Su Skialper in edicola un ampio reportage sulla Petite Trotte a Leon
L’Ultra Trail Du Mont Blanc e Chamonix sono l’emblema della competizione in montagna. Più in disparte, in un angolino, c’è la PTL (Petite Trotte à Léon), vestita di un viola spento, lenta, non competitiva e a squadre. Presentata come se fosse la cugina grassa e brutta della famiglia, una passeggiata di 300 km e 26.000 D+ che non fa parlare di sé per i nomi vip che attira e il cui regolamento e dinamiche non sono ben chiare a tutti. Di certo c’è solo una cosa: non c’è classifica, la prova non entra nei database che misurano le prestazioni degli atleti, come il DUV, e non c’è nemmeno un percorso unico. Insomma, per chi ama gareggiare, postare foto di pettorali di gare prestigiose, vantarsi del proprio tempo e compararlo con quello degli altri, la Petite Trotte à Léon è proprio la corsa da evitare. Anche perché è durissima… Tommaso de Mottoni la racconta su Skialper 102 di ottobre-novembre dopo averla portata a termine.
COSA È – La PTL è essenzialmente una prova di montagna in squadra, ossia un momento in cui confrontarsi con l’alpe, le sue difficoltà e le sue meraviglie con il solo aiuto del proprio compagno di squadra. Il senso non è quindi giungere al punto di arrivo il più velocemente possibile, ma vivere un’esperienza d’equipe nel contesto più duro e puro che si possa trovare sul Mont Blanc. Questo concetto ricalca con molta fedeltà la Grande Randonnée della tradizione escursionistica francese, associandolo a elementi di difficoltà tecnica che generalmente non si trovano nemmeno nei punti più impegnativi della Grande Randonnée per eccellenza, il GR20. Nel percorrere la traccia della PTL, spesso fuori dai sentieri, di notte e lungo nevai o ghiaioni instabili e insidiosi, si va verso un crescendo di difficoltà e fatica. I Livelli di impegno richiesti sono ben più alti rispetto a quelli descritti dai requisiti di ammissione alla corsa. Una parabola scandita da cancelli orari da rispettare che non sono certo indulgenti, fino a giungere all’incirca all’ultimo, a 250 chilometri.
NON È IL TOR – Sebbene si parli quasi della stessa zona, distanza e dislivello, parliamo di due prove completamente diverse. Il Tor des Geants non presenta componenti tecniche di particolare rilievo, svolgendosi quasi interamente su sentieri escursionisti E, caratterizzato da lunghe e morbide ascensioni intervallate da qualche tratto più ripido. La PTL è esattamente il contrario: pochissima assistenza, sentieri spesso invisibili e traccia GPS come unico mezzo di navigazione. I tratti in cui correre sono in netta minoranza rispetto a quelli in cui procedere a 1,5 km/h è già una velocità di tutto rispetto. A questo si aggiunge il fatto che parecchi passaggi della PTL potrebbero essere definiti come EE e EEA, o meglio, dovrebbero essere attrezzati ma non lo sono. Al TDG senza alcun requisito di ingresso, e quindi aperta a tutti, c’è un 50% circa di abbandoni; per partecipare alla PTL bisogna essere guida alpina, aver fatto il TDG o l’UTMB e nonostante questo c’è stato un 80% di abbandoni nel 2015. I numeri parlano chiaro.
GIA’ DISPONIBILE SU APP – Skialper di ottobre-novembre è già disponibile nelle migliori edicole. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui). Per chi lo volesse acquistare immediatamente su smartphone o tablet, è già disponibile. È sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!.
A questo link una presentazione completa di Skialper 102 di ottobre-novembre.