Ancora Francia nella Mixed Relay delle finali di Coppa del Mondo

Il sigillo della Francia nell’ultima giornata delle Finali della Coppa del mondo 2023-2024 di scialpinismo, andata in scena oggi a Cortina Ampezzo. L’atto conclusivo è stato dedicato alla Mixed Relay, la gara a squadre, con teatro di gara lo spettacolare tracciato di Col Gallina, nei pressi del Passo Falzarego: 1,47 chilometri di sviluppo, 150 metri di dislivello, due salite e due discese impegnative, con cinque cambi di assetto. Dopo tre giornate di splendido sole e di temperature estive, l’ultima giornata di Cortina SkiMo Cup si è disputata in condizioni prettamente invernali: sotto una fitta nevicata e con costanti raffiche di vento.

Dopo aver vinto il Vertical e l’Individual con Axelle Gachet Mollaret nelle prime due giornate e le sprint con Emily Harrop e Thibaut Anselmet nella terza giornata, la Francia si è portata a casa anche la Mixed Relay (due giri a testa per ogni atleta), con gli stessi Harrop e Anselmet. Mai stata in discussione la vittoria dei due transalpini che hanno imposto il loro ritmo fin dai primi metri, aumentando progressivamente il vantaggio. Alla fine, vittoria bianco-rosso-blu con 8” di distacco sugli austriaci Johanna Hiemer - Paul Verbnjak, gli unici a tentare di resistere ai battistrada, e con 30” sugli azzurri Alba De Silvestro – Michele Boscacci. Per gli azzurri si tratta del terzo podio stagionale dopo le vittorie di Boí Taüll, sui Pirenei spagnoli, e di Val Martello. Il piazzamento odierno permette all’Italia di conquistare la coppa di specialità e di concludere al terzo posto nella graduatoria finale complessiva per nazioni, con 3.345 punti, alle spalle di Francia (3.765) e Svizzera (3.714).

«Sono davvero soddisfatta della mia stagione, erano parecchi inverni che non facevo un’annata di così alto livello» ha commentato Alba De Silvestro. «Ho chiuso al secondo posto nella coppa di Vertical, seconda anche nell’Individuale e terza nella generale. Questo podio a Cortina è la ciliegina sulla torta di una stagione che mi ha vista anche conquistare l’argento nel Vertical agli Europei».

«Gli avversari erano veramente forti oggi» così Michele Boscacci. «Noi abbiamo lottato dal primo all’ultimo metro, difendendo con le unghie e coi denti questo terzo posto che vale tanto».

Positivo il bilancio dell’organizzazione. «Questa terza edizione di Cortina SkiMo Cup, abbinata alle finali della Coppa del Mondo, era per noi un orgoglio e una sfida» ha sottolineato Michele Di Gallo, direttore generale di Fondazione Cortina. «I riscontri che abbiamo ricevuto sono stati positivi, credo che questa sfida l’abbiamo vinta. Un bel successo organizzativo dal quale vogliamo partire per continuare a investire nello scialpinismo, disciplina che a Cortina trova un territorio dalle grandissime potenzialità».


Bis di Bonnet e Gachet-Mollaret nell'individual delle finali di Coppa del Mondo. Alba De Silvestro seconda nella coppa di specialità

Dopo aver vinto la gara inaugurale di Cortina Skimo Cup, il Vertical di sabato 6 aprile, Rémi Bonnet e Axelle Gachet-Mollaret hanno imposto la propria legge anche nella seconda giornata delle Finali della Coppa del mondo di scialpinismo, l’Individual di oggi. Tracciato vario, quello di Col Gallina: un giro di 6,5 chilometri (dislivello positivo di 700 metri) da percorrere due volte, con passaggi di grande suggestione come quello nella galleria risalente alla Grande Guerra e il transito a 2.518 metri di Croda Negra, “tetto” della gara.

La gara maschile ha visto il dominio – l’ennesimo della stagione – di Rémi Bonnet: l’elvetico ha imposto il proprio ritmo fin dai primi metri, andando a vincere in perfetta solitudine con il tempo di 1h26’24. La piazza d’onore è firmata Italia con Davide Magnini, secondo a 1’26”3 dal vincitore. Terza piazza per William Bon Mardion, al traguardo con un ritardo di 2’16”6. A completare la top five un altro transalpino, Xavier Gachet, e Michele Boscacci. 

Sfumature bianco-rosso-blu sulla gara femminile: a dominare sulle nevi ampezzane è stata infatti la Francia con una doppietta: Axelle Gachet-Mollaret a imporsi con 1’44” sulla connazionale Emily Harrop. A completare il podio (che le era sfuggito nel Vertical, concluso in quarta posizione) Alba De Silvestro, terza a 4’46”5. 

Al termine delle gare si sono svolte le premiazioni di giornata dell’Individual e quelle del Vertical ma anche quelle relative alle classifiche finali delle due specialità. Nel Vertical vittoria finale per Rémi Bonnet sul connazionale Werner Marti (oggi all’ultima gara di Coppa del Mondo)e sul francese Thibault Anselmet e per l’austriaca Sarah Dreier su Alba De Silvestro ed Emily Harrop. 

Per quanto riguarda l’Individual, in campo maschile successo per Rémi Bonnet davanti al francese Xavier Gachet e al belga Maximilien Drion du Chapois, tra le donne per Emily Harrop su Alba De Silvestro ed Axelle Gachet Mollaret. 

La Cortina SkiMo Cup – Finale della Coppa del Mondo 2023-2023 prevede per lunedì 8 aprile una giornata di riposo prima delle due giornate conclusive che saranno martedì 9 aprile, dedicata alla Sprint e mercoledì 10, dedicata la Mixed Relay. Entrambe le gare si svolgeranno con partenza e arrivo a Col Gallina ed entrambe saranno trasmesse in diretta streaming sul canale Youtube dell’Ismf, la federazione internazionale dello scialpinismo. 

Link per la Sprint: https://www.youtube.com/live/hjUp2r_ztdg?si=iMrd1evnB1n1TK4h

© Cortina Skimo Cup/Maurizio Torri

Bonnet e Gachet-Mollaret dominano il Vertical di Cortina, la Coppa di specialità femminile a Sarah Dreier

Oggi a Cortina d’Ampezzo è andato in scena il Vertical che ha aperto le finali della Coppa del Mondo ISMF di scialpinismo. Un Vertical che proponeva 2,6 chilometri di sviluppo e 680 metri di dislivello, con il via da Col Gallina, a quota 2.054 e arrivo su una delle vette di maggior suggestione ambientale e storia delle Dolomiti Ampezzane, il Lagazuoi, a quota 2.734.

Senza storia la gara maschile: l’elvetico Rémi Bonnet, dominatore della specialità, ha iniziato una cavalcata in solitaria che lo ha portato a vincere in 24’05”. Alle sue spalle, due connazionali: Werner Marti, staccato di 33”, e Aurélien Gay, al primo podio nella specialità, al traguardo con un ritardo di 36”1. A completare la top five gli austriaci Christof Hochenwarter (+43”) e Daniel Ganahl (+51”). Altri due svizzeri nella top ten, a completare un autentico trionfo rossocrociato: i gemelli Robin e Thomas Bussard, rispettivamente sesto e settimo. «Pendenze impossibili oggi, le gambe bruciavano ma la vista che il tracciato offriva era stupenda e ha reso meno dura la fatica» così il vincitore, Rémi Bonnet. «Dal 2021 vinco tutti i vertical? Sì, è vero e spero di continuare a farlo il più a lungo possibile». Appena fuori dalla top ten il primo degli azzurri, Alex Oberbacher, undicesimo a 1’24” dal vincitore.

Senza storia anche la gara femminile. Davanti a tutte la francese Axelle Gachet-Mollaret: la transalpina ha tagliato per prima il traguardo fermando le lancette del cronometro sul tempo di 27’35”. La seconda classificata, l’austriaca Sarah Dreier ha accusato un ritardo di 1’24”. Per lei una piazza d’onore che le regala il successo nella coppa di specialità. Terza piazza di giornata per la svedese Tove Alexandersson, a 1’36”dalla vetta. «Non ero sicurissima della mia condizione ma il tracciato mi si addiceva molto, con pendenze davvero impegnative» ha commentato la vincitrice Axelle Gachet-Mollaret. «Subito dopo la partenza ho preso il comando e tutto si è svolto in maniera perfetta. Sono davvero contenta di aver chiuso la stagione dei vertical con questa vittoria».

Quarta la prima delle azzurre, Alba De Silvestro, staccata di 2’02” e seconda nella classifica finale di specialità, quinta la leader della generale Emily Harrop. Altre due azzurre nella top ten: Giulia Murada, settima, e Lisa Moreschini, nona.  «Le prime tre hanno fatto una gara nella quale io non sono mai entrata» commenta Alba De Silvestro. «Nonostante ciò, nel finale mi sono avvicinata tantissimo e chiudere nelle tre non mi sarebbe dispiaciuto affatto per l’ultimo vertical di stagione. In ogni caso mi porto a casa un quarto posto che vale molto. Ottenuto nella gara di casa, in uno scenario di bellezza incomparabile».

Domani appuntamento con l’Individuale, con partenza e arrivo a Col Gallina. Durante le giornate di gara, in finish area Col Gallina, tifosi e appassionati potranno divertirsi al PalaSkiMo Delicious, una tensostruttura creata grazie alla collaborazione tra Fondazione Cortina, Cortina Delicious e ISTA Ski Area. Il PalaSkiMo Delicious sarà aperto tutti i giorni di gara dalle 10.30 al tardo pomeriggio e offrirà una vasta gamma di proposte enogastronomiche e musica.

cortinaskimocup.com

© Cortina Skimo Cup 2024/Maurizio Torri

Da sabato le finali della Coppa del Mondo di scialpinismo a Cortina

A Cortina d’Ampezzo è tempo di scialpinismo. La Cortina Skimo Cup, evento che in questo 2024 è valido per le finali della Coppa del mondo è in programma da venerdì 5 a mercoledì 10 aprile. Si comincia nella serata di venerdì 5 con la cerimonia inaugurale per continuare sabato 6 con il Vertical, domenica 7 con l’Individual, martedì 9 con la Sprint e mercoledì 10 con la Mixed Relay. 

Un programma intensissimo quello curato da Fondazione Cortina (l’ente organizzatore dei grandi eventi sportivi nella conca ampezzana e braccio operativo regionale veneto per le Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026).

Gli atleti in gara saranno 165, in rappresentanza di 26 nazioni: Italia, Andorra, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Repubblica Ceca, Spagna, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Giappone, Olanda, Norvegia, Polonia, Romania, Slovenia, Svizzera, Slovacchia, Svezia, Stati Uniti. 23 saranno gli azzurri al via. La prova inaugurale, il Vertical, si svolgerà sabato 6 aprile da Col Gallina, poco sotto il passo Falzarego, fino alla stazione d’arrivo della funivia del Lagazuoi: i chilometri di sviluppo sono 2,6 mentre i metri di dislivello 680. La partenza della gara maschile è prevista per le 9.30, quella delle ragazze alle 10.15. Al termine, Flower Ceremony nei pressi dell’arrivo. Grazie alla collaborazione con la società Lagazuoi Spa, il pubblico potrà salire al Lagazuoi con una speciale corsa andata/ritorno al prezzo di 15 euro. Per la giornata del 6 aprile è prevista una limitazione al traffico, nei pressi della zona partenza, della strada regionale 48 dalle 9.15 alle 10.30. 

La gara del giorno successivo, l’Individual (nella foto in apertura di Matteo Agreiter, la ricognizione del percorso degli azzurri Hermann Debertolis e Matteo Sostizzo per conto di Skialper) di domenica 7 aprile, si svolgerà con partenza e arrivo nei pressi del rifugio Col Gallina: il tracciato, da percorrere due volte, sarà di 6,5 chilometri, con un dislivello di 700 metri. Il punto più alto è costituito dalla cima della Croda Negra, a quota 2.518. Il via è previsto alle 9.30 per gli uomini, alle 10.15 per le donne. A partire dalle 12.30 si svolgeranno, in zona arrivo, le premiazioni di giornata e quelle delle classifiche finali di Vertical e Individual.

Le due ultime gare, la Sprint di martedì 9 (partenza alle 9.30) e la Mixed Relay di mercoledì 10 aprile (il via alle 8.40), si disputeranno sulla pista Ovest 6 Col Gallina: la Sprint su un tracciato di 746 metri di sviluppo e 70 metri di dislivello, la Mixed Relay su un tracciato di 1,47 chilometri e 150 metri di dislivello. Anche in questo caso le premiazioni, di giornata e finali, si svolgeranno a partire dalle 12.30. 

Per l’Individual saranno allestiti alcuni spazi adibiti al pubblico lungo il percorso, mentre Sprint e Mixed Relay possono essere viste comodamente dalla Finish Area di Col Gallina negli spazi adiacenti e lungo il percorso nelle zone dedicate.

Per tifosi e appassionati, durante le giornate di gara in finish area Col Gallina funzionerà il PalaSkiMo Delicious, una tensostruttura creata grazie alla sinergia tra Fondazione Cortina, Cortina Delicious e ISTA Ski Area per valorizzare le eccellenze enogastronomiche del territorio, celebrare la tradizione culinaria ampezzana e festeggiare le Finali di Coppa del Mondo per la prima volta a Cortina d’Ampezzo. Al PalaSkiMo Delicious, aperto tutti i giorni di gara dalle 10.30 al tardo pomeriggio, non mancherà la musica. I momenti clou saranno le giornate di sabato 6 e di mercoledì 10, dedicate agli “aprés-skimo”. 

Le Finali di Coppa del Mondo prenderanno ufficialmente il via nella serata di venerdì 5 aprile: a dare il la all’evento sarà la sfilata delle nazioni partecipanti che avverrà, con l’accompagnamento del Corpo Musicale di Cortina d’Ampezzo, a partire dalle 18.15, nel centralissimo Corso Italia. Seguirà la cerimonia di inaugurazione in piazza Angelo Dibona. 

Info: cortinaskimocup.com

© Matteo Agreiter

Sportler porta la montagna a Milano

Sportler sbarca a Milano. Per la prima volta il marchio altoatesino con 28 punti vendita in Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Austria sbarca in Lombardia con uno store di 4.000 metri quadrati inaugurato lo scorso 15 marzo a Carugate, nell’hinterland del capoluogo. Quattro piani dedicati a montagna, bike, running e neve. Ed è proprio questa la filosofia dietro all’arrivo del grande gruppo altoatesino alle porte della metropoli lombarda. Lo ha detto senza mezzi termini Jakob Oberrauch, CEO di Sportler alla nostra domanda: perché, nel sovraffollato panorama della grande distribuzione sportiva milanese uno sportivo dovrebbe scegliere Sportler? «Un negozio così specializzato nell’alpinismo e negli sport che si praticano in montagna, di queste dimensioni, non esiste nell’area, vogliamo distinguerci per dimensione e competenza, ma anche soprattutto per il servizio». È il metodo Sportler. Che potrebbe venire esportato anche a Bologna e Torino, aperture previste dal piano strategico per il futuro.

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Un altro aspetto importante dell’apertura milanese riguarda la sostenibilità. Coerentemente con la strategia ESG dell’azienda, Sportler ha selezionato per questa apertura un immobile esistente, evitando dunque l’impatto di un nuovo cantiere, e ha installato pannelli fotovoltaici che garantiranno un’autonomia energetica quasi totale.

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Il marchio pensa al domani nell’ideare servizi e soluzioni che siano responsabili e che rispettino il legame del brand con il territorio, le montagne e la natura. Con questa convinzione e l’obiettivo di ottimizzare e allungare la vita dei prodotti, il negozio di Carugate offre servizi di manutenzione: officina bici, ski lab, noleggio sci e una Circularity Area, con servizi di riparazione di capi tecnici e risuolatura calzature, ritiro e riciclo dei capi usurati, e negozio Second Life. «Per il repair abbiamo un partner molto bravo, una delle poche realtà retail partner di Gore-Tex, con una grande esperienza nella riparazione dei capi tecnici e tutti i macchinari necessari» ha detto Florian Dusini, CSR Manager di Sportler. «Il progetto Second Life è una novità, lo abbiamo sperimentato in un altro negozio, c’è tanta richiesta ma è necessario che i nostri clienti inizino anche a portarci i capi usati, questa sarà una grande sfida». I punti vendita Sportler sono tutti particolari, con location e arredamento non comuni e anche Carugate si distingue per un dettaglio, oltre agli ampi e luminosi spazi interni: la storica cabina della funivia di Merano 2.000 che accoglie i visitatori all’esterno. Come ha detto Jakob Oberrauch all’inaugurazione ufficiale: benvenuti in montagna!

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Continua l'ascesa del film Pionieri

Il cortometraggio sull'impresa realizzata da Peter Moser con il supporto di AKU sbanca ai film festival internazionali, guadagnandosi il titolo di migliore film di montagna al Tegernsee International Mountain Film Festival

Dopo il successo ottenuto a maggio alla prima al Trento Film Festival, il Deutscher Alpenverein, club alpino tedesco, ha scelto di premiare il film dell'atleta e alpinista Peter Moser come migliore film di montagna del 2023, riconoscendo ancora una volta la qualità e l'unicità dell'impresa realizzata dall'ambassador AKU. 

il film Pionieri, diretto da Alessandro Beltrame, racconta come Peter Moser, guida alpina e atleta Ambassador AKU, ispirandosi ai pionieri dell’alpinismo, il 10 agosto 2021, ha concatenato in solitaria sei vie storiche delle Pale di San Martino. Una grande avventura documentata dall'interno, lungo un “fil rouge” che si snoda dai 3000m del Cimon de la Pala attraverso cime e valli, fino alla cima più meridionale del Piz de Sagron. Accanto al viaggio verticale di Peter Moser, viene messa in scena un’ascensione storica che, unita al commento dello storico dell’alpinismo Luciano Gadenz e alle riflessioni del forte scalatore Maurizio Zanolla, rende il sapore di una montagna senza tempo, uno spazio di avventura e libertà.

 
https://www.youtube.com/watch?v=dv2aThKkc-c&t=4s
Pionieri e Peter Moser al Vibram Connection Days a Montebelluna
Pionieri è un progetto di AKU che ha realizzato con il supporto economico di ApT San Martino di Castrozza e di Vibram. In occasione del Vibram Connection Days, in programma a Montebelluna dal 9 al 11 novembre, venerdì 10 alle ore 21, presso il Cinema Italia Eden, sarà  possibile assistere alla visione del film Pionieri a cui seguirà il Sketching The Future (di Killian Jornet). Mentre, a partire dalle 17.00, presso il negozio AKU FACTORY STORE, sempre a Montebelluna, AKU ha organizzato un incontro con aperitivo per ritrovarsi e chiacchierare in compagnia di Peter Moser, Ambassadors AKU, protagonista del film Pionieri.

L’ingresso al cinema è gratuito, è consigliata la prenotazione: registrarsi gratuitamente qui. In allegato l’invito per la serata di venerdì.


Simon Gietl apre una nuova via sul Meru

L'atleta del team Salewa porta a termine l'impresa, disegnando una nuova linea sulla sud del colosso indiano

«Avevo letto e sentito parlare del Мeru in passato, ma confesso che questa montagna non era un obiettivo che avevo in mente. Comunque, dopo aver ricevuto l'invito, ho subito colto l'opportunità di arrampicare con questi due grandi alpinisti sul Meru», spiega Simon Gietl. I due grandi alpinisti sono Mathieu Maynadier e Roger Shäli, che già nel 2019 avevano tentato, accompagnati da Sean Villanueva, la salita sulla parete sud del Meru, arrivando a  due terzi della parete. 

Durante la prima parte della spedizione le condizioni meteorologiche sono state molto instabili ma hanno comunque permesso al gruppo di acclimatarsi. Inoltre, la montagna era più carica di neve del solito, cosa in parte positiva poiché ha consentito agli alpinisti di raggiungere la base della parete con gli sci, ma in parte
negativa perché ha aumentato notevolmente il rischio di valanghe.

L’11 maggio è finalmente arrivato il bel tempo e i tre alpinisti sono riusciti a partire dal Campo Base dirigendosi direttamente verso il Campo 2. Le sfide però non sono finite e alcuni problemi intestinali hanno tenuto bloccato Mathieu facendo cambiare i programmi per lui, ma non per gli altri due compagni. Infatti, il giorno seguente Simon e Roger sono partiti con l'attrezzatura da arrampicata fino alla prima cengia, hanno depositato le corde e hanno battuto una traccia attraverso il ripido nevaio. 

Fortunatamente, lo stesso giorno Mathieu si è ripreso così bene che ha potuto affrontare subito l’impresa insieme ai due compagni di spedizione. È stato un giorno estremamente lungo: gli alpinisti sono partiti alle 3 del mattino e la giornata si è conclusa solo la sera alle 23, alla luce delle lampade frontali, con l’obiettivo di raggiungere l’esposta cornice dove hanno trovato un bivacco. Poco prima di mezzanotte Simon, Roger e Mathieu sono riusciti anche a montare la loro tenda su un fungo spettacolare alla base dell’ultimo passaggio chiave. La mattina successiva, dopo aver trascorso la notte con poco sonno e temperature rigide, è arrivato il momento di ripartire e l’incertezza di trovare una via per passare sotto il blocco terminale ha presto lasciato spazio all’entusiasmo per aver trovato un grande tunnel di ghiaccio che ha offerto uno dei tiri più originali che si possono immaginare.

In tre ultime lunghezze spettacolari il percorso ha portato gli alpinisti oltre la cresta fino alla cima principale della vetta del Meru. La discesa ha impegnato tutto il resto della giornata fino alla base della parete, raggiunta nel pomeriggio, ma ne è valsa la pena. È stata, infatti, un’esperienza che entrerà nella storia.


La nuova spedizione di Mike Horn

Un'avventura in barca a vela lunga quattro anni, per raccontare gli effetti del climate change negli ambienti più remoti del pianeta.

What's Left è il nome dell'ultimo grande progetto di Mike Horn, ambassador Ferrino, uno dei più grandi esploratori dell'ultimo secolo. Durante i suoi trent'anni di carriera Horn ha compiuto imprese prima considerate impossibili, come il giro del mondo attonro all'equatore, portato a termine nel 2000 senza ausilio di mezzi motorizzati; o il giro del mondo attorno al circolo Polare Artico in autonomia, portato a termine superando due durissimi inverni artici. Nel 2006 è stato il primo uomo a raggiungere il polo nord a piedi nella stagione più fredda e nel 2016 ha portato ha dato via al progetto di circumnavigazione del globo toccando Polo Nord e Polo Sud. Queste sono solo alcune delle missioni portate a termine dal sudafricano, che all'età di 57 anni non è ancora sazio di scoperte e nuove sfide.

«What's Left», ovvero «Cosa Rimane», è un lunghissimo viaggio di quattro anni che lo porterà a ad attraversare gli oceani a bordo della sua barca a vela Pangea, con l'intento di toccare tutti i continenti e partire dal mare per andare alla ricerca di ambienti ancora inesplorati, testimoniando con racconti e immagini gli effetti dei cambiamenti climatici.

«Questo viaggio rappresenta un riassunto delle mie esperienze passate offrendo anche un’opportunità al pubblico di osservare lo stato attuale del nostro pianeta. Nel corso di quattro anni, visiterò luoghi iconici e incontaminati, scoprendo cosa è cambiato e realizzando tante imprese che sono ancora nel mio cassetto dei sogni. Attraverso questa avventura, il mio obiettivo è ispirare le persone ad agire e perseguire le proprie passioni. Ogni destinazione nell'itinerario accuratamente studiato di "What's Left" mostrerà i temi intrecciati di avventura e ambiente». Racconta Horn.

La scelta di compiere il viaggio a bordo della barca Pangea non è dovuta solo all'amore di Mike per la vela, ma è una conferma dell'attenzione all'ambiente che, da sempre lo ha portato a rinunciare il più possibile all'utilizzo dei mezzi a motore per le sue imprese. La prima tappa del viaggio sarà la Groenlandia, dove nei prossimi mesi, dopo una difficile navigazione fra gli iceberg dei mari artici, Mike tenterà l’impegnativa ascensione del Gunnbjørn Fjeld, la vetta più alta dell’isola, da dove si gode un panorama a 360° su uno dei più maestosi territori di wilderness della Terra.

Anche in questa nuova impresa Ferrino sarà al fianco di Mike Horn, come è stato per tutte le altre grandi spedizioni dell’esploratore sudafricano.

«Mike è il simbolo dell’inesauribile passione per la scoperta che anima l’uomo - commenta Anna Ferrino, CEO di Ferrino – uno spirito che trova realizzazione in esperienze uniche e incredibili come quelle che lui ha vissuto e continua ad affrontare, ma anche nelle piccole avventure che tutti gli amanti dell’outdoor sognano e realizzano, magari a due passi da casa. Siamo orgogliosi di contribuire con il nostro lavoro e i nostri prodotti alla realizzazione di questi magnifici sogni. Piccoli o grandi che siano».


Alex Txikon e l'invernale al Manaslu

Il racconto dell'impresa dell'alpinista basco, la prima ascensione realizzata completamente in inverno

Lo scorso 6 gennaio Alex Txikon, ambassador di Ferrino, ha coronato il sogno a lungo inseguito, raggiungendo, senza utilizzo di bombole d'ossigeno, la vetta di 8.163 metri del Manaslu. Si tratta della seconda ascensione della montagna nella stagione più fredda. La prima era stata effettuata nel gennaio del 1984 dal team di scalatori polacchi composto da Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski, che però avevano cominciato le operazioni sulla montagna a fine autunno. Quella di Txikon e compagni è invece la prima ascensione realizzata completamente in inverno.

Alex era già entrato nella storia dell'alpinismo himalayano nel 2016, quando, in cordata con l'italiano Simone Moro e il pachistano Ali Sadpara, aveva raggiunto per primo in inverno la vetta del Nanga Parbat. Dopo di allora aveva tentato per ben due volte senza successo la salita del Manaslu, impresa che gli è riuscita quest'anno grazie anche al cambio di strategia, che ha consentito agli alpinisti di arrivare al Manaslu già acclimatati per l'altissima quota e pronti per sfruttare la prima occasione favorevole.

A fine dicembre il team ha allestito il campo base a 5000 metri e, guardando le previsioni meteo, ha scoperto che negli ultimi giorni dell'anno il vento sarebbe stato forte ma poi il tempo avrebbe cominciato a stabilizzarsi.

“Era l'occasione che stavamo aspettando. Così il 4 gennaio, abbiamo preso il materiale necessario e siamo saliti direttamente al campo 2, a 6400 metri. Abbiamo fatto circa 1500 metri di dislivello e la salita è stata molto dura  a causa del vento, del freddo e di tutto il peso che avevamo sulle spalle. Quando siamo arrivati al C3 abbiamo pensato alla strategia da seguire. Dovevamo decidere se riposarci oppure attaccare direttamente la vetta. Non era una decisione facile, perché era ormai molto tardi e a quelle quote, d'inverno, più tempo trascorri all'aperto di notte più corri il rischio di patire congelamenti. Però eravamo lì e le condizioni meteorologiche erano buone. Era la nostra opportunità e dovevamo approfittarne!".

Alle 23, dopo neppure un'ora di riposo, Txikon e i compagni nepalesi sono quindi ripartiti verso la vetta, che hanno raggiunto alle 9,30 del 6 gennaio:

"È stata un'ascensione molto lunga, infinita! Quando abbiamo raggiunto il pinnacolo, a 7992 metri, prima della vetta principale, era già giorno. Abbiamo visto il luogo dove si fermano le spedizioni commerciali, ma, dalle foto analizzate prima della salita, sapevamo che la vera vetta era poco più in là, oltre una breve cresta. Il vertice del Manaslu è un posto molto stretto e non abbiamo potuto starci tutti assieme. Abbiamo salito e sceso la cresta uno alla volta, ma alla fine tutti gli scalatori del gruppo hanno raggiunto la cima. In seguito, abbiamo iniziato a scendere, il che è stato,  senza dubbio, la parte più difficile della sfida. Alle 18 siamo arrivati tutti al campo base: devastati!".

Txikon e compagni hanno completato l'ascensione e la discesa in meno di 60 ore, un tempo record per la scalata su un 8.000 compiuta in inverno, e ciò nonostante le enormi difficoltà affrontate:

"È stata una delle esperienze più dure e pericolose della mia carriera professionistica e ci ha richiesto una forza fisica e mentale incredibile. Soprattutto nella prima parte la montagna era in condizioni peggiori di quanto pensassi.  Le temperature sono scese fino a -45º, e le raffiche di vento hanno raggiunto i 50 km orari. È difficile per le persone farsi un'idea di cosa siano queste condizioni: anche l'acqua delle borracce che portavamo tra il petto e la tuta di piumino gelava, una cosa che non mi era mai accaduta prima!".

In questa storica impresa Ferrino è stato al fianco di Alex Txikon e compagni mettendo a disposizione le tende modello Colle Sud, utilizzate al campo base, e le tende d'alta quota Sbowbound 3 per i campi alti. Due prodotti di punta della linea Ferrino HighLab che, grazie ad un lavoro di costante ricerca, test e sviluppo, garantisce un continuo miglioramento delle attrezzature, ottimizzando le loro altissime prestazioni anche nelle condizioni dell’Himalaya in inverno, con venti fortissimi, nevicate intense e temperature di parecchi gradi sotto lo zero, come dimostrano le immagini dell'impresa di Alex.

Gli zaini utilizzati da Alex per la spedizione sono invece quelli della linea Instinct, ultraleggeri e costruiti in Dyneema® Composite Fabric, Cordura® Nylon e rinforzi in SuperFabric® per garantire un rapporto ottimale tra resistenza e leggerezza. Essenziali in ogni loro parte ma completi di ogni tipo di dotazione per l'alpinismo, sono dei veri all-around per la montagna.


Skialper Archive / Balkan express

Un biglietto ferroviario di sola andata Monaco-Salonicco. Due biciclette e gli sci legati al telaio. Duemilacinquecentoventi chilometri in autosufficienza per tornare a casa ed esplorare i Balcani, tanto sulle alpi c'era poca neve. Diario di 31 giorni indimenticabili.

Testo e foto di Max Kroneck e Jochen Mesle

D1 0-68 km 

Finalmente siamo qui, alla stazione ferroviaria di Salonicco. Le ultime settimane sono state piuttosto stressanti. Durante i tre giorni di viaggio in treno siamo riusciti a recuperare un po’ di sonno, ma ora finalmente si comincia.

D2 68-123 km 

Ieri siamo rimasti subito bloccati. Ora dobbiamo togliere il fango dalle ruote, poi proseguiremo lungo la costa sotto il nevischio. Freddo e umidi- tà, però il cibo greco fa dimenticare tutto. La gente del posto parla di un buon inverno sul Monte Olimpo, quindi il nostro obiettivo è salvo.

D3 123-142 km

È l’alba quando lasciamo Litochoro. La strada non è ancora stata ripulita e rimaniamo presto bloccati nella neve, continuando a spingere le biciclette finché non passiamo agli sci. Attraversiamo un bosco da favola e arriviamo in un bivacco invernale, che raggiungiamo al buio. Fa piuttosto freddo, ma la zuppa è calda.

D4 142-167 km

Siamo saliti attraverso la neve profonda fino alla vita. In cima soffia un forte vento. Ci sfoghiamo nel bosco. Polvere profonda e vista sul mare: c’è di meglio? Poi, una divertentissima discesa nel sottobosco per tornare alle nostre biciclette. Che esordio con gli sci!

D5 167-286 km

Finalmente esce il sole, ma fa ancora troppo freddo per i pantaloncini. Oggi copriremo un po’ di distanza: la prima tappa di oltre 100 chilometri è alle porte e non vediamo l’ora di tornare a sciare, questa volta nella Macedonia del Nord. Quindi una rapida sosta al supermercato e via...

D6 286-392 km

Tanta pioggia, che poi si trasforma in neve. In bici è fastidiosa, ma potrebbe essere molto meglio con gli sci. Oggi non è stata la giornata più facile del viaggio, ma - lo diciamo a bassa voce - ci siamo divertiti un po’. Al confine ci consigliano le migliori discese e i migliori après-ski del Paese.

D7 392-422 km

Raggiungiamo il comprensorio sciistico di Kopanki pedalando, su una strada per una volta già liberata dalla neve. Jonche, una Guida alpina, ci mostra orgoglioso la sua montagna. Usciamo dall’area sciistica e saliamo sul monte Pelister. Un’altra giornata di neve fresca fino alle ginocchia e nessuna traccia in vista. Non riusciamo a fermarci, è troppo bello e troppo diverso dalle Alpi nelle scorse settimane, per questo raggiungiamo le nostre biciclette con il buio.

D8 422-515 km

Dopo un lungo commiato dal nostro ospite, che si è preso cura di noi nelle ultime due notti, abbiamo iniziato a pedalare verso la nostra destinazione, il monte Korab. Vicoli ciechi, gomme sgonfie e telai oscillanti non ci impediscono di raggiungere il lago di Ohrid. Un posto meraviglioso, ma siamo troppo stanchi per guardarlo da vicino.

D9 515-624 km 

Il percorso costeggia lunghi bacini artificiali e grandi discariche in mezzo ai fiumi. Prima dell’ultima salita, un abitante del luogo ci ha avvertito che negli ultimi giorni qui sono stati avvistati dei lupi. Ma, soprattutto, dobbiamo stare attenti agli automobilisti ubriachi. Dopo un lungo spostamento notturno attraverso la tempesta, abbiamo raggiunto Radomirë, un piccolo villaggio albanese di montagna ai piedi del monte Korab.

D10 624-668 km 

Dopo molti tira e molla, oggi abbiamo deciso di non mettere gli sci. Con il vento, la temperatura percepita dovrebbe essere di circa -30 °C... Così abbiamo il tempo di pianificare meglio le prossime tappe e di prendercela comoda e non è male quando le gambe sono appesantite da centinaia di chilo- metri e altrettante curve nella polvere. Però anche in bicicletta il vento non ci lascia in pace e ci fa quasi uscire di strada.

D11 668-748 km 

In un’altra discussione con i nostri contatti locali abbiamo preso la decisione: dobbiamo usare l’autostrada per attraversare il confine e risparmiare così una deviazione con molti metri di dislivello. Con la bici in autostrada? Già... partiamo piuttosto nervosi. Ma il viaggio si rivela meno selvaggio del previsto, anche se non certo piacevole. Arrivati in Kosovo, ci facciamo già un’idea su Prizren e dintorni direttamente dalla sella. Più tardi, abbiamo l’opportunità di parlare con Edis, che ci fornisce utilissime informazioni sul Kosovo e sulle sue montagne. Dopo una lunga pausa, riprendiamo le bici con temperature ben al di sotto dei -5 °C e risaliamo il passo verso i monti Sharr, dove ci aspetta tanta neve fresca.

D12 748-756 km 

Non possiamo creder ci. Ancora una volta abbiamo una montagna tutta per noi e la neve è di nuovo fresca e alta fino al ginocchio. Non salia- mo troppo, perché sopra gli alberi non c’è visibilità, ma le corte discese nel bosco sono piene di pillow e valgono come migliaia di metri di dislivello.

D13 756-891 km

Oggi è stato il primo giorno di bel tempo da quando siamo scesi dal treno. La partenza però ha lasciato il segno con il termometro che segnava -12 °C e una discesa di oltre 1.200 metri di dislivello da affrontare sulle due ruote. Brrr! Le bici hanno puntato verso la valle di Valbona, in Albania. Ti trovi da- vanti un enorme scenario di montagne, da tutte le parti; è uno dei giri in bici più belli che abbiamo mai fatto. Il sole stava già tramontando quando abbiamo attraversato il confine albanese e nell'ultimo tratto abbiamo pedalato di nuovo al freddo e al buio.

D14 891-901 km

Quattro telecamere riprendono Max mentre si gode la sua seconda linea e scende urlando di gioia. Non è facile documentare le emozioni e soprattutto... quanto è perfetto quas- sù. Il sole splende, anche se abbiamo iniziato la nostra gita con le pelli solo alle 11 del mattino, dopo una lunga dormita e una mattinata rilassata. C’è ancora la neve perfetta e tutta l’area (quasi tutta la valle di Valbona) per noi.

D15 901-950 km

La sveglia suona alle cinque. Passo dopo passo, attraverso la valle ghiacciata, poi metro dopo metro su per i cespugli fitti. Ieri siamo saliti sui fianchi della valle, oggi raggiungiamo il fondovalle e saliamo al Maja e Boshit. La vista in cima è più che grandiosa, ma ci accorgiamo che non è la cima giusta, quindi andiamo sull’altra, a 2.414 metri. Dopo aver goduto di questi enormi pendii incontaminati, dobbiamo lottare per tornare indietro facendo lo slalom tra i cespugli. Una volta arrivati in fondo, ci tocca ancora pedalare.


D16 950-1.076 km

Il traghetto allontana le linee e possiamo rilassarci un po’ mentre percorriamo una certa distanza. Dopo una lunga riflessione, abbiamo scelto di usare il battello lungo il fiume Drin, da Fierzë a Komani, invece di fare il giro dell’intera catena montuosa, per- ché così risparmiamo due giorni che non avremmo comunque avuto a disposizione. Siamo circondati da un paesaggio incredibile di gole, rocce a strapiombo e acque verdi. Quando attraversiamo il confine con il Montenegro, è già buio.

D17 1.076 km

Oggi è stato un giorno speciale, prima di tutto perché non abbiamo pedalato. A Podgorica abbiamo lasciato le bici in rimessa per un giorno e incontrato Srdja, un artista montenegrino che le ha dipinte. Ma soprattutto Srdja ci ha dato tante dritte sul cicloturismo in Montenegro e sui Balcani.

D18 1.076-1.196 km

Purtroppo dobbiamo rinunciare a sciare sulle montagne del Montenegro, perché mancano ancora tanti chilometri da percorrere, ma va tutto molto bene e raggiungiamo la Bosnia-Erzegovina poco dopo l’alba. Dove possiamo trovare cibo e riparo?

D19 1.196-1.304 km

Dopo una notte folle nel cuore di Bileća, circondati da persone ubriache e assordati dagli schiamazzi, le strade tortuose continuano e aumenta anche il vento laterale. Ci sorpassano così tanti camion che sembra di pedalare a 20 centimetri da un muro. Esausti, chiudiamo la giornata subito dopo Mostar e speriamo in una mattinata tranquilla...

D20 1.304-1.384 km

Wow, che bell’altopiano quello del Parco Nazionale di Blidinje. E non c’è nessuno qui, a parte noi. Le montagne sembrano selvagge e la sensazione è che non nevichi da giorni. Vediamo se riusciamo a trovare qualche bella linea da sciare domani.

D21 1.384-1.434 km

I nostri timori sono confermati: sotto i nostri piedi sembra che ci sia più ghiaccio che neve, ma il panorama è magnifico e ci godiamo il viaggio. Illuminati dagli ultimi raggi di sole, cambiamo assetto, legando gli sci alla bici, e partiamo verso il tramonto.

D22 1.434-1.576 km

Sole, pantaloni corti, strade sterrate: una bella giornata. Le nostre preoccupazioni per le condizioni della neve aumentano chilometro dopo chilometro: la vera domanda è piuttosto se troveremo ancora neve in Croazia.

D23 1.576-1.701 km

Scuotendo la testa, osserviamo gli incendi sul ciglio della strada. Abbiamo optato per un passo dove in inverno dovrebbe esserci un’area sciistica e speriamo di trovare qualche residuo di neve a Velebno, sui Velebit. Ci consoliamo comprando qualche altro spuntino e torniamo in sella; bisogna pedalare.

D24 1.701-1.776 km

Ammettiamolo... a volte, non è così facile come sembra. È tardi, non abbiamo ancora trovato la neve e ora dobbiamo tornare indietro di 15 chilometri, perché qui non c’è cibo né acqua. Dopo una pausa e un bicchiere di vino ci sono ancora 1.500 metri di dislivello, ma il nostro umore è migliore e saliamo metro per metro ben dopo il tramonto, al buio. Speriamo almeno che ci sia ancora della neve lassù, verso il monte Buljma.



D25 1.776-1.831 km  

Sopra a Stinica abbiamo trovato la neve. In Croazia, a marzo. Wohoo! Giusto qualche chiazza, ma c’è qualcosa di unico nel fare un paio di curve con una t-shirt, sciando nella pappa, tra i prati fioriti e con lo sguardo che corre sul mare. Abbiamo costruito un piccolo kicker e ce la siamo goduta, prima di scendere a tutta velocità verso il mare.

D26 1.831-1.971 km

Stiamo pedalando in riva al mare, perché dobbiamo stare vicini ai 200 battiti al minuto anche oggi? Be’, qui tra Croazia, Slovenia e Italia c’è molta salita. Anche la città di Fiume sembra essere tutta su e giù. Però siamo riusciti a ricavarci del tempo per un delizioso pranzo, prima di pedalare verso Trieste e chiudere la giornata con una pizza e un cappuccino.

D27 1.971-2.100 km

Saranno l’ottimo espresso triestino, il sole, i 25 °C, il tuffo rinfrescante in mare e la prospettiva di un’emozionante sciata sulle Alpi slovene, ma oggi abbiamo più voglia di pedalare degli ultimi giorni. Giusto il tempo di rilassarci ancora un po’ al mare e via verso la Slovenia, passando per Cividale del Friuli e il valico di Stupizza.

D28 2.100-2.127 km

Sembra impossibile: siamo tornati sulle Alpi, ma in Grecia c’era molta più neve. Una giornata piuttosto indecisa si conclude finalmente sul Passo di Vrsic e domani vogliamo fare qualche escursione con gli sci.

D29 2.127-2.163 km

Che montagne! Anche se non nevica da cinque settimane, iniziamo presto a camminare in una valle selvaggia. Il cuore di Max sobbalza, perché oggi ci aspettano due bei canali. A causa delle temperature calde e della mancanza di precipitazioni, nei couloir ci sono quasi più pietre che neve, ma è molto divertente e concludiamo la nostra ultima giornata di sci con un grande sor- riso, dopo aver raggiunto la vetta del Mala Ponca (2.468 m), sopra Kranjska Gora.

D30 2.163-2.310 km

Tre passi, due rapporti, una speranza. Il cambio elettronico di Max è ancora difettoso. Più precisamente, può scegliere tra la marcia più bassa e quella più alta, quindi è un gioco di equilibri tra allenamento e forza massima. Per fortuna, il negozio di bici che ci hanno consigliato mantiene le promesse e finalmente possiamo pedalare lungo la Drava in direzione di Katschberg e Obertauern, in Austria. Peccato solo che sia già passato mezzogiorno.

D31 2.310-2.520 km

Si torna a casa! :) Dato che non possiamo, come speravamo, arrivare a Monaco di Baviera quando c’è il sole e che anche nelle Alpi Bavaresi non è una stagione invernale da ricordare, non abbiamo dubbi: a tutto gas, via verso la tappa più lunga, gli ultimi 210 chilometri di un viaggio che non scorderemo mai.




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Scott Winter Pro Team

SCOTT incontra il team Ambassador 2023 al rifugio Teodulo, durante la seconda edizione del meeting annuale

Per celebrare l'inizio della stagione, il 21 dicembre , durante il solstizio d'inverno, SCOTT Sports Italia ha radunato il team Ambassador del progetto Scott Winter al rifugio Teodulo, al cospetto del Cervino. Un'occasione imperdibile per incontrare i propri collaboratori, coloro che vivono il marchio quotidianamente sul campo, per lavoro e per diletto, lo indossano e lo rappresentano con entusiasmo. Guide alpine, professionisti della montagna, atleti di notevole caratura, questi sono i componenti del dream team sul quale SCOTT ha scelto di investire per promuovere lo spirito del brand. Durante l'evento, tra una sciata in polvere e un brindisi a base di buon genepì valdostano, sono stati presentati i progetti per la prossima stagione. «Abbiamo investito molto in questo progetto perché crediamo fortemente che un gruppo coeso e motivato, fatto di professionisti della montagna, faccia la differenza al giorno d’oggi per un marchio come SCOTT Winter - afferma Jessica Signori, Marketing Manager Sport Division - Ringrazio quindi tutti i ragazzi per la passione che ci mettono quotidianamente e per credere nel brand». 

@Stefano Vedovati

All'interno del gruppo troviamo anche due nomi a noi ben noti, quelli di Matteo Calcamuggi e Andrea Cismondi, due dei nostri fedeli tester materiali del team Buyer's Guide. Abbiamo provato a sottrargli qualche informazione preziosa sulle nuove collezioni ma sono rimasti sul vago, in ogni caso hanno voluto raccontarci in prima persona l'esperienza vissuta a quota 3317 metri. Ecco le parole di Cis:
 

@Stefano Vedovati

«Ci siamo capitati un po’ per caso. Ma non al meeting ambassador, proprio in Scottsportitalia. E da allora, il capriolo del val Serina (alias Piero) insieme a tutto lo staff Winter Division, sono diventati una famiglia.

E noi un team. Noi? E chi? Ambassador, Proteam, una volta promoter non importa il nome, importa la sostanza. Otto professionisti sparpagliati un po’ per tutta Italia che ne masticano di montagna, specie se quest’ultima é innevata.

Il meeting annuale é il pretesto. Difficile essere più determinati e professionali tra scattare immagini, produrre contenuti, testare, sviscerare criticità sui prodotti. Già perché é dallo sviluppo e dall’uso continuo di prodotti specifici che emergono pregi e ogni tanto qualche difetto. Insomma, facciamo proposte per effettuare un upgrade. Questo è ciò che facciamo.

E poi? E poi siamo Montanari. Metteteci in un rifugio (magari con una buona bottiglia di Genepy) e gli aneddoti che emergono sono un concentrato di magia.

E domani? si ricomincia, nel nostro habitat. Con i nostri sci Scott a piedi. A lavorare con un super team di professionisti condividendo la nostra passione con clienti, negozianti e la super family di Scottsportitalia».


PETZL Legend Tour - Il ghiaccio dell'Ovest

Torna il Petzl Legend Tour Italia, con un docufilm alla scoperta delle cascate di ghiaccio nelle valli piemontesi

Tra le selvagge valli dell'arco alpino occidentale il team di Petzl Italia è andato a incontrare i protagonisti di una vera e propria rivoluzione, quella che sul finire degli anni settanta portò alla nascita dell'arrampicata su ghiaccio in Italia. La genesi del cascatismo ricorda quella dell'arrampicata sportiva, la voglia di spingere sempre più avanti  i propri limiti e le tecniche dell'alpinismo è la stessa onda che portò alle grandi imprese su roccia, trasportandole in un terreno invernale ancora inesplorato sotto il punto di vista della verticalità. E, quando si parla di questi concetti, un nome spicca più degli altri: quello di Gian Carlo Grassi. Il viaggio non può quindi che partire dalla Val di Susa, dove l'alpinista nacque e mosse i primi passi sul terreno montano che diventò in breve campo di gioco preferito e rifugio dove evadere nei momenti più duri. Insieme ai personaggi che hanno affiancato Grassi nella sua crescita e nelle sue imprese, troviamo ad accompagnarci in questa esplorazione storica l'atleta Federica Mingolla, che in questa puntata del Legend Tour ci regala un assaggio di alcune cascate storiche che oggi sono punto di riferimento per il Ghiaccio dell'Ovest: L'altro Volto del Pianeta, in Valle Argentera e il cascatone del Rouit in val Troncea. Dalle valli torinesi si percorre a ritroso la storia della piolet-traction, fino a terminare la spedizione in Val Varaita, dove nel 1977 Romero Isaia e Piero Marchisio riuscirono, inconsapevoli del valore di quell'impresa, a salire per la prima volta nella storia il sottile nastro ghiacciato della cascata Ciucchinel.

Il film è disponibile dal 21 dicembre sul canale Youtube Petzl Sport, al seguente link:

PETZL LEGEND TOUR - IL GHIACCIO DELL'OVEST

https://youtu.be/1NIqWlPiS5o