L'alpinista toscano raggiunge la vetta della montagna più alta del Sud America, aggiungendo un'altro tassello al sui grande sogno

Di Andrea Lanfri e delle sue imprese abbiamo sentito parlare sempre più spesso nell’ultimo anno, in particolare dopo la grande impresa del maggio scorso con la conquista della vetta dell’Everest. Andrea è passato alla storia per la sua forza e determinazione. Colpito da una meningite con sepsi meningococcica  nel 2015, ha subito diverse amputazioni che lo hanno privato delle gambe e di sette dita delle mani. Nonostante questa grande sfortuna ha scelto di non arrendersi, di continuare a lottare per dimostrare a se stesso e al mondo intero che nulla avrebbe potuto fermarlo, e nei giorni scorsi ha dato ancora una volta riprova di questa determinazione, arrivando per due volte nel giro di una settimana in vetta ai 6962 metri dell’Aconcagua, la montagna più alta del Sud America.

Perché la scelta di scalare la vetta due volte nell’arco di pochi giorni? Il 16 gennaio, dopo aver raggiunto il campo 3 lungo la Ruta Normal de los Pionieros, è partito per la cima ma le sue tracce si sono perse a quota 6745, probabilmente a causa della caduta del dispositivo GPS collocato nella tasca superiore dello zaino. Un lieve principio di congelamento alle mani gli ha inoltre impedito di testimoniare il suo arrivo in vetta con delle fotografie. É arrivato in cima, ma non ci sono prove che possano confermare l’impresa. Rientrato al campo base Andrea non ha avuto dubbi: «Le previsioni meteo per i giorni successivi erano ancora buone, quindi ho deciso di ritornare su, questa volta per scattare le foto a testimonianza certa della cima raggiunta. Non volevo che ci fossero dubbi su questa salita per me tanto bella e importante».

Sono bastati pochi giorni per recuperare le energie, sabato 21 gennaio Andrea si è rimesso lo zaino in spalla ed è ripartito alla volta della vetta, raggiunta dal campo 2 in sole nove ore. Stavolta l’impresa è inattaccabile e l’alpinista toscano può finalmente rientrare al campo base con le prove del successo.

«Questa è stata una sfida particolarmente impegnativa per me, perché l’ho portata a termine da solo e in autonomia – commenta Andrea – Sono un solitario per vocazione. Ho fatto altre scalate senza compagni accanto, ma questa era la prima volta che affrontavo da solo una spedizione in altissima quota. Al campo base ho utilizzato i servizi logistici offerti da un’agenzia, ma da lì in avanti ho voluto fare tutto in autonomia: il trasporto in quota di attrezzature e viveri, l’allestimento dei campi, la preparazione del cibo, ecc. È stata dura portare su tutto, ma soprattutto portarlo giù: sono sceso con con uno zaino megagalattico sulle spalle! Dura, durissima, ma sono proprio felice: questa spedizione è tutta farina del mio sacco, un’enorme soddisfazione!».

Con l’Aconcagua Lanfri è un passo più vicino alla realizzazione del suo sogno, la salita delle Seven Summit, le cime più alte dei sette continenti.