Sogna in grande e osa fallire

«Ho una proposta indecente da farti. Dal 20 maggio al 20 giugno. Io, te, Dadde e Zeno. Dritti dalla cima. Mai sciata. Pensaci». Questo il messaggio di Enrico Mosetti a Federico Ravassard che ha fatto nascere lo stupendo reportage dalla Cordillera Vilcanota, in Perù, che pubblichiamo su Skialper di agosto-settembre. La cima è quella dell’Ausegnate (6.384 metri). E rimarrà non sciata…

©Federico Ravassard
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 DISCESA IMPOSSIBILE - Poche idee in testa ma abbastanza chiare: sciare l’Ausengate, una cima semi-sconosciuta di 6384 metri a sud di Cusco. Come documentazione di supporto qualche foto, le immagini prese dal satellite e il video vecchio di dieci anni degli unici altri due scialpinisti che avevano battuto quella zona prima, niente meno che Rémy Lécluse e Glen Plake. La zona è decisamente remota, molto, e anche la scarsa documentazione si dimostra inaffidabile: la montagna è insciabile. Una possibile via di discesa è di fatto una seraccata di mille metri, che termina in un colatoio di roccia e detriti. L’altra, invece, è per metà buona. L’altra metà luccica per il ghiaccio azzurro che la ricopre. Poco male, non mancheranno altre occasioni per sciare e soprattutto per scoprire questo magnifico Paese e i suoi paesaggi sterminati. «Qualcuno potrebbe anche ridere, ma l’aria sopra i 5000 metri non ti è amica per nulla. Se aumenti per un attimo il passo la testa scoppia e devi rassegnarti a salire di una trentina di passi alla volta. La vista, però, è incredibile. Il bianco della neve, il rosso delle montagne detritiche e l’azzurro del cielo. Nient’altro, solo questi tre colori che si intervallano con degli stacchi nettissimi. Sciamo ridendo dal nostro Nevado-senza-nome, alla fine curvare sulla neve è sempre una figata». A documentare questa frase ci sono le bellissime foto di Federico…

©Federico Ravassard
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Pronta la squadra azzurra di ski-alp. Confermato lo staff tecnico

Il presidente della FISI Flavio Roda ha ufficializzato con delibera lo staff tecnico e la composizione della squadra di sci alpinismo per la prossima stagione. Confermato alla guida Stefano Bendetti che sarà affiancato nel gruppo senior da Denis Trento, mentre nel settore giovanile rimane Davide Canclini che lavorerà a fianco di Manfred Reichegger. Al momento pronta solo la formazione Senior, mentre quelle Espoir (con Magnini, Canclini...) e Junior saranno definite entro fine mese. Confermato il blocco dello scorso anno con Robert Antonioli, Michele Boscacci, Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Nadir Maguet e Alba De Silvestro del Centro Sportivo Esercito, William Boffelli del Roncobello, Federico Nicolini del Brenta Team e Katia Tomatis del Tre Rifugi. Nel corso della stagione, come nell’ultimo inverno, potranno entrare in azzurro, visti anche i risultati delle prime gare, anche altre atleti e atlete ‘osservati’ come Filippo Barazzuol, Elena Nicolini o Bianca Balzarini.


Alpago Sky Super 3, ci siamo

A Chies d’Alpago è tutto pronto per la sesta edizione di Alpago Sky Super 3, la gara di corsa in montagna che vuole onorare la memoria di Maudi De March, David Cecchin e Andrea Zanon, i tre ragazzi del Soccorso Alpino caduti sul Monte Cridola il 10 agosto del 2012. La gara andrà in scena venerdì prossimo, 10 agosto, con start alle ore 8.45, sul consolidato tracciato di di 18,8 chilometri e 3.626 metri di dislivello (1.850 quelli positivi), con passaggio in cima del monte Venàl (a 2.212 metri, tetto della corsa). Oltre alla skyrace, la giornata proporrà anche la Camminata nella natura, 10 chilometri accessibili a tutti a Lamosano. Le iscrizioni alla sky race verranno chiuse al raggiungimento dei 250 iscritti.


Vertical Tovel a Manuel Da Col e Stephanie Jimenez

Ottime prestazioni (basti sapere che il vincitore assoluto ha abbassato il tempo di quasi due minuti rispetto alla scorsa edizione) e un caldo torrido, con temperature ben oltre i 30 gradi anche in quota, hanno caratterizzato il Vertical Tovel. Manuel Da Col e Stephanie Jimenez hanno iscritto i loro nomi nell’albo d’oro della manifestazione, giunta alla seconda edizione, e anche in quello della neonata Finstral Vertical Cup, che ha unito i tempi di DoloMyts Run Vertical Kilometer e Vertical Tovel.
Il primo a tagliare il traguardo, e a rispettare il pronostico che lo vedeva tra i favoriti, è stato il forte atleta veneto Manuel Da Col, portacolori del Team Scott. Vittoria che ha iniziato a costruire a metà gara, quando è riuscito a portarsi in testa seguito dall’altoatesino Alex Oberbacher, in forza al Team Tornado. All’ingresso a Malga Tuena Da Col vantava un vantaggio di una decina di secondi su Oberbacher. Un margine che, metro dopo metro, è riuscito a difendere e ad ampliare in maniera consistente, tanto da tagliare il traguardo con un vantaggio di oltre un minuto sul secondo classificato e con l’ottimo tempo di 40’ 26”. Prima tra le donne, e 20ª nella classifica generale, Stephanie Jimenez, atleta del Team Salomon, che ha preceduto - staccandola di quasi tre minuti - Paola Gelpi del Team La Sportiva.


Great Himalaya Trail, 24 giorni che ti cambiano la vita

«Sono stato in villaggi minuscoli, lontani da tutto e da tutti, con tanta povertà, eppure sono felici e ti aprono la porta alle undici di notte, nel buio immenso, ti preparano da mangiare e ti fanno dormire senza chiederti chi sei, mentre noi abbiamo perso il giusto punto di vista e per ritrovarlo non ci rimane altro che scappare dalla civiltà e dal bombardamento di informazioni e social media, camminare nella natura, correre per ritornare in noi stessi». Così parlò Ryan Sandes, ultra-runner sudafricano, dopo i 1.504 chilometri e 70.000 metri di dislivello a tempo di record del Great Himalaya Trail. Ventiquattro giorni, quattro ore e ventiquattro minuti ci ha impiegato a correre (per la verità camminare veloce) su e giù per passi himalayani, giungle e caotiche città insieme al connazionale Ryno Griesel. Eppure la lotta contro il tempo è stata l’ultima preoccupazione. E non sarà il ricordo più potente. Ne parliamo su Skialper 119 di agosto-settembre in un ampio reportage con le belle foto di Dean Leslie.

©Red Bull Content Pool/Dean Leslie

IL MITICO GHT - Il Great Himalaya Trail non è un solo sentiero, ma la combinazione di vari itinerari sia nella parte montuosa del Nepal (GHT High Route) che in quella più popolata e ricoperta dalla giungla (GHT Cultural Route) e va da un confine all’altro del Paese, lungo la direttrice Ovest-Est. Per questo, sebbene Ryan e Ryno abbiano fatto segnare il FKT (fastest known time), non si può parlare di vero e proprio tempo record in quanto un crono di riferimento non esiste data la possibilità di alternative lungo il percorso e le varianti imposte dai tanti imprevisti. Quello seguito dai due sudafricani ripercorre fedelmente le orme del connazionale Andrew Porter dell’ottobre 2016 ma, per esempio, Lizzy Hawker, nel 2016, ha fatto segnare un tempo di riferimento lungo la parte in quota del GHT, tra le montagne.

©Red Bull Content Pool/Dean Leslie

CIBO - Quella del cibo è stata la sfida nella sfida. Per scelta e per alleggerire gli zaini è stato deciso di fare tutto il Great Himalaya Trail procurandosi da mangiare lungo il percorso, come dei normali turisti: acquistandolo o facendosi ospitare dai locali. Solo in tre punti c’è stata la possibilità di cambiare gli zaini e i vestiti e nelle tasche trovava spazio qualche barretta, gel o lattina di Red Bull. «Alla fine il mio corpo mi diceva che non ne poteva più di quell’alimentazione e sono stato male un paio di giorni: i nostri pasti consistevano di frittata, riso e lenticchie quando avevamo la fortuna di essere ospiti, oppure di biscotti e cioccolato comprati alle bancarelle e non era proprio l’ideale durante una traversata di 1.500 chilometri» - ha detto Sandes.

©Red Bull Content Pool/Dean Leslie
©Red Bull Content Pool/Dean Leslie

CUET a Enzo Romeri e Giuliana Gionghi

Enzo Romeri e Giuliana Gionghi hanno iscritto il loro nome nell’albo d’oro della Comano Ursus Extreme Trail e si sono imposti nella gara lunga di 58 chilometri e 4580 metri di dislivello, emulati nella prova di 34 chilometri da Francesco Trenti e Sofia Scanziani.
Oltre 150 runner hanno risposto all’appello lanciato dalla Comano Mountain Runners del presidente Marco Buratti e si sono confrontati sul doppio percorso disegnato sul territorio delle Giudicarie Esteriori, con arrivo nel caratteristico borgo di Rango, conosciuto come uno dei più belli d’Italia. Romeri si è reso protagonista di una gara in progressione e ha fatto la differenza nella seconda parte del tracciato, la più tecnica, dopo che il candidato numero uno alla vittoria – il bergamasco Luca Carrara – era stato costretto al ritiro poco dopo metà gara a causa di un risentito muscolare, lui che era reduce dal successo al Gran Trail Orobie del weekend precedente.
Scattati da Comano Terme alle 6 del mattino, i partecipanti alla Cuet 58 si sono dati sportiva battaglia sul suggestivo percorso che prevedeva il passaggio sul Monte Casale, quindi sulla Cresta del Brento, al rifugio San Pietro, al Lago di Tenno, al Passo del Ballino e a Malga Nardis, a precedere il transito in vetta all’impegnativa ascesa del Doss della Torta, il giro delle Cime, la discesa da Malga Stabio e l’ultimo tratto verso il traguardo. Dopo il via si sono avvantaggiati in quattro, tra cui Romeri, Roberto Viliotti, Luca Carrara e il runner della Costiera Amalfitana Giovanni Ruocco, che ha provato il forcing. Romeri, che conosceva le insidie e le particolarità tecniche della seconda parte del tracciato, ha preferito non rispondere subito ed è andato in progressione, riuscendo a fare la differenza e a scavare un gap poi rivelatosi incolmabile per gli avversari.
Enzo Romeri ha raggiunto il traguardo di Rango in perfetta solitudine e ha portato a termine la propria fatica in 7h27’24” (media di 7’42” al km), staccando di oltre 16 minuti il secondo classificato, Giovanni Ruocco, che ha fermato il cronometro sul tempo di 7h43’31” e preceduto Roberto Viliotti nella sfida per la piazza d’onore. Più staccati tutti gli altri, Christian Insam che si è accomodato ai piedi del podio, quarto in 8h07’20”, seguito da Mirko Fioretti, Fabrizio Ridolfi e dall’atleta locale Ivan Serafini, settimo.
Più netta la vittoria al femminile di Giuliana Gionghi, atleta di San Lorenzo in Banale che correva sui sentieri di casa. La Gionghi ha preso il comando delle operazioni già nelle prime battute di gara e ha poi aumentato il proprio vantaggio di chilometro in chilometro, andando a chiudere a braccia alzate con il tempo di 10h05’06”, di 52 minuti più basso rispetto a quello fatto segnare da Daniela Montelli, seconda in 10h57’21”.

Giuliana Gionghi ©Pegasomedia/Samuele Guetti e Michele Puecheri

Prima dell’arrivo di Romeri e Gionghi erano stati decretati i vincitori della Cuet 34, che prevedeva 2400 metri di dislivello, con partenza e arrivo a Rango e un tracciato che ricalcava quello della seconda parte della gara lunga, con transiti da Malga Nardis, Doss della Torta e Malga Stabio. La prova maschile è stata caratterizzata dalla sfida a distanza tra Francesco Trenti e Davide Delladdio (già terzo lo scorso anno): ha avuto la meglio il fiemmese, che nella seconda parte di gara ha visto riavvicinarsi il rivale, ma è riuscito a difendere il proprio vantaggio, primo al traguardo in 4h08’10” (media 7’17” al km). Delladdio ha scalato un gradino del podio rispetto al 2017, argento in 4h09’42”, mentre il bronzo è andato al portacolori della società organizzatrice Andrea Titta (4h32’59”), seguito a poco meno di 4 minuti di distanza da Marco Gubert.
Sviluppo simile per la parallela gara femminile, vinta da Sofia Scanziani in 5h43’59”, con le due trentine Irene Zamboni e Luisa Salvadori a completare il podio, rispettivamente con il tempo di 5h51’28” e 6h28’53”. Attorno alle ore 17 della caldissima giornata di inizio agosto, si è abbattuto sulla parte finale del percorso un forte temporale che, per motivi legati unicamente alla sicurezza degli atleti, ha spinto la giuria di gara - pur con il dispiacere del caso - a fermare gli ultimi concorrenti sul percorso.


Nadir Maguet e Axelle Mollaret da record a Punta Helbronner

Un altro vertical da record. La quarta Uyn Courmayeur Mont Blanc ha portato sulle pendici del Monte Bianco oltre 450 concorrenti, 100 che hanno scelto di correre il K1000 di venerdì sera, gli altri che invece hanno puntato sulla doppia distanza di sabato. In Valle d’Aosta e nel cuore della catena del Monte Bianco sono state due giornate strepitose, con una sfida stellare tra i grandi favoriti e con i vincitori Nadir Maguet e Axelle Mollaret che hanno fatto segnare i nuovi record della gara verticale, partita da Courmayeur e arrivata sulla terrazza panoramica di Punta Helbronner.
Nel K2000 maschile gli alpini Nadir Maguet e Davide Magnini sono entrambi partiti per battere il record. I due ski-alper non hanno tradito le aspettative e già al passaggio del Pavillon hanno preso un buon margine sugli inseguitori. Con loro a metà gara anche lo spagnolo Oriol Cardona Coll che in mezzo al ripidissimo tratto di roccia ha poi perso terreno. Magnini voleva vincere, Maguet era invece in cerca della tripletta, arrivata dopo una gara corsa con le gambe e con la testa. L’alpino ha chiuso gli 11 chilometri in 1h 40’59”, abbassando di 18” il suo primato dello scorso anno. Alle sue spalle il trentino Magnini, staccato di 42”, con terzo gradino del podio per lo spagnolo Cardona Coll, a 4’41” dalla vetta. Record letteralmente frantumato nella gara femminile, dove la sci alpinista francese Axelle Mollaret - vincitrice di ormai tutte le prove de La Grande Course - ha dominato in 2h 01’11”, abbassando di 11’ il precedendo record firmato nel 2017 da Chiara Giovando, oggi terza a 12’17” dalla vetta. Il podio è stato completato da Ilaria Veronese, all’arrivo in 11’39”.

Davide Magnini e Nadir Msguet ©Acmediapress

Venerdì sera invece un centinaio di trailers hanno gareggiato nel K1000 serale con arrivo al Pavillon. Anche nella 7 chilometri hanno dominato gli atleti del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur, applauditi anche dal nuovo colonello Patrick Farcoz. La prova maschile è stata vinta da Daniel Antonioli in 46’08”, davanti al compagno di squadra Damiano Lenzi (47’31”) e a Davide Cheraz (48’11”). Tra le donne successo per l’alpina Giulia Murada (57’01”), a precedere Marcella Pont (1h 05’12”) e la britannica Sophie Grant (1h 06’13”).
Applausi a scena aperta anche per sei concorrenti che hanno deciso di correre sia il K1000 di venerdì, sia il K2000 di sabato. Una doppia sfida da brividi per Enea Amato, Ruggiero Isernia, Jules Pijourlet, Paolo Pajaro, Alessio Albanese e Dominique Comte.
Nella mattinata di venerdì, sui tracciati del Pavillon, hanno corso anche una quarantina di bambini e ragazzi in una prova non competitiva. Gioia, entusiasmo, voglia di fare sport, senza pensare al cronometro. Per tutti premio e Nutella party finale.


Ritornare

«Mhtar non lo avevamo avvisato del nostro ritorno, non sapevamo neppure che nascondesse un vecchio cellulare tra le pieghe del suo burnus,la veste berbera con cappuccio ormai sbiadita dal sole dell'Alto Atlante. Siamo tornati al suo douardando per scontato che fosse là. La strada la conosciamo a memoria e si differenzia dall’anno precedente solo per il colore della vegetazione». Mhtar e la moglie Naima sono alcuni dei personaggi che Giacomo Frison e GlorijaBlazinšekhanno ritrovato nel loro viaggio tra le montagne del Marocco, uno dei progetti di Altripiani, un insieme di fotografia, alpinismo, ricerca culturale, antropologica e linguistica, che ha come intento quello di tracciare sentieri nuovi e percorsi diversi. Linee che non corrono da una città all’altra, ma che attraversano lentamente catene montuose e piccoli villaggi alla ricerca di volti e memorie.Ne parliamo in un ampio reportage su Skialper 119 di agosto-settembre.

©Giacomo Frison

OSPITI O AMICI? - «Ritornare è per noi diventato una filosofia di vita. Vogliamo chiamare tutti per nome tanto che non scattiamo fotografie a caso, perché in ogni ritratto c’è la storia di una persona e del luogo che le appartiene. Perché ritornare è anche recuperare e restituire qualcosa a qualcuno che non ha avuto paura di accoglierti in casa. Di anno in anno si aggiungono viaggi, esperienze, delle nuove linee e sta diventando sempre più impegnativo ritornare da ognuno, perché viaggiando leggeri senza rendersene conto si entra in un’altra dimensione, si entra nel cuore delle persone con la mente libera e la forza della curiosità reciproca. Ci sentiamo spesso come una matita leggera che disegna una mappa di traiettorie nuove, ricche di identità sempre più preziose e pronte a testimoniare la bellezza e la fragilità dei luoghi remoti. Ritornare non è sempre facile, ma l’impegno è quello di farsi accettare, perché un po' alla volta non sei più l'ospite, ma un amico, uno di casa che è solamente andato via per un po'».

©Giacomo Frison

ALTRIPIANI - Giacomo Frison, fotografo nato e cresciuto a Venezia, appassionato di montagna e ideatore del progetto e Glorija Blazinšek, istriana multilingue, sono le anime di questo bel progetto.L’idea nasce nel 2015 dalle passioni e dagli studi di Giacomo che traccia la prima linea del progetto con un amico antropologoesplorando le montagne del Caucaso fino agli altipiani iraniani. Nel 2016 con Glorija intraprende il viaggio lungo i Monti Carpazi nel centro-est Europa e dal 2017 insieme percorrono più volte l’Alto Atlante in Marocco.Viaggi che esplorano la delicatezza dei confini nazionali, cercando e trovando la sovrapposizione di popolazioni e culture di montagna spesso divise da confini innaturali. Storie di vita e di resistenza in paesaggi mozzafiato. www.altripiani.org

©Giacomo Frison

Marco Mosso responsabile della Commissione Sci-alpinismo della FISI

Inizia a definirsi la squadra FISI anche per lo sci-alpinismo. Restava da definire il ruolo di responsabile della commissione: alla fine la scelta è caduta su Marco Mosso, già responsabile del Centro Sportivo Esercito e ora presidente del comitato ASIVA. «Ne ho parlato con il presidente Roda la settimana scorsa - spiega Mosso - e alla fine ho accettato l’incarico. Per quanto riguarda i membri della Commissione, parlerò con i responsabili dei comitati nei prossimi giorni: diciamo che dopo la settimana di Ferragosto avremo la composizione definitiva».
Calendario e soprattutto staff tecnico della Nazionale in agenda. «Più che una speranza è una necessità, quella di adeguare lo scialpinismo alle altre discipline della FISI: a metà agosto da Milano arriveranno termini e modalità per le richieste per il nuovo portale della FISI dedicato a quest’aspetto che sarà operativo da metà settembre. Avremo un maggiore riguardo per le gare di interesse nazionale, Campionati italiani e Coppa Italia, dopo adegueremo il resto del calendario in modo da renderlo ufficiale molto prima dell’inizio della stagione, come per tutte le altre discipline della FISI».
Capitolo direzione agonistica. «Ci siamo trovati con lo staff delle ultime stagioni. Credo che già la settimana prossima ci sarà una decisione definitiva in merito».


Lavaredo Ultra Trail: La Sportiva è il nuovo title sponsor

Tremilaseicento atleti iscritti per oltre sessanta nazioni rappresentate da ultra e trail runner di livello internazionale, unica tappa italiana del circuito Ultra Trail World Tour con la qualifica di gara ‘Series’ dedicata alle sei gare ultra più prestigiose al mondo: immersa in uno degli scenari più spettacolari delle Dolomiti, la Lavaredo Ultra Trail è senza dubbio il sogno di tutti i trail runner. Dodici le edizioni disputate sino ad oggi in un percorso di crescita costante in termini di iscritti, servizi offerti ai partecipanti e comunicazione: tre le gare, con una quarta lunghezza pronta ad affiancarsi nel 2019 alle ormai classiche Ultra Trail (120 Km con partenza dal centro di Cortina d’Ampezzo), Cortina Trail (48 Km), Skyrace (20 Km) oltre alla Cortina Kids dedicata ai più piccoli.
Percorso di crescita analogo sviluppato in oltre novant’anni di storia, lo ha compiuto La Sportiva: la storia dell’azienda nel settore del trail running è di quelle di lunga data e vede il lancio della prima calzatura da Mountain Running®, marchio registrato proprio da La Sportiva, già nei primi anni 2000.
Percorsi convergenti dunque che culminano, dopo qualche anno di corteggiamento, in un accordo di sponsorizzazione per i prossimi tre anni: dal 2019 la LUT si farà chiamare La Sportiva Lavaredo Ultra Trail, un passaggio importante in termini di immagine che andrà a sottolineare ancora di più il carattere dolomitico e territoriale della manifestazione.
«Non abbiamo mai nascosto il nostro interesse per la LUT, una gara dal carattere internazionale e riconosciuta non solo per la spettacolarità del suo percorso e delle sue cime, ma anche per il livello di organizzazione e servizi offerti ai runner – commenta Lorenzo Delladio, CEO & president de La Sportiva - si tratta di una competizione di assoluta eccellenza, oltretutto a pochi km da casa nostra: sarà un’ottima occasione per comunicare l’appartenenza a questo territorio».
«I prossimi tre anni rappresentano un’ulteriore sfida per la LUT – affermano Simone Brogioni e Cristina Murgia ideatori ed organizzatori della manifestazione – l’intento è di continuare a crescere aggiungendo anche un’ulteriore competizione su un percorso di 90 km che porterà il nome di UltraDolomites e garantendo i servizi e l’immagine che la Lavaredo si è costruita in questi 12 anni di storia: La Sportiva è stata una scelta naturale in questo senso, è un’azienda italiana che crede nel nostro sport e da sempre si impegna per farlo crescere in interesse e partecipanti: la partnership per i prossimi 3 anni ci permette di programmare i prossimi passi con molta serenità».
Inizia quindi il countdown per La Sportiva Lavaredo Ultra Trail edizione 2019 che si terrà a Cortina d’Ampezzo con partenza dal celebre corso Italia, dal 27 al 30 giugno prossimo: le Tre Cime, le Cinque Torri, le Tofane ed il Cristallo si tingeranno per la prima volta di giallo.


Giochi 2026, l'Italia con Milano-Torino-Cortina

Prima i dubbi di Torino, poi quelli di Milano (‘pronta ad ospitare gare, ma non a mettere mano nell'organizzazione’): alla fine il CONI ha deciso di andare avanti con una candidatura unica, delle tre sedi, prevedendo una spesa di 376,65 milioni di euro, un costo inferiore di quello previsto di ciascuno dei singoli studi. Tre medal plaza, tre villaggi olimpici (Milano, Bormio e Cortina), due hotel degli atleti (Torino e Val di Fiemme). Questo il piano; sul sito del Coni è stata pubblicata la proposta della Comissione di Valutazione con il masterplan: eccola se volete leggerla tutta Candidatura_Italiana_Giochi_2026. Di sci-alpinismo non si parla: quando il CIO a ottobre dirà chi tra Italia, Canada (Calgary), Svezia (Stoccolma), Turchia (Erzurum), Giappone (Sapporo) se la giocherà per il 2026 si potrà capire quali saranno le sedi che vorranno avere nel loro programma lo ski-alp. Ultimo passo sarà quello della scelta finale che sarà nella riunione del CIO prevista a settembre 2019.


Magnini-Maguet, si rinnova la sfida a Courmayeur

Sul tetto d’Europa, con il Monte Bianco in bella vista, a esaltare il gesto tecnico dei runners. L’attesa è finita e Courmayeur si prepara ad accogliere oltre 400 atleti che venerdì e sabato parteciperanno alla quarta edizione della Uyn Courmayeur Mont Blanc, la spettacolare gara che percorrerà i ripidi sentieri verso il Pavillon e Punta Helbronner, nel cuore del celebre Quattromila.
Tutto esaurito nel K2000 (sabato 4 agosto), la gara regina dell’intero evento organizzato dalla Trail Mountain. Dal centro di Courmayeur (piazza Brocherel, ore 7,30) ai 3.560 metri di Punta Helbronner, una salita che toglierà il fiato per le sue pendenze e per i panorami che regalerà. Una gara che dopo 11 chilometri (dislivello positivo di 2.200 metri) arriverà sulla terrazza panoramica e che ha catturato l’attenzione di molti stranieri, provenienti da Belgio, Brasile, Russia, Finlandia, Francia, Australia, Gran Bretagna, Svezia e Germania.
Nadir Maguet e Chiara Giovando faranno ancora una volta una grande andatura per provare a vincere, proprio come nel 2017 quando tagliarono il traguardo con il tempo di 1h 41’ 15” e 2h 12’35”. Al femminile, Giovando sfiderà Barbara Cravello e Christiane Nex, mentre con Maguet ci sarà anche Henri Grosjacques, ma soprattutto Davide Magnini. Venerdì 3 agosto sarà un’altra giornata ricca di eventi. Rimanendo in ambito agonistico, alle 21 partirà il K1000 con un percorso che da Courmayeur porterà fino al Pavillon, a quota 2.173 metri. Una prova di 7 chilometri (900 metri dislivello positivo) che si correrà con le frontali accese e che è stata scelta da Enzo Benvenuto, Lisa Borzani, Marco Béthaz, Marcella Pont, Denis Trento e da tanti altri concorrenti.

NON SOLO CORSA - Venerdì alle 11 toccherà invece ai bambini che saranno protagonisti di una prova Kkids non competitiva in zona Pavillon. Nessuna classifica, ma gadget ricordo e un grande Nutella party per il futuro del vertical. Sempre venerdì, alle 18, il Jardin de l’Ange di Courmayeur ospiterà un dibattito incentrato sulla disabilità e la montagna, organizzato dalla Trail Mountain e da Technos Media, partner ufficiale del Tour Trail della Valle d’Aosta e del Défi Vertical, circuito all’interno del quale è inserita anche la prova lunga della Uyn Courmayeur Mont Blanc. Interverranno il preparatore atletico Alessio Alfier, la psicologa dello sport Federica Farcoz, il maestro di sci Andrea Borney e Moreno Pesce, atleta amputato e protagonista di numerose imprese in montagna.

PROGRAMMA - I pettorali potranno essere ritirati venerdì dalle 17 alle 20,30 all’auditorium delle scuole elementari di Courmayeur e sabato mattina dalle 5,30 alle 7 negli stessi locali. Le iscrizioni per la gara bambini verranno prese venerdì mattina alla partenza della funivia Skyway oppure nel negozio Les Pyramides di Courmayeur. Gli atleti, mostrando il pettorale, avranno la discesa gratuita sulla Skyway, mentre gli accompagnatori potranno beneficiare di prezzi agevolati sia per la discesa, sia per la cena di venerdì o il pranzo di sabato al ristorante del Pavillon. Il main sponsor della manifestazione Uyn omaggerà tutti i partecipanti con una maglietta celebrativa della quarta edizione del vertical, riservando un gilet a tutti i finisher del K2000. Ma i premi saranno davvero tanti altri, lo spettacolo garantito.


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