Ho imparato che nella vita non bisogna dare nulla per scontato. Ho imparato che la bellezza è spesso relativa e che dipende dagli occhi con cui guarda lo spettatore. Ho imparato che se un posto è famoso per una cosa non è detto che non possa essere apprezzato per altri motivi. Ho imparato che ci sono alcuni luoghi con un’energia particolare, e non c’è stagione che tenga, la loro forza la sprigionano sempre. Ho anche imparato che è bello andare un pochino controcorrente, e quindi perché non andare in un posto totalmente lontano dai primi pensieri e dalle mete che istintivamente vengono in mente pensando allo scialpinismo?

© Alice Russolo

Céüse. C’è chi dice che sia la falesia più bella del mondo; c’è chi dice che sia la falesia più bella di Francia. Noi pensiamo che sia La Falesia. Ho letto che in cima, o forse meglio dire sopra, ai suoi bellissimi quanto duri tiri, c’è un altipiano. Sciabile. Il punto più alto, il Pic de Céüse, si trova a 2.016 metri. Pensando a Céüse, credo che la maggior parte di noi chiudendo gli occhi se la immagini così: una imponente scogliera a forma di ferro di cavallo in cima a un promontorio che aspetta solo di essere arrampicata. Un luogo silenzioso, tanto famoso quanto selvaggio. Un luogo in cui i tramonti sono belli da far paura, soprattutto quando si è ancora appesi sul tiro, baciati dagli ultimi raggi di sole.

Siamo abituati a vederla dal basso, ad arrivare ai suoi piedi dopo un’ora di cammino.
Ma cambiamo le carte in tavola. Arriviamoci dall’alto, vediamo cosa c’è sopra e se la magia del posto vale anche per l’altro versante. Ogni aspettativa è stata più che rispettata. Alla partenza della stazione sciistica abbandonata ci sono degli scialpinisti. Tutti francesi, Marco e io siamo gli unici non local. Scarichiamo l’attrezzatura dalla macchina, convinti di fare un giro ad anello tutt’intorno al suo perimetro, di circa 13 chilometri. Poi ci ragioniamo qualche secondo in più, la giornata è splendida, tutti hanno le pelli ai piedi e d’impulso decidiamo di cambiare i piani, così mettiamo nello zaino anche corda, imbrago e rinvii, che non si sa mai. Nel settore Un Point sur l’Infini c’è una ferrata che porta alla base della falesia.

© Alice Russolo

Il paesaggio è spettacolare e ci siamo solo noi e un branco di camosci. Abbiamo optato per il percorso più lungo, nonché più panoramico, e siamo fuori dalle tracce battute dai local. Passiamo sopra ai vari settori, alcuni riconoscibili anche dall’alto, La Cascade, Biographie, Demi Lune, un Point sul l’Infini, dove ci caliamo. C’è neve fino alla base della falesia ma al sole e contro la roccia la temperatura è perfetta per scalare. Giusto il tempo di fare qualche tiro e torniamo sull’altipiano per goderci il tramonto da un altro punto di vista e questa volta non appesi alla parete ma facendo qualche curva. Il tramonto è affascinante. Anche dall’alto. Sci invece di corda, ski-lift in contro luce e quel silenzio assordante che non fa altro che enfatizzare e confermare la bellezza di questo posto. Ho imparato che nella vita non bisogna dare nulla per scontato. E spero di ricordarmelo sempre.

© Alice Russolo

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