Molliamo tutto e apriamo un chiringuito. In Norvegia

A parte la citazione da film dei fratelli Vanzina, non è finita con un chiringuito bensì con un bel Café italiano, ma è più o meno così che è andata per Nadia e Riccardo, quando una sera a cena, nella loro casa di pianura a metà strada tra Biella e Ivrea, hanno esclamato una cosa del genere. Tra un’ azienda agricola che non dava poi chissà quali soddisfazioni e lo sguardo di Riccardo sempre rivolto ai versanti intorno a lui, alla ricerca di una lingua di neve in qualche canalino, è bastato poco per decidere: un contatto con l’ente turismo di Narvik e due bambini che non si sono per nulla spaventati all’idea di migrare oltre il circolo polare artico. 

Prima è partita Nadia con i due figli e poi, qualche mese dopo, Riccardo. Infatti Nadia mastica la lingua norvegese e incassa i sorrisi dei local, mentre Riccardo si aggrappa all’inglese, ma ancora per poco. Chi ormai è dentro il mood al 100% sono i bambini, uno fa le elementari e l’altro le medie, e scorazzano in bici per questa cittadina che alla fine è un paesone, nonostante sia stata fortemente industrializzata. É qui che si imbarcava il minerale di ferro estratto in Svezia destinato ai vari porti d’Europa, tanto che Hitler mise Narvik fra le priorità, la occupò e alla fine gli inglesi la rasero quasi al suolo. Oggi il porto smista turisti verso le isole dei dintorni e l’aeroporto verso le Lofoten e le Svalbard. Ma in pullman o in auto non ci vuole molto per fare un giretto in Lapponia, o in Svezia. Insomma, un vero centro nevralgico. Riccardo invece si muove sulle pelli di foca non appena il lavoro molla un pochino. Praticamente le può mettere nel vialetto di casa e partire, anche se il famigerato cambiamento climatico ha colpito anche queste latitudini e tocca fare avvicinamento anche qui ormai. 

Tutto è iniziato otto anni fa con una vacanza in Norvegia, poi, al ritorno il tarlo che scavava nella loro mente, per anni: “Certo che sarebbe bello vivere là”. Fino al giorno in cui hanno chiesto ai bambini: “Ma se andassimo?” e loro: “Ok, andiamo”. Poco prima di chiudere casa in Italia e consegnare le chiavi al nuovo proprietario, Riccardo era venuto in redazione, a due passi da casa sua, per salutarci, anche se non conosceva le nostra facce, ma era abbonato da anni e ci teneva. L’abbiamo fatto entrare, offerto un caffé, poi man mano che raccontava questa storia abbiamo pensato ecco il nostro agente in Norvegia, e quindi con fare mellifluo gli abbiamo messo un braccio intorno alle spalle e gli abbiamo sussurrato nell’orecchio che sarebbe stato bellissimo far sfogliare skialper ai norvegesi, sui tavolini del suo ny italiensk kafé, sorseggianti cappuccini e sognanti La Dolce Vita, quella che nel loro immaginario facciamo tutti noi quaggiù, tra il 45° e il 35° parallelo. Lui non si è tirato indietro e oggi gli tocca vedere le facce di chi sfoglia skialper senza capire una parola, ma si illumina davanti alle fotografie di valli cuneesi o friulane e gli chiede: “er dette stedet i Italia?”. Per ricordare a tutti che hanno fatto un balzo lungo, Nadia e Riccardo hanno dipinto sul bancone le coordinate geografiche di Narvik e della vecchia casa in Italia. D’altronde qui loro sono quelli dei piatti esotici, perchè nel menù si trovano il brasato al Barolo o la Grønnsakssuppe med Parmigiano Reggiano e ovviamente riempie il locale, che rimane un Italian café pur assomigliando a qualcos’altro. Non è raro comunque incontrare italiani che fanno trekking leggeri in estate o gite con pelli in primavera, e qui Riccardo entra in gioco travestendosi da local esperto, un vecchio lupo da ascoltare con attenzione mentre tira un espresso.

Un giorno di novembre eravamo al telefono con Nadia e Riccardo, parlando di spedizioni (noi gli mandiamo skialper e i libri delle nostre collane sulla montagna, lui si fa spedire caffè, mozzarelle, pasta di grano duro). Fuori dalla redazione il cielo era grigio e abbiamo chiesto quante ore di luce avessero ancora a Narvik. Ci hanno risposto molto sinceramente, senza fare gli eroi, che in quei giorni si faceva un po’ dura, ma peggio in estate quando la luce anche di notte non ti lascia dormire in pace. E comunque di tornare in Italia non se ne parlava, la cordialità e la rilassatezza della gente di lassù non ha prezzo. E allora ci risentiamo dai, e Ha en god kveld.

LA DOLCE VITA

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