La Montagna del dio cannibale
Conferenza spettacolo di Duccio Canestrini
Giovedì 15 marzo, alle ore 20.30, presso la sala video del Centro S. Chiara, in corso 3 Novembre a Trento, si terrà la conferenza di apertura del corso 'Pianificazione e Gestione delle Aree Montane - l'Eredità culturale, il Patrimonio territoriale' organizzato dall'Accademia della Montagna del Trentino e progettato dalla dalla Commissione Tutela Ambiente Montano della SAT.
Di seguito il comunicato ufficiale relativo alla manifestazione.
La montagna messa in scena dall’antropologo Duccio Canestrini è una montagna meravigliosa, dove la vita però è sempre stata dura. Silenzi mistici e tanta fatica.
Una montagna equivoca, insomma, nel senso che ha sempre avuto diversi immaginari e diversi significati: Eden, rifugio, miniera, colonia, campo da gioco. Di dei cannibali ne ha conosciuti alcuni: un tempo il dio cannibale era concepito come un demone della natura che puniva gli arditi, travolgendo montanari e mercanti, e attirando gli alpinisti verso il pericolo.
Oggi, in epoca di decrescita felice (non verso un meno generico, ma verso 'il meno quando è meglio') il dio cannibale è forse un vecchio ed errato modello di sviluppo, quello che promuove una crescita del prodotto che però comporta un calo di cura: per le persone e per l’ambiente. In sostanza, più cose e meno rapporti, più abbondanza materiale e meno felicità. Conviene difendersi!
Dal titolo di un filmaccio horror degli anni Settanta, esce inaspettatamente una riflessione del tutto positiva sul possibile sviluppo armonico delle comunità montane. Vale a dire la retta, per quanto erta, via.
Immagini storiche, vignette, musiche, letture e videoclip, per una antropologia 'pop' del vivere in montagna. Un mix tra ragionamento e divertimento.
Duccio Canestrini (Rovereto, 1956) insegna Antropologia al Campus universitario di Lucca. Autore di libri e documentari a tema la cultura del territorio, da anni esplora nuove forme di comunicazione mescolando l'alto e il basso con sapiente ironia.
Due le vittime di una valanga sul Cristallo
Da ieri sera gli scialpinisti erano dispersi
I cadaveri di due scialpinisti sono stati individuati stamane lungo il Canale Bernardi a quota 2.200 metri; uno dei due sarebbe stato trovato dal Soccorso alpino grazie alla ricezione del segnale dell'Artva ancora acceso. Le vittime sono Mario Sardi, 48 anni di Treviso, e Giovanni Gellera, 50 anni, di Conegliano. L'allarme per il mancato rientro dei due dall'escursione sul Monte Cristallo era scattato già nella tarda serata di ieri con una telefonata di segnalazione al Suem 118 di Pieve di Cadore. Gli uomini del Soccorso alpino usciti stamane con l'elicottero hanno immediatamente identificato lo stacco di valanga avvenuto lungo il Canale Bernardi e le tracce in entrata, ma non in uscita degli scialpinisti.
Mario Sardi, Istruttore di Sci-Alpinismo (ISA), faceva parte della Scuola di Scialpinismo Messer, Sezione CAI Velio Soldan di Pieve di Soligo. Giovanni Gellera, imprenditore trevigiano, era stato denunciato dalla polizia di Cortina per aver causato, affrontando un tracciato fuoripista, nel gennaio 2009, il distacco di due valange che si erano abbattute per alcuni metri sulla pista Cacciatori di Ra Valles; per il fatto aveva subito un processo a seguito del quale era stato assolto dall'accusa.
150 anni di esplorazioni polari
Dalla Groenlandia al Polo Sud
Ha aperto i battenti al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, lo scorso venerdì (20 gennaio), la mostra storica e divulgativa sulle esplorazioni polari organizzata dall'Associazione Circolo Polare di Milano e dall'Ambasciata di Norvegia in Italia. Titolo della mostra '150 anni di esplorazioni polari: dalla Groenlandia di Nansen al Polo Sud di Amundsen-Scott per ricordare la ricorrenza del centenario dal raggiungimento del Polo Sud ed i 150 anni dalla nascita di Fridtjof Nansen.
Una figura affascinante quella di Nansen che dopo i grandi exploit nelle esplorazioni polari (fu il primo ad attraversare la Groenlandia nel 1888 e ad utilizzare le derive artiche per avvicinarsi il più possibile al Polo Nord negli anni fra il 1893 ed il 1896), si avviò ad un'altrettanto fulgida carriera diplomatica. Assunse nel 1921 la carica di Alto Commissario per i prigionieri ed i rifugiati e creò l'omonimo Passaporto, restituendo dignità a milioni di persone dopo gli anni tragici della Prima Guerra Mondiale; proprio grazie alla sua attività in ambito umanitario fu insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1922. E fu proprio Nansen il mentore di Amundsen, l'altro grande protagonista di questa mostra. A distanza di qualche settimana dal centenario dell'impresa di Amundsen, che il 14 dicembre 1911 raggiungeva l'estremo sud del pianeta, la mostra fornisce al visitatore informazioni interessanti sul viaggio compiuto dal norvegese, che riuscì a battere sul tempo l'inglese Robert Scott, anche lui impegnato negli stessi giorni nel tentativo di raggiungere il Polo Sud.
Da ricordare che Amundsen, prima di puntare all'Antartide, ancora inviolata, aveva provato il sapore della sconfitta, essendo stato anticipato nella conquista del suo primo obiettivo, il Polo Nord, dall'americano Robert Peary. Amundsen percorse 2.800 chilometri in 99 giorni alla velocità media di 27 chilometri al giorno all'andata e 37 al ritorno, mentre Scott ed il suo equipaggio rimasero prigionieri dei ghiacci e persero la vita nel tentativo.
Per raggiungere l'Antartide, Amundsen si servì della nave 'Framm' (termine norvegese che significa Avanti), che era stata costruita ed utilizzata con successo proprio da Nansen.
Da non dimenticare anche il ruolo degli esploratori polari italiani: Giacomo Bove, Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi, Umberto Nobile, Leonardo Bonzi, Silvio Zavatti ed il 'lariano' Guido Monzino, i cui contributi vengono evidenziati nel percorso didattico.
Per informazioni: www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali