Riproponiamo l’intervista pubblicata all’inizio della stagione 2018/19 con Alba De Silvestro, uscita su Skialper 120

Alba è diventata grande. Serena, determinata e chiacchierona. «Eh, non sono più quella che qualche anno fa rispondeva solo sì e no alle domande». Adesso quella che era solo una passione, è un lavoro: Alba De Silvestro è una skialper professionista. «Ho tanti privilegi, ma anche molte responsabilità. Sono finiti i tempi che appena staccavo dal lavoro al bar, sfruttavo ogni singolo minuto per allenarmi: entrando nell’Esercito posso organizzarmi al meglio la preparazione, scegliere come e quando uscire per ogni sessione, curare ogni dettaglio. Magari, se fa brutto, posso posticipare un po’, prima si partiva a qualsiasi ora e in qualsiasi condizione, pur di andare. Al tempo stesso, però, devo essere pronta al massimo per la gara. Prima potevo trovare un’attenuante nel fatto che non avevo avuto il tempo necessario, che ero stanca, adesso non più. E anzi, proprio in questa stagione viene il bello: sarò al primo anno Senior e non avrò più il contentino della classifica Under 23». Tradotto significa che un fuori podio vuol dire proprio fuori dal podio, non più magari la migliore delle giovani. Una prospettiva che non spaventa Alba: «sono qui per questo: è la vita che mi piace, che volevo fare. Magari ad altre mie amiche può sembrare da pazzi andare tre ore a correre sotto la pioggia, ma per me è il massimo. Non mi pesa affatto: sono contenta così». Però c’è quel cronometro che un po’ la assilla…

«Forse una cosa sola mi manca: poter andare in ferie senza pensare al cronometro: a fine stagione sono andata a Tenerife con Katia e Mara (Tomatis e Martine, sue compagne in nazionale, ndr), ci siamo dette, solo in infradito, ma alla fine non so quanti chilometri avremo fatto in bicicletta. Forse una vacanza vera la farò a fine carriera. O forse no, visto che difficilmente mi vedo a star ferma tutto il giorno sulla sdraio a prendere il sole». Alba è il futuro dello ski-alp rosa italiano, è coccolata in azzurro e dai suoi sponsor, ma è rimasta con i piedi per terra. «Non esageriamo, mi sono tolta belle soddisfazioni, ma devo ancora dimostrare tanto. Coppa del Mondo, Mondiali, le classiche de La Grande Course, i traguardi possibili sono tanti, bisogna dimostrare sul campo quanto si vale. Non voglio mettere paletti. Un passo alla volta, poi chissà». Il chissà è presto spiegato. «Hai capito, sarebbe il massimo arrivare ai Giochi Olimpici. Non è che quando sono in caserma i miei colleghi dello sci o dello snowboard mi facciano pesare le loro medaglie, ma di sicuro hanno un fascino particolare. Insomma, non ci sentiamo di serie B, ma se arrivassimo anche noi alle Olimpiadi sarebbe bellissimo, un grande riconoscimento. Anche per le nostre fatiche, aggiungo».

© Achille Mauri

Fatiche doppie quelle di uno scialpinista: avere motore in salita, avere gambe in discesa. Quanto si allena una professionista come lei? «Ho un programma di massima, su questo aspetto sono molto meticolosa. Anche troppo: pianifico tutto. Eppure spesso fai tutti i programmi del mondo e poi li stravolgi. Generalmente due sessioni al giorno, tra corsa e bici d’estate, e poi sulla neve, spesso e volentieri anche in pista. Se riesco con mia sorella Martina: ci siamo sempre allenate insieme, adesso i nostri impegni spesso non coincidono, ma visto che lei è maestra di sci qualche dritta in discesa la ascolto volentieri». Il campo di allenamento preferito sono le montagne di casa del Cadore, la sua casa. «Sono fissata sui percorsi, quando ne trovo uno che mi piace lo faccio in continuazione, fino alla saturazione e cambio tutto. Mi viene da dire basta, poi guardo Strava e vedo che quella salita l’ho fatta cinquanta volte e capisco perché». Poi si stacca, perché esiste la guerriera macina metri verticali e la ragazza della porta accanto, con i suoi sogni e le sue abitudini. «Amo fare stretching la sera, anche il giorno prima della gara, ma lo ammetto, il massimo del relax è alle 14, d’inverno, quando tra un allenamento e l’altro mi metto sul divano mezz’ora con la copertina, il gatto sulla pancia e guardo i Simpsons».

Ride quando la Dynafit le consegna un nuovo pantalone di jeans. «Sono giusti giusti. Vabbè, almeno quando ingrasso me ne accorgo!». Ma come, un’atleta che ha paura di ingrassare? «Beh, calorie ne brucio e faccio attenzione a quello che mangio. Senza eccessi anche in termini di attenzioni: non credo che zucchero e farina facciano male, non sono vegetariana, vengo matta per i dolci. Non amo cucinare, diciamo anche mi arrangio: sono brava proprio solo con i dolci. Fosse per me, andrei avanti ad hamburger e patatine tutti i giorni. Lo so, non sono il massimo per la salute, ma mi piace mangiare male!». Siamo allo Stelvio, pedala sui tornanti, corre, sale con le pelli in ghiacciaio. Poi ci sono da fare le foto-ritratto. «Non sono così maniaca dell’aspetto. Il giusto direi, quello che mi basta per sentirmi bene. I capelli non li curo granché, primo perché non riesco a stare così tanto tempo ferma dal parrucchiere, secondo perché comunque, quando mi alleno, più che la coda non faccio. Peggio ancora per le unghie: cosa le sistemo che tanto le rompo al primo cambio pelli? L’unica concessione è l’estetista, quella sì. E lo shopping con le amiche. Anche se devo sempre cercare i buchi giusti nel mio programma per poter uscire con loro». Giornata finita, si riparte. Alba carica la bicicletta in auto. «Ecco, se ci sono aspetti della mia vita dove sono meticolosa, ce ne sono altri dove sono una casinista vera, come in auto. La metto solo un po’ in ordine quando vado con Manny Reichegger ai raduni». Sorride. Ci sarà anche qualche giornata no, ma si vede che è felice, che sta vivendo la sua passione al massimo.

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TESTA E MOTORE

«Quando è arrivata era davvero una ragazzina, adesso è una donna consapevole della sua forza». Così Lillo Invernizzi, il suo coach nel Centro Sportivo Esercito, descrive Alba De Silvestro. «Il motore ce l’ha sempre avuto, adesso è cresciuta di testa. Ascolta e lavora duro, ma bisogna essere forti anche mentalmente nel nostro mondo: lei su questo aspetto è migliorata tantissimo. E sa benissimo dove vuole arrivare». Alba in estate ha una grande passione, le due ruote. «Mi piace anche vedere il ciclismo in televisione – dice -, ma alla fine mi faccio prendere dalle gare… e quasi quasi sudo più di loro, anche se sono sul divano. Allora è meglio uscire». Scelta azzeccata… «La bicicletta nel periodo estivo-autunnale è per noi un’ottima base per fare quantità – ribadisce Manny Reichegger, adesso nello staff tecnico dell’Esercito e della Nazionale, con Denis Trento -, diamo a tutti indicazioni di massima, ma lasciamo ai singoli atleti la possibilità di gestire personalmente cosa preferiscono fare. Che sia corsa, bicicletta, camminate: hanno tutti qualità importanti, ma ognuno deve anche ascoltare il suo fisico e rispondere alle sue esigenze. In questi periodo della stagione abbiamo di solito tre settimane di carico al mese e un raduno collegiale dove valutiamo anche le condizioni, per capire se ci sono modifiche da fare al programma di allenamento». Ma come lavora Alba? «Lei è tosta: le piacciono le due ruote, va benissimo, anzi spesso possono essere anche meno traumatiche rispetto alla corsa in montagna. In questo periodo vedo che va molto, anche più di tre ore ad uscita: è importante che faccia volume in quel modo e poi faccia lavori di qualità di corsa per alternare al meglio la preparazione. Quando arriverà la neve, ovviamente, ci saranno gli sci».

Qual è il programma settimanale di Alba? Lo chiediamo direttamente a lei. «Durante la stagione si va sempre in crescendo, è ovvio. Ma la base è quella di tre uscite a piedi e quattro in bicicletta, anche mountain-bike, ma preferisco le strada. In una stagione arrivo a 5.000 chilometri, diciamo una media di 300 a settimana. Uscite da tre-quattro ore, poi capita anche di arrivare a un centinaio di chilometri e di stare più di cinque ore in sella. Però sono eccezioni, anche perché le mie strade sono di montagna e il dislivello non manca. I veloci li faccio quasi sempre di corsa, preferisco così. Pochi lunghi, al massimo una ventina di chilometri».

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