Victor Richard da record al TOR330

© Zzam Agency | Stefano Coletta

 

Il segreto, in una gara lunga come il TOR330, è prendersi i propri tempi. Ricordo una volta Rory Bosio all’UTMB, alla base di Maison Vieille, sopra Courmayeur. Tutte le avversarie passate prima di lei hanno bevuto qualcosa in corsa, senza neanche fermarsi. Lei è arrivata un po’ attardata, si è seduta, ha gustato una zuppa calda e poi è ripartita. Nella notte le ha riprese tutte, come una cecchina infallibile, le ha superate ed è andata a vincere la sua seconda UTMB. La strategia del belga Victor Richard, che mercoledì mattina presto ha tagliato per primo il traguardo del TOR330, a Courmayeur, nel tempo record di 66 ore 8 minuti e 22 secondi è stata simile, anche se in una gara ancora più lunga. Alla base di Cogne è arrivato solo, primo, con un’ora di anticipo rispetto al record del 2023. Ed ecco il colpo di scena: si ferma a dormire per un’ora e dieci minuti, mangia, si cambia e riparte dopo altri venti. A questo punto è sesto, staccatissimo dalla testa, ma rispetto agli avversari è fresco e riposato. La sua rimonta inizia qui e si completa nel pomeriggio di lunedì, al Lago Chiaro, dopo aver ripreso uno a uno i suoi antagonisti, proprio quando Collé decide di abbandonare per un problema agli occhi. Da lì in poi, comincia il suo viaggio in solitaria contro il tempo. Il vantaggio virtuale sul tempo di Collé arriva anche a superare l’ora e trenta minuti, ma poi lo sforzo profuso presenta il suo conto sotto forma di forte dolore al tendine d’Achille. Alla base vita di Ollomont si fa trattare dai MassaggiaTOR e riparte dopo mezz’ora. Da lì in poi non si fermerà più fino al traguardo, stringendo i denti.

Ora per lui è arrivato il momento di godersi una vittoria e un tempo da sogno, anche se in questi casi è sempre difficile parlare di record, visto il percorso cambiato rispetto al passato con il passaggio ai Rifugi Bonatti e Bertone. «Ho fatto davvero molta fatica nella prima parte della gara, perché non riuscivo proprio ad alimentarmi. Nonostante ciò, sono arrivato a Cogne in prima posizione e ho cercato di dormire, perché avevo in programma di farlo. Non ci sono riuscito del tutto, ma almeno mi sono riposato un po’. Poi finalmente al Rifugio Coda ho mangiato un bel piatto di polenta e mi sono sbloccato: da lì in poi mi sono sentito davvero bene e ho iniziato finalmente la mia gara». Un po’ a sorpresa, il suo avversario principale non è stato Franco Collé, ma Louis Calais. «Franco non dorme, io invece ho capito che bisogna farlo. Louis invece mi preoccupava molto, ho fatto gara su di lui, poi quando si è ritirato per assurdo sono andato in crisi, perché ho avuto un calo di tensione e mi sono sentito svuotato». Victor Richard, 39 anni, è nato a Reims, in Francia, ma ha vissuto per molti anni a Saint-Georges-sur-Meuse, in Belgio, dove ha fondato Ultratiming, società specializzata nel cronometraggio di eventi sportivi. In Belgio, inoltre, ha incontrato la donna che sarebbe poi diventata sua moglie: la coppia ora vive in Alta Savoia, a pochi chilometri da Chamonix, ma lui corre ancora con la bandiera del Belgio. Victor Richard, in ogni caso, non è nuovo ad imprese di questo genere in Valle d’Aosta. Dopo il 23° posto al TOR330 -Tor des Géants del 2015, il capolavoro arriva quattro anni dopo, nel 2019, con il secondo posto nella prima edizione del TOR450 – Tor des Glaciers, dietro solo a Luca Papi.

Al secondo posto, insieme, sono arrivati Simone Corsini e Martin Perrier in 71 ore 48 minuti e 55 secondi. Terzo Danilo Lantermino in 73 ore 37 minuti e 7 secondi.

Per quanto riguarda il podio femminile Noor Van Der Veen è la nuova Regina del TOR330. L’atleta olandese ha chiuso 13ª assoluta, tagliando il traguardo di Courmayeur alle 17:34 con un tempo di 79 ore, 34 minuti e 30 secondi: è la seconda donna, dopo Katharina Hartmut, a scendere sotto il muro delle 80 ore. Dopo una giornata di continui ribaltamenti in testa alla gara femminile, martedì 16 settembre, Van Der Veen è riuscita ad avere la meglio su Natalie Taylor al termine di un lungo duello. Tra il Rifugio Barmasse e il bivacco Varetan ha trovato l’allungo decisivo, accumulando vantaggio durante la notte fino a superare le tre ore. È stata poi la volta di Lisa Borzani, che con una grande rimonta ha raggiunto Taylor a Bosses e l’ha staccata fino ad arrivare a Courmayeur con circa 40 minuti di margine, conquistando così la seconda posizione.

Degne di nota le vittorie di due italiani sulla distanza intermedia il Tot Dret TOR130, circa 130 chilometri e 12.000 metri di dislivello, per il cuneese Davide Rivero in 21 ore 44 minuti e 33 secondi e Cristina Vecco in 28 ore 37 minuti e 29 secondi.

© Zzam Agency | Geo Vergnano


Quando il sole cala presto: allenarsi con le frontali in autunno

Con l'arrivo dell'autunno e l'accorciarsi delle giornate diventa indispensabile attrezzarsi per sfruttare le ore pre o post orario di ufficio per i nostri allenamenti, le frontali sono la soluzione. Come ogni anno abbiamo testato i modelli più interessanti presenti sul mercato sulla nostra Outdoor Guide 2025.

Abbiamo confermato le ottime impressioni su prodotti già collaudati nel corso dell’anno. Black Diamond e Silva hanno arricchito le rispettive linee dei pesi piuma con modelli come la Deploy Run Light e la serie Smini, in competizione diretta con le intramontabili Iko Core e Bindi di Petzl, anche se queste ultime continuano a distinguersi per il design. Tra le lampade più performanti, la Nao RL di Petzl resta il riferimento assoluto per durata della batteria e comfort. Ci auguriamo che anche altri marchi investano in materiali capaci di offrire prestazioni analoghe su lunghe distanze. Per un utilizzo intermedio, senza ambizioni ultra, tutti i produttori offrono valide alternative con luminosità adeguata per tre-cinque ore di attività. Le interfacce utente rimangono semplici ed efficaci: Petzl e Silva prediligono tasti fisici, mentre Black Diamond usa un mix di comandi fisici e touch. L’usabilità rimane elevata anche in condizioni meteo avverse. Le batterie variano dai 700 mAh delle Smini di Silva fino ai 3.200 mAh della Petzl Nao RL, con output luminosi tra i 250 e i 1.500 lumen. La durata effettiva oscilla tra 2 ore e mezza e 3 ore, ma nei modelli progettati per trail lunghi si arriva anche a 8-10 ore all’80% della potenza massima, ed è proprio lì che si gioca la vera differenza.

 

PETZL NAO RL 

170 euro     145 grammi

Con il suo design minimalista, bilancia lampada e corpo batteria sul retro grazie a una fascia ergonomica ed essenziale. Il corpo luce, basato su 10 led, è sottile e ripartisce un fascio morbido, privo di rifrazione sulle diverse superfici; l’interfaccia ruota attorno a un solo tasto per passare dalla luce reattiva a quella standard e, per entrambe, modulare le intensità da una luce di prossimità a una di spostamento, fino a quella di massimo raggio. Lampada perfetta per corse di ogni distanza a tutti i ritmi. Batteria ricaricabile da 3.200 mAh, lumen dichiarati massimi 1.500 in modalità reattiva e 900 in luce fissa, distanza massima 200 m in modalità reattiva e 140 m in luce fissa, durata 2-24 h in modalità reattiva e 5 h in modalità standard.

 

BLACK DIAMOND DISTANCE 1500

200 euro     203 grammi

Il prodotto top di gamma per lunghe notti sui sentieri, adatto a trail runner non necessariamente competitivi ma anche a chi cerca una soluzione solida e facile da maneggiare. Sulla testa la struttura portante è stabile, con un buon bilanciamento tra fronte e retro, sebbene si percepisca un po’ di rigidità nell’alloggiamento della corposa batteria. La luce è nitida senza grossi cali per usi prolungati; la possibilità di mantenere 8 ore a 300 lumen la rende una protagonista interessante per la maggior parte delle ultra. Batteria ricaricabile BD 1.500 mAh, lumen dichiarati 1.500 max, 800 alto, 300 standard, 15 minimo; distanza massima 117 m max, 95 m alto, 45 m standard, 5 m minimo; durata 10" max, 1h40' alto, 6 h standard, 40 h minimo.

 

 

BLACK DIAMOND DEPLOY RUN LIGHT

60 euro     38,5 grammi

Ha un corpo leggerissimo che scompare una volta indossata, con poco materiale gommato sul fronte della lampada, tenuto in posizione da un elastico riflettente molto comodo. Verrà apprezzata non solo da chi corre, ma anche da chi cammina o arrampica e cerca un fascio di luce immediato, leggermente inclinato di qualche grado, per utilizzi ravvicinati entro i 50 metri. Ricaricabile, non compatibile con batterie stilo, monta gli stessi led di carica della batteria delle sorelle maggiori della gamma Distance. Batteria ricaricabile 680 mAh, lumen dichiarati 325 alto, 180 standard, 6 minimo; distanza massima 52 m alto, 40 m standard, 7 m minimo; durata 2,5 h alto, 4,5 h medio, 30 h minimo.

 

 

SILVA SMINI

55 euro    53 grammi

Utile per allenamenti brevi o come lampada di emergenza, è fornita di una luce rossa aggiuntiva che si può attaccare direttamente alla fascia che la sostiene. Il corpo centrale è essenziale, ma provvisto di funzione di blocco ed è in grado di inclinarsi; la luce generata è un po’ piatta e anche a piena potenza risulta in un cono non molto ampio, ma funzionale a illuminare benissimo per 50-60 metri davanti a sé. Ottima la possibilità di intercambiare facilmente la banda elastica. Batteria ricaricabile 700 mAh, lumen dichiarati 250 alto, 100 standard, 10 minimo; distanza massima 80 m alto, 50 m standard, 17 m minimo; durata 1,5 h alto, 2,5 h standard, 20 h minimo. Pro: corpo leggero, luce rossa aggiuntiva utilissima. Contro: 90 minuti di attività a piena potenza sono pochi.

 

 

 

© Riccardo De Conti


Squalificata per doping la vincitrice della OCC

Lo spettro del doping torna ad aggirarsi sul trail running. È notizia di questi giorni che la vincitrice della OCC, la keniana Joyline Chepngeno, è stata squalificata perché trovata positiva al triamcinolone acetonide, un corticosteroide. La sostanza è ststa rilevata durante un controllo il 9 agosto alla Sierre-Zinal, vinta dalla Chepngeno. L’atleta ha ammesso l’assunzione della sostanza e tutti i risultati successivi (Sierre-Zinal e OCC) sono stati cancellati. La Athletics Integrity Unit (AIU) l’8 settembre ha inoltre deciso la sospensione di due anni e Salomon, sponsor tecnico della keniana, ha annullato il contratto. La nuova classifica della OCC vede al primo posto la cinese Miao Yao, davanti alla svizzera Judith Wyder e alla connazionale Maude Mathys.

 

© World Mountain Running Association/Marco Gulberti


Kilian Jornet entra nei San Juan e supera le 1.000 miglia nello States of Elevation

Con la lunga tappa (la decima) che lo ha portato da Creede fino al San Luis Peak, Kilian Jornet – che sta concatenando by fair means 67 vette oltre i 14.000 piedi (circa 4.200 metri) di Colorado, California e Stato di Washington, ha raggiunto un traguardo simbolico: più di 1.000 miglia percorse, 200.000 piedi di dislivello positivo (oltre 1.600 chilometri e 61.000 metri) e più di 200 ore di attività accumulate.
Dopo aver completato la catena dei Sangre de Cristo, lunedì si è spostato verso le San Juan Mountains, un territorio che conosce bene grazie alle cinque partecipazioni alla Hardrock 100. «Questa volta sarà bello vivere qualcosa di diverso» aveva anticipato prima della partenza.
La decima frazione del progetto States of Elevation è iniziata al mattino in sella alla bici, con circa 107 km pedalati fino al villaggio di Creede. Da lì è partito un impegnativo tratto a piedi di circa 44 km, lungo il Continental Divide Trail, che lo ha portato fino ai 4.267 metri del San Luis Peak, uno dei celebri Fourteeners del Colorado. La giornata si è chiusa con un’ulteriore sezione in bici fino al campo notturno, sotto un cielo limpido e circondato dai colori autunnali. Una tappa faticosa ma anche tra le più spettacolari finora, grazie alla varietà dei paesaggi attraversati e all’atmosfera unica delle montagne del Colorado.

Dopo le prime tre tappe Kilian ha raggiunto il Mount Massive (4.398 m) e il Mount Elbert (4.401 m), per poi spostarsi in bici da Twin Lakes ad Aspen (54 miglia). Poi è venuto il momento della Elks Traverse, che unisce in circa 80 km sette Fourteneers: Capitol Peak, Snowmass, Maroon Peak, North Maroon Peak, Pyramid Peak, Conundrum Peak, e Castle Peak. Mancava ancora uno dei percorsi più iconici tra Fourteeners, la Nolan’s 14, una traversta che tocca ben 14 vette. Due in realtà Kilian le aveva già raggiunte (i già citati Mount Massive ed Elbert), per il resto del percorso si è fatto accompagnare in parte dal fondatore del marchio di orlogi GPS Coros, Lewis Wu, e dall runner Sage Canaday. Ma c’è stato un terzo compagno meno gradito, il maltempo, con temporali e bufere di neve. A Pikes Peak invece Kilian ha potuto confrontare il suo tempo con quello di sei anni fa, quando ha vinto la Pikes Peak Marathon: oggi 3 ore e 45 minuti, allora 3 ore e 27 minuti. Peccato che nel 2019 non avesse nelle gambe altri 33 Fourteeners

 

© Nick Danielson


Il mondo a testa in giù

La prima gara di scialpinismo in Australia
Con l'avvicinarsi del debutto dello scialpinismo ai Giochi Olimpici fioccano anche le gare in luoghi dove prima d'ora le pelli non si erano mai viste. È il caso dell'Australia. Il Falls Creek SkiMo Challenge, domenica 24 agosto, ha visto la presenza di tre atleti australiani di Coppa del Mondo della scorsa stagione: Bellingham, McCann e Daniel Trevena,

Il presidente di Snow Australia SkiMo, Brian Lichi, è stato anche Direttore di Gara. «Il percorso alla fine è risultato un po’ un ibrido tra una Sprint e una Staffetta Mista», ha spiegato Lichi, che ha gareggiato in Coppa del Mondo in Europa nelle ultime due stagioni. «L’evento presentava tutte le caratteristiche di una gara Sprint, compresi tre cambi d'assetto e un tratto a piedi per ogni giro, ma con una salita più lunga e uno slalom gigante, tanto che i migliori sciatori impiegavano circa 6-7 minuti per giro.»

 

© photo by SNOW Australia

 

 


Dopo tre tappe di States of Elevation, raggiunti 11 dei 67 quattromila statunitensi dei lower 48

Una tappa del Tour de France e una maratona al giorno, con migliaia di metri di dislivello. Kilian Jornet ci ha abituati allo straordinario e anche il suo ultimo progetto States of Elevation non è da meno: raggiungere i 67 14.000 piedi dei lower 48 degli Stati Uniti (le montagne oltre 4.267 metri di Colorado, California e Stato di Washington) by fair means, usando solo gambe e due ruote della bici per i trasferimenti. Dopo tre tappe ha totalizzato 11 vette, 238 km a piedi, 383 di corsa, 61 ore, 30 minuti e 16 secondi di attività con un dislivello di 62.008 metri.

La prima tappa in Colorado, lungo la LA Freeway, una traversata tecnica che non scende mai sotto i 3.500 metri, tra Longs Peak e South Arapaho Peak. Kilian ha coperto i 58 km e 5.700 m D+ in 16 ore 19 minuti e 56 secondi. Il runner Kyle Ricardson (che nel 2018 ha fatto registrare un FKT di 16 ore 28 minuti e 53 secondi sul percorso) l'ha accompagnato sulla vetta di Longs Peak (4.346 m), mentre la ciclista Lael Wilcox lo ha aiutato nei 79 km e 1.861 m D+ coperti in cinque ore per raggiungere Echo Lake Campground. Nel 2024 Anton Krupicka ha fermato il cronometro della LA Freeway a 13 ore 20 minuti e 48 secondi.

Per la seconda tappa Kilian si è spostato sulle Montagne Rocciose per Blue Sky to Gray(s) Clouds. In totale 65 km a piedi, 56 km in bici, 5 vette oltre i 14.000 piedi e 16.398 metri di dislivello per 16 ore 46 minuti e 42 secondi di attività a piedi. Sempre in Colorado la terza tappa: Mosquito Range e Holy Cross, per un totale di 52 km a piedi 13.970 metri di dislivello. Nel Mosquito Range ha raggiunto le vette del Democrat, Cameron, Lincoln e Sherman e si è spostato poi in bici fino a Leadville (viaggio notturno di 72 km in circa tre ore) da dove è salito sceso sull'Holy Cross in 3 ore e 49 minuti. Una curiosità: nel Mosquito Range non è stato possibile salire sul Monte Bross perché di proprietà privata.

© Andy Cochrane

 

 


TORX, ISTRUZIONI PER L'USO

© foto in copertina di TORX

 

È tutto pronto per il TorX, in ogni sua declinazione. L'appuntamento è da oggi, venerdì 12 settembre, fino al 21. Ecco un piccolo vademecum per essere sempre sul pezzo e seguire le gare lungo le alte vie della Valle d'Aosta.

Live

Il portale di riferimento per essere sempre aggiornati è https://live.torxtrail.com/
Sui canali social le pagine di riferimento sono Facebook TorDesGeants e Instagram tordesgeants

Programma

Oggi e domani distribuzione dei pettorali, poi domenica 14 settembre dalle 7 alle 9 e dalle 10 alle 12, a Courmayeur, il via alle due ondate del TOR 330. Martedì 16 settembre alle 21 c'è la partenza del TOR 130 - Tot Dret da Gressoney. Mercoledì 17 alle prime luci dell'alba sono previsti i primi arrivi del Tor 330, mentre quelli del TOR130 arriveranno nel tardo pomeriggio e in nottata quelli del TOR450. Intanto, da Breuil-Cervinia alle 21 partirà il TOR100 - Cervino-Monte Bianco (primi arrivi il pomeriggio successivo). Sabato 20 settembre alle 10 la partenza del TOR30 – Passage au Malatrà a Saint-Rhémy-en-Bosses, poi nel pomeriggio e fino alle 18 gli arrivi di tutti i concorrenti. Si chiude domenica al parco Bollino di Courmayeur con la cerimonia di premiazione alle 11.

Percorsi

Per il TOR330, TOR130, TOR100 e TOR30 non sarà più possibile dormire al Rifugio Frassati: verrà quindi potenziata la zona riposo del ristoro di Bosses. Infine, tornano tra i ristori del TORX with Kailas sia il Rifugio Bonatti che il rifugio Bertone. Per il TOR450 – Tor des Glaciers, seguendo il percorso, in zona Valgrisenche, al posto del Rifugio degli Angeli si farà tappa a Planaval. Il tracciato prosegue sul percorso solito fino al Lago San Grato, con una deviazione prima del Rifugio degli Angeli. Per ragioni di sicurezza nella Valnontey è stato tolto il Col de l’Ouille, inserito l’anno scorso. I corridori proseguiranno fino al Rifugio Sella dove troveranno la solita splendida accoglienza. Dovranno poi tornare indietro sullo stesso sentiero per circa 2 km per prendere la deviazione verso il Col de la Rousse. Dall’altra parte del percorso, si salterà il Rifugio Prarayer, che verrà sostituito da un punto di ristoro potenziato alla diga di Place Moulin. Ultimo punto del TOR450 sarà il Rifugio Bertone.

© Photo ZZAM! Agency - Lorenzo-Cotellucci

Favoriti

TOR330

Il grande favorito è Franco Collé, già quattro volte vincitore del TOR330 (nel 2014, 20 18, 2021, 2023). Saranno della partita anche Giulio Ornati, reduce dal secondo posto al TOR130 - Tot Dret nel 2024, ma anche con Andrea Macchi, terzo al TOR330 nel 2017 e quarto nel 2024, nonché con Gianluca Galeati, secondo nel 2015 e determinato a rifarsi dopo il ritiro dello scorso anno. Tra gli atleti stranieri spicca la coppia che ha infiammato la corsa nel 2024 insieme al vincitore François D’Haene, formata da Martin Perrier (terzo) e Louis Calais (sesto).
Insieme a loro ci saranno l’austriaco Florian Grasel (abbonato alla vittoria del Grossglockner Ultra-Trail), lo spagnolo Fidel Fernández Varela (terzo quest’anno al Ehunmilak Ultra-Trail) e il giapponese Ryota Nakatani (già quinto al TOR130 nel 2024). Da segnalare inoltre la presenza di Richard Victor, già secondo al TOR450 Tor des Glaciers 2019, e di Peter Kienzl, terzo al TOR330 nel 2018 e al TOR450 nel 2023. Completano la lista i cinesi Jiaju Zhao e Weiqiang Zhang, il giapponese Keisuke Minami, il nepalese Sangé Sherpa (alla ricerca di un tris quasi ‘folle’, dopo UTMB e SwissPeaks 700), gli italiani Daniele Nava, Danilo Lantermino, Roberto Camperi, Oliviero Bosatelli, gli statunitensi John Kelly (tre volte finisher della Barkley Marathons) e William Peterson (detentore di diversi FKT), i britannici Lawrence Eccles e Kim Collison, il romeno Corneliu Buliga (squalificato nel 2024 quando era in testa), il finlandese Max Moberg, lo svizzero Jonathan Schindler e lo spagnolo Jesus Bailo. 
Tra le donne, Claire Bannwarth, terza al TOR330 nel 2024, che con tutta probabilità si giocherà la vittoria con Lisa Borzani, due volte regina del TOR330 (2016 e 2017), e Denise Zimmermann, che vanta un successo al TOR330 nel 2015 (con gara accorciata a Ollomont). Sarà della partita anche Melissa Paganelli (seconda nel 2021 e quarta nel 2023). Tra le avversarie più temibili da segnalare ci sono anche due statunitensi: Kaytlyn Gerbin, terza all’UTMB del 2022, e Annie Hughes, quarta alla Swiss Peaks 360 lo scorso anno. Chiudono la lista Sophie Grant (quinta nel 2023), Kaitlin Allen (settima lo scorso anno), Valentina Michielli (quest’anno vincitrice delle 100 Miglia del Monviso), Giulia Zanovello (arrivata quinta alla Monte Rosa Walserwaeg 120), Corina Sommer (fresca vincitrice del Supertrail du Barlatay) e la giapponese Junko Tokumoto (seconda alla Swiss Peaks lo scorso anno).

TOR 450

Dopo un anno di pausa Sébastien Raichon ha già dichiarato di voler abbassare ulteriormente il suo precedente record fatto registrare nel 2023. A dare battaglia sarà un manipolo di atleti francesi, capitanato dai fratelli Jules-Henri (già vincitore nel 2021) e Candide Gabioud, Luca Papi (due volte sul trono, nel 2019 e nel 2021 con Gabioud), oltre a Julien Christin-Benoit. Tra le donne, tutte contro la vincitrice dello scorso anno, Sarah Hansel, comprese le due atlete salite con lei sul podio, Marina Plavan e Katja Fink. A contenderle il trono dei ghiacciai ci saranno anche la vincitrice del 2023, Florence Golay-Geymond, oltre alla giapponese Kaori Niwa (terza alla Swiss Peaks del 2023) e la cinese Junyue Zheng, e le francesi Sandrine Beranger (dnf lo scorso anno) e Céline Rouquié (ventesima al TOR330 lo scorso anno).

TOR 330

Gionata Cogliati cercherà di difendere il trono nel TOR130 – Tot Dret® dopo la splendida vittoria dello scorso anno. A tentare nell’impresa di spodestarlo saranno il belga Florian Descamps (vincitore a luglio del Trail del Monte Soglio 70km), Carlo Alberto Cirla (vincitore, un po’ a sorpresa, quest’anno, del GTC100) e Hualing Chen (fortissimo atleta cinese alla prima esperienza fuori confine).
Ci provano anche Alessio Zambon del Team La Sportiva (capace di finire nella top 20 della LUT 2025), Davide Rivero (vincitore a maggio del Grand Raid du Guillestrois), Mirko Marchi (sesto al GTC55 a luglio), Marijn Sinkeldam (quarto quest’anno al GTC100), tutti con ITRA superiore a 800. Tra gli iscritti dell’ultima ora anche il polacco Roman Ficek, grande protagonista per la prima metà di gara del TOR330 nel 2022.

Tra le donne, Sabrina Verjee (già seconda al TOR330 nel 2024 e vincitrice nel 2022) che era originariamente iscritta al TOR330 ma non è riuscita a prepararsi a dovere quindi ha “scalato” sulla distanza più corta, se la vedrà con le specialiste Marta Vigano (quest’anno sesta alla CMUR 70km), la britannica Hannah Rickman (già due volte sul podio della leggendaria Spine Race), Antea Pellegrino (vincitrice del Morenic Trail 100 nel 2024 e terza al GTC100, sempre dello scorso anno), la svizzera Francesca Piccoli (quarta alla VUT90 nel 2025), la romena Oana Alina Popa (vincitrice del Monte Catria Extreme Trail e dell’Alpe della Luna Trail a inizio stagione), la portoghese Marta Abrantes (vincitrice quest’anno della Oh Meu Deus, gara del circuito TORX® eXperience), le italiane Simona Marchetto, Paola Bottanelli (tredicesima quest’anno al GTC100) ed Elisa Boetto (seconda quest’anno al Cervino Matterhorn Ultra Race - 50k), tutte con ITRA superiore a 600.

TOR 130

Gionata Cogliati cercherà di difendere il trono nel TOR130 – Tot Dret dopo la splendida vittoria dello scorso anno. A tentare nell’impresa di spodestarlo saranno il belga Florian Descamps (vincitore a luglio del Trail del Monte Soglio 70km), Carlo Alberto Cirla (vincitore, un po’ a sorpresa, quest’anno, del GTC100) e Hualing Chen (fortissimo atleta cinese alla prima esperienza fuori confine).
Ci provano anche Alessio Zambon del Team La Sportiva (capace di finire nella top 20 della LUT 2025), Davide Rivero (vincitore a maggio del Grand Raid du Guillestrois), Mirko Marchi (sesto al GTC55 a luglio), Marijn Sinkeldam (quarto quest’anno al GTC100), tutti con ITRA superiore a 800. Tra gli iscritti dell’ultima ora anche il polacco Roman Ficek, grande protagonista per la prima metà di gara del TOR330 nel 2022.
Tra le donne, Sabrina Verjee (già seconda al TOR330 nel 2024 e vincitrice nel 2022) che era originariamente iscritta al TOR330 ma non è riuscita a prepararsi a dovere quindi ha scalato sulla distanza più corta, se la vedrà con le specialiste Marta Vigano (quest’anno sesta alla CMUR 70km), la britannica Hannah Rickman (già due volte sul podio della leggendaria Spine Race), Antea Pellegrino (vincitrice del Morenic Trail 100 nel 2024 e terza al GTC100, sempre dello scorso anno), la svizzera Francesca Piccoli (quarta alla VUT90 nel 2025), la romena Oana Alina Popa (vincitrice del Monte Catria Extreme Trail e dell’Alpe della Luna Trail a inizio stagione), la portoghese Marta Abrantes (vincitrice quest’anno della Oh Meu Deus, gara del circuito TORX® eXperience), le italiane Simona Marchetto, Paola Bottanelli (tredicesima quest’anno al GTC100) ed Elisa Boetto (seconda quest’anno al Cervino Matterhorn Ultra Race - 50k), tutte con ITRA superiore a 600.

TOR 100

Nel 2025 Luca Arrigoni ha corso sei gare, vincendone tre e piazzandosi secondo in altrettante. Dovrà vedersela con un atleta salito sul podio nel 2024, Mattia Reggidori, ma anche con l’enfant du pays Henri Grosjaques, già vincitore due volte del TOR130 – Tot dret, nel 2021 e nel 2022.
Completano la rosa dei top runner del TOR100 Alessandro Macellaro (terzo al GTC55 a luglio e DNF lo scorso anno proprio sulla 100km ai piedi della Gran Becca), Hugues Girard, Michael Dola (freschissimo vincitore del VII Monterosa EST Himalayan Trail - EPIC 58K), Joel Janin (attualmente in testa al Tour Trail VDA), e il “solito” Silvio Pesce.
Fabiola Conti è la grande favorita al femminile: dopo la vittoria con record al TOR130 dello scorso anno e il recente trionfo nella Monte Rosa Walserwaeg 120, la valdostana sembra avere tutta l’intenzione di far sua anche questa gara. Proveranno a darle filo da torcere la forte atleta cinese Wenli Jiang (nel 2025 ha già corso 23 gare, in Cina, vincendone ben 17), la statunitense Sarah Keyes (quest’anno ottava alla LUT 80km).
Tra le possibili sorprese da tenere d’occhio ci sono Sonia Locatelli e Dorian Gricourt.

TOR 30

Tra i favoriti del TOR30 – Passage au Malatrà ci sono senz’altro William Boffelli (Team Kailas Fuga, secondo alla Monte Rosa Walserwaeg 43km) e il forte atleta lituano Gediminas Grinius. Sorvegliati speciali, tra le fila azzurre, sono Gianfranco Cucco (reduce da due vittorie al Trail Del Monte Soglio 25km e all’Ultra Trail dei Castelli Bruciati 27km), Mattia Barlocco (quinto al La Thuile Trail 25km un mese fa), Federico Magagna (quest’anno già sul podio del GTC30) e Jacopo Gregori (quinto quest’anno al GTC30). Tra gli outsider c’è anche il giovane spagnolo Francisco José Anguita Bayo (Team Kailas Fuga).
Al femminile, occhi puntati su una delle stelle di casa, Elisabetta Negra (terza al TOR330 del 2023), oltre che sulla svizzera Federica Meier (seconda lo scorso anno). In casa Italia, da seguire ci sono anche Sara Lagomarsino (settimo alla Monte Rosa Walserwaeg 43km), e Sara Bracco (vincitrice al Trail del Marchesato 37km e al Val Maremola Trail), mentre sul fronte estero, attenzione alla polacca Kinga Kwiatkowska (vincitrice quest’anno dell’Ultra-Trail Snowdonia 25km).

 

 

 


UTMB 2025: emozioni e grandi protagonisti nella settimana più attesa del trail running

Per una settimana Chamonix è stata il cuore pulsante del trail running mondiale. L’edizione 2025 dell’HOKA UTMB® Mont-Blanc ha radunato oltre 10.000 runner, professionisti e amatori, trasformando Chamonix e i sentieri che attraversano Francia, Italia e Svizzera in un teatro di emozioni. Le otto gare in programma – dalla PTL alla più famosa UTMB – hanno offerto spettacolo, sfide al limite delle possibilità umane e finali mozzafiato.
Tra le storie più belle di questa edizione, brillano quelle di due italiani: l’argento di Minoggio nella OCC e l’oro di Puppi nella CCC rendono questa edizione dell’UTMB particolarmente significativa per i colori azzurri. Due risultati che fanno sventolare alti i colori della bandiera italiana, ottenendo risultati ai massimi livelli su distanze diverse.
Se l’UTMB 2025 è stato un festival di emozioni per tutti, per l’Italia è stato soprattutto un’edizione da ricordare: Chamonix, ancora una volta, ha scritto una pagina di storia.

Christian Minoggio, argento che vale oro

Il piemontese Christian Minoggio ha firmato una delle gare più solide della sua carriera. La OCC (55 km e 3.425 m D+) è sempre stata una prova rapidissima e tecnica, dove la concorrenza internazionale è agguerrita. Minoggio ha saputo gestire alla perfezione la sua corsa, restando nel gruppo di testa fin dai primi chilometri e difendendosi dagli attacchi nella parte più dura del percorso, capace anche di un sorpasso su Jim Walmsley all'interno di uno dei punti vita, che lo ha portato per alcuni chilometri al primo posto.
Sul traguardo di Chamonix ha chiuso al secondo posto in 5 ore e 55 secondi, alle spalle dello statunitense Jim Walmsley, e davanti a un parterre di atleti élite che rende il suo risultato ancora più significativo. La sua prestazione conferma la sua crescita e la sua capacità di competere con i migliori specialisti al mondo.

 

Francesco Puppi, vittoria storica nella CCC

Ma il colpo grosso lo ha messo a segno Francesco Puppi. Il comasco, già protagonista sulle distanze più brevi, ha scelto la CCC (100 km e 6.156 m D+) come grande obiettivo stagionale e ha centrato il risultato più prestigioso della sua carriera.
Puppi ha impostato una gara tattica e intelligente: dopo una prima metà corsa in controllo, ha aumentato il ritmo nella lunga salita verso Champex-Lac, riuscendo a staccare i rivali nella seconda parte del percorso. L’arrivo a Chamonix in 10 ore 6 minuti e 2 minuti, accolto da un pubblico in delirio, ha sancito la sua prima vittoria in una gara delle UTMB World Series Finals.
Un successo che lo proietta definitivamente nell’élite del trail running internazionale e che rappresenta una pietra miliare per il movimento italiano, storicamente meno presente ai vertici delle gare sopra i 100 km.

“È stato il giorno perfetto – ha dichiarato Puppi all’arrivo – Ho corso come volevo, ho avuto ottime sensazioni e ho sentito l’energia del pubblico in ogni momento. Vincere qui è un sogno che si realizza”.

 

Per farvi scoprire meglio chi è Francesco Puppi riportiamo di seguito la sua intervista pubblicata sul libro TRAIL RUNNING & ULTRA TRAIL di Nicola Giovanelli, edito da Mulatero Editore.

FRANCESCO PUPPI, LA VITA DEL PRO
Francesco Puppi, classe 1992, è atleta del team Hoka e da diversi anni è tra i migliori trail runner al mondo. Oltre ad aver trionfato in alcune delle gare più importanti, he nel palmarès di- verse medaglie in rassegne sia mondiali che europee. Riesce a essere competitivo su ogni distanza e tipologia di gara (dalla strada agli ultra trail, dalla pista ai vertical km). Pubblica il podcast di successo Any surface available e, per darvi un metro di paragone, i suoi personali sono di 14’34’’ (5.000 m), 29’47’’ (10.000 m), 1h04’41 (mezza maratona), 2h16’18’’ (maratona).

Come hai iniziato a fare trail?
«Sono arrivato al trail come conseguenza del mio approccio alla corsa, stimolato dalla curiosità di provare nuove gare ed esperienze: era il 2014, non avevo un allenatore, mi gestivo da solo. Fino ad allora avevo sempre corso su strada o in pista, senza ottenere grandi risultati e soprattutto non avrei mai pensato di riuscire a diventare un pro. Non ho mai pensato di essere un atleta di grande talento, quello che sono riuscito a costruire è stato grazie alla continuità di allenamento e alla capacità di fare fatica che ho sempre avuto negli anni».

Il trail running sta cambiando. Che differenze ci sono rispetto a 10-15 anni fa?
«Negli ultimi anni il trail sta cambiando molto, anche perché la presenza di molti più atleti professionisti rispetto a qualche anno fa richiede degli adattamenti a tutto il movimento. Molti sport outdoor, e con essi il trail, hanno raggiunto grande popolarità dopo la pandemia; spero solo che questa non sia una bolla ma un’evoluzione sana del movimento. Il trail è uno sport in gran parte influenzato dalle dinamiche di mercato e dei brand, la loro presenza e il loro interesse si percepiscono in maniera molto più forte rispetto ad alcuni anni fa».

Da dove si parte per essere un atleta pro nel trail running?
«Nel 2021 ho avuto un’opportunità grazie al mio attuale main sponsor, Nike, con un progetto che mi ha coinvolto insieme a Cesare Maestri. Sono passato professionista abbastanza tardi perché gli sponsor non sono mai stati troppi o troppo generosi, fino a pochi anni fa non c’erano grandi opportunità, sebbene i miei risultati probabilmente potessero giustificare il fatto che io fossi un pro. Personalmente non ho mai avuto come obiettivo primario quello di diventarlo, ho sempre corso per cercare di migliorarmi, il fatto di fare della corsa il mio lavoro è stata una conseguenza del processo di crescita. Oggi sembra quasi che per tanti giovani ottenere un contratto sia un obiettivo ancor prima di correre forte, e un po’ mi dispiace, perché penso che l’aspetto tecnico e competitivo di questo sport siano il focus principale, almeno ad alto livello».

Ti alleni seguendo un programma strutturato?
«Sì, sono seguito da Tito Tiberti dal 2014, cioè da quando ho iniziato a correre in montagna. Con lui decidiamo a quali gare partecipare e cerchiamo sempre di partire da un ragionamento tecnico per arrivare a definire i nostri obiettivi, in particolare considerando il processo di crescita generale. Ogni anno scegliamo un obiettivo, non necessariamente agonistico. Per esempio quest’anno vorrei tornare a essere più competitivo sulla corsa in montagna classica, in particolare in salita, mantenendo la capacità di correre a lungo e di performare su gare ultra. Alcune competizioni vengono decise anche in base agli interessi e agli obiettivi degli sponsor, come è logico che sia. In ogni caso, cerco di non gareggiare troppo spesso, ma voglio essere sempre al via di gare di livello. Questo mi dà la motivazione e lo stimolo per cercare di migliorarmi sempre di più».

Hai mai fatto un vertical?
«Sì, a Chiavenna ho fermato il cronometro a 33’01’’; ho vinto un paio di volte il Piz Tri Vertical di Malonno (dopo questa intervista Francesco ha vinto il Vertical Fenis e si è qualificato per gli Europei anche su questa distanza)».

Usi i bastoni?
«No, mai usati».

FC, ritmo, running power, RPE… Che parametri usi in allenamento? E in gara?
«Uso sempre il GPS e insieme al mio allenatore abbiamo cercato di sviluppare tanta sensibilità ai ritmi correndo a sensazione e usando i dati per cercare conferma di quello che sento quando corro. Sono consapevole di come procedo e dei ritmi, anche senza un feedback oggettivo. Penso che sia un’abilità molto utile da sviluppare per un atleta. Si può dire che il parametro principale che utilizzo per gestire le intensità di allenamento sia l’RPE. A livello di strumenti, spesso in allenamento uso il cardio per valutare meglio il carico organico, ma in gara sempre e solo sensazioni».

Una domanda che ti avranno fatto in tanti: hai mai fatto un test per il VO2max?
«Da giovanissimo no, ma a 29 anni (nel 2021) ho fatto un test su treadmill (in pianura) che ha dato un risultato di 71 ml/kg/min. Il mio punto di forza non è mai stato il VO2max ma probabilmente l’economia di corsa e la capacità di correre a lungo vicino alla soglia aerobica. Come atleta mi sono evoluto, negli ultimi anni mi sembra di essere più completo, sono migliorato molto in discesa e nella gestione di gare lunghe».

Da qualche anno esiste un’associazione di professionisti del trail running (PTRA – Pro Trail Runners Association). Cosa è la PTRA e che scopi ha?
«PTRA è nata nel 2022 da un’idea mia, di Kilian Jornet e Pascal Egli. Era un progetto nell’aria e c’erano già stati dei tentativi di fondare un’associazione di atleti pro nel trail, ma non erano mai andati a buon fine. Grazie all’adesione iniziale di tanti atleti importanti, siamo riusciti a crearla e oggi siamo circa 240 iscritti. Abbiamo quattro gruppi di lavoro focalizzati sui temi principali di cui si occupa la PTRA: gare, antidoping, inclusione e partecipazione (donne, diritti degli atleti), ambiente. Visto che il tema contratti è delicato, uno degli obiettivi è arrivare a una condizione in cui gli atleti possano conoscere il loro valore contrattuale sulla base dei risultati e avere quindi una serie di clausole e diritti che possano richiedere quando firmano con un’azienda. Un altro aspetto riguarda la formazione e la deontologia, sia in termini di ciò che possono o non possono negoziare con i loro sponsor, che rispetto alla gestione della propria immagine pubblica, della carriera, delle scelte agonistiche. Vorremmo anche riequilibrare il rapporto con le aziende che spesso hanno troppo potere nella gestione degli eventi, circuiti e opportunità mediatiche».

Sei attivo e sensibile anche al tema ecologia, come può un trail runner professionista avere uno stile di vita coerente?
«Come associazione vorremmo lavorare alla creazione di un calendario gare organico, che permetta al maggior numero di atleti di essere presente al maggior numero possibile di gare. Questo potrebbe avere degli effetti su come ci si sposta per partecipare alle gare internazionali. L’unico circuito che si occupa veramente di questo aspetto è Golden Trail Series, che sta cercando di strutturare un calendario che eviti spostamenti e viaggi intercontinentali non sempre necessari. Purtroppo, senza il coordinamento di una federazione, almeno per quanto riguarda gli eventi principali, sarà difficile arrivare a un calendario come può essere quello della Coppa del Mondo di Sci. L’impatto ambientale del nostro sport deriva principalmente dagli spostamenti degli atleti e riuscire a limitarli il più possibile sarebbe già un grande risultato, per noi e per l’ambiente».

Ti alleni con musica o podcast?
«Musica quasi mai, ascolto podcast quando faccio palestra, o mentre faccio rulli o altre attività statiche e noiose. Quando ti alleni 20-25 ore la settimana, ogni tanto hai bisogno di un po’ di distrazioni per non annoiarti».

 

© foto di UTMB


Garmin GPSMAP® H1i Plus: nuovo GPS portatile per chi va oltre i sentieri battuti

Garmin amplia la sua gamma di dispositivi per l’outdoor con il nuovo GPSMAP® H1i Plus, un GPS portatile progettato per chi pratica escursionismo, alpinismo e attività in ambienti remoti. Il nuovo modello integra la tecnologia inReach® Plus, che consente di restare in contatto con amici, familiari e centri di soccorso anche in assenza di copertura cellulare.

Grazie a un piano di abbonamento dedicato, gli utenti possono inviare messaggi, aggiornamenti di posizione e richieste SOS geolocalizzate al centro internazionale Garmin ResponseSM, attivo 24/7, che coordina le operazioni di soccorso e fornisce aggiornamenti sia alla persona coinvolta sia ai suoi contatti.

Il dispositivo combina un’ampia dotazione di funzioni di navigazione, dalle mappe TopoActive preinstallate alle immagini satellitari scaricabili via Wi-Fi®, con un’interfaccia moderna: display touchscreen a colori da 3,5” leggibile anche in pieno sole, pulsanti fisici per l’uso con i guanti e scocca certificata IP67 per resistere a polvere, pioggia e urti.

La batteria garantisce fino a 145 ore di autonomia in modalità multibanda con gestione energetica SatIQ™ attiva. Per chi desidera un’esperienza di navigazione ancora più completa, è disponibile l’abbonamento Outdoor Maps+, che offre cartografie premium e dati locali su sentieri e viabilità.

Tra le novità spiccano le funzioni meteo integrate, attivabili anche via satellite e il comando vocale, che consente di interagire con il dispositivo senza togliere le mani da bastoncini o attrezzatura.

Il GPSMAP® H1i Plus è già disponibile a un prezzo consigliato di € 999,99. La versione senza tecnologia inReach, denominata GPSMAP® H1, è in vendita a € 649,99.

© foto di Garmin


Suunto presenta Race 2 e Wing 2: la nuova generazione di strumenti per lo sport e l’avventura

Suunto ha annunciato il debutto del nuovo Suunto Race 2, l’orologio GPS di punta rinnovato in ogni dettaglio, e delle cuffie a conduzione ossea Suunto Wing 2. Race 2 nasce con l’obiettivo di offrire una migliore vestibilità, funzionalità più avanzate e possibilità di aggiornamento future, senza rinunciare agli strumenti quotidiani che gli atleti conoscono e apprezzano.

Le nuove Wing 2, cuffie open-ear di seconda generazione, permettono invece di ascoltare musica e ricevere notifiche vocali mantenendo sempre la percezione dell’ambiente circostante. Integrate con Race 2, consentono di ricevere feedback in tempo reale direttamente dall’orologio. L’unione di questi due dispositivi crea un ecosistema che rende l’allenamento più efficace, motivante e sicuro.

Suunto Race 2 rappresenta la naturale evoluzione del primo modello, con un design più raffinato, un peso ridotto e un display AMOLED più grande e brillante. L’orologio introduce un nuovo sensore ottico di frequenza cardiaca, molto più preciso, e un’interfaccia utente semplificata che si adatta a ogni fase: allenamento, gara, recupero e vita di tutti i giorni.

La cassa, combinazione di metallo e materiale composito, garantisce leggerezza e resistenza: 65 g per i modelli in plastica composita e 76 g per le versioni in acciaio. Le dimensioni restano contenute (49 mm di diametro, spessore 12,5 mm), mentre il nuovo processore assicura fluidità e margine per aggiornamenti futuri.

Sul fronte autonomia, Race 2 raggiunge fino a 12 giorni in modalità smartwatch e oltre 50 ore in modalità GPS di alta precisione grazie al supporto della doppia banda satellitare. Le modalità sportive disponibili sono più di 115, di cui 22 nuove, che coprono praticamente ogni disciplina: trail running, ciclismo, nuoto, sci e molte altre.

L’orologio integra inoltre strumenti outdoor avanzati come ClimbGuidance, mappe di calore specifiche per sport, avvisi meteo e notifiche su alba e tramonto. A supporto degli atleti, Suunto Coach offre una guida personalizzata e dinamica, mentre ZoneSense, le funzioni di pacing, alimentazione e recupero aiutano a mantenere equilibrio ed evitare sovraccarichi.

Infine, Race 2 propone cinturini intercambiabili da 22 mm, quadranti personalizzabili e tre varianti di cassa: acciaio nero, acciaio grigio chiaro e titanio.

Le nuove Suunto Wing 2 portano la musica nell’allenamento senza compromettere la sicurezza. Grazie alla tecnologia open-ear a conduzione ossea, permettono di rimanere connessi all’ambiente esterno sia in città che sui sentieri.

Il telaio in titanio e silicone garantisce stabilità anche durante le sessioni più intense, mentre la connessione con Race 2 (e con gli altri orologi Suunto, escluso Run) consente di ricevere notifiche vocali con dati su passo, frequenza cardiaca e altre metriche senza distogliere lo sguardo dal percorso.

Le Wing 2 offrono controlli tramite gesti della testa, doppi microfoni con riduzione del rumore e luci LED posteriori personalizzabili, ideali per allenarsi in condizioni di scarsa visibilità. Sono completamente impermeabili e resistenti alla polvere, con un’autonomia fino a 12 ore, ricarica rapida USB-C e power bank opzionale per le avventure più lunghe. Disponibili in nero e corallo arancione, sono pensate per chi cerca un compagno di allenamento versatile e sicuro.

La scienza conferma il ruolo della musica nella performance: migliora la resistenza, abbassa la percezione della fatica e sostiene l’umore. Una meta-analisi del 2024 pubblicata su Frontiers in Psychology ha mostrato come sincronizzare i movimenti con la musica possa aumentare il tempo di resistenza fino al 20% negli atleti d’élite. Anche tra i corridori amatori, scegliere brani con il giusto ritmo può migliorare la frequenza delle falcate e l’efficienza di corsa, riducendo il rischio di infortuni.

Combinando queste evidenze con la precisione dei dati Suunto, il duo Race 2 + Wing 2 diventa un alleato completo per allenarsi meglio, spingersi oltre e rimanere motivati.

Come tutti i dispositivi Suunto, anche Race 2 e Wing 2 si integrano con la Suunto App e con una rete in costante espansione di oltre 300 partner digitali. Questo ecosistema garantisce aggiornamenti, nuove funzioni e una connettività sempre più ampia, offrendo agli atleti — dai professionisti agli appassionati quotidiani — strumenti concreti per allenarsi con intelligenza e sicurezza.


LUTTO IN SCARPA, ADDIO A FRANCESCO PARISOTTO

SCARPA comunica con profonda tristezza la scomparsa di Francesco Parisotto, figura storica dell’azienda e capostipite della famiglia Parisotto, avvenuta nella serata di domenica 3 agosto.

Nel 1956, insieme ai fratelli Luigi e Antonio, Francesco assunse la guida di SCARPA, contribuendo alla sua evoluzione da piccola realtà artigiana a punto di riferimento internazionale nel settore delle calzature outdoor.

Per lui SCARPA ha rappresentato molto più di un lavoro: un progetto imprenditoriale che ha accompagnato per tutta la vita, con passione, visione e impegno.
Sotto la sua guida, l’azienda ha saputo coniugare radicamento nel territorio e apertura verso l’esterno, mantenendo al centro valori come qualità, innovazione e autenticità.

Oggi la sua eredità prosegue grazie ai figli Sandro e Cristina, che ne portano avanti il percorso con continuità, insieme a tutta la comunità SCARPA – dipendenti, collaboratori e partner.

Nato nel 1927 a Coste di Maser (TV), Francesco ha iniziato a lavorare nel settore calzaturiero già alla fine degli anni quaranta, avviando con i fratelli la prima attività produttiva che li condurrà, pochi anni dopo, all’acquisizione di SCARPA.

Il Consiglio di amministrazione e tutta la famiglia SCARPA si uniscono con affetto alla famiglia Parisotto in questo momento di lutto, rendendo omaggio alla figura di un imprenditore che ha segnato profondamente la storia dell’azienda.

I funerali si terranno mercoledì 6 agosto alle ore 10, presso la cattedrale di Asolo.

 


Topo Athletic: Martina Chialvo regina di Long Trail, Andrea Elia campione di Uphill

Gli atleti conquistano così la maglia della Nazionale per i Mondiali di settembre in Spagna. Nello stesso weekend il bronzo di Valentina Michielli alla Valmalenco Ultradistance Trail.
Ai loro piedi il boost di Terraventure 4, MTN Racer 3 e Traverse, modelli di punta della collezione.
Un weekend a dir poco indimenticabile per il team Topo Athletic che, inanellando tre eccezionali podi, conferma la propria autorevolezza nel panorama trail, affrontando le sue diverse specialità con il sostegno dei modelli di punta del marchio americano.
Nella vicentina Valdagno, alla Trans D’Havet 80 km (5.500m D+), Martina Chialvo con ai piedi le Terraventure 4 ha bissato il titolo vinto nel 2024: dopo aver tagliato il traguardo con lo straordinario tempo di 10h32'13", a un minuto dal record della manifestazione, è ancora lei la campionessa nazionale di Long Trail.

“La gara è andata oltre ogni mia aspettativa - ha commentato la cuneese - Ho corso la prima parte con Irene Saggin, poi verso il 40° km ho cercato di prendere vantaggio in salita e sono riuscita a staccarla. Ho affrontato bene tutta la parte veloce finale, perché non sapevo quanto margine potessi avere e temevo di essere ripresa. Una delle mie preoccupazioni era il gran caldo, ma non abbiamo avuto problemi, anzi in alcuni momenti ho avuto anche freddo, tra pioggia e vento! E rispetto al tempo impiegato sinceramente sono molto soddisfatta! Ora un pò; di riposo e poi testa ai Mondiali, sperando di arrivare in forma e godermi al massimo la maglia azzurra, che è sempre un onore vestire”.

A Premana, in provincia di Lecco, invece, è andato in scena il Giir di Mont, tappa della WMRA World Cup valida anche come Campionato Italiano Uphill. A strappare l’oro con le sue fidate MTN Racer 3 Andrea Elia che, in seguito alla tripletta tricolore 2023-2025 nel Vertical, si è portato a casa l’ennesimo trionfo diventando anche re dell’Uphill sul tracciato di 7 km e 1.000 m D+ in 41'16".

“Sono contentissimo, era l’obiettivo di questa stagione, anche per acquisire il pass per i Mondiali - dichiara il lecchese - Non era affatto scontato perché reduce da un periodo in cui non mi sentivo al 100% fisicamente. Ci sono stati momenti di difficoltà ma ho gestito molto bene: partito un po’ indietro, intorno al terzo posto, sono passato a condurre la gara negli ultimi 2 km, scalando la vetta in tutti i sensi con il  sostegno delle MTN Racer 3 e continuando a ripetermi che dovevo vincere! Ho affrontato la sfida con la testa e il cuore, spingendo quando serviva. Ora la mente è più tranquilla per preparare i Mondiali, dove voglio provare a essere protagonista, sapendo che il livello sarà altissimo”.

Entrambi i trail runner hanno, infatti, conquistato la maglia azzurra per i World Mountain and Trail Running Championships 2025, in programma dal 24 al 28 settembre a Canfranc in Spagna: Chialvo gareggerà nella prova Long Trail, mentre Elia scenderà in campo nella sfida Vertical.
Nello stesso weekend la specialista veneta delle ultradistanze Valentina Michielli ha conquistato, accompagnata dal modello Traverse del brand, un bellissimo bronzo alla VUT - Valmalenco Ultradistance Trail, superando la finish line in 17h13'31" dopo 90 km e 6.000 m D+.