La settima sfida: Simone Moro torna sul Manaslu il 21 dicembre
L'alpinista bergamasco ci riprova dopo sei tentativi. Con lui Oswald Rodrigo Pereira e Nima Rinji Sherpa per un'impresa in stile alpino che guarda alle storiche spedizioni polacche degli anni '80
Simone Moro ha un rapporto di sincerità brutale con il Manaslu. Sei tentativi alle spalle tra il 2015 e il 2025, dieci anni di ritorni su quella montagna che non vuole concedersi. Eppure lui insiste: «Non è un'ossessione. Mi piace chiudere i cerchi senza forzare». Il 21 dicembre, inizio astronomico dell’inverno, ci riproverà a salire sull’ottava montagna più alta della Terra (8.163 metri).
«Il Manaslu rappresenta una storia che non ho ancora finito di scrivere» ha dichiarato Moro nella conferenza stampa che si è tenuta martedì 25 novembre nella sede milanese di Garmin Italia, partner tecnologico dell'alpinista da oltre un decennio. «Quest'anno proverò a trasformare quell'esperienza in una nuova opportunità. Non inseguo una ripetizione, ma un sogno che ancora non ha trovato la sua conclusione. Voglio scalarla in puro stile alpino: senza portatori, senza corde fisse, senza ossigeno».

Una cordata internazionale sulle tracce dei polacchi
Ad accompagnare Moro ci saranno l’alpinista e regista polacco Oswald Rodrigo Pereira e Nima Rinji Sherpa, alpinista nepalese classe 2006, già nel Guinness World Records per aver salito tutti i 14 Ottomila. Un team snello, in sintonia con lo stile esplorativo e con l’ambizione di proporre l’ascesa come una rivisitazione moderna delle grandi imprese polacche degli anni '80, l'epoca d'oro dell'invernale himalayano.
Dobbiamo infatti tornare al 1984, quando Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski realizzarono la prima invernale del Manaslu. Due anni dopo, Jerzy Kukuczka e Artur Hajzer completarono lo storico concatenamento delle due cime del massiccio, il Pinnacolo Est (7.992 metri) e la vetta principale. Da allora quell'impresa non è più stata ripetuta, nemmeno nella stagione favorevole.
La coerenza dello stile alpino
Dopo 123 viaggi in Nepal e 22 spedizioni invernali, Moro vuole siglare la prima salita invernale in stile alpino puro: senza portatori, senza corde fisse, senza ossigeno e senza frazionare la salita. In passato ha rinunciato a una possibile vetta proprio per non tradire questi principi: «Sarei potuto arrivare in cima a condizioni che non volevo. Mi sono sempre fermato per pericoli manifesti, perché la mia prima regola è sempre stata quella di portare a casa la pelle. I sei tentativi non li vivo con rammarico. Tornare indietro significa posticipare il successo» ha spiegato. Simone Moro è l'unico alpinista al mondo ad aver raggiunto quattro cime di 8.000 metri in piena stagione invernale: Shisha Pangma (2005), Makalu (2009), Gasherbrum II (2011) e Nanga Parbat (2016). Con 19 spedizioni invernali all'attivo, rappresenta il punto di riferimento assoluto dell'alpinismo d'alta quota invernale. «Le salite precedenti erano state frazionate, secondo quello che viene chiamato stile himalayano leggero. Con lo stile alpino, invece, non si torna indietro, ma si prosegue aspettando con pazienza la finestra di bel tempo». Secondo il programma di Moro, la fase preliminare della spedizione prevede l'acclimatamento, con l'obiettivo di arrivare al Campo Base 2 del Manaslu il 21 dicembre già pronto per l'inizio della fase operativa della salita. «Parto leggero: zaino 11 kg, tenda 1 kg, 1.080 gr l’uno gli scarponi. Il cibo è un’opzione».
La sicurezza prima di tutto
Gli effetti del climate change non risparmiano neppure le grandi montagne della Terra. Il Manaslu, con i suoi cinque metri di precipitazioni annue, è una delle montagne più innevate, ma le manifestazioni climatiche brusche hanno trasformato il gigante himalayano, rendendolo imprevedibile e pericoloso, con un alto rischio di valanghe. Il potersi muovere in sicurezza diventa quindi la priorità.
Ma in tempi in cui l’intelligenza artificiale sembra poter risolvere ogni tipo di problema, Moro riporta l'attenzione sull'uomo. «Oggi si pensa che basti una buona strumentazione per raggiungere il risultato. Io dico che mi dà una mano per quella parte vulnerabile di me che non può basarsi solo sull’esperienza. La tecnologia mi permette di tornare se io sono in grado di tornare».
Per la settimana volta, Garmin Italia accompagnerà la spedizione con dispositivi dedicati alla navigazione e alla performance, tra cui il Fēnix 8 e il sistema satellitare inReach, che consente comunicazioni d'emergenza ovunque grazie al centro Garmin Response operativo 24/7.
«È sempre fonte di grande orgoglio essere al polso di Simone Moro durante le sue straordinarie spedizioni» ha detto Stefano Viganò, Amministratore delegato di Garmin Italia. «Le sue imprese rappresentano la più autentica prova sul campo per i nostri prodotti, che vengono poi messi a disposizione di chiunque abbia una sfida da perseguire. È lì che i nostri strumenti dimostrano davvero il loro valore».
La lezione del Manaslu è stata chiara: pazienza, capacità di fallire, consapevolezza dei propri limiti. «Il ghiaccio mi fa ancora paura, temo i crepacci e lì ce ne saranno di grandi e impossibili» ha ammesso Moro con onestà disarmante. «Se riesco ad arrivare a Campo 2 fuori dalla zona seraccata, dovrei farcela».
Il 21 dicembre inizierà il settimo tentativo. Senza sconti, senza compromessi.
© Simone Moro - Instagram

