Simone si ferma, si gira e aspetta di vedere la mia reazione. Il sole se n’è appena andato e l’ombra della notte si sta lentamente insinuando intorno a noi. A ovest le montagne formano sagome scure contro l’orizzonte arancione. Il cielo assume una tonalità blu metallico. Il freddo ci entra nelle ossa e morde le guance. Le ombre delle bizzarre sculture di neve create dal vento sono lunghe, ma si dissolvono velocemente. Il giorno sta finendo. Siamo nel cuore dell’Europa, le luci delle strade brillano in lontananza. La civiltà è dietro l’angolo, sotto la montagna, ma la sensazione di essere in balìa degli elementi, del vento, delle montagne e delle nostre decisioni apre un buco nello stomaco. La parete sud-est del Titlis (3.238 m) si erge davanti a noi molto più maestosa di quanto abbia mai immaginato nei giorni scorsi, quando sciavamo nel comprensorio che si sviluppa sul versante opposto. È la prima volta che affronto il lato B del Titlis, quello meno turistico della montagna simbolo di Engelberg, in Svizzera. Simone riceve un messaggio affermativo dalla radio e risponde urlando di gioia, come solo lei sa fare; e come segno distintivo della sua anima eternamente giovane. È una ragazza che nell’adolescenza ha trovato uno snowboard, poi uno split, ovvero un’anima che ha trovato il suo avatar. Una cotta che, a dirla tutta, durerà finché morte non le separi. Via radio faccio sapere a Simone che probabilmente sono riuscito a immortalare alcune delle ultime curve della giornata, proprio come volevamo. Insieme percorriamo al buio l’ultimo tratto di discesa dalla cima di Grassen (2.946 m) verso il Biwak di Grassen (2.647 m), appagati per aver vissuto la magia di un altro tramonto in montagna. All’interno del bivacco incontriamo la Guida alpina Sämi Speck e il suo cliente che hanno appena cenato. Sämi maneggia un sacchetto di tabacco e finisce una tazza di caffè. Il bivacco è affollato anche se siamo solo in quattro. Mentre mi tolgo con fatica gli scarponi da sci duri come le pietre per il freddo, facendo attenzione a non urtare e a non far cadere nulla, Simone cucina uno stufato di lenticchie che sarà la nostra cena. Il pernottamento nel bivacco deve essere prenotato con una telefonata al signor Hurschler e pagato con una transazione su un conto svizzero. 

L’edificio, che ricorda nella forma un modulo lunare, può ospitare fino a 18 persone, almeno secondo quanto riportato sul sito web. Un’affermazione che, dopo averci passato una notte, metto seriamente in dubbio. È possibile che 18 persone entrino nei tre piani di letti che occupano metà dell’interno, ma quattro sono sufficienti per riempire lo spazio vitale. Senza che me ne accorga, c’è uno stufato di lenticchie fumante davanti a me. Simone apre una delle bottiglie della cantina, una minuscola botola che nasconde una piccola scorta di etichette. Il pagamento viene effettuato sullo stesso conto del pernottamento e tutto si basa sulla libertà, che viene dopo la responsabilità. Un concetto che vale sia per la possibilità di bere alcolici che per il pagamento. La fiducia nell’individuo e nelle sue capacità è maggiore qui che altrove. La libertà non crea problemi, al contrario, rende l’esistenza piacevole. Mentre Simone stappa la bottiglia, scambia qualche battuta con Sämi, che ora si è infilato nel letto. Il tedesco parlato da uno svizzero è diverso dalla lingua che ho studiato a scuola. Capisco un po’ di quello che viene detto, ma non certo grazie ai miei studi, piuttosto grazie alle ore passate in montagna con gli amici svizzeri che mi hanno permesso, giorno dopo giorno, di capire il senso dei discorsi di questo dialetto che cambia di villaggio in villaggio. Parlano della giornata di Sämi. Lui racconta di aver portato il suo cliente in cima al Fünffingerstöck (2.994 m), una deviazione di circa tre ore dal percorso normale verso il bivacco Grassen. Domani si alzeranno presto, molto presto, e si dirigeranno verso il Gross Spannort (3.198 m), una delle cime più caratteristiche, ben visibile da Engelberg. Prima di spegnere la lampada frontale, Sämi ci racconta della sua scorta segreta di caffè nel bivacco. Fuori dalla porta, la neve soffice, riscaldata dal sole, ora è ghiacciata. Il cielo limpido è rischiarato dalla luna piena. Il Titlis al tramonto non è niente in confronto alle sensazioni che trasmette la ripida parete di roccia al chiaro di luna. L’esistenza nasconde molte sorprese e le più belle sono spesso quelle più inaspettate. 

© Axel Adolfsson

Sämi e il suo cliente sono lontani quando Simone e io ci svegliamo. Il caffè è proprio dove la Guida ce l’aveva promesso, e accanto c’è una moka. La mattinata è lenta ed è già tardi prima che chiudiamo la porta a chiave e iniziamo a scendere dal passo in direzione di Engelberg. Il terreno è collinoso e perde quota quel tanto che basta per disegnare grandi curve sui piccoli dossi. Il paesaggio ondulato aggiunge varietà alle virate. Le possibilità sono quasi infinite: quarter pipe naturali, rollover e piccole spine. Più giù, nel bosco, a Simone viene un’idea. Nella sua mente balena una scintilla di creatività, quella creatività che è alla base del lavoro di grafico. Le piacerebbe andare al Fünffingerstöck durante il prossimo Titlis Rundtour. Così, finita la discesa, inizio a chiedere informazioni, anche sulla salita al Gross Spannort, e su quanto sia difficile fare quello che Sämi ha fatto in giornata. In risposta, mi viene detto che lì il terreno è impegnativo, glaciale e rischioso. Che una scelta sbagliata della linea può portare a problemi dai quali solo un elicottero può tirarti fuori. Ci vuole tanta esperienza e Simone non se la sente di andare noi due da soli. È così che nasce l’ipotesi di un Titlis Rundtour XL: il nostro gruppo di due persone dovrà allargarsi per raggiungere in sicurezza la vetta del Fünffingerstöck e poi continuare verso Spannort. Inizio a pensare alle soluzioni e intanto l’inverno diventa primavera e marzo, aprile. 

Il tempo sta per scadere quando me lo trovo davanti in abiti dalle tonalità fosfò. Sto parlando di Ryan Colley, che conosce l’itinerario e vorrebbe tornare a sciarlo. Nel gelo che arriva veloce, mentre il sole tramonta sul party dell’annuale giornata in stile anni ’80, abbozziamo il nostro piano. Intanto 150 persone vestite come se venissero direttamente dal set di un film di sci dei favolosi eighties ci circondano ammiccanti. Ryan indossa una tuta del decennio giusto, ma gli stivali sono troppo moderni. Originario della Nuova Zelanda, da qualche anno vive in Svizzera per dare sfogo alla sua passione per la montagna, con il sogno di diventare Guida alpina. Alla torrefazione locale, quando la sbornia inizia a scemare, ragioniamo più seriamente sull’idea. Vengono proposti diversi percorsi. Simone vuole ancora andare al Fünffingerstöck, io scendere sul retro, in un’altra valle, e passare una notte alla Sustlihütte. Ryan boccia l’idea di salire al Gross Spannort, ma vuole portarci alla Secret Line, una discesa che inizia da qualche parte tra Grassen Biwak e Gross Spannort. Oscar, che gestisce la torrefazione con sua sorella, si illumina quando menzioniamo la Secret Line. Però ci corregge: non è un segreto, ma va tenuto segreto. Poi sorride ancora e ci lascia. La sua smorfia mi convince: se a Oscar, un local con ottima reputazione, piace l’idea, è un buon piano. 

L’appuntamento con Simone e Ryan è alla funivia, per prendere la prima corsa fino in vetta al Titlis. Percorriamo un paio di centinaia di metri fino a Steinberg prima di girare a sinistra e traversare al sole per Never, dove ci togliamo gli sci e la split e proseguiamo lungo la cresta che porta all’ancoraggio per la prima calata, quella che dà inizio al Titlis Rundtour. Il Rundtour è un classico locale, il percorso normale è una gita di un giorno: due calate in doppia e una lunga salita con le pelli fino al passo dove si trova il bivacco, poi inizia la discesa per Engelberg. Alla prima calata ci ritroviamo in coda, e qui non è inusuale in alta stagione. Mentre si chiacchiera con gli altri sciatori, qualcuno dice che qualche giorno prima una donna anziana ha dovuto essere recuperata in elicottero a causa di un ancoraggio che ha ceduto mentre scendeva. Un altro promemoria di quanto velocemente e inaspettatamente le cose possano andare male in montagna. In un attimo il miglior momento della tua vita può trasformarsi nel peggior momento. Mentre lascio scivolare i miei sci all’indietro facendo affidamento sull’imbrago e la corda fissa, sento il vuoto nello stomaco. Alla seconda calata, qualche centinaio di metri più in basso, la primavera si è manifestata, mostrando rocce che di solito sono coperte di neve. Qui, come nella prima calata, di solito si tengono gli sci ai piedi, ma questa volta, per salvare le lamine e le solette, li leghiamo ai nostri zaini. Quando raggiungiamo la cima del Fünffingerstöck dopo una lunga pellata, le nuvole si avvicinano. Simone scatta un’ultima foto, Ryan è eccitato come lo è stato dalla prima volta che ci siamo incontrati al party anni ’80. Ora è ancora più su di giri: la montagna occupa una parte importante nella sua anima e nel suo cuore. Le prime curve nella Meiental, la valle dove si trova la Sustlihütte, sono belle. La neve è così indulgente e calda in primavera: sorbetto sopra e ghiaccio duro sotto che trasmette stabilità e sicurezza. La pendenza è giusta per disegnare grandi otto, il pendio ampio e non difficile, lievemente ondulato. Le nuvole scure che nascondono le cime aggiungono mistero al momento. Più in basso, più ci avviciniamo alla Sustlihütte, più la neve diventa pappa. 

© Axel Adolfsson

Lo strato di sorbetto assume consistenza e quello di ghiaccio che sta sotto cala. Lo sci primaverile nella sua forma più infida, subdola e imprevedibile. Una curva troppo forte nel posto sbagliato può innescare un fiume di neve pesante e bagnata che scivola giù per la montagna. E potrebbe anche trascinarti insieme alla colata. Arriviamo alla Sustlihütte poco prima di cena. Ryan è già stato qui all’inizio della stagione quando, come in buona parte dei rifugi dello Schweizer Alpen-Club, era aperto solo il locale invernale. Ora, a stagione inoltrata, alla Sustlihütte c’è il gestore e servizio di albergo. Il prezzo per un pernottamento include la mezza pensione, con prima colazione e cena. Pasti semplici per riempire lo stomaco. Dopo la zuppa, Ryan descrive il piano per il giorno dopo. La giornata inizierà con una lunga salita con gli sci in direzione di Stössensattel, poi una breve discesa sopra la zona conosciuta come Herrengrassen e una ripellata per raggiungere l’inizio della Secret Line, sul lato occidentale del ghiacciaio di Spannort. Da lì sono 1.500 metri di dislivello fino a Engelberg. 

Il terreno intorno all’Herrengrassen è molto vasto, a volte ripido e impegnativo, tra rocce e morene glaciali. Quella che all’inizio sembra una linea interessante, può finire bruscamente in un precipizio. La conoscenza del luogo e l’esperienza di Ryan sono fondamentali. «L’ultima parte dovrebbe essere la più spettacolare» promette. È un couloir con alte pareti coperte di ghiaccio blu, un progetto personale di Ryan, una linea che ha individuato la scorsa estate. Un problema da risolvere, un’idea fissa che deve essere chiusa per mettersi l’anima in pace. O un vuoto da colmare nel suo cuore, sulla strada verso la felicità. Il dessert lascia presto spazio all’alcol. L’arredamento della sala da pranzo non sembra avere molti anni alle spalle. Anche se le strutture sono semplici, la Sustlihütte è come un piccolo castello di montagna, con muri di pietra
e servizi più che adeguati per uno sciatore. Un gruppo di ospiti finlandesi si siede al tavolo accanto al nostro: la loro compagnia scala velocemente la classifica del tavolo più piacevole del rifugio. La mattina dopo, i miei occhi assonnati li vedono mettere le pelli agli sci. Nel frattempo, il sole sta colorando di rosso le cime intorno alla Sustlihütte, fuori dalla finestra della camera dove abbiamo dormito. Sono lontani quando Ryan, Simone e io cominciamo a salire verso Stössensattel. Il couloir Alpenrösli, il canalone che Ryan ha in mente da quasi un anno, è stata l’ultima cosa che ho sciato in questa stagione. Un finale dal sapore agrodolce. C’è la gioia dei giorni trascorsi in compagnia di un’amica di lunga data e di un amico ritrovato, ma alla fine di quel fantastico couloir una sensazione di euforia si è mischiata a un crescente senso di ansia. Le prossime sciate saranno insignificanti in confronto a quello che ho appena vissuto? La stessa ansia che provi quando la persona per la quale batte il tuo cuore ti striscia tra le braccia. In quel momento tutto è magico, ma sapere che il resto dell’esistenza potrebbe non essere mai più così sorprendente è una farfalla che cresce nel mio stomaco. 

DA SAPERE 

Per farsi accompagnare lungo il Titlis Rundtour ci sono
le Guide alpine di Engelberg
engelbergmountainguide.ch 

Rifugio e bivacco di riferimento per gli itinerari proposti
sono il Grassen Biwak
sac-engelberg.ch/grassenbiwak
e la Sustlihütte sustlihuette.ch 

QUESTO ARTICOLO È STATO PUBBLICATO SU SKIALPER 138 DI OTTOBRE 2021