versioni e colorazioni specifiche sia da uomo sia da donna, per un totale di diciotto varianti


Oberalp pubblica il nuovo report di sostenibilità

«È nella circolarità che risiede il massimo potenziale»

Bolzano, Oberalp: L’ultimo report sulla sostenibilità “Contribute” ha consentito a più di 60 dipendenti di esprimersi e raccontare le storie di molteplici iniziative che il gruppo Oberalp ha promosso nel 2021. Come previsto dallo standard europeo sulla rendicontazione delle problematiche economiche (GRI), i marchi del gruppo DYNAFIT, SALEWA, WILD COUNTRY, LaMunt, POMOCA ed EVOLV mostrano i progressi ottenuti in termini di responsabilità sociale ed economica.

«Abbiamo fatto progressi anche nel secondo anno della pandemia», afferma Ruth Oberrauch, membro del CdA e Responsabile della Sostenibilità del Gruppo Oberalp, «ma ci sono ancora delle macro-aree in cui non possiamo essere soddisfatti dei risultati ottenuti». Il report afferma che il livello di soddisfazione è altissimo per quanto riguarda condizioni di lavoro eque e sicure per tutte le persone coinvolte nel processo di produzione dei marchi. L’organizzazione no-profit Fair Wear Foundation (FWF) ha riconosciuto lo status di “Leader” al gruppo per la quinta volta di fila - Oberalp è l’unica azienda italiana ad aver ottenuto un simile risultato. Il maggior potenziale, tuttavia, risiede nella circolarità, che sarà sempre più importante in futuro.

«Per la prima volta, questo report è stato redatto dal punto di vista dei nostri dipendenti, in conseguenza della nostra posizione. Un'azienda può agire in modo responsabile solo se ciascuno inizia a farlo nel suo piccolo e secondo le proprie competenze», dichiara Alexandra Letts, Responsabile della sostenibilità presso Oberalp. Per i suoi oltre 900 dipendenti sparsi in tutto il mondo, il gruppo ha voluto riassumere tutto questo con il titolo del report “Contribute”. «Vogliamo fare della nostra responsabilità ecologica e sociale un valore da vivere e condividere», aggiunge l’Amministratore delegato Christoph Engl. Il Report sulla sostenibilità del gruppo restituisce inoltre un’immagine trasparente degli obiettivi raggiunti in termini di conformità chimica e PFC persistenti (composti perfluorurati). Per quanto concerne la gestione delle sostanze chimiche, il gruppo Oberalp applica ai suoi marchi degli standard ancora più elevati di quelli previsti dalla legge. Con una lista di sostanze proibite e un team di gestione della qualità molto rigoroso che commissiona ed effettua dei test sui tessuti, i materiali e i processi di produzione sono costantemente monitorati. A valle di tutte queste misure, un team addetto al controllo qualità effettua le valutazioni finali. I tre enti di controllo si assicurano che nessun componente chimico inappropriato penetri nei prodotti, e che tutti i fornitori si conformino a questi standard. Il gruppo intrattiene un rapporto di collaborazione a lungo termine con la maggior parte degli stabilimenti di produzione, che si sono dimostrati inoltre molto affidabili, nonostante i vincoli imposti dalla pandemia. Alla base dell’adozione di queste misure estensive c’è la ferma volontà del gruppo di garantire ai propri clienti non soltanto di poter essere ben equipaggiati con i loro prodotti per gli sport di montagna, ma anche di essere al sicuro da qualsiasi residuo chimico. Nel 2021, già due dei sei marchi del gruppo Oberalp sono stati prodotti senza PFC (POMOCA e LaMunt), e Alexandra Letts è molto ottimista che presto se ne aggiungeranno altri due. Accanto allo sviluppo di nuovi tessuti, che denotano un grande potenziale di sostenibilità come la canapa (che cresce rapidamente) o la lana di pecora (regionale), il gruppo Oberalp ha posto grande attenzione anche al prolungamento della durata di vita dei suoi prodotti da montagna. Con la sua “Garanzia a vita” per gli scarponi e gli attacchi da sci alpinismo, DYNAFIT, il marchio degli atleti, ha stabilito un nuovo standard per l’intero settore. DYNAFIT garantisce il servizio di riparazione o sostituzione del prodotto acquistato dall’inverno 2021 in poi, per tutta la durata della vita del prodotto. In questo modo, i marchi intendono garantire che gli investimenti dei loro clienti in sistemi ad elevato profilo tecnologico durino molto a lungo. In più di cento pagine, gli oltre 60 coautori del report raccontano anche delle storie su progetti di arrampicata inclusiva, nuove procedure di riciclo del cashmere e del poliestere, mobilità elettrica e progetti sociali, tra cui il giardino dei rifugiati a Bolzano, o progetti che coinvolgono persone diversamente abili in Germania e Polonia. Tutte iniziative che testimoniano l’impegno del gruppo Oberalp per la responsabilità sociale ed ecologica. Il report può essere scaricato qui Contribute 2021.



Il percorso di ORTOVOX verso la neutralità climatica

Impronte? Quando ci addentriamo nella natura ne lasciamo sempre. Potendo scegliere le lasceremmo  sulla neve, ovviamente! Su terreni in alta quota, e addirittura sui ghiacciai. Eppure, per quanto tempo  ancora esisterà il ghiaccio perenne? La domanda potrebbe sembrare drammatica, ma la realtà lo è  altrettanto. Ecco perché l’impronta ecologica di Ortovox è importante almeno quanto quella lasciata sulle  montagne. Con la definizione della strategia di sostenibilità ProtACT2024, l’azienda bavarese si è posta  obiettivi elevati, tra cui il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2024.

“Per noi è fondamentale che la clientela di Ortovox, che per natura è fortemente legata all’ambiente, si senta in  buone mani. Deve sapere che stiamo agendo e adoperando tutte le nostre forze per cambiare il mondo, in  positivo. La linea Swisswool e la nostra collezione dedicata al freeride sono un ottimo esempio del nostro  impegno. Entrambe sono infatti climaticamente neutre già dalla stagione autunno/inverno 2021/22. Dall’estate  2022 anche la collezione da arrampicata è a impatto ambientale zero, lo stesso vale per il nostro online shop,  che è climaticamente neutro da aprile 2022. Naturalmente continuare su questa strada, mantenendo questo  ritmo, rappresenta una sfida enorme. I requisiti da rispettare, e quindi la documentazione da presentare, per  potersi definire neutrali dal punto di vista climatico sono sempre più restrittivi. Ed è quello che ci auspicavamo!  Questo contrasta il greenwashing, costringendo le aziende a essere davvero green”, sostiene Katrin Bauer,  Head of CSR in Ortovox.

“I cambiamenti climatici dovrebbero preoccupare tutti noi", afferma Christian Schneidermeier, CEO di Ortovox.  “Le radici di Ortovox sono quelle di un brand vocato agli sport invernali. Se non ci battessimo per l’ambiente,  per le nostre montagne, per la nostra terra, ci priveremmo del nostro stesso sostentamento. Ma è necessario  pensare oltre gli interessi aziendali, al di là dell’esistenza del nostro marchio. Riguarda tutti noi, ogni persona,  in tutto il mondo.”

Sostenibili per natura 

“L’equilibrio dell’ecosistema è sempre più precario. Lo sappiamo tutti. E sappiamo anche che dobbiamo  intervenire subito, prima che sia troppo tardi.” Queste parole di Christian Schneidermeier riassumono le  motivazioni che spingono l’azienda bavarese ad agire. Il paesaggio alpino è particolarmente colpito dai  cambiamenti climatici, sottolinea. “Proteggere le montagne, e quindi l’ambiente, è in vetta alle priorità di  Ortovox! La sostenibilità è una parte essenziale del nostro approccio, che si concretizza con il raggiungimento  della neutralità climatica, e il suo superamento.”

“Gli obiettivi che ci siamo posti sono a dir poco elevati. Di conseguenza stiamo attuando una serie di misure  per raggiungerli. Ma c’è ancora molto da fare!”, afferma Katrin Bauer, Head of CSR in Ortovox. “La neutralità  climatica è uno dei sei obiettivi definiti dalla strategia aziendale, ma non lo consideriamo un obiettivo  scollegato. Chiunque inizi ad approfondire il tema della sostenibilità si rende subito conto che è tutto collegato.  Parliamo sempre di cicli e di reazioni a catena. Il nome ProtACT2024 contiene già in sé un appello ad agire e  definisce una data entro cui raggiungere l’obiettivo. Questa strategia mira a condurre l’azienda verso la  neutralità climatica nei prossimi due anni.” Oltre alla neutralità climatica, la strategia ProtACT2024 include altri  cinque obiettivi: l’utilizzo esclusivo di lana certificata Ortovox Wool Promise, l’ottenimento del titolo di Leader  della Fair Wear Foundation, una produzione realizzata per il 60% in Europa, una collezione al 100% priva di PFC  e la longevità e la riparabilità dei capi.

Cosa significa essere climaticamente neutri? 

“I livelli della neutralità climatica sono tre: l’eliminazione di CO₂, la riduzione e la compensazione. L’obiettivo  primario è sempre quello di evitare le emissioni di CO₂, poi si tenta di ridurle e solo infine di compensarle.  Chiaramente, soprattutto durante la fase iniziale, queste tre misure non possono essere adottate  separatamente, ma avvengono contemporaneamente.” Le aziende, i processi e i prodotti le cui emissioni di CO₂  vengono compensate, secondo il principio dei tre livelli e dopo aver sostenuto progetti di protezione ambientale  riconosciuti a livello internazionale, possono definirsi neutrali dal punto di vista climatico.

Secondo Katrin Bauer, la compensazione senza un’effettiva riduzione delle emissioni di CO₂ non è abbastanza  efficace e dovrebbe rappresentare solo una soluzione transitoria per un’azienda che punta a raggiungere la  neutralità climatica. Tuttavia è vero che, senza la compensazione, molti progetti che consentono la riduzione o  l’eliminazione delle emissioni non potrebbero essere realizzati. Un esempio di diminuzione delle emissioni di  CO₂ in Ortovox è rappresentato dal progetto di riduzione degli imballaggi: in un anno è stato possibile  risparmiare il 25% di CO₂ grazie a diverse ottimizzazioni. Per esempio, i sacchetti di plastica sono stati  sostituiti con il 30% di rifiuti post-consumo e il 70% di rifiuti pre-consumo: una misura che consente di  risparmiare 3,5 tonnellate di nuova plastica all’anno.

Per quanto riguarda la compensazione, Ortovox si sta concentrando sull’implementazione di misure per  l’ottimizzazione della catena di approvvigionamento. A questo scopo l’azienda bavarese è coinvolta nel Supply  Chain Decarbonisation Project promosso da EOG.

Il Supply Chain Decarbonisation Project promosso da EOG 

Il Supply Chain Decarbonisation Project di European Outdoor Group, lanciato all’inizio del 2021, punta a  ridurre le emissioni di gas serra e ad aumentare l’uso di energie rinnovabili all’interno della catena di  approvvigionamento. L’iniziativa congiunta, che coinvolge Ortovox e numerosi marchi leader del settore  dell’outdoor, sfrutta il fatto che, mentre le singole catene di approvvigionamento sono globali e diversificate,  molte aziende dell’outdoor condividono gli impianti di produzione. Queste sovrapposizioni consentono ai  brand di avere un’influenza decisiva sul mercato e crea enormi opportunità.

“Il maggior potenziale di riduzione delle emissioni di CO₂ si trova nella catena di approvvigionamento, in  particolare nella fase di produzione dei materiali (circa il 60%). L’efficienza energetica e l’energia verde  rappresentano i fattori più importanti. Tuttavia l’impatto che abbiamo come singola azienda al fine di ottenere  delle riduzioni è limitato. Per questo motivo è essenziale unire le forze e collaborare con le altre aziende del  settore”, afferma Katrin Bauer. “Con il Supply Chain Decarbonisation Project stiamo modificando la catena di  approvvigionamento da dentro. In fondo è proprio da lì che può innescarsi il cambiamento maggiore!”

Un modello da seguire 

I progetti di compensazione sostenuti da Ortovox, oltre a contribuire al risparmio di gas serra, promuovono  anche lo sviluppo sostenibile per quanto riguarda una serie di aspetti in diversi paesi del mondo. I progetti  spaziano dal miglioramento dell’approvvigionamento di acqua potabile alla protezione della biodiversità. “In  Ortovox le persone condividono una visione comune: puntano a essere un modello per la società. E desiderano  adoperarsi attivamente in tutte quelle aree che al momento – e in futuro! – sono per noi rilevanti!”, afferma  Christian Schneidermeier.

Una sostenibilità perseguibile  

Per quanto riguarda la neutralità climatica, Ortovox si affida a ClimatePartner che supporta l’azienda nel  calcolo e nella riduzione delle proprie emissioni. Le emissioni non aggirabili vengono compensate. In questo  modo, i prodotti e le aziende sono neutrali dal punto di vista climatico, come conferma il marchio  ClimatePartner.

ClimatePartner è stata fondata a Monaco di Baviera nel 2006. Oggi il team supera le 90 persone e collabora  con oltre 2.500 aziende in 35 paesi. Il Product Carbon Footprint (PCF), ovvero l’impronta di carbonio del  prodotto, viene calcolata da Ortovox con l’aiuto di ClimatePartner secondo gli attuali parametri internazionali.  Anche i progetti di compensazione climatica rispettano standard riconosciuti. Un punto di riferimento valido  a livello globale per misurare gli effetti positivi in questo ambito è fornito dai cosiddetti Sustainable  Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite: 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile che vanno dalla lotta alla  povertà e alla fame alla promozione dell’istruzione. Ogni progetto di tutela ambientale sostenuto da Ortovox  contribuisce al raggiungimento di diversi obiettivi SDGs.

Tutta la politica di sostenibilità Ortovox su https://www.ortovox.com/it-it/ortovox/protACT


SCARPA cavalca l'onda outdoor: Crescita del 22% nel 2021

SCARPA: FATTURATO A 134 MILIONI DI EURO

L’azienda di Asolo chiude il 2021 con una crescita del 22% Il Presidente: “Il boom dell’outdoor una spinta decisiva, prosegue la nostra strategia di espansione in nuove aree”

Asolo (TV), giugno 2022 SCARPA, azienda italiana leader nella produzione di calzature da montagna e  per le attività outdoor, ha chiuso il bilancio consolidato 2021 con un fatturato pari a 134 milioni di euro,  in progresso del 22% rispetto ai 110 milioni del 2020.

“La riscoperta delle attività outdoor negli ultimi due anni ha rappresentato una spinta molto importante  per i ricavi di SCARPA – sottolinea il Presidente Sandro Parisotto. Dopo un 2020 caratterizzato da un  incremento più contenuto, abbiamo archiviato un 2021 molto positivo: siamo tornati a crescere in doppia  cifra, in misura superiore rispetto alle attese, e ci attendiamo di farlo ancora in questo 2022. Consideriamo il boom dell’outdoor un trend strutturale che interessa non solo l’Italia ma l’intero scenario  internazionale, e in questo contesto intendiamo proseguire con la nostra strategia fondata su alcuni  pilastri fondamentali come la qualità, la performance, la durabilità dei prodotti, l’innovazione e  l’attenzione alle tematiche ambientali. Questi valori rappresentano un trait d’union tra la storia e le origini  dell’azienda e il prossimo futuro: su queste basi puntiamo ad ampliare ulteriormente il nostro business,  consolidando la leadership nei mercati in cui siamo già forti e guardando alle aree in cui ci sono più  margini di crescita”.

I risultati 2021 confermano inoltre la vocazione internazionale di SCARPA, con una quota export sul  fatturato pari all’82%. Il primo mercato estero è rappresentato dagli USA, con una quota del 20%, seguito  da Germania/Benelux, Gran Bretagna, Francia e Austria.

Per quanto riguarda le categorie di prodotto, lo scorso esercizio ha registrato una significativa crescita del segmento dello scialpinismo, che da solo ha prodotto un volume di affari pari a quasi un quinto del

fatturato totale, in linea con il boom di questa disciplina negli ultimi anni. Ottime performance sono state  registrate anche nei settori climbing, trail running e trekking.

Nonostante le incertezze legate alla pandemia e alle tensioni dello scenario internazionale, SCARPA ha  continuato a portare avanti la sua politica di investimenti sulla Ricerca e Sviluppo, da sempre uno dei  tratti distintivi dell’azienda, per la quale sono stati stanziati 5 milioni di euro nello scorso esercizio. Alla  fine del 2021 l’azienda ha inoltre varato un piano di investimenti da 12 milioni di euro destinati allo  sviluppo del business, con un particolare focus sulla sostenibilità, uno dei punti cardine attorno al quale  ruota da sempre l’attività di SCARPA.

Nel corso del 2021 SCARPA ha ulteriormente consolidato il proprio impegno sul fronte ambientale. Con il  Green Manifesto l’azienda ha voluto mettere “nero su bianco” i principi sostenibili dell’azienda per  concretizzarli in nuove iniziative, finalizzate ad allineare l’attività ai migliori standard internazionali: un  impegno programmatico molto importante, che rappresenta il punto di riferimento per le scelte che  SCARPA opererà nei prossimi anni.


Running Up For Air e la consapevolezza sull'aria che respiriamo

Torna in Italia Running Up For Air, il progetto internazionale  supportato da Patagonia che ha come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza sulla qualità dell'aria che respiramo. La tematica, trasversale a tutti gli sport praticati outdoor, è quella della lotta per il diritto a respirare aria pulita, tematica che nell'ultimo periodo è sempre più al centro del dibattito tra ONG associazioni per la tutela e la salvaguardia dell'ambiente e istituzioni. Con RUFA l'intento è quello di sensibilizzare i cittadini mettendoli in contatto con realtà locali che, quotidianamente, si battono attraverso eventi, incontri e corsi di formazione che, partendo dalle scuole fino ad arrivare al singolo individuo (praticante e non), portando avanti azioni e proposte indirizzate limitare il nostro impatto sull'inquinamento dell'aria.

Il meeting point dell'evento a Monte stella, Milano.

"Running Up For Air è una sfida di resistenza che consiste nel correre su e giù per una montagna o una collina per un periodo compreso tra una e 24 ore, il tutto per aumentare la consapevolezza sull'inquinamento dell’aria.

Questa è una tematica che mi sta a cuore, in quanto padre e cittadino di Londra, dove abbiamo un livello di tossicità dell’aria tra i peggiori in Europa"

Martin Johnson, Patagonia Trail Ambassador,

“Fin dal debutto dell'evento ho voluto che la gente non solo si iscrivesse, ma che partecipasse alla missione di Running Up For Air. Questo implica sensibilizzazione, comunicazione e senso di comunità. Incoraggio le persone a informarsi sui problemi della qualità dell'aria e a pensare alle decisioni che prendono ogni giorno, relative al consumo di energia e all'inquinamento ad esse associato".

Jared Campbell, fondatore di Running Up For Air,

_MG_4209
_MG_4224
_MG_4239

Precedente
Successivo

Questa iniziativa europea si è svolta in modalità ibrida, digitale e fisica, con i trail runner invitati a partecipare direttamente dal loro parco, il loro sentiero o la loro montagna dietro casa, come per esempio al Monte Stella, a Milano, dove i runner presenti hanno avuto la possibilità di correre da una a 24h a sostegno delle associazioni che si battono per una migliore qualità dell'aria, come ClientEarth, Cittadini per l’Aria o Genitori antismog. Grazie alla collaborazione con Strava è avvenuta la tracciatura dei percorsi utilizzati ed è stato assegnato uno speciale badge a tutti i partecipanti. È inoltre possibile continuare a donare sul sito RUNNING UP FOR AIR selezionando le ONG a cui destinare il proprio sostegno.

Running Up For Air è stata fondata nel 2012, nelle Wasatch Mountains tra Utah e Idaho. La manifestazione si è tenuta in Europa già due volte; nel 2021 ha permesso di raccogliere oltre 20.000 euro per le ONG che si impegnano costantemente attraverso campagne, formazione e attivismo per la salute dell'aria che respiriamo.


Skialper Archive / Desert love affair

Due pro skiers e un fotografo alla ricerca di discese nella polvere. Ma è una polvere diversa, appiccicosa e abrasiva, le pelli sono sostituite dai cammelli e le tracce svaniscono dopo pochi secondi, cancellate dal vento del sud.​

Testo Donny O'Neill Foto Daniel Rönnbäck

Quando chiudo gli occhi e lascio divagare la mente, mi ritrovo sulla vetta di una montagna innevata e illuminata dai raggi del sole, con il riverbero e una leggera brezza che penetra nel casco e fa vibrare ogni capello. Essere su una vetta mi trasmette una sensazione di familiarità, ma anche di passione e avventura. Ma ora, con gli occhi chiusi e il vento che fa svolazzare i capelli, sento come un prurito sulla pelle. Attraversa la faccia e arriva ai denti. Sabbia. Sabbia negli scarponi, sotto gli sci e nella pelle. Questa volta, sulla vetta di una grande duna del Sahara, con una linea vergine da sciare sotto di me, mi ritrovo immerso in un corteggiamento con il deserto.

Tof Henry sulla powder del Sahara

Il sole aveva assunto una tonalità rossastra filtrato da quelle nuvole di sabbia. Non c’erano alberi, né moto che rombavano per le strade e neppure negozi illuminati fino a notte fonda come a Marrakech.Era una città piatta che pullulava di vita e di commerci che si adagiava sulle colline. Le colline piano piano diventavano montagne e le montagne si perdevano nel cielo sporco. Dai ciliegi in fiore ai pini, dalla neve alla sabbia: avevamo viaggiato nove ore verso Sud-Ovest attraverso il Marocco e le valli dell’Atlante fino al villaggio di Merzouga, nella regione di Erg Chebbi, deserto del Sahara.Dietro di me c’erano i pro skiers Chad Sayers e TofHenry e il fotografo Daniel Rönnbäck che stavano sorseggiando una calda tazza di tè del deserto e sgranocchiando i biscotti che avevano trovato alla stazione di servizio. Un viaggio fino in Marocco per sciare dove quasi tutti non l’avrebbero fatto. Chad cercava la curva perfetta nella powder con profumo di deserto, Tof nuovi couloir in stile Chamonix e Daniel di catturare quell’allure esotica di un viaggio con gli sci in Africa attraverso l’obiettivo. E poi io, che mi sono unito all’avventura di una vacanza sciistica diversa in qualità di quarto nomade. Davanti a noi c’era Muhammad, la nostra guida del deserto. Ci siamoDue pro skier e un fotografo alla ricerca di discese nella polvere. Ma è una polvere diversa, appiccicosa e abrasiva, le pelli sono sostituite dai cammelli e le tracce svaniscono dopo pochi secondi, cancellate dal vento del Sud seduti sotto il cielo nuvoloso con la sabbia che stava ancora depositandosi al suolo dopo due giorni di tempesta. La luna piena bucava le nubi con la sua luce chiara e illuminava le sagome dei cammelli di Muhammad, Mali e Jimmy. Stavamo per lasciare il comfort della casa di Muhammad per un accampa-mento da dove il giorno successivo saremmo partiti per la nostra pellata sulle dune del deserto.Ora il pulviscolo della sabbia era sparito dall’aria, lasciando trasparire in tutta la sua potenza il contrasto tra il bronzo della sabbia e il blu intenso del cielo.Le nuvole correvano sopra di noi, creando un filtro ai potenti raggi del sole. Alle 8 il termometro segnava22 gradi e la pelle iniziava a scottare. Con i turbanti ad avvolgere i capelli, gli sci sulla schiena e i bagagli ridotti al minimo siamo partiti in groppa ai cammelli verso un infinito di sabbia. Le tracce tra i granelli raccontavano le storie di altri viaggi. Nonostante il vento che aveva soffiato da Sud a Nord erano rimaste le tracce di altri cammelli passati prima dei nostri, di pesci delle sabbie (una specie di lucertola tipica del deserto) che scappavano dai topi del deserto e le piccole orme degli scarabei. Piccoli e paffuti, tutti neri con dei puntini sul guscio, gli scarabei avevano rimescolato la sabbia facendola sembrare ancora vergine e il Sahara si era fatto bello per noi dopo giorni di tempesta.Eravamo da poco arrivati al campo che Tof stava già scrutando la sua prima discesa. Le dune di sabbia circondavano l’accampamento e creavano dei miraggi fatti di spine e couloir. Il vento del Sud aveva depositato granelli di sabbia sui versanti Nord, creando delle piccole valanghe sui pendii oltre i 40 gradi. Con gli sci sugli zaini e gli scarponi ai piedi, eravamo pronti per la nostra avventura sulle montagne più alte che vedevamo.Jimmy e Mali salivano veloci nella sabbia lasciando impronte grandi il doppio di una mano umana. Eleganti e potenti allo stesso tempo, i cammelli ci hanno fatto guadagnare quota al comando di Chad e Tof. Siamo passati dalle valli di sabbia alle creste. Stare in groppa a un cammello è simile a cavalcare un cavallo, con la differenza che sembra di essere tre volte più alti ed è un ottimo punto di osservazione alla ricerca delle migliori linee.Man mano che salivamo di quota, aumentava la pendenza e a un certo punto abbiamo dovuto scendere e proseguire con gli sci ai piedi. La sabbia era calda e abrasiva e non abbiamo avuto bisogno delle pelli per scalare questi pinnacoli di 350 metri.Ogni duna cambiava mentre la guardavi, trasformata dalle forti folate di vento che arrivavano dall’Algeria, distante solo 17 chilometri. La serie di dune era diversa da come me la sarei aspettata: solo cinque chilometri di larghezza, ma ben 50 da Nord a Sud.

Le più grandi erano al centro di quella striscia e le loro creste proiettavano ombre nere sulla sabbia più in basso. I miei sci per fortuna salivano senza nessun problema su quella sabbia così grippante e quasi non mi sono accorto di essere arrivato in cima e avere tutto il deserto ai miei piedi. Tof si è messo la sua maglietta e ha aperto le zip di ventilazione dei pantaloni mentre Chad serrava bene gli scarponi e chiudeva gli attacchi. C’era eccitazione nell’aria ed eravamo in vetta al Sahara.Ero curioso di vedere Tof disegnare la prima discesa su una spina di 200 metri rivolta a Nord.Con le braccia larghe come ali e la nuvola di sabbia dietro come se fosse neve, si è messo sulla linea di massima pendenza. Chad ha infilzato i bastoni nella sabbia per spingersi e guadagnare velocità. La sabbia creava uno strato appiccicoso che frenava gli sci, come quando l’acqua ti rallenta sulla neve marcia. Il trucco era quello di riuscire a trovare lo strato più compatto dove potere scivolare piuttosto che sprofondare nella soffice polvere e impantanarsi. Chad è riuscito a disegnare una perfetta C dietro di lui, lasciando una scia esile. Sulla neve ti giri per guardare con soddisfazione i tuoi otto, sulla sabbia hai solo un momento per dare uno sguardo, prima che il vento cancelli i segni del tuo passaggio. Ho scritto la mia storia sulle dune, ma l’unica prova che è rimasta è stata la sabbia che si è infiltrata negli scarponi.Giro dopo giro, salita dopo salita, Tof e Chad hanno preso confidenza e il sorriso sui loro volti ne era la prova più evidente. Hanno sciato spine e versanti aperti fino a quando il sole ha iniziato a tramontare.Il bagliore della luce si è trasformato in un arancione vivo quando finalmente il vento da Sud è diventato fresco. In vetta, con gli occhi chiusi e la faccia illuminata dagli ultimi raggi, con il vento che accarezzava la pelle e la sabbia soffice sotto i piedi, mi sono sentito a casa, proprio come su una vetta innevata. Tof ci ha lasciati per godersi un’ultima discesa fino all’accampamento mentre i turisti erano saliti sulla duna più alta per vedere il tramonto. La sera è stata allietata dal calore delle braci di tamerice che hanno rosolato una pizza del deserto, carne e verdure.Muhammad e i suoi portatori ci hanno trasmesso tutto il loro amore per l’Africa battendo le mani sui tamburi e cantando. Muhammad è uno di noi.Ha viaggiato 52 giorni in groppa a un cammello daTimbuktu, dove vive la sua famiglia, in cerca di legno di frassino da bruciare, nuove opportunità e vino.Il Marocco è la creazione di un nomade. La sua cultura, la religione e le abitudini sono il risultato del vagabondaggio di Berberi, Arabi e viaggiatori che hanno traversato il più grande deserto del mondo fino alle vette innevate dell’Atlante o al Mediterraneo alla ricerca di commerci, viveri e amore. Con la sabbiai ntrappolata tra gli interstizi del mio attacco Kingpine il turbante rosa legato allo zaino, anche io ho lasciato un segno nel Paese dei nomadi. Mentre le tracce sparivano nella sabbia e le dune venivano modellate dal vento, mi sono sentito a casa. Gli sciatori sono dei nomadi. Ogni montagna è una nuova avventura da scrivere. Giriamo il mondo in cerca di linee ancora da sciare, grandi pareti e nuovi tipi di neve. O sabbia. Siamo una tribù di entusiasti girovaghi. Senza uno stile di vita precostituito, solo un’avventura dietro l’altra. Dando il benvenuto a nuovi nomadi da fare entrare nelle nostre vite e nuove discese nel nostro viaggio.

Questo articolo è stato pubblicato su Skialper 126