Il social-alpinismo e l’ossessione del peso

Testo estrapolato dalla Outdoor Guide 2025

 

La comunicazione ha avuto un ruolo importante nel trend della leggerezza e la velocità è il mantra dell’alpinismo moderno, ma siamo sicuri che sia un credo valido per tutti?

Nel panorama moderno dell’alpinismo emergono due nuove ossessioni: la ricerca maniacale della perfezione nell’attrezzatura tecnica e l’accumulo compulsivo di materiale digitale da condividere sui social, che si tratti di un’escursione, una gita o un’ascesa. I brand, sempre più attenti e reattivi alle esigenze del mercato, rispondono proponendo innovazione, funzionalità e leggerezza, senza dimenticare l’estetica. Ma in un mondo che cresce a ritmi esponenziali, quanti hanno davvero bisogno di uno zaino ultraleggero che pesa come un sacchetto della spesa e quanti lo acquistano semplicemente perché il messaggio dominante impone di andare in montagna leggeri? Molti consumatori si trovano spiazzati nel passaggio dallo zaino Invicta del padre, ancora perfettamente integro dagli anni ’80, a un prodotto di ultima generazione, ultra light, che dopo qualche anno richiede la sostituzione. Non si tratta di obsolescenza programmata – anzi, l’innovazione è affascinante e ci regala vantaggi straordinari – ma è normale che modelli pensati per risparmiare ogni grammo siano più fragili o richiedano l’utilizzo di materiali leggeri e resistenti ma al tempo stesso particolarmente costosi come, per esempio, il Dyneema. Nessuno ammetterà mai che uno zaino sia destinato a durare solo qualche stagione, ma è realistico pensare che, se il peso è in torno al chilogrammo o meno, difficilmente lo passeremo ai nostri figli o nipoti per le loro prime avventure in montagna. Una delle ragioni principali per cui l’alpinismo ha preso questa direzione è, chiaramente, la comunicazione, che possiamo considerare un moltiplicatore della tecnologia. Forse questo rapporto causa-effetto ce lo portiamo dietro fin dal 1867, con la nascita de La Stampa, il primo quotidiano nazionale. Su quelle pagine venivano celebrati i successi sulle grandi vette alpine, come il Monviso e il Cervino. Con il tempo, il peso della notizia è aumentato, includendo tragedie e polemiche che alimentavano un vero e proprio gossip alpinistico, tutto su carta.
Il XIX secolo ha poi portato la fotografia, con Vittorio Sella a perfezionarne le tecniche in ambiente montano, trasformando la montagna in arte. Le pubblicazioni si moltiplicarono, incrementando notevolmente il numero di appassionati. I racconti delle ascensioni, corredati da disegni e fotografie, riempivano interi volumi. Se questo è il preambolo, possiamo saltare la cronistoria intermedia e arrivare direttamente a oggi, quando una discesa in sci dal K2 viene ripresa da un drone. Cosa è cambiato nella psiche dell’alpinista contemporaneo rispetto a quello del passato? La vera variabile è la velocità. Il potere della comunicazione nell’influenzare le decisioni in montagna è rimasto invariato, ma oggi tutto accade più in fretta. Il rischio di compiere scelte sbagliate è direttamente proporzionale alla velocità con cui circolano le notizie, ben diversa dai tempi del telegrafo. E se pensiamo che con la tecnologia sia impossibile mentire, ci sbagliamo: il desiderio di stupire sui social può spingere anche i più forti a raccontare una versione edulcorata, se non proprio distorta, della realtà. Ma cosa c’entra tutto questo con la scelta di uno zaino o di uno scarpone? C’entra, eccome. Oggi la comunicazione è la virtù dominante e le nostre scelte in fatto di equipaggiamento sono fortemente influenzate da ciò che vediamo nei post degli ambassador, nelle campagne pubblicitarie e nelle recensioni, come quelle della Outdoor Guide.

 

Zaini, non siamo tutti alpinisti fast & light

È importante documentarsi e relazionare sempre le informazioni con quelle che sono le nostre esigenze. Difficilmente vedremo un atleta di punta con uno zaino da 35 o 40 litri per un’ascesa in giornata, ma siamo davvero sicuri di sapere cosa sta facendo e perché porta al massimo due chili sulle spalle? L’attenzione si concentra sulla velocità, sull’impresa spettacolare. Ma se non stai scalando in una settimana le tre pareti Nord più difficili delle Alpi, non sei uno sfigato. Magari hai solo bisogno di uno zaino più grande. I brand offrono una vasta scelta, com’è giusto che sia, ma dobbiamo essere noi a stabilire i criteri con cui scegliere. Possiamo affidarci a esperti e professionisti per orientarci, ma serve spirito critico. Oggi, fortunatamente, la possibilità di scelta non manca. E non denigriamo lo stile lento e inesorabile mi piace chiamarlo così – che rappresenta l’antitesi del fast & light. Anche chi adotta un approccio più rilassato alla montagna può trarre grande vantaggio dall’evoluzione tecnica. Però non è
detto che per chi ama la calma la scelta migliore sia sempre quella più leggera o ricca di accessori. Magari conviene avere due zaini: uno per le salite invernali e lo scialpinismo, l’altro per le escur sioni estive, un po’ come avere due treni di pneumatici per l’auto.

Scarponi, sostegno vs morbidezza

Lo stesso vale per gli scarponi. La scelta è estremamente soggettiva. Quando li provate, pensate bene a come li userete: affronterete neve e ghiaccio o camminerete prevalentemente su sentiero? Avete bisogno di sostegno e rigidità perché avete una corporatura robusta o preferite la morbidezza e la leggerezza di un modello più da runner? Se cercate durata, magari puntate su una suola più spessa; se invece volete precisione sui terreni tecnici, vi servirà uno scarpone più performante, ma anche meno longevo.

Piccozze, non è importante solo il peso

Anche in questo segmento di prodotti, il mercato ormai è caratterizzato da una moltitudine di nicchie specifiche. La ricerca della polivalenza è così ottenuta introducendo dettagli specifici: la forma del manico, i pesi e la distribuzione delle masse, le geometrie di becche e puntali. Nascono prodotti più tecnici che in generale però richiedono una maggiore consapevolezza nel loro utilizzo e una migliore conoscenza da parte dell’utilizzatore dei limiti dove possono essere spinti. Scegliere solo in base al peso non è l’approccio corretto, occorre innanzitutto avere in mente dove andremo a utilizzarli. Se ci muoveremo per lo più per passeggiate glaciali e terreni innevati facili, poco inclinati, ecco che piccozze più lunghe con una comoda impugnatura in appoggio forse si riveleranno la scelta migliore. Se cerchiamo qualcosa di più polivalente, dovremmo orientarci su un prodotto più corto, magari che presenti una leggera curvatura con una migliore distribuzione delle masse. In questo segmento le geometrie delle becche presentano per lo più curvature classi-che: forme accennate a banana garantiscono migliore infissione su tratti in ghiaccio, ma sono mediamente meno polivalenti. Anche la dimensione della paletta conta: aver la possibilità di gradinare un appoggio per il piede in maniera efficace, magari per brevi tratti, è un plus di cui non solo i professionisti dovrebbero tener conto.

Ramponi, occhio al sistema di collegamento

Per camminare su neve e ghiaccio l’acciaio la deve fare da padrone, ecco perché volutamente i modelli ibridi, più adatti allo skialp, non sono stati inclusi. La tendenza è comunque quella di offrire prodotti solidi che coprono diverse situazioni di utilizzo, anche i modelli base non sfigurano quando le condizioni si fanno più esigenti.Sono i dettagli a fare la differenza: numero delle punte, geometria, dimensione di quelle posteriori possono aiutare sensibilmente in diverse situazioni. Molti brand continuano a proporre l’asta rigida di collegamento tra corpo avampiede e tallone, sistema immediato nelle regolazioni, ma che comporta un volume e un peso certamente maggiori dei ramponi quando riposti e negli zaini lo spazio scarseggia sempre. Blue Ice o Petzl da alcuni anni propendono per sistemi di collegamento flessibili, realizzati con fettuccia o cordini, anche su modelli destinati all’alpinismo tecnico, al misto e alle cascate di ghiaccio. Siamo rimasti sorpresi dalla stabilità e dalle prestazioni, ma anche dopo questi test ci sentiamo di sottolineare che sono modelli che richiedono davvero un’attenzione particolare nella regolazione e nel tensionamento. Le regolazioni vanno provate a secco, preventivamente, e il tensionamento va fatto regolar-mente, per evitare che con l’utilizzo si allentino.

 

 

 

 

Testo di Andrea Migliano

Foto di Nicola Damonte e Matteo Mocellin