CMUR - 173 km con vista Cervino

La Cervino Matterhorn Ultra Race ripercorre gran parte del trekking “Il Tour del Cervino” che ogni escursionista di alto livello sogna di fare almeno una volta nella vita. I panorami sono ineguagliabili e la sensazione di trovarsi sperduti nelle montagne mentre si superano passi e vallate è davvero forte.

Quando al termine di una gara ti viene il dubbio che quella che hai corso sia paragonabile al Tor de Geants, vuol dire che è stato qualcosa di veramente eccezionale, perché in Italia, e forse nel mondo, di gare come quella che parte ed arriva a Courmayeur, ce ne sono poche. Ebbene, la Cervino Matterhorn Ultra Race questo dubbio te lo fa venire eccome, sia per la sua durezza, sia per la sua bellezza.

Sulla carta è poco meno di una cento miglia con 12.000 metri di dislivello, ma le cifre non sono sufficienti a spiegare la preparazione necessaria a tornare a Cervinia dopo aver fatto tutto il giro al “più nobile scoglio d’Europa”, e chi pensasse di potercela fare solo perché è arrivato in fondo ad un UTMB o anche ad un Adamello Ultra Trail, si sbaglia di grosso. Le salite mediamente non sono lunghissime, ma sono quasi tutte molto ripide, e quella con il dislivello maggiore è posta al chilometro 150: 1.650 metri D+ che partono dai 1.600 metri di Zermatt, per arrivare agli oltre 3.300 metri del Rifugio Teodulo, con gli ultimi 400 metri su ghiacciaio. Il terreno è molto vario, ma, tolti un paio di chilometri di forestale della interminabile discesa verso Les Haudères, una decina di chilometri di asfalto, e gli 11 km di discesa su sterrato che portano all’arrivo (da percorrere però con 160 km già nelle gambe), è sempre impegnativo. Impegnativo-divertente in alcuni casi, come nelle due prime salite e discese che portano la gara in Svizzera attraversando il ghiacciaio di Arolla, nel lungo tratto in quota dove si corre, in senso contrario, la mitica “Sierre-Zinal”, o nella lunga ascesa al Teodulo; impegnativo-impegnativo in altri, come nella discesa sul e dopo il ghiacciaio di cui sopra, o nel lungo traverso dopo l’Europahütte; impegnativo-massacrante nei 5 km di pietraia sconnessa poco dopo il centesimo chilometro. E sarebbe riduttivo definire “tecnico” il tracciato, perché quello della CMUR è semplicemente un terreno “di montagna”, nel senso più pieno: niente di estremo, pochi metri con un cordino di sicurezza a fianco, ma montagna in tutte le sue sfaccettature, e moltissimi tratti in cui non è necessario “fare attenzione”, ma avercela connaturata al proprio passo, per l’esperienza maturata negli anni, quell’attenzione.

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Dopo il 50% risicato di finisher della prima edizione, quest’anno la Cervino Matterhorn Ultra Race è riuscita a portare al traguardo tre quarti dei partenti, ma la sensazione è che più che aver funzionato alcuni correttivi (come il raddoppio delle basi vita e l’anticipo della partenza di 4 ore), c’è stata una maggiore consapevolezza al momento dell’iscrizione. È una gara che chiede tantissimo, troppo, se non sei davvero preparato, ma quello che dà in cambio è straordinario. Non è solo questione di bellezza del paesaggio (su cui comunque ci sarebbe da scrivere delle pagine, tanto che un filmato girato in praticamente qualsiasi punto del tracciato, farebbe più gola dei teaser della maggior parte delle gare in circolazione) quanto piuttosto della forza con cui in questo paesaggio la CMUR ti ci conficca.

La partenza a 2.000 metri, con il Cervino davanti al naso fin da prima del via, ti fa già capire con gli occhi cosa ti aspetta, ma poi ci sono due salite durissime che lo spiegano anche alle gambe, e poi un tratto su ghiacciaio che prosegue con chilometri di morene, dove il ghiacciaio non c’è più ma è evidente che c’era,
e tu sei lì sospeso a correre fra il presente e il passato remoto e, dove sei, inizi a capirlo anche con qualcos’altro, che neanche capisci cosa sia. Fra il cinquantesimo e il centesimo chilometro, il terreno diventa meno impegnativo, le rocce e i ghiacciai ti lasciano un po’ di respiro, intorno a te rimane tutto bellissimo, ma più “morbido”.

E tu allora devi spingere un po’ di più, perché sei in gara, perché se non lo fai qui ci metterai una vita ad arrivare in fondo, perché quelle salite e quelle discese e quei laghi e quei boschi semplicemente ti chiedono di farlo. Salvo poi ricordarti che però non sarai mai tu a comandare, in quei 5 km di pietraia dove ad ogni passo devi
chiedere alla montagna il permesso di restare in piedi. Poi arrivi alla valle di Zermatt, ed al posto del tappeto rosso, che ti aspetteresti prima del galà degli ultimi 20 chilometri, ti ritrovi a lottare con altimetria tutta strappi e cambi di terreno, che prima di depositarti nella cittadina ai piedi del Cervino sembra chiederti di dimostrare che tu te lo meriti davvero, quel finale incredibile, prima di concedertelo. Se ci riesci, per te si aprono le porte del paradiso, un luogo dove ogni cellula del tuo corpo sa di aver lottato per 150 chilometri e 10.000 metri di dislivello per essere lì; dove nella tua testa non è rimasto un solo pensiero di forma compiuta e sembra piena sono di quell'aria sottile che i 3.000 metri di quota ti regalano; dove salendo lungo l’ultimo ghiacciaio, scortato dal Cervino su un lato e dal Monte Rosa sull’altro, li senti, semplicemente, tuoi fratelli.


OlmO, io corro per vendetta

l’Epica dell’Acqua celebra con uno spettacolo la leggenda dell’ultra trail Marco Olmo

Un nome o, per meglio dire, una leggenda dell’ultra trail running, in grado di evocare vittorie e imprese al di fuori di ogni schema, ma per cui la corsa ha rappresentato soprattutto un riscatto personale. Un campione che non vuole esserlo Marco Olmo, che smaschera ogni vanità offrendo a tutti, chilometro dopo chilometro, se stesso, la sua storia di profonda tenacia e la propria vulnerabile umanità. Proprio all’ultramaratoneta cuneese l’Epica dell’Acqua, la 100km in 3 tappe del Delta del Po veneto in
programma dal 13 al 15 ottobre, ha voluto dedicare il primo spettacolo di narrazione realizzato in Italia sulle sue gesta in giro per il mondo. Nasce così “OlmO, Io corro per vendetta” di Lady Godiva Teatro, scritto e diretto da Eugenio Sideri e con Enrico Caravita. Al monologo avranno la possibilità di assistere in anteprima nazionale i runner iscritti all’Epica dell’Acqua sabato 14 ottobre presso Villa Ca' Tiepolo sull’Isola di Albarella, serata che precede l’ultima tappa di questa avventura a cui parteciperà lo stesso protagonista, Marco Olmo.

Epica dell’Acqua nasce da un’idea del ravennate Alberto Marchesani, con l’organizzazione dell’ASD Gli Epici, ed è realizzata con il contributo di Confartigianato Imprese Veneto e Confartigianato Polesine, in partnership con Isola di Albarella, con il supporto del Parco Naturale Regionale Veneto del Delta del Po e con i patrocini dell’Assessorato Territorio, Parchi e Sport della Regione Veneto e dei Comuni di Adria, Porto Viro, Porto Tolle, Taglio di Po e Rosolina. 

Ancora aperte le iscrizioni su epicadellacqua.it, un’esperienza di condivisione priva di competizione e all’insegna della sostenibilità, tra sport, turismo e musica.


Arriva Aequilibrium speed GTX

La sportiva presenta la new entry nella famiglia del fast & light in alta montagna

Aequilibrium Speed GTX è il nuovo scarpone La Sportiva sviluppato per rivoluzionare il settore dell'alpinismo moderno, dove il fast&light è orami lo stile più richiesto e ricercato. Lo scarpone va a completare l'iconica linea Aequilibrium, già composta dai modelli Top GTX, ST GTX w LT GTX, concepiti per utilizzo sui sentieri alpini, passaggi tecnici e terreni misti.  

Il concetto di equilibrio si propone come fil rouge dell’intera linea e in Aequilibrium Speed GTX si ritrova nell’armonia tra comfort, tecnicità, leggerezza e durabilità, caratteristiche necessarie per sviluppare un prodotto che mira a garantire prestazioni eccellenti e massima sicurezza sulle cime più sfidanti. Punto di forza della calzatura è la leggerezza: con un peso di soli 530g per mezzo paio, Aequilibrium Speed GTX si conferma il modello più leggero della gamma, garantendo gli stessi livelli di performance di uno scarpone da alpinismo più pesante.


Tra le caratteristiche più rilevanti spicca la costruzione del tallone con tecnologia Double Heel® di derivazione della linea Aequilibrium, che consente una camminabilità senza precedenti grazie alla geometria pronunciata del doppio tassello posteriore che ne aumenta l’effetto frenante in discesa e permette una rullata più fluida, riducendo l’affaticamento muscolare.

La ghetta esterna idrorepellente in tessuto elasticizzato è pensata per proteggere il piede dall’acqua e per resistere alle intemperie ad alta quota, mentre il cuscinetto protettivo integrato nella ghetta è studiato per aumentare la protezione della caviglia. La fodera dello scarpone è realizzata in Gore-Tex® Performance Comfort per aumentare gli standard di impermeabilità e traspirabilità del prodotto. Aequilibrium Speed GTX è, inoltre, dotato di tallonetta posteriore compatibile con ramponi semi-automatici e suola Vibram Durastep con tecnologia SpringLug Tech che permette la massima protezione e una grande resistenza all’abrasione e all’usura, oltre a fornire alti standard di grip e trazione.

Aequilibrium Speed GTX è da oggi disponibile sul sito La Sportiva e presso i rivenditori autorizzati.

Per saperne di più, visita www.lasportiva.com


Benvenuti a casa Dynafit

Da dicembre 2023 il brand del leopardo si trasferirà nella nuova Dynafit Speed Factory a Kiefersfelden, in Germania.

Sarà ultimata entro fine 2023 la nuova sede Dynafit a Kiefersfelden, alle porte settentrionali delle Alpi. L'edificio futuristico in acciaio e vetro ospiterà un centinaio di dipendenti e sarà l'hub di incontro per i visitatori e per le attività legate al brand. 

La Speed Factory DYNAFIT è stata costruita secondo il progetto dello studio di architettura spagnolo di fama internazionale "Barozzi Veiga" con sede a Barcellona. L'edificio ha una superficie utile lorda di circa 10.000 metri quadrati Il nuovo edificio è strutturalmente suddiviso in spazi pubblici e non pubblici. Gli spazi per uffici moderni e flessibili, le cosiddette Office Homes, offrono uffici luminosi con sistemi di ombreggiamento innovativi per un centinaio di dipendenti. Le aree pubbliche, a loro volta, invitano i visitatori a entrare nel loro personale mondo di esperienze DYNAFIT. 

Giusto in tempo per il lancio della collezione estiva e l'inizio della stagione del trail running, i locali destinati al pubblico apriranno le porte il 15 marzo 2024. Questo include il DYNAFIT Store, dove i visitatori potranno conoscere il DNA dell'azienda attraverso stimoli visivi e interattivi e immergersi nel mondo del leopardo delle nevi. Nella galleria aperta in alto, DYNAFIT dà spazio ai servizi per i clienti: dal servizio di noleggio (noleggio di scarpe da sci alpinismo e da trail running), al fitting degli scarponi, all'analisi approfondita della corsa, fino all'energy bar, gli appassionati di sport di montagna sono seguiti in modo completo da un team di professionisti. 

Il Care & Repair Centre è incentrato sulla sostenibilità, che è uno dei valori più importanti del Gruppo Oberalp. Gli appassionati di sport di montagna possono far riparare l'abbigliamento e l'attrezzatura outdoor danneggiata di tutte le marche. Tra le aree pubbliche c'è anche la Fabbrica dello Sci, che si rivolge sia agli amanti della velocità che a quelli della neve fresca: gli sciatori possono creare i propri sci da alpinismo secondo le proprie idee e i propri desideri. 

Il ristorante interno è in costruzione in un edificio separato, accanto alla DYNAFIT Speed Factory. Con la sua posizione nella città bavarese di Kiefersfelden, al confine con l'Austria, il DYNAFIT Bivac si rivolge sia agli appassionati di sport di montagna che ai pendolari attenti all'alimentazione. Seguendo l'esempio della sede altoatesina dell'azienda, il ristorante offre una cucina vegetariana, regionale e stagionale, in linea con il credo "Mediterranean meets light.


Simon Gietl apre una nuova via sul Meru

L'atleta del team Salewa porta a termine l'impresa, disegnando una nuova linea sulla sud del colosso indiano

«Avevo letto e sentito parlare del Мeru in passato, ma confesso che questa montagna non era un obiettivo che avevo in mente. Comunque, dopo aver ricevuto l'invito, ho subito colto l'opportunità di arrampicare con questi due grandi alpinisti sul Meru», spiega Simon Gietl. I due grandi alpinisti sono Mathieu Maynadier e Roger Shäli, che già nel 2019 avevano tentato, accompagnati da Sean Villanueva, la salita sulla parete sud del Meru, arrivando a  due terzi della parete. 

Durante la prima parte della spedizione le condizioni meteorologiche sono state molto instabili ma hanno comunque permesso al gruppo di acclimatarsi. Inoltre, la montagna era più carica di neve del solito, cosa in parte positiva poiché ha consentito agli alpinisti di raggiungere la base della parete con gli sci, ma in parte
negativa perché ha aumentato notevolmente il rischio di valanghe.

L’11 maggio è finalmente arrivato il bel tempo e i tre alpinisti sono riusciti a partire dal Campo Base dirigendosi direttamente verso il Campo 2. Le sfide però non sono finite e alcuni problemi intestinali hanno tenuto bloccato Mathieu facendo cambiare i programmi per lui, ma non per gli altri due compagni. Infatti, il giorno seguente Simon e Roger sono partiti con l'attrezzatura da arrampicata fino alla prima cengia, hanno depositato le corde e hanno battuto una traccia attraverso il ripido nevaio. 

Fortunatamente, lo stesso giorno Mathieu si è ripreso così bene che ha potuto affrontare subito l’impresa insieme ai due compagni di spedizione. È stato un giorno estremamente lungo: gli alpinisti sono partiti alle 3 del mattino e la giornata si è conclusa solo la sera alle 23, alla luce delle lampade frontali, con l’obiettivo di raggiungere l’esposta cornice dove hanno trovato un bivacco. Poco prima di mezzanotte Simon, Roger e Mathieu sono riusciti anche a montare la loro tenda su un fungo spettacolare alla base dell’ultimo passaggio chiave. La mattina successiva, dopo aver trascorso la notte con poco sonno e temperature rigide, è arrivato il momento di ripartire e l’incertezza di trovare una via per passare sotto il blocco terminale ha presto lasciato spazio all’entusiasmo per aver trovato un grande tunnel di ghiaccio che ha offerto uno dei tiri più originali che si possono immaginare.

In tre ultime lunghezze spettacolari il percorso ha portato gli alpinisti oltre la cresta fino alla cima principale della vetta del Meru. La discesa ha impegnato tutto il resto della giornata fino alla base della parete, raggiunta nel pomeriggio, ma ne è valsa la pena. È stata, infatti, un’esperienza che entrerà nella storia.


Mountain Racer 3 - Topo offroad

Il brand americano lancia la terza edizione del modello protagonista della collezione, che torna alla ribalta con maggiore ammortizzazione, protezione e comfort all'insegna della leggerezza

Topo Mountain Racer 3 è la scarpa pensata per percorsi tecnici e montuosi, su lunghe distanze, dove alle volte occorre anche essere veloci. Le funzionalità e i miglioramenti introdotti nella terza versione del grande classico made in USA lo rendono in grado di gestire qualsiasi terreno, comprese le superfici più estreme, in ogni condizione atmosferica.   

Migliorata in cushioning senza però rinunciare alla leggerezza, è apprezzata sia dagli atleti in cerca di un prodotto performante che dagli utilizzatori occasionali amanti dell'off road che continueranno ad apprezzarne la comoda calzata e l'ampio spazio nel toe box, per permettere alle dita di rilassarsi naturalmente. 

Parliamo ora di caratteristiche tecniche: Mountain Racer 3 mantiene il drop di 5mm delle precedenti versioni ma inserisce una piattaforma maggiorata di 3 mm per incrementare l'ammortizzazione e la protezione sotto al piede, la tomaia traspirante e resistente in mesh tecnico rende la calzata sicura garantendo traspirabilità e stabilità al piede ed è in materiale riciclato, come anche la fodera e la soletta. Nell'intersuola è stato inserita la mescola ZipFoam, per raggiungere il perfetto equilibrio tra reattività e morbidezza. La suola, infine, è in Vibram Megagrip, con tassellatura da 6 mm per il rilascio ottimale di fango e detriti. Il tutto in un prodotto che pesa soli 286 grammi.

Mountain Racer 3 è disponibile online su topoathletic.it e nei punti vendita specializzati al prezzo consigliato di 190€. 


La nuova spedizione di Mike Horn

Un'avventura in barca a vela lunga quattro anni, per raccontare gli effetti del climate change negli ambienti più remoti del pianeta.

What's Left è il nome dell'ultimo grande progetto di Mike Horn, ambassador Ferrino, uno dei più grandi esploratori dell'ultimo secolo. Durante i suoi trent'anni di carriera Horn ha compiuto imprese prima considerate impossibili, come il giro del mondo attonro all'equatore, portato a termine nel 2000 senza ausilio di mezzi motorizzati; o il giro del mondo attorno al circolo Polare Artico in autonomia, portato a termine superando due durissimi inverni artici. Nel 2006 è stato il primo uomo a raggiungere il polo nord a piedi nella stagione più fredda e nel 2016 ha portato ha dato via al progetto di circumnavigazione del globo toccando Polo Nord e Polo Sud. Queste sono solo alcune delle missioni portate a termine dal sudafricano, che all'età di 57 anni non è ancora sazio di scoperte e nuove sfide.

«What's Left», ovvero «Cosa Rimane», è un lunghissimo viaggio di quattro anni che lo porterà a ad attraversare gli oceani a bordo della sua barca a vela Pangea, con l'intento di toccare tutti i continenti e partire dal mare per andare alla ricerca di ambienti ancora inesplorati, testimoniando con racconti e immagini gli effetti dei cambiamenti climatici.

«Questo viaggio rappresenta un riassunto delle mie esperienze passate offrendo anche un’opportunità al pubblico di osservare lo stato attuale del nostro pianeta. Nel corso di quattro anni, visiterò luoghi iconici e incontaminati, scoprendo cosa è cambiato e realizzando tante imprese che sono ancora nel mio cassetto dei sogni. Attraverso questa avventura, il mio obiettivo è ispirare le persone ad agire e perseguire le proprie passioni. Ogni destinazione nell'itinerario accuratamente studiato di "What's Left" mostrerà i temi intrecciati di avventura e ambiente». Racconta Horn.

La scelta di compiere il viaggio a bordo della barca Pangea non è dovuta solo all'amore di Mike per la vela, ma è una conferma dell'attenzione all'ambiente che, da sempre lo ha portato a rinunciare il più possibile all'utilizzo dei mezzi a motore per le sue imprese. La prima tappa del viaggio sarà la Groenlandia, dove nei prossimi mesi, dopo una difficile navigazione fra gli iceberg dei mari artici, Mike tenterà l’impegnativa ascensione del Gunnbjørn Fjeld, la vetta più alta dell’isola, da dove si gode un panorama a 360° su uno dei più maestosi territori di wilderness della Terra.

Anche in questa nuova impresa Ferrino sarà al fianco di Mike Horn, come è stato per tutte le altre grandi spedizioni dell’esploratore sudafricano.

«Mike è il simbolo dell’inesauribile passione per la scoperta che anima l’uomo - commenta Anna Ferrino, CEO di Ferrino – uno spirito che trova realizzazione in esperienze uniche e incredibili come quelle che lui ha vissuto e continua ad affrontare, ma anche nelle piccole avventure che tutti gli amanti dell’outdoor sognano e realizzano, magari a due passi da casa. Siamo orgogliosi di contribuire con il nostro lavoro e i nostri prodotti alla realizzazione di questi magnifici sogni. Piccoli o grandi che siano».


20+3 anni di apertura invernale del passo del Lucomagno

Sabato 5 agosto l'evento commemorativo che racconta il lavoro svolto dall'associazione Pro Lucomagno per garantire l'apertura invernale del passo

Il Passo del Lucomagno collega la diramazione orientale della valle di Blenio con la val Medel. Il valico, realizzato in epoca medievale come collegamento tra la Pianura Padana e la Valle del Reno, è oggi una località di riferimento per la pratica dello scialpinismo. Tutto ciò accade però grazie all'importante lavoro di bonifica e messa in sicurezza che ogni anno l'associazione Pro Lucomango svolge per garantire il passaggio durante l'inverno. Per raccontare l'attività svolta dall'associazione negli ultimi 23 anni, sabato 5 agosto si terrà una giornata dedicata con cerimonia ufficiale, esposizione fotografica e altre attività per conoscere nel dettaglio il lavoro svolto dagli operatori. Trovate tutte le informazioni nel flyer riportato di seguito.


If it's broke, fix it!

Patagonia invita l'industria dell'abbigliamento a concentrarsi sulla riparazione e sul prolungamento della vita dei prodotti

Il noto progetto Worn Wear del brand californiano, basato sulla riparazione dei capi di abbigliamento che hanno ancora una lunga vita davanti a se, sarà implementato da un portale online, dove i clienti potranno richiedere autonomamente una riparazione in qualsiasi momento, senza necessariamente dover aspettare di incontrare la roulotte delle meraviglie ad uno degli eventi organizzati in giro per il mondo. Con questo upgrade e con l'espansione della rete di esperti e di negozi dotati della strumentazione necessaria, Patagonia punta a quadruplicare il numero di riparazioni fino al raggiungimento di quota 100'000 nei prossimi cinque anni. 

L'importanza del riparare è evidente, si pensi che mantenere in vita un prodotto per nove mesi in più permette di ridurre dal 20 al 30% l'impronta in termini di emissioni di carbonio, rifiuti e acqua rispetto all'acquisto di un capo nuovo.

Ma l'azienda non si ferma qui: l'anno scorso, con il sostegno dell'Amsterdam Economic Board, ha collaborato con Makers Unite per lanciare United Repair Center, un nuovo fornitore di riparazioni creato per servire diversi marchi di abbigliamento, con l'obiettivo di cooperare attraverso lo sviluppo di un modello rigenerativo. Alcuni grandi brand, come ad esempio Decathlon, hanno già aderito all'iniziativa e nel 2023 è prevista l'apertura di una seconda sede nel Regno Unito, mentre l'aggiunta di altre località europee è in programma per il prossimo anno. 


Venticinque anni di DoloMyths Run

La gara del circuito Golden Trail Series, supportata da Salomon, compie un quarto di secolo e festeggia con una giornata dalle condizioni incredibili.

Il sole splende su Canazei e sul tracciato della Dolomyths Run Skyrace, che dal centro abitato risale le piste da sci fino al passo Pordoi, per poi inerpicarsi violentemente fino alla forcella e successivamente in vetta al Piz Boé. Da qui è tutta discesa, una di quelle in cui bisogna dare tutto, perchè è qui che si decidono le sorti della gara. Elhousine El Azzaoui e Judith Wyder hanno dato tutto, conquistando il primo gradino con un netto distacco sugli avversari, in una  competizione ricca di adrenalina e paesaggi incredibili. I partecipanti registrati alla terza tappa delle Golden Trail Series sono stati 1100, provenienti da 26 nazioni, attirati dall'irresistibile fascino dolomitico.

Al termine dei 22 km del tracciato di gara, dei quali 10 in salita con il passaggio più elevato ai 3.152 metri del Piz Boè e 12 in discesa, entrambi i vincitori hanno fatto registrare due ottime prestazioni, anche se nessuno dei due è riuscito a migliorare i primati della competizione. Il nordafricano, che vive nel comune ticinese di Bedano, con un conto in sospeso con la DoloMyths Run dopo il secondo posto nel 2021 e il terzo nel 2019, ha costruito il suo primo successo forzando il ritmo in discesa, e chiudendo con il tempo di 2h04’39”, mentre l’elvetica di Berna, già campionessa mondiale di corsa orientamento proprio in Trentino, ha fatto il vuoto già al secondo chilometro in salita, proseguendo la propria cavalcata trionfare fino al traguardo di Canazei, facendo registrare il tempo di 2h24’24”, superiore di 5’38” al suo precedente record del 2019.


Torna MEHT: Monterosa Est Himalayan Trail

Ferrino sarà sponsor della quinta edizione del MEHT, l'evento di trail running alle pendici del Monte Rosa

Il 5° CRAFT Monte Rosa Est Himalayan Trail (MEHT) si prepara a conquistare nuovi traguardi nel mondo degli ultratrail. Diventato ormai un must tra le gare italiane, riscuotendo ogni anno sempre più successo, si è guadagnato un posto tra gli ultratrail più impegnativi e quotati del panorama internazionale. 

L’evento prevede ben cinque distanze diverse: BRUTAL 103K/7.800 D+, EPIC 60K/4.700 D+, SKY 38K/3.100 D+, SCENIC 22K/1.700 D+ e Z'MAKANA 14K/850 D+. da quest'anno è stato dedicato anche uno spazio ai più piccoli, con MEHT MINI TRAIL, la proposta per le famiglie che desiderano vivere una giornata immersi nello spirito dello sport outdoor.  

«La nostra intenzione è far conoscere uno degli angoli più belli e ancora intatti delle Alpi, luoghi spettacolari che con il MEHT stanno iniziando a girare il mondo. L'edizione del 2022 ha stabilito un nuovo record di partecipazione, con ben 1.074 iscritti provenienti da 39 Nazioni diverse.  La parete EST ha qualcosa di magico e correre al suo cospetto rappresenta un valore unico, un'esperienza unica, arricchita dall'incanto della cultura millenaria dei Walser. In un mondo in cui le gare che propongono qualcosa di unico stanno prendendo sempre più piede, correre in questo contesto rappresenta un'opportunità irripetibile. Il MEHT non è una gara per tutti, va preparata con attenzione soprattutto pensando al terreno tecnico tipico alpino o ancora alla capacità di correre e muoversi ad alta quota per vivere un vero trail alpino. Ma sicuramente merita ed è per questo che è stata corsa da atleti di punta come Franco Collè, Lisa Borzani e Lucien Epiney. Un evento molto sentito dalla comunità locale che con i suoi numerosi volontari ha fatto un immenso lavoro nella pulizia dei sentieri facendo così conoscere Macugnaga e la Valle Anzasca a livello internazionale» ha commentato Paolo Ottone, Presidente di Sport Pro-motion, società organizzatrice.

Le iscrizioni sono aperte, attenzione al numero massimo di partecipanti per ciascuna distanza e al cambio quota a slot di partecipanti: www.MEHT.it
https://www.youtube.com/watch?v=cyElwEsbKEw


Il team Scarpa trionfa alla LUT 2023

Rodrigues primo nella 80km mentre lo Scarpa Youth Team si aggiudica la 10km

Grandi soddisfazioni per gli atleti del Team Scarpa che hanno partecipato con successo alla Lavaredo Ultra Trail lo scorso weekend. La competizione, che si sviluppa tra alcuni dei paesaggi più belli e suggestivi dell'arco alpino e delle Dolomiti,  è da anni un punto di riferimento per i trail runner di tutto il mondo, che accorrono numerosi per confrontarsi sui tracciati appositamente studiati. 

Scarpa ha raggiunto ottimi risultati in tutte le distanze proposte dall'organizzazione, a partire dalla vittoria del portoghese André Rodrigues nella UltraDolomites 80km, conclusa in 8 ore e 15 minuti. Terzo posto nella categoria femminile della stessa distanza per la spagnola Sandra Sevillano; mentre l'irlandese Emma Stuart guadagna il terzo gradino del podio nella 120km con un tempo di 15 ore e 54 minuti. Altri risultati anche nella distanze più breve, con un secondo e un terzo posto di Anna Comet Pascua e Elisa Desco  nella Skyrace 20 e due primi posti (maschile e femminile) nella Lavaredo 10k con Marcello Scarinzi e Anna Hofer, entrambi dello Scarpa Trail Youth Team.