Manca poco più di un mese alla Rosa Ski Raid. La data del 2019 è il 17 marzo. Con una speranza, quella di poter finalmente mettere in piedi la gara sul percorso originale. Per tanti motivi, la sicurezza in primis, non è riusciti ancora ad arrivare sino al Colletto di Pizzo Bianco a quasi 3000 metri per poi affrontare la lunga, spettacolare discesa di quasi 1600 metri di dislivello sino in paese. Arrivo con gli sci o a piedi, confermatissimo nel cuore di Macugnaga perché la Rosa Ski Raid è davvero la gara del paese, sentita e amata da tutti. Ecco allora il racconto del tracciato che avevamo presentato sulla nostra rivista.

©Stefano Jeantet

Si scrive Rosa Ski Raid, si legge stupore. Quello di ritrovarsi a combattere contro il tempo ai piedi della più himalayana delle pareti alpine, la sud del Rosa, sopra Macugnaga: oltre 2.700 metri a strapiombo, proprio sopra la testa di chi gareggia. Dal Belvedere, 1.914 metri, alla Cima Dufour, 4.638 metri, ne corrono esattamente 2.724 di metri. Un paesaggio di vera alta montagna, da batticuore anche se non si corre per le prime posizioni. Macugnaga non è terra di scialpinismo facile. Troppo ripidi i versanti, le grandi classiche hanno bisogno di pendii dove si possa trovare il ritmo.

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Oppure – quelli bravi – affrontano il Canale Marinelli, quando la via di salita non è il più facile elicottero. La Rosa Ski Raid rispecchia in pieno il genius loci. Si sarebbe potuto salire al Passo Moro, ancora più in quota, e magari disegnare un saliscendi sul ghiacciaio, tra Italia e Svizzera. Ma sarebbe stato troppo banale. Si sarebbe potuto disegnare una gara con partenza e arrivo dallo stesso posto, invece si arriva più in basso di dove si parte. Si sarebbe potuto pensare prima alle caratteristiche tecniche e poi al panorama. Invece il grandioso spettacolo della natura non toglie pathos a un percorso nervoso, che ti tiene sempre sull’attenti. Macugnaga è terra di fondisti ma anche di tradizioni scialpinistiche. Le tutine si sono sfidate nel 1995 e nel 2004 nei Campionati italiani degli Alpini.

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PERCORSO EFFIMERO – È un po’ come il ghiacciaio, sempre in movimento, mai uguale da un anno all’altro. Oppure come il lago effimero che si formò proprio sul ghiacciaio del Belvedere e per mesi tenne con il fiato sospeso tutta Macugnaga, minacciata da una valanga d’acqua. Il bello del percorso della Rosa Ski Raid è proprio questo, che si muove su un terreno di alta montagna, al cospetto di pendii ripidi e canaloni, di ghiacciai. Le mappe ufficiali disegnano quasi una Y, con la partenza in quota, al Belvedere (1.913 m), raggiungibile da Pecetto in seggiovia, e l’arrivo a Staffa, in piazza del Municipio, a quota 1.327 metri. Una Y con due rami che salgono e scendono più volte, prima a destra, in direzione del bivacco Belloni, poi si attraversa il ghiacciaio del Belvedere per salire nella zona del rifugio Zamboni. Si lambisce i lago delle Locce e si affronta il canalone Chiovenda. Da qui si dovrebbe salire al Pizzo Bianco. Il bello della Rosa Ski Raid è che dal Belvedere, con un binocolo, puoi praticamente vedere tutta la gara. Un’altra piccola chicca di una gara da sogno.

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UN FAN CLUB PER COMITATO – Eravamo 150 amici al bar. Potrebbe essere questo il titolo di un articolo sul Damiano Lenzi Fan Club. Tanti infatti sono i tesserati del sodalizio che sostiene il Lence in giro per l’Italia e spesso per il mondo. Ed è proprio da questo gruppo che nasce l’idea e la volontà di una gara di scialpinismo a Macugnaga. «La passione che abbiamo dentro, l’ammirazione per le imprese sportive di Damiano, ci ha fatto venire voglia di rimboccarci le maniche e inventarci una gara particolare» dice Aldo De Gaudenzi. Aldo è presidente del Fan Club oltre che del comitato organizzatore della gara. «Poco importa, siamo sempre gli stessi, Roberto Olzer è presidente dello sci club Valle Anzasca e io vice e lui è presidente insieme a me del comitato». Sempre gli stessi. Oltre a Olzer, c’è Fabio Iacchini, direttore del percorso. Un gruppo affiatato ma in realtà ben più ampio. «CI ritroviamo tutto l’anno, ogni venti giorni circa, la sera, magari in taverna, è una occasione per stare insieme e divertirci, ma il lavoro non manca». Ognuno rinuncia a qualcosa e ritaglia il tempo dedicato tra gli impegni lavorativi e la famiglia. «Però vengono in tanti a darci una mano e poi voglio fare crescere i giovani, voglio che prendano in mano loro l’organizzazione» conclude De Gaudenzi. Ma il percorso di gara chi l’ha inventato? «È un lavoro d’equipe, siamo saliti più volte io, Fabio, Roberto, anche Damiano». Proprio così, dalla condivisione nascono le cose migliori, come il Lence Fan Club e… la Rosa Ski Raid!

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