Sfatiamo un pregiudizio sui bergamaschi: non sono orsi e silenziosi. Sono gente appassionata e quando ti raccontano qualcosa non si fanno certo mancare le parole. Maurizio non fa eccezione. Di Bergamo, classe 1970, tecnico informatico dalle mille sfaccettature, al momento impegnato con i ragazzi del collegio dove ha trascorso la sua infanzia. Alla montagna non ci arriva prestissimo, intorno ai vent’anni, ma passa attraverso la Scuola dei Ragni di Lecco e presto ne diventa dipendente. Non pensate a un classico malato del grado e della prestazione. La montagna come terreno, non per uno sterile egocentrismo, anzi!
Da buon bergamasco si innamora delle sue Orobie, un territorio più vasto di quanto si pensi, che nasconde infinite possibilità e una storia alpinistica e scialpinistica spesso poco conosciuta. Maurizio lo capisce e decide di portare avanti un discorso del tutto personale di rivalutazione storica e culturale della sua terra. Senza clamore, ma muovendosi sul campo. Nasce così un’idea ambiziosa, il progetto Lo Scrigno delle Alpi Orobie nel quale, accompagnato da molti amici, tra cui Yuri Parimbelli, si pone l’obiettivo di salire e riscoprire tutte le 524 cime delle Orobie che superano i duemila metri. Attraverso escursioni, arrampicata, alpinismo e uscite con gli assi nei piedi porta avanti questa impresa titanica di riscoperta e condivide con le sempre più numerose persone che lo seguono sul suo blog la storia che ogni cima si porta dietro. «Dare la giusta visibilità. Non voglio portare le vie e gli anfratti di queste montagne nei classici tam-tam social. Raramente parlo di difficoltà. Preferisco raccontare cosa provo, cosa mi ha portato a scegliere quel determinato percorso. Magari parlo di chi ha aperto una via. Ti faccio un esempio con un alpinista a cui mi sento molto legato: pochi sanno chi era Agostino Parravicini. Magari lo ricollegano solo al trofeo omonimo. Eppure è stato un fortissimo dei suoi anni: pur essendo scomparso giovanissimo ha portato a termine una serie impressionante di ascensioni. Ripercorrerle per arrivare su una determinata cima diventa un modo per tramandare una storia che andrebbe persa. Questo modo di andare in montagna probabilmente è stato la chiave del successo del progetto». Terminato il censimento delle cime, l’entusiasmo non accenna a diminuire e inizia questa seconda fase del suo progetto di riscoperta eroico-romantica attraverso il mettersi in gioco con avventure dal sapore antico. Poco rumore, Maurizio è un uomo in missione.
Questo ritratto è stato pubblicato all’interno dell’articolo Sei personaggi sotto traccia su Skialper 128 di febbraio 2020. Info qui.