Dal 5 all’8 luglio 2025 ad Annecy, in Alta Savoia, si è tenuta la prima Convention Citoyenne Olympique (CCO), un esperimento democratico senza precedenti promosso da Protect Our Winters France con il sostegno di numerosi partner europei. L’obiettivo: coinvolgere direttamente la cittadinanza nella valutazione e co-progettazione dei Giochi Olimpici Invernali del 2030, che la Francia si prepara a ospitare sulle Alpi. 

Una convenzione cittadina per le Alpi e il clima 

La scelta di Annecy non è casuale: situata nel cuore dei territori interessati dai Giochi Invernali del 2030, rappresenta uno snodo chiave per le comunità montane coinvolte. La Convention si è svolta nel contesto dell’aggravarsi della crisi climatica nei territori alpini – dove il surriscaldamento globale procede molto più rapidamente rispetto alla media globale – e della crescente consapevolezza che i grandi eventi sportivi non possono più essere progettati ignorando gli impatti ambientali e sociali. Organizzata in tre fine settimana di lavori collettivi, la prima sessione della CCO ha riunito cinquanta cittadine e cittadini estratti a sorte tra i residenti dei territori alpini francesi. Accompagnati da scienziati, attivisti, rappresentanti istituzionali e tecnici, i partecipanti hanno iniziato un percorso di formazione, confronto e deliberazione finalizzato a formulare raccomandazioni concrete e vincolanti per una gestione sostenibile dei Giochi 2030. 

I temi e le attività: conoscenza, confronto, proposta 

I lavori del weekend si sono articolati attorno a diversi moduli tematici. Si è iniziato con un approfondimento su clima e biosfera, che ha offerto una cornice scientifica condivisa sui principali processi del cambiamento climatico, sia su scala globale che locale, con un’attenzione particolare al contesto alpino e alle sue fragilità. Si è poi discusso dello stato di salute delle Alpi francesi, Un ulteriore spazio è stato dedicato all’analisi degli impatti delle precedenti edizioni dei Giochi Invernali – in particolare Grenoble 1968 e Albertville 1992. per trarne un bilancio, sia in termini ambientali che socio-economici. 

 

© archivio Hans Kammerlander

La case history Milano-Cortina 2026

Infine, POW Italy ha presentato il caso studio di Milano-Cortina 2026, raccontando le criticità emerse nel percorso italiano. In particolare, durante l’intervento sono state raccontate le attività del comitato Open Olympics, un collettivo composto da più di venti associazioni di respiro nazionale, tra cui POW Italy, nato per chiedere piena trasparenza dei giochi olimpici invernali. Inoltre, è stata riportata l’esperienza dei Walkscapes, una  progettualità di POW Italy consistita in due incontri in presenza a Rasun Anterselva e Cortina D’Ampezzo con le comunità che ospiteranno i prossimi giochi invernali. È proprio tramite l’attività dei Walkscape che i rappresentanti di POW Italy hanno potuto farsi portavoce delle riflessioni emerse durante gli incontri sul territorio. Le principali problematiche emerse sono state la mancanza di trasparenza, l’assenza di valutazioni ambientali su molte opere e la scarsa inclusione delle comunità locali nei processi decisionali. 

Quella della partecipazione alla CCO è stata l’occasione perfetta per consegnare ufficialmente ai colleghi di POW France e ai rappresentanti del Comitato organizzatore delle prossime Olimpiadi Invernali francesi il position paper di POW Italy sulle Olimpiadi prossime allo svolgersi nelle Alpi italiane, dal titolo Milano-Cortina 2026: un’opportunità mancata, in cui viene analizzata criticamente l’esperienza italiana per trarne lezioni utili alle future edizioni, a partire da quella prevista nelle Alpi francese. 

«L’esperienza di Milano-Cortina ha mostrato i limiti di un approccio top-down – ha detto Giorgia Garancini, coordinatrice generale di POW Italy Abbiamo visto come processi decisionali opachi e l’assenza di valutazioni ambientali adeguate possano compromettere la sostenibilità a lungo termine degli eventi. In Francia abbiamo trovato un terreno fertile per riflettere su un’alternativa possibile e concreta. Come advocates per la giustizia climatica, il nostro compito è trasformare l’esperienza vissuta in proposta politica. La Convention di Annecy ci ha dimostrato che un altro modo di costruire le Olimpiadi è non solo possibile, ma necessario».