McCandless Cup, la rivincita dell’Appennino

Dal 12 al 14 dicembre sulle montagne emiliane una sfida tra trekking invernale e goliardia

Tu e il tuo compagno, con zaino e pagaia, vi ritrovate in mano una mappa vergine. Avete pochi minuti per tracciare il sentiero riportato sulla mappa ufficiale, che verrà ritirata di lì a poco. Iniziate a chiedere indicazioni alle altre coppie di partecipanti e qualche aiuto qualcuno ve lo dà, ma qualcun altro no, perché ancora ricorda che partite come avversari. L'eccitazione per la sfida tiene tutti sulle spine. Siete divisi tra solidarietà e competizione.

Questa scena è quella che potreste vivere i prossimi 12, 13 e 14 dicembre alla dodicesima McCandless Cup, una sfida di trekking selvaggio a squadre di due persone, che si snoda su sentieri in ambiente montano ed è composta di molte prove da superare. L’organizzazione compone una squadra a sé stante che insegue il gruppo ed elimina i più lenti, i quali finiscono nella corsa non competitiva detta Competizione del Lambrusco. Lo stile è volutamente goliardico ma la fatica rimane parte integrante della corsa, e tutto ciò crea l’alchimia necessaria a dimenticarsi del mondo per qualche giorno e conoscere nuove persone e, forse, anche un po’ meglio sé stessi.

È venerdì sera e vi aspettano cinquanta chilometri da percorrere entro domenica pomeriggio. Centinaia di metri di dislivello. Il fango prima vi fa scivolare e poi vi risucchia gli scarponi. Sperate di aver riempito lo zaino solo con l'indispensabile. Iniziate la corsa e rimanete in due, fianco a fianco, al cospetto dei contorni sfumati dell'Appennino Tosco-Emiliano nella nebbia.

 

(foto ©Samuel Salini)

I ragazzi dell'Associazione La Nottola vivono la montagna a modo loro. «L'Appennino è sempre stato considerato il fratello minore delle Alpi» racconta Roberto Calzolari, speleologo e presidente. «Ambientiamo la corsa in un territorio molto selvaggio, a bassa frequentazione antropica, vuoto di strutture. I dislivelli sono importanti e i pericoli ci sono e non sono da sottovalutare.» Roberto, insieme ad altri colleghi di esplorazione e appassionati, vuole raccontare l'Appennino e promuovere la cura della natura attraverso l'esperienza diretta del territorio, possibilmente divertendosi. «Le relazioni sono la chiave per ottimizzare i processi di apprendimento» spiega Roberto. «Se hai vissuto il bosco e hai un legame affettivo con esso, se è un ambiente che ti piace, sarai tu il primo a prendertene cura. La corsa è un modo goliardico ma impegnativo di stare assieme, il tentativo di riconciliare uomo e natura».

La McCandless è impegnativa, si svolge in qualsiasi condizione atmosferica e non sempre c'è copertura telefonica. Il team di organizzatori però sa gestire molto bene anche la dimensione del gioco: lungo il percorso sono distribuiti diversi check-point che, con la scusa delle prove da superare, permettono ai membri dello staff di assicurare che tutti i partecipanti arrivino sani e salvi. I concorrenti devono risolvere enigmi, superare test di abilità e... affrontare l'inaspettato. Sii pronto a tutto!, si legge sulla home page del sito della corsa. «In una vecchia edizione, uno di noi era vestito da orso e chi riusciva a fotografarlo prendeva punti» racconta Roberto ridendo. E per mantenere alta l'attenzione, lungo tutto il percorso sono disseminati piccoli gettoni chiamati nottoline, i quali regalano altri punti aggiuntivi ma che, in realtà, sono nascosti apposta nei punti più panoramici e suggestivi, come a ricordare che, pur nella frenesia di una gara, è possibile fermarsi a osservare la bellezza.

«Vogliamo creare un'occasione di gioco per adulti, in un'epoca in cui difficilmente tra adulti ci si prende la libertà di giocare» aggiunge Roberto svelando i significati profondi dell'iniziativa. «Questo ci permette di lavorare sull'autoironia, degli organizzatori come dei partecipanti. Ognuno si porta le proprie fatiche da quando è nato, tutti facciamo fatica nelle relazioni, ci sforziamo di sentirci all'altezza, ci vorrebbe un po' più di compassione vicendevole. A volte una sfida in natura aiuta a sentirsi più vicini».

Il mistero è parte del gioco come lo sono i paesaggi, i saliscendi, le magnifiche aperture che, nei giorni tersi, permettono di vedere il mare e l'arco alpino semplicemente girando la testa. «Ho ritrovato le stesse grandi cavalcate, gli stessi panorami nel mio viaggio in Georgia» prosegue Roberto, la cui voce si accende. «In luoghi dove non arrivavano le automobili, ospitati nelle capanne dei piccoli villaggi, giungevano centinaia di turisti ogni giorno. Quindi mi sono chiesto, come mai non succede così anche sull'Appennino?».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa domanda raccoglie tutti i temi caratteristici della contemporaneità, come il turismo sostenibilie, la necessità di creare reti tra i produttori locali, la pianificazione di un'offerta turistica alternativa alle mete delle grandi speculazioni. La Nottola vuole rispondere con il valore di un cena fatta tardi la sera, tutti insieme, sotto il porticato di una vecchia chiesa mentre la pioggia detta il ritmo dei pensieri; con il rumore dei materassini la notte, con il camminare di primo mattino. E questo però, come le grandi visuali e gli orizzonti che si aprono e i crinali che si infilano nel bosco, è facile da raccontare. Molto meno lo è un orso seduto su un water in cima a un colle. Quello si deve vedere con i propri occhi.

Sito ufficiale: https://mccandlesscup.jimdofree.com/

Instagram: @mccandlesscup