Il tema è quello del giorno: il cancello del Felik e gli abbandoni
Certamente è Adriano il parafulmine di tutti i temporali che hanno squassato questo Mezzalama, e lui non si nasconde dietro nessuno. Abbiamo così pensato di intervistarlo telefonicamente ponendogli delle domande ben precise che rispecchiano i dubbi e le contestazioni che gli sono già piovute addosso a partire dal pomeriggio del giorno della gara.
Non eravamo al Felik ma dalle testimonianze dei nostri collaboratori, sia in gara che fuori, è stato dipinto un quadro contrastante: da una parte coloro che si rammaricano per non aver passato il secondo cancello per essere stati troppo tempo in coda ad attendere che la colonna si muovesse, dall’altro una palese impreparazione di alcuni concorrenti che si è poi trasformata in un tappo per tutta la colonna durante la salita del Castore…
Parliamo delle responsabilità che potremmo attribuire ai concorrenti.
«Da quello che ho visto solo la metà dei concorrenti aveva nozioni di montagna e di alpinismo per affrontare tranquillamente l’alta montagna e le condizioni di quel giorno. Qualcuno ha sottovalutato la montagna, la quota e tutte le difficoltà che esse comportano. Qualcuno non era vestito in modo adeguato e qualcuno non conosceva l’uso delle attrezzature alpinistiche. In questo quadro ne ha fatto le spese anche chi era preparato: ci sono delle guide che sono rimaste imbottigliate e non hanno più passato il cancello ma c’è anche stato chi è uscito a carponi in cresta per la paura di mettersi diritto in piedi…»
E le responsabilità dell’organizzazione?
«Diciamo pure le mie dal momento che sono io l’unico responsabile della gara. In effetti non mi sono sentito di cambiare le regole in corsa: vedendo che gli iscritti aumentavano ho preferito lasciare le cose come stavano. Questa volta il Mezzalama è stato più forte.»
Pensi che alcuni concorrenti si concentrino troppo sul passaggio del cancello e non sufficientemente sugli aspetti alpinistici che l’ambiente presenta?
«Rispetto alle precedenti edizioni c’erano almeno 30/40 squadre che sono passate al pelo al primo cancello. Sicuramente per via del meteo. Troppi hanno sottovalutato questa montagna presentandosi alla partenza con un abbigliamento troppo leggero.»
Credi che si debba fare un passo indietro e far partire un numero limitato di concorrenti?
«Va riconsiderato il fatto che un minimo cambiamento climatico moltiplica i problemi e il disagio.»
A quali soluzioni stai pensando?
«Abbigliamento obbligatorio molto superiore a quello attuale.»
Se consideriamo che il cancello a 2.30 è già di per sé piuttosto duro come si potrebbe sfoltire e selezionare il numero dei partenti?
«Ho letto 1200 curricula richiedendo anche integrazioni e precisazioni: si tratta comunque pur sempre di autocertificazioni che lasciano il tempo che trovano. D’altronde sono contrario a numeri chiusi.»
La polemica monterebbe comunque.
«La doppia partenza è condizionata dalla meteo: questa volta sarebbe stata impossibile da praticare. Anche partendo in due giorni si sfalserebbe completamente la gara magari con condizioni meteo completamente differenti.»
Potrebbe andar bene, come dicevi prima, di richiedere una dotazione maggiore in fatto di abbigliamento.
«Ci stiamo già studiando: valuteremo con l’aiuto delle ditte l’allestimento di completi ad hoc in grado di poter affrontare le emergenze meteo.»
Stai già pensando alla prossima nonostante ti abbiano avvelenato il dopo gara?
«Non sono turbato più di tanto: fa parte del gioco. Il giudice più severo è pur sempre la mia coscenza e se riesco ad essere ancora sereno questo vuol dire che credo di aver agito per il meglio.»
Come giudichi questo Mezzalama rispetto alle precedenti edizioni?
«La ritengo certamente una di quelle più importanti per me: la variante del Naso ha apportato più tecnicità al percorso. Un mix di difficoltà di tecnicità e meteo.»
Sotto l’aspetto agonistico come lo hai vissuto?
«Questo aspetto è quello che mi interessa meno, lo vivo poi il giorno dopo: sul momento mi interessa portare giù tutti gli altri sani e salvi.»
Ti è passato per la testa di allungare il cancello del Felik a gara partita?
«No, assolutamente, dal momento che non volevo estendere al Naso tutte le problematiche che si sono avute sul Castore. Poi ho lasciato che fossero i giudici a decidere senza influenzare le loro decisioni.»
Che effetto ti ha fatto questo grande pubblico lungo il percorso?
«Il mio orgoglio è solleticato proprio da questo successo di gente che è poi il grande scopo di questa grande manifestazione.»