SCOTT partner del Freeride World Tour

SCOTT annuncia la partnership come fornitore ufficiale di maschere e protezioni per il Freeride World Tour fino al 2025.

ll Freeride World Tour è senza dubbio la più grande competizione di freeride nello sci, con eventi in tutto il mondo per i migliori freerider del mondo. Per la stagione 2023, il Freeride World Tour ospiterà cinque tappe di competizioni a livello mondiale in Canada, Spagna, Andorra, Austria e Svizzera. SCOTT, che ha una lunga tradizione nello sci freeride, inclusa la sponsorizzazione dell'evento originale del Freeride World Tour - il Verbier Xtreme nel 1996, per il 2023-2025, sosterrà l'organizzazione equipaggiando lo staff e rider con occhiali e prodotti di sicurezza.

«Siamo orgogliosi di sponsorizzare ancora una volta il Freeride World Tour. Con una lunga tradizione nel freeride, SCOTT è stato uno dei primi sponsor e siamo felici di essere di nuovo a bordo. Il Freeride World Tour è la piattaforma ideale per connettersi e supportare sciatori e snowboarder di tutto il mondo, appassionati anche del backcountry» dichiara Reto Aeschbacher, CMO dell'azienda.

In qualità di partner ufficiale per maschere e sicurezza, il brand fornirà occhiali, caschi e protezioni per la schiena a tutto il personale e ai funzionari, nonché ai concorrenti, progettati specificamente per l'uso nel backcountry e in condizioni estreme. Garantire il massimo livello di protezione mentre si è in montagna, è un segno di fiducia e una testimonianza della qualità dei prodotti SCOTT. Inoltre, SCOTT lancerà una maschera FWT in edizione limitata prima dell'inizio della stagione in Canada.


Regula Meier eletta presidente dell'ISMF

Durante la plenaria annuale tenutasi a Oviedo (Spagna) è stata eletta la nuova Presidente dell'International Ski Mountaineering Federation

La Federazione Internazionale di Scialpinismo (ISMF) è lieta di annunciare che Regula Meier (SUI) è stata eletta nuova Presidente durante l'Assemblea Plenaria svoltasi il 15 ottobre a Oviedo, in Spagna.

«Abbiamo un grande futuro davanti. Siamo cresciuti costantemente negli ultimi anni, dobbiamo continuare su questa strada, affrontando le sfide che ci attendono. Per essere più produttivi, per far crescere lo sport ed espandere la nostra presenza, abbiamo bisogno di allargare e professionalizzare la nostra struttura», ha affermato la neoeletta Presidente, Regula Meier. «Non dobbiamo smettere di migliorare costantemente la qualità dei nostri eventi, per consentire agli atleti di competere con successo a livello internazionale. Stiamo anche aprendo la strada ai nostri atleti più giovani e sono convinta che il nuovo formato che stiamo implementando, la ISMF Youth World Cup, sarà una fantastica piattaforma per tutti loro per crescere come atleti e aumentare il nostro numero di tesserati. Il futuro è luminoso. Stiamo investendo per espandere il nostro sport, rendere i nostri eventi più efficaci e sostenibili, attrarre più atleti, coinvolgere un nuovo pubblico e trovare nuovi partner che faranno questo viaggio con noi per far crescere il nostro sport e unirsi alla famiglia olimpica. Io e tutto il Consiglio ci impegniamo con questi obiettivi. È giunto il momento di continuare a lavorare insieme e lasciare un'eredità duratura al nostro sport per le generazioni a venire».


Rossignol | Seasonal film winter 23

Rossignol svela la nuova campagna per l'inverno 2022-2023,
un inno alla condivisione di esperienze e passioni

Con questo video che annuncia la nuova stagione, Rossignol celebra il proprio amore per la montagna e gli sport invernali, in tutta la loro ricchezza e varietà.Un amore che, di generazione in generazione, riunisce gli appassionati attorno a potenti emozioni comuni. L'inverno è alle porte e il video trasporta lo spettatore in una discesa multiforme, dai pendii di neve fresca alle piste di gara, in compagnia dei grandi campioni partner del marchio. La miccia ideale per riaccendere la fiamma ispiratrice dell'inverno. 

Di generazione in generazione, è questa passione per la montagna che il marchio francese incarna sin dalla sua nascita nel 1907.Con questa nuova campagna, Rossignol invita gli spettatori a (ri)scoprire quest'ambiente straordinario e a lanciarsi, tutti insieme, verso la prossima stagione. "Allora, ci torniamo? Insieme?"
https://www.youtube.com/watch?v=NbvtO4Bp-vY


Impatto climatico zero - la nuova collezione Ortovox

A impatto climatico zero, leggera e comoda. Ortovox presenta la nuova collezione da scialpinismo

Ortovox lancia un segnale con la sua nuova collezione da scialpinismo per l‘inverno 2022/23: come tutta la collezione invernale dell‘azienda specializzata in sport di montagna con sede a sud di Monaco di Baviera, i prodotti sono a impatto climatico zero. La collezione si focalizza su prodotti leggeri e ad alta tecnologia in grado di offrire agli scialpinisti e alle scialpiniste prodotti confortevoli e protettivi per affrontare le più svariate condizioni atmosferiche. Uno degli highlight è la Col Becchei Hybrid Jacket, che combina sapientemente fibre naturali con fibre sintetiche, coniugando così i vantaggi di entrambi i mondi. Utilizzando la lana dell‘iniziativa svizzera SWISSWOOL, Ortovox sostiene le economie regionali in Svizzera e di conseguenza gli agricoltori locali e la conservazione dei paesaggi alpini. Come materiale isolante viene sempre utilizzata la Swisswool, mentre la lana Merino della Tasmania viene utilizzata per le parti dei prodotti a diretto contatto con la pelle. Con il Thermovent Hoody, Ortovox propone un baselayer ultra tecnico che applica il principio del body mapping al mondo della lana Merino ed è anche realizzato in modo altamente sostenibile. La nuova collezione è completata da due modelli di guanti con Cover Hoody e dalla prima linea di solo intimo di Ortovox.


COL BECCHEI HYBRID JACKET 

Una per tutti: la Swisswool COL BECCHEI HYBRID JACKET è la giacca ideale per le salite in giornate gelide e ventose. Offre una protezione ottimale dal vento e dal freddo e un taglio atletico che non limita i movimenti. La giacca acquisisce la sua funzionalità grazie a una sofisticata combinazione di fibre naturali e materiali sintetici. Questa leggera giacca isolante è realizzata all‘esterno in materiale TEC STRETCH trapuntato, elastico, idrorepellente e antivento. Nella parte anteriore e nella parte superiore delle maniche sono presenti degli inserti isolanti protettivi in Swisswool da 60 g. Gli inserti MERINO NATURETEC LIGHT nel cappuccio, nelle maniche e nell‘orlo garantiscono la massima traspirabilità ed elasticità e allo stesso tempo proteggono dal vento. Il rivestimento interno in lana Merino della Tasmania assicura un‘ottima regolazione della temperatura e un elevato livello di comfort. Oltre a numerose funzioni comfort, la giacca è anche perfettamente equipaggiata dal punto di vista tecnico: il cappuccio elastico può essere indossato sotto qualsiasi casco, due tasche anteriori adatte allo zaino forniscono abbastanza spazio per i piccoli oggetti e le cerniere sotto le ascelle permettono di regolare individualmente le performance di isolamento. Come tutta la LINEA COL BECCHEI, la COL BECCHEI HYBRID JACKET è senza PFC e a impatto zero sul clima

COL BECCHEI WB SHORTS

In abbinamento alla giacca nascono i COL BECCHEI WB SHORTS. Le cerniere su entrambi i lati permettono di metterli e toglierli facilmente in base alle condizioni meteorologiche. La parte anteriore è antivento, mentre quella posteriore è impermeabile grazie alla membrana Dermizax® NX – ideale ad esempio per una sosta in vetta. Gli inserti stretch in NATURETEC LIGHT® di Schoeller garantiscono la massima libertà di movimento, e grazie alla vita con elastico e regolabile in larghezza gli shorts risultano ancora più comodi. Gli inserti in Merino mesh all‘interno garantiscono un elevato comfort e un‘efficace regolazione della temperatura. In abbinamento ai pantaloni è disponibile la COL BECCHEI JACKET realizzata con lo stesso materiale.

Anche i Col Becchei WB Shorts, come tutta la LINEA COL BECCHEI, sono senza PFC e a impatto climatico zero.

THERMOVENT HOODY

Chi ama viaggiare leggero non potrà non amare la linea Thermovent! La felpa è composta per il 99 % da pregiata lana Merino e presenta una sofisticata struttura del materiale, infatti il baselayer superleggero permette un efficace trasporto dell‘umidità e un‘elevata ventilazione grazie alla sua struttura a rete sul torso e nella zona delle braccia, che allo stesso tempo ti tiene perfettamente al caldo. La zona del petto a maglia chiusa, invece, garantisce un‘adeguata coprenza. Le dimensioni ridotte e l‘ottimo rapporto peso/calore faranno impazzire qualsiasi scialpinista. La tecnica di lavorazione a maglia piatta rende la linea Thermovent particolarmente sostenibile, poiché non si producono ritagli di scarto durante la produzione. Il cappuccio aderente, la zona delle spalle rinforzata e gli inserti sotto le ascelle realizzati con una maglia a coste più grossolana completano questo capo di abbigliamento altamente tecnico. Oltre all‘hoody, sarà disponibile anche una versione senza cappuccio.

FLEECE GRID COVER GLOVE

Gli appassionati di scialpinismo attenti al peso dell‘attrezzatura e che non vogliono passare dai guanti da salita a quelli da discesa si innamoreranno dei FLEECE GRID COVER GLOVE. Il guanto leggero in FLEECE GRID con pregiata lana Merino assicura temperature gradevoli e una sensazione di morbidezza durante la salita. Grazie alla speciale struttura a canale, il materiale è leggero e allo stesso tempo immagazzina il calore attraverso le celle d‘aria. La particolarità: il guanto ha un Cover Hoody riponibile integrato in robusto materiale Pertex Quantum Pro, che si può tirare sopra le dita in modo facile e veloce per una protezione aggiuntiva da neve, vento e freddo durante la discesa. Un rivestimento in silicone sul palmo assicura una presa perfetta sui bastoncini da sci o sulle piccozze. L‘area del pollice e dell‘indice è senza cuciture e dotata di tecnologia smart-finger per poter utilizzare il touch screen dello smartphone.

TOUR PRO COVER GLOVE

Il modello un po‘ più robusto, il TOUR PRO COVER GLOVE, completa la collezione. Nella zona del palmo, realizzata in pelle di capra, offre una protezione affidabile dal vento e dalle intemperie. La parte superiore, invece, è realizzata in un misto poliammide-lana Merino e si contraddistingue per l‘elevato comfort. Sul dorso della mano è presente un‘apertura di ventilazione per la regolazione della temperatura. L‘imbottitura del guanto è realizzata per il 50 % in lana Merino riciclata. Anche questo modello è dotato di un Cover Hoody facilmente riponibile che conferisce al guanto un‘ulteriore protezione dal vento durante la discesa.

150 ESSENTIAL

Sempre con te, essenziale in montagna! Sia che si tratti di arrampicata multi pitch su alte pareti, di impegnativi tour di alpinismo in estate o di faticosi tour sugli sci in inverno, la prima linea di intimo di Ortovox, 150 Essential, segue ogni tuo movimento, assicura un clima favorevole e una sensazione di comfort. La linea 150 Essential sorprende grazie all‘alta percentuale di pregiata lana Merino per una gestione ottimale dell‘umidità e un elevato comfort. Le fibre TencelTM Lyocell garantiscono una maggiore leggerezza e un effetto rinfrescante durante le attività ad alta intensità di movimento. La presenza di elastan garantisce una perfetta vestibilità. Con uno spessore del materiale di 150 g/m2 , la linea 150 Essential è adatta a un ampio intervallo di temperature. Il design e i colori freschi completano perfettamente questo capo di biancheria intima resistente e durevole.


Magnini machine

24 anni, punta di diamante della nazionale italiana in tutte le stagioni.
Una serie di risultati incredibili negli ultimi mesi nel mondo dell'ultra trail e dello sky running, ora si prepara per l'inverno tra coppa del mondo, LGC e olimpiadi all'orizzonte.

Una stagione estiva indimenticabile, da Chamonix a Canazei, senza dimenticare Zegama. Te l'aspettavi così? L'anno scorso era stata complicata, come spieghi due estati così diverse?

L’estate scorsa non è andata per niente bene. Avevo preso il covid a inizio stagione estiva e ho faticato molto fin da subito, non ero il solito Davide degli anni passati. Ho cercato di ritrovare le buone sensazioni continuando ad allenarmi, cambiando metodo, cercando nuovi stimoli ma non ho fatto altro che logorare il fisico e sovraccaricarlo fino ad infortunarmi a settembre 2021, compromettendo anche la prima parte della stagione invernale. Dopo questo piccolo infortunio, verso fine gennaio ho ritrovato buone sensazioni nelle gare di coppa del mondo di scialpinismo e, grazie al mio nuovo allenatore Aldo Savoldelli, sono riuscito a rimettermi in carreggiata fino ad arrivare alla vittoria in coppa del mondo in val Martello. Non avevamo idea di come sarebbe andata l’estate, ma Zegama, che non era pianificata, è stata il punto di partenza per una stagione incredibile. Mi sono buttato nella mischia in un parterre stellare e ne è uscita una gran gara. Questo primo boost mi ha dato la motivazione giusta per sfruttare la buona onda fino a Canazei, dove ho conseguito una bellissima vittoria sfiorando il record per la seconda volta. Anche a Cham ho corso una buona gara, avrei potuto fare di meglio ma sono comunque soddisfatto. Non posso dire lo stesso della Dolomitenmann… non avendo fatto nessuna pausa purtroppo è stata una gara difficile, in cui ho sofferto parecchio fisicamente. In ogni caso mi ritengo soddisfatto, arrivo alla stagione invernale in splendida forma e pronto per portare a casa ottimi risultati,

Dopo i risultati in questa stagione, ti definiresti più uno scialpinista o un trail runner/sky runner?

Lo scialpinismo e la corsa in montagna sono le mie due grandi passioni,  mi permettono di vivere la montagna a 360° tutto l’anno. Non mi definirei né più uno né più l’altro, sono due attività che amo e senza le quali non potrei vivere: preparo la stagione estiva sciando in inverno e quella invernale correndo in estate, sono una il complemento dell’altra. Al momento non ho ancora scelto e credo non lo farò mai, finchè riuscirò cercherò di dare il massimo in entrambe. Bisogna ovviamente essere attenti a gestire le energie fisiche e mentali, soprattutto in una stagione invernale in cui si deve viaggiare tanto. Trovato il giusto equilibrio, sono convinto che siano due sport in grado di convivere tranquillamente.

In che stato di forma arrivi al via della stagione invernale?

Ho fatto un piccolo stacco dopo la Dolomitenmann, in cui non ho avuto buone sensazioni, ho percepito tanto sovraccarico e quindi mi sono preso due settimane di riposo. Ho cominciato la preparazione con allenamenti di forza, endurance e aerobica per preparare la stagione invernale, vedremo quando sarà il momento di rimettere gli sci ai piedi e cosa diranno le gambe. Rispetto all’anno scorso sono molto più tranquillo e i presupposti ci sono tutti, incrociamo le dita!

Gli obiettivi stagionali più importanti?

Sicuramente la coppa del mondo a livello di gara individual, in particolare ci sono due/tre tappe a cui tengo molto: quella a Ponte di Legno a metà dicembre in  cui gioco in casa, la vertical che ci sarà a Schladming, vicino al mio sponsor Atomic, nella quale vorrei ottenere un buon piazzamento, infine di nuovo la Val Martello in cui ho vinto l’anno scorso, sempre vicino a casa e che sento molto la mia gara, il mio terreno, che mi piace e mi da ottime sensazioni. Poi ci sono altri due appuntamenti importanti: il campionato mondiale individual classico che si terrà in Spagna in Vall de Boi e il campionato mondiale long distance, di nuovo sulle nevi di casa, con l’Adamello Ski Raid a marzo, lì ci terrei veramente a fare bene.

A Ponte di Legno in Coppa corri quasi a casa tua, fa la differenza?

Visto da fuori, gareggiare in casa potrebbe sembrare un vantaggio. In realtà è un po’ più complicato rispetto a quello che generalmente si pensa. In casa ci sono molte più aspettative, molto più stress proprio perché sei di fronte al tuo pubblico. Potrebbe sembrare che l'atleta si senta più a suo agio perché sul campo di allenamento quotidiano. In realtà. il fatto di conoscere perfettamente quei posti e di avere attorno, sul percorso di gara, amici, conoscenti e familiari, amplifica esponenzialmente la tensione che a livello mentale consuma e rischia di influenzare negativamente la performance. C’è da dire che se si riesce a gestire quella barriera e a vederla come un aspetto positivo, è in grado di dare quel boost in più, quella forza, quella motivazione che spinge oltre il limite fisico a tenere ancora più duro.

Cosa pensi dell'inserimento delle gare LGC (La Grande Course) nel calendario come campionato del mondo long distance, come il TDR l'anno scorso e l'Adamello quest'anno e più in generale del rapporto ISMF-LGC?

A livello di visibilità per lo scialpinismo l’inserimento delle gare LGC è sicuramente un aspetto positivo, perché porta ad unire due pubblici diversi amplificando l'impatto mediatico. Dall’altro lato, per noi atleti, può essere un limite perché è una gara in più in un calendario già molto fitto, con tappe intense e dure, spesso inserita troppo vicino ad altre competizioni. Poi dipende dalla tipologia di gara, una competizione di un giorno è per molti facilmente gestibile, mentre percorsi su più giorni iniziano ad essere un problema sia dal punto di vista fisico che organizzativo. La bellezza delle LGC deriva anche dalla possibilità di poterle condividere con compagni di squadra internazionali, con cui si abbia un buon feeling. In questo modo la logistica si complica, organizzare una squadra diventa più difficile perché bisogna rimanere all’interno del confine nazionale.

Cosa pensi dell'obbligatorietà dello ski brake?

Diciamo che tra tutte le regole riguardanti la sicurezza che si sarebbero potute implementare nel mondo race e coppa del mondo, avrei puntato ad altro prima di passare allo ski brake. L’anno scorso l’inserimento nelle gare non è stato ben gestito dalla Federazione, tante aziende non erano ancora pronte, tuttoggi non ci sono ancora limiti ben definiti su rapporto peso/sicurezza/funzionalità e sono un po’ scettico, perché alla fine quando noi gareggiamo in una coppa del mondo in teoria siamo su un percorso appositamente studiato che è stato messo in sicurezza e controllato, se il percorso è correttamente messo in sicurezza lo ski brake non serve, fuori pista lo sci si ferma subito mentre in pista dovrebbero essere state predisposte tutte le protezioni necessarie (reti). Lo condivido come strumento molto utile a livello di sci amatoriale, touring classico, ma sulla coppa del mondo, che è la formula 1 di questo sport, bisogna vedere la funzionalità di questi nuovi attrezzi e ponderare pro e contro (presentano ancora molti problemi di solidità e di blocco in caso di ghiaccio).

Vivi una relazione con una scalatrice che ti supporta e sopporta, ma vorrebbe condividere di più con te. Cosa pensi dell’arrampicata? La vedi come uno sport in cui potresti cimentarti nel prossimo futuro?

ride Ci provo, l’arrampicata è stata una mia passione fino a 16-17 anni. Mi allenavo tutti i giorni abbastanza metodicamente ma non sono mai andato oltre un certo grado. Oggi, facendo l’atleta professionista endurance, gli allenamenti occupano tanto tempo e logorano il fisico, è difficile conciliare le cose. Mi piace molto scalare outdoor, fare qualche via lunga ogni tanto, un po’ di alpinismo o dei monotiri in falesia, ma come hobby, come attività alternativa nei giorni di riposo. La vedo come uno svago e come un ottimo modo di dedicare del tempo anche a Susanna, non credo diventerò mai un climber professionista!

Davide fotografato durante i test della Buyer's Guide 2023

Check Up attacchi

Decalogo di manutenzione pre-stagionale

Diciamocelo, portare gli sci in laboratorio a fine stagione per lo stoccaggio estivo . un gesto che ormai rientra nella mentalità comune di ogni scialpinista medio minimamente informato, come lo è anche farli preparare per l’inizio dell’inverno. Chi mai vorrebbe ritrovarsi alla prima nevicata con un asse che non scorre, mentre gli amici scheggiano a tutta velocità rubando la prima traccia? Sensibilità diversa è quella che dedichiamo alla manutenzione degli attacchi. Alzi la mano chi si è mai preoccupato di fare un check up ai pin prima di rimetterli in pista (o nel nostro caso, fuoripista). Tante volte sottovalutiamo l’argomento, ma ricorda che quei pochi centimetri di alluminio, titanio o acciaio a cui dai relativamente poca importanza sono quelli che poi ti salvano in diverse situazioni e ti permettono di tornare a casa ogni volta con tutti i legamenti al loro posto. Perché l’attacchino è fatto per sganciare: se sgancia troppo facilmente o non sgancia affatto è un problema che non si risolve sciando con la leva alzata o facendo finta di niente (a meno che tu non faccia Saudan di cognome), ma con una manutenzione più semplice di quanto si possa pensare.
https://skialper.it/wp-content/uploads/2022/10/MANUTENZIONE-ATTACCHI-LQ.mp4
FASE 1: CONTROLLO MECCANICO

1. Controlla il gioco del puntale servendosi di un cacciavite per fare leva tra i pin. Stringi le viti con cacciavite dinamometrico, secondo le indicazioni della casa produttrice. Se il gioco persiste o le viti sono spanate, il puntale sarà da riposizionare;

2. Verifica l’integrità dei perni e delle boccole: in caso di movimento,  dovranno essere revisionati da un fornitore ufficiale;

3. Controlla il gioco della talloniera: i pin devono essere saldi e la torretta non deve avere gioco laterale o posteriore anomalo;

4. Test ski stopper: accertati che non sia bloccato e che il movimento sia fluido e reattivo. Controlla il corretto allineamento con il fianco dello sci;

5. Verifica la regolazione dell’attacco sulla base dello scafo dello scarpone secondo le indicazioni della casa produttrice (aggancio anteriore, posteriore e distanza puntale/talloniera);

6. Controlla che l’alloggiamento rampant non sia compromesso da eventuali urti o cadute.

FASE 2: LUBRIFICAZIONE

7. Pulisci accuratamente l’attacco con acqua distillata, rimuovendo residui, polvere e sporco (no solventi o sgrassatori);

8. Lubrifica il meccanismo molla-torretta della talloniera con lubrificante specifico per attacchi;

9. Lubrifica tutti i meccanismi del puntale attivandoli per far penetrare correttamente il lubrificante;

10. Lubrifica il meccanismo dello ski stopper.

 


Avvicinamento veloce con SCARPA Rapid Mid Gtx

Il brand di Asolo lancia la nuova calzatura da approach veloce all-in-one, ideale per avvicinamenti ripidi, trail tecnici ed escursioni in giornate piovose

RAPID MID GTX è la calzatura da avvicinamento progettata per muoversi più velocemente su terreni montani con il giusto supporto e protezione. È impermeabile, perfetta per le giornate piovose. RAPID MIX GTX è un modello leggero, flessibile e con una buona aderenza per garantire stabilità e sicurezza. Ideale per trail tecnici e per le arrampicate grazie alla facilità di attacco all’imbragatura. È altamente performante nelle discese ripide e veloci. Questa scarpa rappresenta il punto di incontro tra le scarpe da hiking, escursione, corsa e arrampicata. Grazie all’assenza punti soggetti all’abrasione, di sutura e di piega, questo modello è resistente e durevole nel tempo. La Fodera in Gore-Tex Invisible Fit rende la scarpa impermeabile ma traspirante senza appesantirla o compromettere il fit e la flessibilità. La punta in gomma con l’applicazione della Spray Rubber Technology conferisce alla scarpa una maggiore sensibilità, mentre il Collarino 3D Autofit avvolge la caviglia accompagnandola nei movimenti. L'intersuola in EVA garantisce precisione e sensibilità durante le arrampicate, donando una  ammortizzato al suolo e la Suola Vibram® MegaGrip  completa il tutto fornendo ottimo grip su tutte le tipologie di terreno.


Arriva l'autunno con il Trail del Prosecco Superiore

Nato 12 anni fa come corsa di trail running tra i vigneti e le cantine dell’Alta Marca Trevigiana, il Trail del Prosecco superiore è molto più di una “semplice” gara. Amore per lo sport, il territorio, le sue tradizioni e i prodotti tipici: sono questi gli ingredienti di un weekend di grande festa

Si chiama Trail del Prosecco Superiore ed è un vero e proprio omaggio al Quartier del Piave e alla Vallata del fiume Soligo, alle loro eccellenze e, naturalmente, alla corsa in natura. Ci troviamo in Veneto, tra le lussureggianti Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, che nel  2019 sono state proclamate a Baku Patrimonio dell’Umanità, e il letto del Piave, fiume Sacro alla Patria  per le vicende legate all’epilogo per l’Italia vittorioso della Grande Guerra. Ed è proprio tra i vigneti che fanno da cornice alla zona, dalle cui uve vengono ricavati il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G. ed il Refrontolo Passito D.O.C.G Colli di Conegliano, che il 9 ottobre andrà in scena la gara di trail running il cui nome trae ispirazione dalle eccellenze vitivinicole locali. Tra le gare più caratteristiche del podismo veneto, le sue caratteristiche la rendono una occasione per fare sport e, nel contempo, conoscere il territorio.

La kermesse, che si trova tra le colline del Prosecco Unesco, è volutamente organizzata la seconda domenica di ottobre, per farla coincidere con lo “Spiedo Gigante di Pieve di Soligo”, la tradizionale festa che, dal 1956, anima il paese e attira visitatori da ogni parte del Veneto. E non solo, visto che la seconda di ottobre del 2017, il celebre Spiedo è entrato nel Guinness dei primati per il più grande spiedo di quaglie al mondo. Una festa nella festa, il Trail del Prosecco Superiore unisce il piacere dello sport a quello della buona cucina e, perché no, del vino di alto livello. Al posto del tradizionale pasta-party, infatti, l’organizzazione offre ai partecipanti il buono-sconto per partecipare alla celebra sagra, che ha contribuito a rendere Pieve di Soligo ancora più famosa.

La gara – Nato 12 anni fa, quando ancora la maggior parte dei runner si dedicava alla corsa su strada e il trail era un universo semi-sconosciuto, il Trail del Prosecco Superiore si sviluppa per 25 km (e 952 metri di dislivello positivo) su un tracciato tipicamente collinare che, visto il periodo dell’anno, si tinge dei colori caldi dell’autunno. Con partenza dal centro del paese, la gara passa attraverso i vigneti e le famose cantine all’interno delle quali non è raro sentire il profumo inteso del mosto in fermentazione. Dopo i primi 4 chilometri di pianura, nei quali saranno i velocisti a dire la loro, inizia il tratto più impegnativo e muscolare. Su e giù tra colline e vigneti, alternando corsa e camminata veloce. Con partenza alle 9 del mattino, la competizione ha un cancello massimo di 4 ore e 3 ristori disposti lungo il percorso, più uno all’arrivo.

La gara, che fa parte delle classiche del calendario del podismo veneto, è organizzata dall’Associazione TAMTAM (TRAIL ALTA MARCA) A.S.D. che, oltre a promuovere l’attività sportiva, si pone come obiettivo la valorizzazione paesaggistica, culturale ed enogastronomica del territorio. Gode inoltre del patrocinio dei comuni di Pieve di Soligo,  di Farra di Soligo, del Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco e dell’Associazione per il Patrimonio Colline Prosecco Conegliano Valdobbiadene.

Anche il pacco gara è molto ricco e contiene una felpa (uomo o donna) griffata Alpen Plus, una bottiglia di Prosecco Superiore D.O.C.G. della cantina La Farra e il buono per consumare lo Spiedo Gigante alla sagra paesana.

Le iscrizioni sono già aperte e chiuderanno al raggiungimento della quota massima di 500 iscritti.

Sponsor: Alpen Plus, Cantine La Farra, Eclisse, Cavasin Elettrodomestici.

Per info https://www.traildelproseccosuperiore.it/


Skialper Archive / Fermo immagine

Si può condensare in una fotografia la gioia
di una linea disegnata con naturalezza su
un minuscolo canale tra le rocce? È più difficile che farlo in un film come Roots, ma il foto racconto delle discese di Sam Anthamatten, Yann Rausis e Simon Charrière tra le Dolomiti è un’ottima eccezione

Testo e foto Matteo Agreiter

Lo sguardo si era posato diverse volte su quella linea stretta e dritta, un canalino ripido, a metà della Forcella Pordoi, proprio sotto il Sass Pordoi. Ho sempre pensato che nessuno l’avrebbe mai sciata. Troppo stretta, difficile ridurre la velocità e riprendere il controllo. Quel primo giorno, con la neve che luccicava per il rigelo, non mi era neppure passato per la testa quel pensiero ricorrente. Invece Sam, appena l’ha vista, non ha esitato nemmeno un minuto. È sceso come una scheggia, senza una curva; poi, sul duro finale, una leggera piega per frenare, in tutta sicurezza. Incredibile. Ancora più incredibile quando ci ha confidato di aver dimenticato gli scarponi in posizione walk. Non potevo credere ai miei occhi. Sam non è altro che Sam Anthamatten. All’inizio di marzo ce lo siamo ritrovati in casa insieme a Yann Rausis, che con il suo short movie From Source sta facendo parlare il mondo dello sci di montagna, e Simon Charrière, freerider ma soprattutto artista perché, oltre a disegnare scie nella neve, le pennella su tela e su carta, con grande maestria. Lo ha fatto anche per Skialper con le cover interne del numero dello scorso giugno. Insieme a loro, Etienne Mérel e Steph Guins, regista e aiuto del nuovo film del The Faction Collective, Roots. Nel loro curriculum, dopo l’ultimo giro in Dolomiti, possono scrivere anche 10.000 metri di dislivello positivo in dieci giorni, con telecamere, teleobiettivi e droni nello zaino.

A inizio marzo le montagne luccicavano sotto il sole per quanto la neve era ghiacciata. L’ultima nevicata era un miraggio. L’inverno ci aveva viziati, ma poi velocemente tutto sembrava cambiato. Una di quelle sere, mentre eravamo seduti davanti alla stufa a scaldarci un po’, è suonato il telefono e ha risposto mio padre Manuel. Dall’altra parte c’era uno dei ragazzi di Faction, da Verbier. Volevano fare qualche ripresa per un film tra le Dolomiti e cercavano una Guida alpina. Tra me e me ho pensato: ottima idea, ma, con tutta la polvere che abbiamo avuto, devono venire proprio adesso? Non abbiamo fatto in tempo a metabolizzare quell’ottima idea che da Verbier hanno confermato il viaggio, nonostante il problema della neve e io mi sono proposto come fotografo di scena. L’idea iniziale della produzione era di andare a sciare canali a Cortina nell’anno della pandemia, con tutto chiuso e tanta neve. Però io e mio padre la pensavamo diversamente. Nelle tranquille serate davanti alla stufa di un inverno senza turisti abbiamo deciso di proporre qualcosa di diverso: canali e canalini nei dintorni di Corvara e del gruppo del Sella, a casa nostra. Linee raramente sciate, alcune probabilmente inedite, anche perché di difficile accesso se non si conosce molto bene la zona. Spot che neanche noi local avevamo mai preso in considerazione e che avevamo riscoperto in quell’inverno così tranquillo e tanto innevato.

L’appuntamento con quella versione ridotta del Collective, solo qualche giorno dopo, era a Colfosco, da Mary, mia zia, che gestisce un piccolo B&B di fronte alla famosa Val Misdé. In ladino significa Valle di Mezzogiorno perché, proprio a quell’ora, tutte le pareti, sia quelle di destra che quelle di sinistra, vengono completamente illuminate dal sole. Quale migliore presagio per dare il benvenuto a Sam e Simon? Tra appassio- nati basta uno sguardo per capirsi e per condividere la gioia semplice di una curva nel posto giusto, così, senza troppo convenevoli, siamo partiti subito alla ricerca di canali e Sam, come una calamita, è stato attratto da quella linea incredibile. Abbiamo giocato con la luce accarezzando le ombre e gli ultimi raggi del sole che si insinuano tra le fessure, incendiando la dolomia, fino a quando la notte ci ha costretti a rientrare per accogliere Yann, che non poteva arrivare prima. Basta poco per essere felici, basta un istante, da vivere intensamente, con tutte le energie. I giorni con Sam, Yann, Simon, Etienne e Steph sono volati via veloci in una routine sempre uguale, ma mai noiosa. Su per canali come dei camosci, giù con scioltezza cercando di comporre l’opera nel migliore dei modi, dalla mattina alla sera. Poi un panino tra un sorriso, una battuta e lo sguardo che si perde nel silenzio delle Dolomiti. Sul Sella, sopra Colfosco, tra torrioni di roccia che sembrano messi lì per trovare la migliore composizione dell’immagine, tra penombre, sagome, sfumature sul bianco della neve disegnate da un pennello immaginario. La sera con una bottiglia di birra tra le mani a guardare le foto della giornata. Le notti a selezionare gli scatti migliori tra quelle migliaia di immagini, tutte buone. Una sera abbiamo deciso di fermarci in un rifugio per produrre materiale con la luce morbida del tramonto, che mette ancora più in risalto le pareti verticali. Non è facile fare ricorso all’originalità quando, come fotografo, ti trovi di fronte alla grande bellezza, immortalata troppe volte, da tanti.

L’occhio e l’obiettivo rischiano di rimanere abbagliati, ma se sai lasciarti commuovere e isolarti da tutto il resto per cogliere l’attimo, anche il dito che preme sullo shutter sembra farsi più leggero. Se ripenso a quei giorni, ad avermi impressionato più di tutto sono lo stile, la solidità e la costanza con la quale Sam & co. sciavano linee così tecniche. Non importa se fossero canalini improba- bili o linee estetiche scelte sul momento, tutto sembrava così naturale. La forza di un grande sciatore sta nell’affrontare con lo stesso ritmo tutto quello che l’universo innevato gli propone, senza mai scomporsi, senza mai trasmettere la minima esitazione o fare trasparire la preferenza per un pendio. Lo sciatore completo unisce curve e trick e la montagna diventa un grande parco, con ostacoli naturali. Me ne sono reso conto quando siamo saliti con gli zaini e le frontali sulla ferrata Lipella, passando anche nelle gallerie scavate dai soldati durante la Grande Guerra. Dopo qualche curva, è partita la serie dei salti e sono scappati anche due backflip. E si è fatta subito sera... Per fortuna abbiamo trovato degli operai delle strade che ci hanno dato un passaggio, con gli sci ammassati sul cassone, tra cemento e badili! Il meglio spesso viene alla fine. Non so se è successo per caso o se nella mia testa e in quella di mio padre avessimo già deciso così da subito, ma gli ultimi giorni siamo rimasti nel giardino sopra casa, al Franz Kostner al Vallon, il rifugio che gestiamo in estate. In fin dei conti la nostra filosofia era proprio questa: partire alla scoperta di linee poco o meno conosciute. Divertirsi senza andare lontano. Dopo i classici, le nuove hit. Due giorni di ricerca e di scoperta. Per trovare un po’ di powder dell’ultima nevicata ci siamo calati in doppia su un versante nascosto e protetto dal sole, tra grandi massi e cornici bianche. Purtroppo Simon è dovuto partire per Chamonix per un altro progetto e si è perso la chicca finale, quella che, da sola, potrebbe dare un senso a una settimana di pellate. Quel giorno, lo ammettiamo, ci siamo fatti trainare un po’ da alcuni amici con la motoslitta e poi siamo saliti nell’anfiteatro della conca del Vallon, con il Piz da Lech, il Sasso delle Dieci e quello delle Nove che sorvegliavano la nostra traccia dall’alto. Per me sono le montagne più belle del mondo, ma sono di parte. Spesso le intuizioni arrivano quando meno te lo aspetti e così abbiamo subito visto una linea molto estetica che Sam ha scelto ed è diventata l’immagine di copertina di Roots, che pubblichiamo a pagina cinque di questo numero di Skialper. Si tratta di un taglio nella roccia molto esposto, che pende verso il vuoto. Inutile dire che una caduta non poteva fare parte delle opzioni. L’ultimo tratto era molto stretto, gli sci sarebbero potuti passare solo dritti. È stata una sciata in grande controllo e sicurezza, ma ormai eravamo abituati e lo stupore aveva lasciato posto alla certezza. Proprio quest’estate, passando di lì con i tubi per captare l’acqua dalla cascata e portarla al nostro rifugio, ho notato di nuovo quel taglio nella roccia, l’ho fotografato e ho mandato la foto ai ragazzi perché sembrava proprio impossibile da sciare. Però alla fine non sono pochi i canali che in estate sembrano insciabili e poi...

Quel sei di marzo il nostro obiettivo principale era un altro: un canale che divide la conca in due e fa arrivare sull’altro versante, nella zona sopra Colfosco, proprio in Val Misdé. Dopo esserci calati, Etienne e Steph e io abbiamo trovato uno spazio dove appostarci per fotografare e filmare senza dare nell’occhio. Curva dopo curva, siamo arrivati alla base. Danni collaterali: due schianti dei droni, uno dei quali disperso e cercato per ore, risalendo a piedi mezzo canale. Quando vedrete le incredibili riprese fatte in quel canale (una piccola preview la trovate già nel trailer di Roots) saprete che cosa c’è dietro a qualche secondo di immagini adrenaliniche…

La sera, in sauna da Mary, è venuta l’ispirazione per il nome da dare a uno di quegli ultimi canali scesi: Sauna couloir, what else? Ancora lessati dalla sauna, la mattina seguente siamo partiti con due furgoni verso la Marmolada. Questa volta i danni collaterali sono stati uno specchietto rotto tra i muri di neve e i resti delle piccole valanghe cadute ai margini della strada. Per mio padre e me era l’ultima chance per svelare la magia delle Dolomiti ai nostri nuovi amici, mentre le punte dei ramponi si aggrappavano al ghiaccio della cresta. Il sole che pian piano è apparso da dietro la cima illuminava una piccola porzione di neve e roccia sulla punta più alta, preludio a un’altra discesa indimenti- cabile, due scatti che mi convincono molto ogni volta che li riguardo e qualche salto in un canyon dolomitico. La sera, a casa, abbiamo aperto una buona bottiglia di vino per brindare a tutti i bei momenti vissuti insieme. Mentre sto finendo di scrivere questo articolo guardo un disegno appeso nel soggiorno di casa. Rappresenta tre sciatori sulle pareti innevate nella zona del Pisciadù. È firmato Simon Charrière e ce l’ha regalato l’ultima sera, prima di rientrare. Cristallizza in qualche tratto e sfumatura le emozioni di un inverno che non dimenticheremo mai. Con gli impianti fermi e così irreali, immobili nel panorama bianco, ci siamo spinti a sciare posti un po’ fuori dal comune. L’abitudine e il comfort non aiutano la curiosità. E forse è meglio così. Noi siamo stati felici e sicuramente c’è qualcun altro là fuori che ha condiviso la gioia con noi. Non so se le immagini di questo articolo e Roots sapranno trasmettere tutto quello che abbiamo vissuto, ma guardatelo.

È proprio una gran figata.


Questo articolo è stato pubblicato su Skialper 139

https://www.youtube.com/watch?v=dfg_cLwwiZc


«Il gusto di camminare» - la collaborazione tra Scarpa e Slow food

Presentato a Treviso il libro firmato da Barbara Gizzi e Irene Pellegrini sugli itinerari gastronomici lungo il Sentiero Italia CAI, sostenuto da Scarpa sin dai primi passi

Un racconto di viaggio, un cammino realmente battuto dalle autrici, una suggestiva immersione nella bellezza italiana: Il gusto di camminare è il libro di Slow Food Editore dedicato a chi sceglie di scoprire il nostro Paese e la sua ricca cultura gastronomica e naturalistica a passo lento. Disponibile in tutte le librerie e sugli store online di Slow Food Editore e del CAI , Il gusto di camminare è stato presentato il 7 settembre a Treviso presso Ca’ dei Carraresi. A intervenire in prima linea le autrici Barbara Gizzi e Irene Pellegrini, che da Marsala (e dal Marsala) fino a Trieste e i suoi celebri caffè hanno percorso il Sentiero Italia CAI battendo le sue imperdibili tappe enogastronomiche.

Paolo Valoti, responsabile del progetto Sentiero Italia del Club Alpino Italiano, è intervenuto alla presentazione commentando: «Il camminare è il mezzo più antico e sempre moderno per scoprire e conoscere i territori e le sue bellezze, e il Sentiero Italia CAI rappresenta un progetto di cultura del cammino e un invito a percorrere questo eccezionale Sentiero dei sentieri che percorre e unisce tutta l’Italia, da Santa Teresa di Gallura a Trieste, passando per la Sardegna e la Sicilia. La nuova opera ‘Il gusto di camminare’, realizzata da Slow Food Editore in collaborazione con il Club Alpino Italiano, è il racconto dello straordinario viaggio di ricerca delle due autrici, compiuto con passo lento per ascoltare e raccontare le storie dei cibi e dei luoghi con uno sguardo complesso tra specialità agroalimentari radicate alla propria terra e alla creatività dell’improvvisazione, semplicità degli ingredienti e raffinati sapori, ricette di montagna e cibi di mare, contaminazioni di culture e genti che fanno unico il nostro Paese». 

Con Il Gusto di camminare si suggella un nuovo sodalizio che, basandosi sul comune interesse di promozione di pratiche sostenibili, impegno nella difesa dell’ambiente e piacere della scoperta, mira a incentivare un modo di muoversi meno impattante e più coerente con la filosofia di Slow Food: camminare. Il libro infatti è la prima manifestazione concreta della partnership tra Slow Food e SCARPA, azienda italiana leader nella produzione di calzature da montagna e per le attività outdoor, che assieme costruiranno un percorso di sensibilizzazione per il viaggiatore consapevole.

«Con la pubblicazione di questo volume, SCARPA e Slow Food iniziano oggi una collaborazione che unisce due realtà legate da valori comuni, come la sostenibilità, il rispetto per l’ambiente e la valorizzazione del territorio» sottolinea il Presidente di SCARPA Sandro Parisotto. «Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una riscoperta delle attività all’aria aperta e dell’outdoor da parte del grande pubblico: si tratta di una tendenza che si lega profondamente al rapporto che ciascuno di noi instaura con la natura. Il piacere di camminare ci riporta alla contemplazione delle bellezze che ci circondano e ad una filosofia di turismo “lento”, che vuole esaltare i piccoli dettagli in contrapposizione alla frenesia della vita quotidiana. La nostra azienda, particolarmente sensibile a queste tematiche, non poteva che sposare questa iniziativa di Slow Food, da sempre portavoce di una cultura genuina ed autentica.» 

«L’incontro con SCARPA era nel nostro destino: sin dalla pubblicazione del suo manifesto, nella seconda metà degli anni ’80, Slow Food invita a recuperare ritmi di vita più naturali e il piacere di muoversi con lentezza per poter meglio apprezzare luoghi, paesaggi, comunità, persone. Finalmente, grazie alla pubblicazione del libro Il gusto di camminare, questo incontro è avvenuto e ora si tratta di guardare alla strada davanti a noi» commenta Raoul Tiraboschi, vicepresidente di Slow Food Italia. «Viviamo tempi complessi che ci invitano a metterci in discussione e a ripensare ai nostri stili di vita. Anche l’idea di ridare centralità, nelle nostre vite, al cammino fa parte di questa rigenerazione più che mai necessaria. Torniamo a camminare di più e più spesso, approfittiamo della bellezza che il passo lento del cammino ci può regalare: questo atteggiamento ci può regalare molti più insegnamenti di quanti possiamo immaginarne. Questo atteggiamento diventa stile di vita, modo di osservare il mondo e gli altri, portandoci molti più insegnamenti di quanti possiamo immaginarne.» 

Spostamenti, migrazioni, carte nautiche, transumanze, passi di montagna, ma anche mercanti e commercianti, allevatori e produttori, osti e ostesse accoglienti: con Il gusto di camminare e con i progetti che verranno, Slow Food e Scarpa invitano a un viaggio da gustare lentamente, passo dopo passo.

Sul libro: 

Barbara Gizzi – Irene Pellegrini

Il gusto di camminare

Itinerari gastronomici lungo il sentiero Italia CAI

Collana: Guide Slow Pagine: 384

Prezzo al pubblico: 22,00 euro

Per maggiori informazioni:

Francesca Mastrovito- Ufficio Stampa Slow Food Editore

ufficiostampaeditore@slowfood.it

+39 320 621 0718

www.slowfoodeditore.it


Adamello Ultra Trail - Record di iscritti

Un anno dopo aver infranto il numero chiuso di 650 partecipanti, l’evento di ultra-running nel comprensorio Pontedilegno-Tonale tocca quota 719, confermandosi evento di riferimento del finale di stagione. Tutti esauriti i pettorali per la 90 e per la 35 km. Sabato 24 a Vezza d’Oglio le premiazioni della 90 km e festa grande con l’intrattenimento di VivaFM

A poco più di una settimana dal via dell’ottava edizione del 23-25 settembre 2022, Adamello Ultra Trail è pronto a tornare sui sentieri dell’Alta Valle Camonica nel comprensorio Pontedilegno-Tonale. L’evento che ripercorre i camminamenti della Grande Guerra tra il Parco Naturale dell’Adamello e il Parco Nazionale dello Stelvio ha chiuso ufficialmente le iscrizioni nella giornata di sabato 10 settembre: dopo aver infranto nel 2021 il numero chiuso di 650 atleti, Adamello Ultra Trail attende quest’anno ben 719 partenti, nuovo record per la manifestazione.

Record anche per la partecipazione femminile, che tocca quota 114 atlete, e le presenze internazionali: sono ben 94 i partecipanti attesi da oltre confine, in rappresentanza di 18 Paesi. Dietro all’Italia, Svizzera e Belgio sono i contingenti più numerosi, ma non mancano atleti da Stati Uniti, Egitto, Marocco, Singapore e Sudafrica.

In una stagione che ha visto molti eventi podistici registrare dati in controtendenza dopo il boom post-pandemico, Adamello Ultra Trail prosegue invece il proprio percorso di crescita, facendo registrare il tutto esaurito in due distanze su tre – la 90 e la 35 km. A garantire lo svolgimento dell’evento organizzato dall’A.S.D. Adamello Ultra Trail sarà inoltre il consueto foltissimo gruppo di volontari, che porterà ancora una volta ad oltre mille unità il conto delle persone impegnate sui sentieri nel weekend di gara.

L’edizione 2022 porta con sé anche alcune novità a livello di programma: saranno tante le attività previste aperte a tutta la comunità dell’Alta Valle Camonica, con un panel particolarmente ricco per la giornata di sabato 24 settembre. Dopo la partenza della 35 km da Monno infatti (ore 14.00), dalle 16.30 al Centro Eventi di Vezza d’Oglio (Via del Piano, 1) prenderanno il via la musica e l’intrattenimento targati Radio VivaFM, che accompagneranno anche il momento delle premiazioni della gara sui 90 km. A seguire sarà possibile toccare con mano alcune delle eccellenze del paese camuno, grazie alla presenza e le performance dal vivo di artigiani locali. La giornata si concluderà infine con uno spiedo conviviale presso il Ristorante Pizzeria La Baita da Lallo, aperto a tutti previa prenotazione.

Le novità riguardano però anche l’aspetto tecnico dell’evento, con un pacco gara che si è ulteriormente arricchito e comprende ora ben quattro capi tecnici firmati dal main sponsor Mico Sport, oltre ad un capo Ferrino e agli integratori de La Farmacia dello Sportivo.

«Siamo sicuramente soddisfatti di questo dato – ha commentato il Comitato Organizzatoreperché siamo riusciti a dare continuità al nostro percorso di crescita, puntando su qualità organizzativa, comunicazione e internazionalizzazione. Ci fa piacere inoltre essere riusciti ad organizzare dei momenti dedicati anche alla nostra comunità e alle sue eccellenze: vogliamo che Adamello Ultra Trail sia una festa non solo per i runner e gli appassionati, ma per tutta la comunità»


TOR330 - Jonas Russi dominatore dell'ultra

Jonas Russi è il nuovo dominatore del TOR330 – Tor des Géants®: grazie al vantaggio enorme accumulato lungo i 330 chilometri, ha potuto gestire non solo la grande fatica ma anche la pioggia caduta durante l'ultima notte e che lo ha accolto a Courmayeur. Lo svizzero è giunto infatti al traguardo alle 8.31 e ha impiegato 70 ore 31 minuti e 36 secondi per portare a termine la sua gara.

 Tanta commozione e stanchezza all'arrivo per Russi, che ha dormito solo 17 minuti in totale ed ha faticato a trovare le parole per descrivere la sua impresa.

 Un’impresa voluta, cercata, dopo l’amarezza dell’anno scorso quando, al suo esordio, abdicò dopo il Rifugio Champillon, cedendo il passo a Franco Collé, al quale aveva tenuto testa fino a lì e con il quale aveva vinto la SwissPeaks 360 nel 2020. Il gressonaro quest’anno si è ritirato già la prima sera, poi pian piano tutti gli altri suoi avversari diretti, e così Russi si è avviato in solitaria senza volersi gestire. Il suo vantaggio sugli inseguitori è cresciuto fino ad oltre cinque ore, ma non ha voluto fare calcoli nonostante alla vigilia avesse alcuni dubbi sulla propria tenuta fisica e fosse indeciso se partecipare all’endurance trail più duro del mondo.

Russi, classe 1985, due settimane prima del via del TOR aveva corso in maniera eccellente i 170 chilometri dell’Ultra-Trail du Mont-Blanc, chiudendo in ottava posizione, oltre ad aver ottenuto un sesto posto alla Lavaredo Ultra Trail a fine giugno. 

 Dietro di lui sono in arrivo i tre italiani, con Simone Corsini in vantaggio di meno di un'ora su Andrea Macchi e Andrea Mattiato. Al femminile, ecco l'ennesimo colpo di scena della gara: tra il Rifugio Magià e il Cuney Sabrina Verjee ha staccato Silvia Trigueros Garrote, in crisi come in questi anni, forse, non si era mai vista.